Smontando alcuni casi della guerra informativa contro Cuba

https://misionverdad.com

Con l’aumento del flusso di informazioni nelle reti sociali e attraverso media, giornalisti e corrispondenti, aumenta la circolazione di notizie false (fake news) a fini politici, se teniamo conto di tutto ciò che viene pubblicato e condiviso su Cuba.

La guerra informativa anticubana non cessa da quando la Rivoluzione ha preso le redini dell’isola, nel 1959, tentando tutte le vie possibili per rovesciarla, senza successo -compreso un blocco ed embargo che dura già da più di mezzo secolo-, ma con l’ascesa del mondo digitale è giunta la capacità di amplificare gli attacchi mediatici su più piattaforme 2.0, portando con sé un arsenale di fake news che spara ogni giorno contro la maggiore delle Antille.

Da un lavoro svolto da Kaspersky e CORPA, lo scorso anno, sappiamo che il 70% dei latinoamericani non sa rilevare o non è sicuro di riconoscere, su Internet, una notizia falsa da una vera e affermano che sono dannose o potrebbero arrivare ad esserlo. Per questo sono sorti un numero considerevole di spazi digitali che si dedicano a pescare fake news, tra cui il sito Red Verdad che, sistematicamente, le verifica e smantella in tempo reale.

Da lì traiamo i seguenti esempi di attacchi informativi con lo scopo ultimo di creare propaganda ed accumulare elementi (falsi) che potessero danneggiare l’immagine internazionale di Cuba e quindi giustificare aggressioni con sanzioni o di altro tipo da parte USA e dei suoi partner più stretti nella loro politica anti-castrista. Sono resoconti o montature intorno agli ultimi eventi legati all’isola che danno conto del tipo di offensiva che l’impero, e i suoi tentacoli, stanno realizzando.

IMMAGINI MANIPOLATE

 

Nella giornata dell’11 luglio in alcune città cubane si sono svolte piccole e medie manifestazioni per chiedere un “intervento umanitario” a Cuba, un appello agli USA e alla suddetta “comunità internazionale” su un presunto collasso della crisi sanitaria ed economica che sta vivendo l’isola a causa della pandemia, che ha aggravato gli impatti della guerra economica, finanziaria e commerciale che Washington realizza.

Quel giorno, le reti sociali si sono riempite di immagini che, verificate, facevano riferimento a proteste e manifestazioni in altri paesi o nell’isola stessa, ma a sostegno della Rivoluzione. Come questa, un’immagine viralizzata con l’affermazione che si trattava di una manifestazione contro il governo all’Avana, quando in realtà si trattava di una manifestazione a favore dell’indipendenza nel Giorno della Catalogna, scattata nel 2016. È una bufala.

Questa immagine è stata viralizzata su più reti sociali (Twitter, Facebook, WhatsApp) come se si trattasse realmente di Cuba, anche quando ci sono bandiere catalane che sventolano, chiaramente, in varie parti della manifestazione e ciò denota automaticamente la falsità che si cerca di normalizzare.

Fa parte del repertorio anche la manipolazione delle immagini audiovisive. In questo caso, lo spagnolo El País raccoglie immagini degli scontri tra le forze di polizia cubane, che non portano armi da fuoco, e manifestanti filoUSA sovrapponendo spari, creando falsi movimenti di macchina da presa e ricreando uno scenario che non è mai esistito. La produzione madrilena cerca di imporre uno scenario inesistente per convalidare la tesi della “dittatura comunista” che domina, da decenni, la regione occidentale nell’eterna disputa della mente come campo di battaglia.

La manipolazione audiovisiva è diventata così sofisticata da creare immagini false che sembrano reali, che molti giornalisti non dispongono di strumenti avanzati di verifica di fact-checking (controllo dei fatti) neppure di una metodologia per smontare video e audio fabbricati. I più incauti non hanno come contrastare questa minaccia mentre i media aziendali e gli account con una certa influenza 2.0 filtrano al mondo digitale, per convenienza, i prodotti che devono essere consumati da milioni di utenti di Internet.

