Matrix Cuba

Rosa Miriam Elizalde  www.jornada.com.mx

All’inizio di marzo 2021, il presidente Joe Biden ha pubblicato la sua Guida Strategica Provvisoria per la Sicurezza Nazionale. Come spesso accade, il documento -di 20 pagine- è scomparso nel mondo matrix dove un abisso insuperabile separa l’apparenza dalla realtà. Se qualcuno ha menzionato questo documento, pochi se ne sono accorti. Tra coloro che hanno letto il titolo che dava un resoconto della relazione presidenziale, scommetto che solo gli esperti hanno superato il primo paragrafo.

Ma lì si può trovare le linee guida degli incidenti dell’11 luglio a Cuba, che si andavano preparando da mesi, è vero, ma sono coerenti con i disegni strategici promossi dall’attuale amministrazione USA. Biden, fino ad ora, resta Trump per Cuba e l’indecenza di concepire il mondo come un orizzonte della Casa Bianca, resta così com’è.

Le Operazioni Militari di Supporto all’Informazione (così ora chiamano le tecniche di manipolazione che l’Esercito USA ha usato per tutta la sua vita) continueranno a cercare di convincere milioni di persone che la realtà virtuale è il mondo reale. Come la bistecca consumata dal cattivo del film Matrix, Cypher, sembra succosa e deliziosa, ma è un’illusione.

“Manterremo la capacità delle forze operative speciali affinché si concentrino sulle risposte alle crisi e affinché diano  priorità […] alla guerra non convenzionale”, osserva la Guida di Biden, dopo aver richiesto “approcci creativi”, “rafforzare gli alleati”, lavorando con “partner che la pensino come noi” e che tengano conto che “sotto questo mondo c’è una rivoluzione tecnologica” che “ispira la nuova generazione”.

Durante gli incidenti che non hanno superato le 12 ore, ma che continuano ad essere fonte del capitale illusorio della matrix mediatica, il pubblico della CNN, The New York Times, Washington Post e altre vacche sacre del giornalismo, oltre a Michelle Bachelet e centinaia di utenti delle reti, hanno pubblicato immagini di manifestanti pacifici a Cuba che, a discredito dei media, dell’Alta Commissaria dell’ONU e della destra internazionale, non erano oppositori, ma cubani che sostengono il governo di Miguel Díaz-Canel. La rete televisiva Fox ha portato le fake news ad un altro livello quando ha cancellato i manifesti con slogan rivoluzionari portati da un gruppo durante un evento all’Avana.

Noi cubani sappiamo che negli eventi dell’11 luglio sono intervenute molte variabili e non solo la guerra non convenzionale che Biden così gentilmente rivendica. Non è iniziata con lui la strategia di sovversione, seduzione e smantellamento ideologico per il “cambio di regime” a Cuba, né il blocco volto a far arrendere per fame e disperazione milioni di persone, né la pandemia che ha messo a dura prova il sistema sanitario e genera stress, ansia e depressione come ovunque. Non è responsabilità di questa amministrazione il ritardo dei cambiamenti economici e le trasformazioni sociali che i cubani hanno discusso in migliaia di assemblee e sono state approvate nei successivi congressi del Partito Comunista di Cuba. Né si possono incolpare all’impero i problemi della comunicazione politica del paese, di cui noi giornalisti abbiamo discusso fino alla noia.

Ma la guerra non convenzionale è lì, nei fatti e nella parola stampata dei documenti strategici del governo che è arrivata alla Casa Bianca a gennaio ed ha venduto al mondo la speranza di un “leader dignitoso”. In questo momento, Cuba è esposta a due minacce esistenziali, benché la matrix vuole che lei creda diversamente. Uno, la possibilità di intervento militare che hanno reclamato, in atti pubblici, a Miami guidati dal sindaco Francis Suárez. L’altra è questa aggressione che cerca disperatamente la replica dell’11 luglio con cybertruppe, fake news e attacchi coordinati nelle reti sociali e impone enormi sfide alla sicurezza e stabilità del paese.

Queste sfide eccedono le nozioni tradizionali della guerra e il governo USA lo sa molto bene. Sono i suoi esperti ad avvertire che il mondo di matrix, con le sue guerre di informazione e attacchi informatici su larga scala, può essere considerato una sorta di arma di distruzione di massa con conseguenze imprevedibili al di fuori del controllo degli Stati. Non è possibile eseguire una cosa del genere senza catalizzare le tensioni regionali e globali.

Una campagna di attacchi alla credibilità di un governo, combinata con azioni di guerra cibernetica contro infrastrutture civili critiche (siano esse media pubblici, un aeroporto o una centrale elettrica), è qualcosa di relativamente facile da realizzare. “Non bisognano enormi risorse. È una minaccia crescente, più realistica di un’autentica guerra cibernetica tra potenze”, ha affermato Liina Areng, consulente per le Relazioni Internazionali del Centro di Eccellenza per la Cyber difesa della NATO, situato in Estonia.

Chi legge il documento di cui parlo vedrà che non solo Cuba è a quel punto del film in cui la macchina dice al protagonista “Matrix ti possiede” (Matrix has you) e poi: “Neo, prima o poi ti renderai conto, proprio come me, che c’è differenza tra conoscere il sentiero e percorrete il sentiero”. O ciò che è lo stesso, tra questo andare e venire dalla realtà alla finzione quando si sentono i tamburi di guerra.

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