La trama di una frode elettorale in Ecuador

Marco Teruggi www.cubadebate.cu

Un tentativo di frode sarebbe in corso per le elezioni di domenica prossima in Ecuador. Gli attori chiave, le vie di esecuzione ed i finanziamenti sono già in un processo avanzato.

Lo racconta una fonte della dirigenza del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE) in una riunione nel sud di Quito. Il suo obiettivo nel parlare, spiega, è ottenere che la votazione presidenziale sia trasparente ed evitare una manovra preparata dai due uomini chiave, alleati per le elezioni: Guillermo Lasso, candidato presidenziale del partito CREO, e Jaime Nebot, dirigente del Partito Cristiano Sociale.

Gli attori

 

L’architettura del tentativo di frode ha quattro livelli principali nel CNE, dice la fonte: la cupola, i collegamenti, le zone intermedie e le delegazioni provinciali.

Il primo, cioè la dirigenza, starebbe sotto il comando dei due uomini forti della destra ecuadoriana, che hanno nominato tre dei cinque consiglieri. Lasso ha collocato Enrique Pita alla vicepresidenza, Nebot a José Cabrera. Per quanto riguarda la presidentessa, Diana Atamaint, “è giunta da organizzazioni sociali, e quando ha assunto la carica di consigliere, c’è stato un patto realizzato nella casa di Nebot sull’isola di Mocolí affinché fosse presidentessa del CNE e lei, da allora, risponde a lui” spiega la fonte che, per motivi di sicurezza, chiede di mantenere riservata la sua identità.

In secondo luogo, ci sono i legami tra i consiglieri, Lasso e Nebot. Si tratta di due uomini chiave, esterni alla struttura del CNE: César Monge, presidente di CREO, e Pascual del Cioppo, membro della dirigenza del PSC. “Sono quelli con cui i consiglieri si incontrano, o gli assessori che stanno sotto e loro gli passano le direttrici” dice, con un organigramma che indica ogni pezzo e il suo ruolo.

In terzo luogo, ciascuno degli assessori ha consulenti che svolgono un ruolo centrale nella manovra. È il caso di Andrea Cárdenas e Christian Solis, che lavorano per Pita, Francisco Yépez e Valeria Grande, agli ordini di Atamaint, Gabriela Zurita e Fidel Ycaza, che sono sotto il comando di Cabrera. Uno dei compiti che hanno è “eseguire diverse azioni nelle province come cambiare direttori, personale tecnico, suggerire nomi affinché siano funzionari, porre persone di Lasso in luoghi chiave per la frode”.

Nella zona intermedia, un rango più in basso, si trova la commissione tecnica per i processi elettorali e le tecnologie dell’informazione, che gioca un ruolo determinante. Lì si troveranno personaggi chiave come Lucy Pomboza -che è anche direttrice nazionale dei processi elettorali-, Stalin Cardona ed Esteban Montero. “Tutti i direttori nazionali e provinciali sono soggetti ad informare e procedere secondo i lineamenti forniti dalla commissione”, spiega, allertato dall’imminenza dell’attuazione di una frode strutturata, invisibile che consegni una vittoria a Lasso.

Le vie

 

Questo insieme di attori politici, di direzione, collegamenti e zone intermedie porterebbero avanti la preparazione, già avanzata, del piano di frode che si prevede di sviluppare attraverso due vie: i seggi ed i centri di digitalizzazione. Il primo caso durante la giornata di votazioni ed il secondo al momento del riconteggio dei voti.

La frode nei seggi elettorali può avvenire sulla base di un fatto centrale: il possesso nel CNE di circa 600000 schede elettorali non dichiarate, ottenute prima del primo turno elettorale. La manovra è avvenuta quando si è verificato un errore nella stampa di oltre sei milioni di schede, che ha costretto ad un nuovo acquisto di carta di sicurezza -regolato e acquisito in Canada-, movimento in cui si è prodotto un surplus che non è stato verificato. Ciò significa che “possono iniettare schede originali, con carta di sicurezza, in diverse province a favore di Lasso”, spiega.

