Chi è realmente Anthony Blinken?

Iroel Sánchez  https://lapupilainsomne.wordpress.com

Due sono stati i pretesti più utilizzati dall’amministrazione Trump per far deteriorare all’estremo i rapporti con Cuba: gli “attacchi sonici” del governo cubano contro i diplomatici statunitensi all’Avana ed il sostegno al Venezuela “con 20mila militari”. Di nessuno è stata fornita prova alcuna. Al contrario, Washington sembra star valutando una nuova politica sul Venezuela e il massimo che si sa degli “attacchi sonici” è che non si sa nulla, tacitamente riconosciuto dal fatto che l’attuale amministrazione ha aperto una nuova inchiesta sul tema. .

Tuttavia, in nulla l’attuale governo democratico USA è stato più fedele al suo predecessore repubblicano che nella politica verso Cuba, e così facendo non solo è riuscito ad allontanarsi da quanto fatto da Barack Obama, a partire da dicembre 2014, bensì da quanto l’attuale segretario di Stato, Anthony Blinken, manifestasse sul cambio promosso da Obama in questo settore.

La prima volta che Anthony Blinken è apparso sulla prima pagina della stampa internazionale è stato il 2 maggio 2011. Quel giorno il governo USA ha giustiziato, senza processo e in territorio straniero, Osama Bin Laden. C’è una foto che mostra come il presidente Barack Obama ed i suoi più stretti collaboratori hanno seguito l’operazione dei loro Navy Seals per uccidere il terrorista che ha giustificato la terrificante “guerra contro il terrore” di George W. Bush. Terrore che gli USA hanno moltiplicato con torture, bombardamenti di civili e prigioni segrete, in una guerra iniziata con l’invasione dell’Afghanistan e che Joe Biden ha appena concluso con una ingloriosa ritirata applaudita da Obama.

Nella foto del pubblico privilegiato che ha assistito in diretta alla giustizia imperiale, la Segretaria di Stato Hillay Clinton si copre la bocca con un gesto che è mancato  in seguito quando, apprendendo dell’esecuzione, anch’essa extragiudiziale, di Muammar Gheddafi, è scoppiata a ridere davanti alle telecamere televisive; da dietro, Blinken affaccia la testa per non perdere dettagli  dello stesso evento che fa coprire la bocca alla signora Clinton.

Anthony Blinken era lì, tra alla crème de la crème auto investita per servire sia come tribunale che come carnefice, perché era allora Consigliere del Vicepresidente Biden per la Sicurezza Nazionale. Nel 2015, con la nomina di John Kerry a Segretario di Stato, Blinken ha assunto la carica di Sottosegretario in pieno sviluppo del processo di “disgelo” tra L’Avana e Washington e la sua opinione più nota su quegli eventi l’ha offerta durante una visita in Spagna in un intervista al quotidiano di Madrid El País. Lì, nonostante abbia affermato che “l’embargo aveva buone intenzioni” e altre sottigliezze simili affini all’ingerenza retorica yankee, ha difeso tutto ciò che Trump ha distrutto riguardo alle relazioni degli USA con Cuba:

“L’embargo aveva buone intenzioni. Rifletteva il fatto che il Governo cubano all’epoca negava i diritti fondamentali ai suoi cittadini e rappresentava una minaccia alla sicurezza con la sua alleanza con l’URSS. Ma non è stato efficace nel raggiungere i suoi obiettivi. La cosa logica è provare qualcosa di diverso. Crediamo che aprire la relazione sia il modo migliore per raggiungere gli obiettivi di coloro che sostenevano l’embargo. Questo permetterà al popolo cubano, alla classe media, di avere più contatti con il mondo e con gli USA. Questo ci permetterà estendere i nostri contatti nella società cubana. Le misure che stiamo prendendo rafforzeranno la classe media di Cuba. Questo è il miglior strumento per ottenere ciò che tutti desideriamo: una Cuba libera, prospera e democratica”.

“Aprire la relazione”, “contatto con il mondo e gli USA”… niente di più lontano di quanto promosso da Blinken dalla carica di Segretario di Stato. Il suo Dipartimento non solo ha mantenuto immutata l’ossessiva politica trumpista contro Cuba, bensì l’ha anche incorporata dal suo stesso raccolto, giustificandolo con un discorso mediocre, bugiardo e cinico che è giunto al punto più vergognoso con le parole del delegato USA all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, quando questa ha nuovamente condannato, in modo schiacciante, la politica di Washington verso l’Avana.

Dopo quel voto all’ONU, sempre sulla difensiva, non come si addice ad un alto rappresentante della maggior potenza mondiale, bensì a qualcuno che ha paura di sfidare un potere divino (Miami?), Blinken ha risposto ad una domanda della televisione italiana con il stessa frase di altri funzionari statunitensi di livello inferiore: “stiamo rivedendo la politica verso Cuba”.

Un meme twittato dal ministro degli Esteri cubano, Bruno Rodríguez Parrilla, ritrae perfettamente in cosa è risultata finora  la tanto annunciata revisione: copiare dal 2020, l’anno più aggressivo di Trump contro i cubani, al 2021.

I cubani e molti nel mondo che seguono la politica estera nordamericana potrebbero porsi una domanda: chi è veramente Anthony Blinken, un miscuglio di Rex Tillerson con Mike Pompeo, il più fedele seguace di Donald Trump per quanto riguarda Cuba, il curioso spettatore di un omicidio extragiudiziale che, in questo momento, viene commesso in massa dagli USA contro il popolo cubano, o il non meno cinico ma più pragmatico che ha risposto a quell’intervista a El País nel 2015?

