Patria o morte: una costante a Cuba dal XIX secolo

L’inizio della guerra d’indipendenza, l’inno nazionale, le poesie e i documenti storici del XIX secolo mostrano oggi che l’essenza dello slogan “Patria o morte” ha più di 61 anni a Cuba.

Questo è stato spiegato a Prensa Latina dalla storica Paula Ortiz, che ha anche sottolineato che anche se la frase è nata alla sepoltura delle vittime dopo il sabotaggio del piroscafo La Coubre (4 marzo 1960), risponde ai sentimenti del popolo da quando ha deciso di lottare per la sua libertà nel 1868.

Nella guerra d’indipendenza la chiamata era Libertà o Morte, nel testo dell’Inno Nazionale troviamo il verso: Morire per la Patria è Vivere, e l’opera Abdala (1869) del giovane José Martí si riferisce: ‘Morire per la Patria piuttosto che vederla del barbaro oppressore vile schiavo’, per citare esempi.

All’altezza del 1960 “Fidel Castro, in un momento con condizioni molto specifiche di aggressioni da parte degli Stati Uniti, riprende e concentra il motto di tutta la nostra storia di emancipazione nel dilemma Patria o morte”, ha detto lo specialista.

L’esperto ha detto che attualmente c’è chi distorce la storia e dà un approccio sbagliato e opportunistico alla frase come parte della strategia per decontestualizzare i simboli nazionali.

Dobbiamo essere chiari che non è che la gente vuole morire, né la morte è iperbolizzata, lo slogan afferma che per difendere la patria, se necessario, si offre anche la vita”, ha sottolineato.

Secondo Ortiz, per capire la nascita di questo slogan è essenziale contestualizzare l’evento, che va oltre la comprensione dell’indignazione nazionale di fronte all’atto terroristico che un giorno prima causò cento morti durante l’esplosione di La Coubre, nel porto dell’Avana. Abbiamo una Rivoluzione genuina, fatta da e per i cubani, che è evidente in tutte le trasformazioni sociali dopo il 1959, misure che vanno a colpire gli interessi economici e i grandi profitti monopolistici che ancora esistevano nel paese”.

Secondo lo storico, questi settori prevenuti, in alleanza con Washington, “cercheranno di distruggerci con tutti i mezzi economici, diplomatici e terroristici”.

Il piroscafo francese La Coubre stava portando dal Belgio le armi che avrebbero aumentato le difese dell’isola, ma due esplosioni sulla nave durante il suo soggiorno all’Avana impedirono lo scarico di tutte le munizioni, provocando 101 morti, più di 400 feriti, 34 dispersi e 82 bambini rimasti senza padre.

Il giorno dopo, durante il funerale, Fidel Castro spiegò i fatti e dimostrò che un sabotaggio causò l’esplosione, anni dopo altre indagini avrebbero dimostrato il legame della Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati Uniti in quegli eventi.

Ancora una volta non avremmo altra scelta che quella con cui abbiamo iniziato la lotta rivoluzionaria: libertà o morte. Solo che ora la libertà significa qualcosa di più: la libertà significa Patria, e il nostro dilemma sarebbe Patria o morte! Fidel Castro ha detto.

Carmen del Busto ha ricordato la sua partecipazione al funerale e il momento specifico in cui il leader cubano ha pronunciato quelle frasi davanti a centinaia di migliaia di persone che si sono unite spontaneamente al funerale.

C’era gente che piangeva, eravamo molto indignati, il sentimento di effervescenza rivoluzionaria era forte, abbiamo applaudito costantemente il discorso di Fidel, non si parlava d’altro”, ha detto a Prensa Latina.

A questo proposito, Ortiz ha spiegato che la massiccia reazione allo slogan era dovuta al maggior grado di consapevolezza, sovranità, unità e identificazione che il popolo dell’isola aveva raggiunto.

Tre mesi e due giorni dopo, durante la cerimonia di chiusura del Congresso della Federazione Nazionale dei Barbieri e Parrucchieri all’Avana, Fidel Castro unì per la prima volta all’immortale slogan Patria o morte, la risposta: Venceremos!

Fonte: Prensa Latina

Traduzione: italiacuba.it

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