Il meccanismo sarebbe il seguente: i responsabili del progetto di frode selezionano i seggi a cui inviare le 600000 schede in eccesso, seggi che devono avere determinate caratteristiche. Una è l’ubicazione: “è soprattutto nelle aree rurali per mancanza di un adeguato controllo, e nelle sedi più grandi nelle aree urbane, dove le organizzazioni politiche non hanno quasi mai l’operatività di riempirlo completamente con un ispettore a ciascuno dei seggi “. L’altra caratteristica è che ciascuno dei seggi selezionati deve avere un coordinatore che fa parte della frode.

L’obiettivo, dice chi conosce il funzionamento interno del CNE, è “sovraccaricare” i seggi con le schede in eccesso e non dichiarate a favore di Lasso. Questa aggiunta di voti avrebbe la sua manifestazione nell’esistenza di un maggior numero di voti rispetto al numero di elettori. Di fronte a questo scenario, i coordinatori potranno scegliere tra due possibilità: riconoscere il numero totale di schede anziché il numero di votanti, oppure annullare l’eccedenza di voti rispetto a quella degli elettori. In tal caso i coordinatori, preparati come parte dell’operazione rimuoverebbe quel totale di voti a Andrés Arauz, lasciando il candidato del Correismo con meno voti di quelli ottenuti e Lasso con un’aggiunta attraverso le schede aggiunte come parte della frode.

La seconda via di alterazione dei risultati programmata sarebbe progettata per avvenire in un riconteggio dei voti dei verbali. “L’ordine all’interno del CNE è, in primo luogo, che Lasso vinca. In secondo luogo, se la percentuale di voto è un pareggio tecnico a favore di Lasso, il CNE pubblicherà i risultati immediati, e se il pareggio tecnico è a favore di Arauz, non pubblicherà e sarà definito un riconteggio, e lì vanno a modificare i risultati”, dice la fonte.

Il meccanismo della frode avrebbe, in questo caso, il centro di azione “nelle delegazioni provinciali con persone e capi di Lasso e Nebot posti nelle ultime settimane” dalla dirigenza e zone medie del CNE. Lì arriveranno i cosiddetti verbali di scrutinio, che dovranno essere scansionati per essere conteggiati dal sistema informatico, purché non ci siano irregolarità. Le stesse possono essere di tre tipi: incongruenze numeriche, cioè lo scanner non riconosca i dati del verbale e siano verbali illeggibili, problemi nelle firme o un’incoerenza tra il verbale dello scrutinio che avrà il partito politico e quello che disporrà il CNE.

“Abbiamo scoperto un sistema che consiste nel mettere male il foglio affinché lo scanner non riconosca i punti visivi, il verbale vada al riconteggio e, manualmente, si gonfino i voti”, dice la fonte. La modifica manuale potrebbe avvenire in diversi modi: manomettendo lo stesso verbale, che non avrà carta di sicurezza, oppure sostituirlo con un altro verbale già prestampato, che verrà poi scansionato e calcolato. Un verbale ha una media di 280 voti -su un massimo di 350- il che significa che modificare mille minuti equivarrebbe a manomettere circa 280000 voti. Questo ingranaggio conta, a sua volta, con attori nella parte informatica, come Laura Molina, incaricata di “modellare i rapporti dei verbali illeggibili”.

“Possono modificare da 1300000 a 1500000 di voti” con la combinazione dei diversi meccanismi di frode, spiega la fonte. La lista elettorale in Ecuador è di 13099150 di votanti, dei quali 10616263 hanno partecipato, lo scorso 7 febbraio, al primo turno presidenziale e legislativo.

Chi denuncia il dispositivo afferma che i pezzi sono già pronti per agire e che l’esecuzione del piano significherebbe una frode per impedire la vittoria di Arauz. Le minacce dal potere elettorale contro la candidatura della rivoluzione cittadina non sono nuove. Sono avvenute dall’ora zero come parte di una strategia politica e istituzionale per impedire la partecipazione, vittoria e ritorno del correismo al palazzo presidenziale di Carondelet. Questo piano di frode elettorale rappresenterebbe l’ultima carta per cercare di impedire la vittoria di chi guida la maggioranza dei sondaggi.