REALTÀ PARALLELA 2.0

 

È noto che la pandemia di covid-19 sta creando disastri in tutti gli angoli del mondo e Cuba non fa eccezione, anche essendo eccezionale (valga la ridondanza) il suo sistema sanitario e scientifico. La crisi creata dal blocco e dal coronavirus ha generato uno scenario ideale per il tentativo di golpe colorato a cui abbiamo assistito dal vivo ed in diretta in luglio, è perciò che l’appello ad una “invasione umanitaria” è stata inalberata con fervore nelle piccole. manifestazioni di piazza e, soprattutto, a Miami.

La narrazione che la popolazione cubana sta morendo al rallentatore durante l’attuale pandemia si sta inalberando sempre più, ed è stata un incentivo argomentativo per gli operatori USAID a Cuba, diffondendo, attraverso diversi media come Cubita Now, Periódico Cubano, UniVista TV, ecc., che nel municipio di Ciego de Ávila esistono fosse comuni dove si depositano i cadaveri di decine di cubani.

La falsa versione è stata smentita dalle autorità comunali, ma accettando che in effetti sia in corso un ampliamento del cimitero del luogo a causa delle fatali conseguenze del covid. Questo è molto contrario alla conformazione di fosse comuni.

Allo stesso modo, contrariamente alla linea discorsiva di Marco Rubio, non si può affermare che Cuba sia tra i paesi con la più alta mortalità per covid, come dice il sito Ciber Cuba, notizia falsa che può essere corroborata da Worldometers, strumento interattivo che porta il conteggio statistico della pandemia e delle sue conseguenze umane a livello mondiale e per paese, che colloca l’isola al 119 posto su 222 paesi.

Con la propagazione delle suddette fake news, si pretende costruire una realtà parallela di carattere apocalittico che installasse nell’immaginario mondiale che la situazione cubana non possa essere risolta dal governo di Miguel Díaz-Canel, orientando le possibilità di “salvezza” verso i promotori del cambio di regime a Miami e Washington.

Allo stesso modo, anche l’insabbiamento delle azioni terroristiche contro Cuba, siano esse di natura violenta o economico-finanziario-commerciale, è anche un’opzione per i creatori e divulgatori di bufale narrative e mediatiche.

COMPLICITÀ TERRORISTICA

 

Lunedì scorso, 26 luglio, durante la Giornata della Ribellione Nazionale, c’è stato un attacco terroristico contro l’ambasciata cubana a Parigi, Francia. Tre bombe molotov sono state lanciate verso la sede, di cui due hanno raggiunto il perimetro esterno dell’ambasciata e una non è entrata.

Di conseguenza, è scoppiato un incendio, che è stato spento dai funzionari della missione diplomatica. L’ambasciata cubana ha informato che la polizia ed i vigili del fuoco sono accorsi sul luogo.

Ha inoltre affermato che “il personale diplomatico cubano non è stato ferito, ma si sono registrati danni materiali” e ha aggiunto che gli “atti terroristici come questo sono promossi dalle campagne del governo USA contro il nostro paese, che incitano ad azioni violente”.

Nonostante vi siano prove fisiche dell’atto, le reazioni dei media controrivoluzionari cubani come 14ymedio e Cubita Now sono consistite nel negare l’esistenza di un attentato terroristico ad una struttura diplomatica ufficiale, così caratterizzata dal diritto internazionale, e che piuttosto si è trattato di un’ “autoaggressione”, e persino altri media, come DiarioDeCuba, osano affermare che è stato un “atto di protesta”.

Si tratta di seminare dubbi, senza alcuna prova, sulla paternità dell’attentato contro l’Ambasciata cubana a Parigi, al tempo stesso denotano un’esplicita complicità tra i media cubani filo USA e le tattiche terroristiche dell’élite di Miami. Nel frattempo, il ministero degli Esteri cubano ha presentato prove evidenti, il governo francese ha rafforzato la sicurezza e ha già avviato un’inchiesta.

Da qui l’importanza di discernere ciò che è vero da ciò che è falso nella continua guerra dell’informazione contro Cuba, poiché dopo farsi un giudizio dopo il consumo di notizie e analisi, si è soliti prendere partito per l’una o l’altra versione dei fatti. Ed il terrorismo anticubano ha sempre cercato di assassinare non solo vite umane, bensì anche la verità.