(Al Mayadeen)


¿Quién es realmente Anthony Blinken?

Por Iroel Sánchez

Dos fueron los pretextos más esgrimidos por la administración Trump para hacer deteriorar al extremo las relaciones con Cuba: los “ataques sónicos” del gobierno cubano contra diplomáticos estadounidenses en La Habana y el apoyo a Venezuela “con 20 mil militares”. De ninguno se ha aportado prueba alguna. Por el contrario, Washnigton parece estar evaluando una nueva política sobre Venezuela y lo más que se sabe de los “ataques sónicos” es que no se sabe nada, reconocido tácitamente por el hecho de que la actual administración ha abierto una nueva investigación sobre el tema.

Sin embargo, en nada ha sido más leal el actual gobierno demócrata estadounidense a su predecesor republicano que en la política hacia Cuba, y haciéndolo no sólo ha logrado alejarse de lo que hiciera Barack Obama a partir de diciembre de 2014, sino de lo que el actual Secretario de Estado, Anthony Blinken manifestara sobre el cambio impulsado por Obama en ese ámbito.

La primera vez que Anthony Blinken apareció en la primera plana de la prensa internacional fue el 2 de mayo de 2011. Ese día el gobierno de Estados Unidos ejecutó, sin juicio previo y en tierra extranjera, a Osama Bin Laden. Hay una foto que muestra cómo el Presidente Barack Obama y sus colaboradores más cercanos siguieron la operación de sus navy seals para dar muerte al terrorista que justificara la terrífica “guerra contra el terror” de George W. Bush. Terror que EE.UU. multiplicó con torturas, bombardeos a civiles y cárceles secretas, en una guerra iniciada con la invasión a Afganistán a la que Joe Biden acaba de dar fin con una retirada sin gloria aplaudida por Obama.

En la foto del privilegiado auditorio que asistía en directo a la justicia imperial, la Secretaria de Estado Hillay Clinton se tapa la boca con un gesto que se extrañaría tiempo después cuando al conocer la ejecución, también extrajudicial, de Muamar el Gadafi, estalló de risa ante las cámaras de televisión; desde atrás, Blinken asoma la cabeza para no perder detalle del mismo suceso que hace a la señora Clinton taparse la boca.

Anthony Blinken estaba ahí, entre la creme de la creme autoinvestida para ejercer a la vez como tribunal y verdugo, porque era entonces el Asesor del Vicepresidente Biden para la Seguridad Nacional. En 2015, con la designación de John Kerry como Secretario de Estado, Blinken asume el cargo de Subsecretario en pleno desarrollo del proceso de “deshielo” entre La Habana y Washington y su opinión más conocida sobre esos hechos la ofreció durante una visita a España en una entrevista con el diario madrileño El País. Allí, a pesar de decir que el “embargo tenía buena intención” y otras lindezas similares afines a la injerencista retórica yanqui, defendía todo lo que Trump destruyó respecto a la relación de EE.UU. con Cuba:

“El embargo tenía buena intención. Reflejaba el hecho de que el Gobierno cubano en la época denegaba derechos básicos a sus ciudadanos y representaba una amenaza de seguridad con su alianza con la URSS. Pero no ha sido eficaz en lograr sus objetivos. Lo lógico es intentar algo diferente. Creemos que abrir la relación es la mejor manera de alcanzar los objetivos que tenían aquellos que apoyaban el embargo. Esto permitirá al pueblo cubano, a la clase media, tener más contacto con el mundo y con EE UU. Esto nos permitirá extender nuestros contactos en la sociedad cubana. Las medidas que estamos tomando reforzarán a la clase media de Cuba. Este es el mejor instrumento para obtener lo que todos queremos: una Cuba libre, próspera y democrática.”

“Abrir la relación”, “contacto con el mundo y con EE.UU.”… nada más lejos que lo que ha impulsado Blinken desde el puesto de Secretario de Estado. Su Departamento no sólo ha mantenido inalterable la obsesiva política trumpista contra Cuba, sino que ha incorporado de su propia cosecha, justificándolo con un discurso mediocre, mentiroso y cínico que alcanzara el punto más vergonzoso con las palabras del delegado estadounidense en la Asamblea General de la ONU, cuando esta volvió a condenar abrumadoramente la política de Washinton hacia La Habana.

Después de esa votación en la ONU, siempre a la defensiva, no como corresponde a un alto representante de la mayor potencia mundial, sino a alguien que teme desafiar un poder divino (¿Miami?), Blinken ha respondido a una pregunta de la televisión italiana con la misma frase de otros funcionarios estadounidenses de menos nivel: “estamos revisando la política hacia Cuba”.

Un meme tuiteado por el canciller cubano, Bruno Rodríguez Parrilla, retrata a la perfección en qué ha resultado hasta ahora la tan anunciada revisión: copiar del 2020, el año más agresivo de Trump contra los cubanos, para el 2021.

Los cubanos, y muchos en el mundo que siguen la política exterior norteamericana bien pudieran hacerse una pregunta: ¿Quién es realmente Anthony Blinken, una mezcla de Rex Tillerson con Mike Pompeo, el más fiel seguidor de Donald Trump con respecto a Cuba, el curioso espectador de un asesinato extrajudicial que ahora mismo se está cometiendo en masa por EE.UU. contra el pueblo cubano, o el no menos cínico pero más pragmático que respondiera aquella entrevista con El País en 2015?

(Al Mayadeen)

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