 (Tratto da pagina 12)


La trama de un fraude electoral en Ecuador

Por: Marco Teruggi

Estaría en marcha un intento de fraude para las elecciones del próximo domingo en Ecuador. Los actores claves, vías de ejecución y financiamientos ya están en proceso avanzado. Lo cuenta una fuente de la dirección del Consejo Nacional Electoral (CNE) en un encuentro en el sur de Quito.  Su objetivo al hablar, explica, es lograr que la votación presidencial sea transparente y evitar una maniobra preparada por los dos hombres clave, aliados para las elecciones: Guillermo Lasso, candidato presidencial del partido CREO, y Jaime Nebot, líder del Partido Social Cristiano.

Los actores

La arquitectura del intento de fraude tiene cuatro niveles principales en el CNE, dice la fuente: la cúpula, los enlaces, las zonas medias y las delegaciones provinciales.

Lo primero, es decir la dirección, estaría bajo el mando de los dos hombres fuertes de la derecha ecuatoriana, que designaron a tres de los cinco consejeros. Lasso colocó a Enrique Pita en la vicepresidencia, Nebot a José Cabrera. En cuanto a la presidenta, Diana Atamaint, “llegó por organizaciones sociales, y al asumir como consejera hubo un pacto que se realizó en la casa de Nebot en isla Mocolí para que sea presidenta del CNE y respondió a él desde entonces”, explica la fuente, que, por razones de seguridad, pide guardar su identidad en reserva.

En segundo lugar, están los enlaces entre los consejeros, Lasso y Nebot. Se trata de dos hombres clave, externos a la estructura del CNE: César Monge, presidente de CREO, y Pascual del Cioppo, miembro de la dirección del PSC. “Son con los que se reúnen los consejeros, o los asesores que están debajo y ellos les pasan las directrices”, cuenta, con un organigrama que indica cada pieza y su rol.

En tercer lugar, cada uno de los asesores tiene consejeros que cumplen un rol central en la maniobra. Es el caso de Andrea Cárdenas y Christian Solis, quienes trabajan para Pita, Francisco Yépez y Valeria Grande, a las órdenes de Atamaint, Gabriela Zurita y Fidel Ycaza, quienes están bajo el mando de Cabrera. Una de las tareas que tienen es “ejecutar diferentes acciones en provincias como cambiar directores, personal técnico, sugerir nombres para que sean funcionarios, poner gente de Lasso en los sitios claves para el fraude”.

En la zona media, un rango más abajo, está la comisión técnica de procesos electorales y tecnologías de la información, que cumple un rol determinante. Allí se encuentran personas clave como Lucy Pomboza -quien es también directora nacional de procesos electorales-, Stalin Cardona y Esteban Montero. “Todos los directores nacionales y de las provincias están sometidos a informar y proceder de acuerdo a los lineamientos que dé la comisión”, explica, alertado por la inminencia de la implementación de un fraude estructurado, invisible, que le otorgue una victoria a Lasso.

Las vías

Ese conjunto de actores políticos, de dirección, enlaces y zonas medias llevarían adelante la preparación ya avanzada del plan de fraude que tiene previsto desarrollarse a través de dos vías: las mesas de votación y los centros de digitalización. El primer caso durante la jornada de votación y el segundo en el momento del recuento de los votos.

El fraude en los centros de votación se puede realizar sobre la base de un hecho central: la tenencia en el CNE de alrededor de 600.000 papeletas electorales no declaradas, conseguidas antes de la primera vuelta electoral. La maniobra sucedió cuando tuvo lugar un error en la impresión de más de seis millones de boletas, lo que obligó a una nueva compra del papel de seguridad -regulado y adquirido en Canadá-, movimiento en el cual se produjo un excedente que no fue auditado. Eso significa que “pueden inyectar papeletas originales con papel de seguridad en diferentes provincias a favor de Lasso”, explica.