DESMONTANDO ALGUNOS CASOS DE LA GUERRA INFORMATIVA CONTRA CUBA

 

Con el aumento del flujo de información en redes sociales y a través de medios, periodistas y corresponsales incrementa la circulación de noticias falsas (fake news) con propósitos políticos, si tomamos en cuenta todo lo que se publica y comparte sobre Cuba.

La guerra informativa anticubana no cesa desde que la Revolución asumió las riendas de la isla en 1959, intentando todas las vías posibles para derrocarla sin éxito -incluyendo un bloqueo y embargo que ya cobra más de media década-, pero con el auge del mundo digital vino la capacidad de amplificar los ataques mediáticos en múltiples plataformas 2.0, trayendo consigo un arsenal de noticias falsas que dispara todos los días contra la mayor de las Antillas.

Por un trabajo hecho por Kaspersky y CORPA el año pasado sabemos que el 70% de los latinoamericanos no sabe detectar o no está seguro de reconocer en Internet una noticia falsa de una verdadera y afirman que son nocivas o podrían llegar a serlo. Por esta razón han emergido una cantidad considerable de espacios digitales que se dedican a pescar fake news, entre ellos el sitio web Red Verdad que las verifica y desmonta sistemáticamente en tiempo real.

De ahí sacamos los siguientes ejemplos de ataques informativos con el propósito final de crear propaganda y acumular elementos (falsos) que pudieran perjudicar la imagen internacional de Cuba y así justificar agresiones sancionatorias o de otro tipo por parte de Estados Unidos y sus socios más cercanos en su política anticastrista. Son reportes o montajes en torno a los últimos acontecimientos relacionados a la isla que dan cuenta del tipo de ofensiva que está llevando a cabo el imperio y sus tentáculos.

IMÁGENES MANIPULADAS

Durante la jornada del 11 de julio en algunas ciudades cubanas hubo pequeñas y medianas manifestaciones que pedían una “intervención humanitaria” en Cuba, un llamado a Estados Unidos y la susodicha “comunidad internacional” en un suspuesto colapso de la crisis sanitaria y económica que experimenta la isla por la pandemia, que ha agravado los impactos de la guerra económica, financiera y comercial que lleva a cabo Washington.

Ese día, las redes sociales se colmaron de imágenes que, verificadas, remitían a protestas y manifestaciones en otros países o en la propia isla, pero en apoyo a la Revolución. Como esta, una imagen viralizada con la afirmación de que era una manifestación contra el gobierno en La Habana, cuando realmente se trataba de una concentración independentista el día de la Diada de Cataluña, tomada en 2016. Es un bulo.

Esta imagen fue viralizada en múltiples redes sociales (Twitter, Facebook, WhatsApp) como si se tratara realmente de Cuba, aun cuando hayan banderas catalanas ondeando de manera evidente en varias partes de la manifestación y ello denote automáticamente la falsedad que se intenta normalizar.

La manipulación de imágenes audiovisuales también forman parte del repertorio. En este caso, El País español junta imágenes de los choques entre los cuerpos policiales cubanos, que no portan armas de fuego, y manifestantes pro-estadounidenses superponiendo disparos, creando movimientos falsos de cámara y recreando un escenario que nunca existió. La producción madrileña intenta imponer un escenario inexistente para validar la tesis de la “dictadura comunista” que domina el argo occidental desde hace décadas en la eterna disputa de la mente como campo de batalla.

A tal punto la manipulación audiovisual se ha sofisticado para crear imágenes falsas que luzcan reales, que muchos periodistas no cuentan con herramientas avanzadas de fact-checking, o siquiera una metodología para el desmontaje de videos y audios fabricados. Los más incautos no tienen cómo contrarrestar esta amenaza mientras los medios corporativos y cuentas con cierta influencia 2.0 filtran al mundo digital a conveniencia los productos a ser consumidos por millones de internautas.

