Dividi e vincerai: gli USA e la sovversione contro Cuba

La massima imperialista costituisce la base sulla quale gli USA hanno sostentato la loro politica espansionista e di dominio nel mondo, specialmente, in America Latina.

Raúl Antonio Capote

Nel 1513, Niccolà Machiavelli nel suo libro Il Principe, raccomandava: «Non c’è altro modo per avare un Stato libero se non rovinandolo prima… se non si divide e non si disperdono gli abitanti, questi non dimenticheranno la loro libertà né le loro istituzioni».

Dividi e vincerai è stato il fondamento sui cui Roma forgiò il suo impero, una strategia di dominio attribuita da alcuni all’imperatore romano Giulio Cesare, che si trova descritta anche nell’opera L’arte della Guerra, de Sun Tzu.

La massima imperialista costituisce la base sulla quale gli USA hanno sostentato la loro politica espansionista e di dominio nel mondo, specialmente, in America Latina

Perché il Governo degli USA dedica risorse milionarie per creare, finanziare e promuovere reti indipendenti di donne, giovani e afro-discendenti in Cuba?

Il programma dell’Istituto Repubblicano Internazionale (IRI) per Cuba orientava, nel 2008-2009: «Sviluppare e mantenere il dialogo con gli attivisti cubani dei diritti umani e altri gruppi indipendenti in Cuba, con speciale attenzione ai giovani, le donne e gli afro-discendenti».

Nel documento «Accelerare la transizione alla democrazia in Cuba, l’IRI tracciava tra i suoi obiettivi il proposito d’offrire a questi gruppi l’accesso alle tecnologie dell’informazione, perché pubblicamente e apertamente, sfidassero il governo.

In una delle parti del testo si legge: «L’IRI lavorerà per rifornire tutte le sue reti della società civile di telefoni cellulari, come le reti delle donne contadine, dei giovani e di gruppi afrocubani e consegnare telefoni ai membri delle nuove reti, quando s’identificheranno … consultando i suoi associati e la USAID, valuterà tutti i prospetti associati nell’Isola per assicurarsi che siano indipendenti dalla guida del Governo cubano, dalle sue politiche e dal suo apporto finanziario».

La consegna di fondi e gli accordi di cooperazione con la Usaid, hanno rappresentato in quegli anni il 58% delle entrate totali del IRI, trasformando la USAID nella maggior fonte di fondi dell’Istituto.

Nell’implementazione dei suoi piani anti cubani amministrarono più di 4.000.500 dollari.

Questo paragrafo del documento dell’IRI, come si dice con chiarezza, vale un milione di pesos.

«L’IRI avanza nel suo lavoro con la comunità afrocubana nell’Isola, con il fine di prestare appoggio alle espressioni culturali e alle opportunità per discutere la storia afrocubana e l’identità come parte della prima fase dell’iniziativa delle comunità emarginate dell’Istituto».

Nientemeno che un istituto, francamente di destra, creato da Ronald Reagan, alla cui fondazione parteciparono ideologi fondamentalisti del Partito Repubblicano, che si mostrava preoccupato per le espressioni culturali, la storia e l’ identità afrocubana nell’Isola. Realmente, è difficile da credere.

I piani del nemico sono cambiati poco e l’obiettivo centrale è sempre la distruzione della principale arma della Rivoluzione: l’unità, avallata da cent anni di lotta.

«Il nostro nemico obbedisce a un piano, ricordava Martí in Patria, l’11 giugno del 1892– d’avvelenarci, disperderci, dividerci, affogarci. Per questo noi ubbidiamo a un altro piano: erigerci in tutta la nostra altezza, stringerci, unirci, burlarlo è rendere infine libera la nostra Patria. Piano contro piano, e non c’è altro.

 

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