El mecanismo sería el siguiente: quienes están a cargo del diseño del fraude seleccionan las mesas a las cuales enviar las 600.000 papeletas excedentes, mesas que deben contar con determinadas características. Una es la ubicación: “es sobre todo en la ruralidad por la falta de control adecuado, y los recintos más grandes de las zonas urbanas, donde las organizaciones políticas casi nunca tienen la operatividad para llenarlo completo con un veedor en cada una de las mesas”. La otra característica es que en cada una de las mesas seleccionadas debe estar un coordinador que forma parte del fraude.

El objetivo, cuenta quien conoce el funcionamiento interno del CNE, es “sobrecargar” las mesas con las papeletas excedentes y no declaradas a favor de Lasso. Ese añadido de votos tendría su manifestación en la existencia de una mayor cantidad de votos respecto a la cantidad de electores. Ante ese escenario los coordinadores podrán optar entre dos posibilidades: reconocer el número total de papeletas en lugar del de votantes, o anular el excedente de votos respecto al de los electores. En ese caso los coordinadores, preparados como parte de la operación, quitarían ese total de votos a Andrés Arauz, quedando el candidato del correismo con menos votos de los obtenidos y Lasso con un agregado a través de las papeletas añadidas como parte del fraude.

La segunda vía de alteración de resultados programada estaría diseñada para darse en un recuento de votos de las actas. “La orden dentro del CNE es, primero, que gane Lasso. Segundo que si el porcentaje de votación es un empate técnico a favor de Lasso, el CNE va a publicar resultados inmediatos, y si el empate técnico es a favor de Arauz, no van a publicar y se va a definir en reconteo, y ahí van a cambiar los resultados”, afirma la fuente.

El mecanismo de fraude tendría, en este caso, el centro de acciones “en las delegaciones provinciales con gente y jefes de Lasso y Nebot puestos durante las últimas semanas” desde la dirección y zonas medias del CNE. Allí llegarán las denominadas actas escrutinio, que deberán ser escaneadas para ser contabilizadas por el sistema informático, siempre y cuando no existan irregularidades. Las mismas podrán ser de tres tipos: inconsistencias numéricas, es decir que el escáner no reconozca los datos del acta y sean actas ilegibles, problemas en las firmas, o una inconsistencia entre el acta escrutinio que tendrá el partido político y la que dispondrá el CNE.

“Hemos descubierto un sistema que consiste en poner mal la hoja para que el escáner no reconozca los puntos visuales, el acta pase a reconteo, y de forma manual, se inflen los votos”, afirma la fuente. El cambio manual podría ocurrir de varias maneras: adulterando la misma acta, que no tendrá papel de seguridad, o sustituyéndola por otra acta ya pre-impresa, que luego será escaneada y computada. Un acta, tiene un promedio de 280 votos -de un máximo de 350-, lo que significa que modificar mil actas equivaldría a adulterar alrededor de 280.000 votos. Ese engranaje cuenta, a su vez, con actores en la parte informática, como Laura Molina, encargada de “encofrar los reportes de las actas ilegibles”.

“Pueden modificar de 1.300.000 a 1.500.000 votos” con la combinación de los diferentes mecanismos de fraude, explica la fuente. El padrón en Ecuador es de 13.099.150 de votantes, de los cuales participaron 10.616.263 el pasado siete de febrero en la primera vuelta presidencial y legislativa.

Quien denuncia el dispositivo afirma que las piezas ya están listas para actuar y que la ejecución del plan significaría un fraude para impedir la victoria de Arauz. Las amenazas desde el poder electoral contra la candidatura de la revolución ciudadana no son nuevas. Ocurrieron desde la hora cero como parte de una estrategia política e institucional para impedir la participación, victoria y regreso del correismo al palacio presidencial de Carondelet. Este plan de fraude electoral representaría la última carta para intentar impedir la victoria de quien encabeza la mayoría de las encuestas.

(Tomado de Página 12)

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