REALIDAD PARALELA 2.0

Es sabido que la pandemia del covid-19 está causando estragos en todos los rincones del mundo, y Cuba no es la excepción, aun siendo excepcional (valga la redundancia) su sistema sanitario y científico. La crisis generada por el bloqueo y el coronavirus ha generado un escenario ideal para el intento de golpe de color que hemos estado presenciando en vivo y directo en julio, es por ello que el llamado a una “invasión humanitaria” fue enarbolado con ahínco en las pequeñas demostraciones callejeras y, sobre todo, Miami.

La narrativa de que la población cubana está muriéndose en cámara lenta durante la presente época pandémica se está enarbolando cada vez más, y fue un aliciente argumentativo para los operadores USAID en Cuba, diseminando a través de distintos medios como Cubita Now, Periódico Cubano, UniVista TV, etc., que en el municipio Ciego de Ávila existen fosas comunes donde se depositan los cadáveres de decenas de cubanos.

La versión falsa fue desmentida por las autoridades municipales, pero aceptando que en efecto se encuentra en proceso una ampliación del cementerio del lugar por las consecuencias mortales del covid. Ello es muy contrario a la conformación de fosas comunes.

De igual forma, contrario a la línea discursiva de Marco Rubio, no se puede afirmar que Cuba está entre los países con mayor mortalidad por covid, como dice el sitio web Ciber Cuba, noticia falsa que puede ser corroborada por Worldometers, herramienta interactiva que lleva el conteo estadístico de la pandemia y sus consecuencias humanas a nivel mundial y por países, que ubica a la isla en el lugar 119 de 222 países.

Con la propagación de los fakes news reseñados se pretende construir una realidad paralela de carácter apocalíptico que instalara en el imaginario global que la situación cubana no puede ser solucionada por el gobierno de Miguel Díaz-Canel, orientando las posibilidades de “salvación” hacia los promotores del cambio de régimen en Miami y Washington.

Asimismo, el encubrimiento de las acciones terroristas contra Cuba, sean estas de carácter violento o económico-financiero-comercial, también es una opción para los creadores y divulgadores de bulos narrativos y mediáticos.

COMPLICIDAD TERRORISTA

El pasado lunes 26 de julio, durante el Día de la Rebeldía Nacional, se produjo un ataque terrorista contra la embajada de Cuba en París, Francia. Fueron lanzados hacia la sede tres cócteles molotov, de los cuales dos llegaron al perímetro exterior de la embajada y uno no entró.

Como consecuencia, se produjo un incendio que apagaron los funcionarios de la misión diplomática. La embajada cubana informó que la policía y los bomberos acudieron al lugar.

También afirmó que “el personal diplomático cubano no resultó herido, pero se notaron daños materiales” y añadió que los “actos terroristas como este son fomentados por las campañas del gobierno de los Estados Unidos contra nuestro país, incitando a acciones de uso de la violencia”.

A pesar de que existen evidencias físicas del acto, las reacciones de los medios contrarrevolucionarios cubanos como 14 y medio y Cubita Now consistieron en negar que hubo un atentado de tipo terrorista a una instalación diplomática oficial, tipificado así por la legislación internacional, y que más bien se trató de una “autoagresión”, e incluso otros medios como DiarioDeCuba se atreven a afirmar que hubo fue un “acto de protesta”.

Se trata de sembrar dudas sin prueba alguna sobre la autoría del atentado contra la Embajada de Cuba en París, al mismo tiempo que denotan una complicidad explícita entre los medios cubanos pro-estadounidenses y las tácticas terroristas de la élite mayamera. Mientras, la Cancillería de Cuba ha presentado evidencia gráfica, el gobierno francés ha reforzado la seguridad y ya ha iniciado una investigación.

De ahí la importancia de discernir lo verdadero de lo falso en la guerra continua de la información contra Cuba, pues luego de hacerse un juicio tras el consumo de noticias y análisis, se suele tomar partido por una u otra versión de los hechos. Y el terrorismo anticubano siempre ha buscado asesinar no solo vidas humanas, sino asimismo la verdad.

Share Button

One thought on “Smontando alcuni casi della guerra informativa contro Cuba”

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.