Ciò che accomuna Colombia e Israele

Eder Peña, Mision Verdad 31 luglio 2021

È passato molto tempo da quando la Colombia si è sentita dire che è l’Israele dell’America Latina, questa affermazione fu fatta da diversi analisti e personaggi politici, soprattutto quando nell’ultimo decennio si è approfondito il suo ruolo come base nordamericana, che funge da esperimento e centro per destabilizzare la zona.

In quel paese furono localizzate un numero mai specificato di basi militari che effettivamente usano come truppe di controinsurrezione, perché in relazione al traffico di droga i loro fallimenti sono più che evidenti, persino schiaccianti. Dopo aver visto la notizia di sul coordinamento tra alcuni ufficiali dell’esercito e narco – gruppi paramilitari, in particolare a protezione delle azioni del Clan Barros, alleato al Clan del Golfo dedito al traffico di droga e contrabbando nei dipartimenti di La Guajira, Cesar, Magdalena, Atlántico e sud Bolívar.

La Colombia è il primo fornitore di cocaina degli USA, ogni anno batte il record di Paese produttore dell’alcaloide e questo dato è strettamente legato a due aspetti in cui la sua coincidenza con Israele è totale: la guerra come meccanismo permanente di un’élite per esercitare la supremazia e paramilitarizzazione del meccanismo. Tuttavia, nella questione del narcotraffico, oggi vitale per l’economia capitalista, le due enclavi imperiali non sono simili. In tale “divisione del lavoro” non giocano lo stesso ruolo perché la Colombia fornisce la materia prima mentre Israele fornisce armi e strategie genocide per proteggere la produzione.

Enclavi del controllo imperiale ed arieti della militarizzazione

Entrambe le enclavi hanno la missione di imporre la guerra che gli Stati Uniti conducono in America Latina e Asia occidentale. Nel caso del Paese vicino e del suo Plan Colombia, il fallimento fu evidente perché non furono raggiunti gli obiettivi di “prevenire il flusso di droghe illegali verso gli Stati Uniti”. L’unico risultato fu indebolire il movimento di guerriglia delle FARC provando ogni strategia fino a incubare un modello di controinsurrezione che sia applicato ad altre latitudini come Messico o Afghanistan, dove i risultati furono altrettanto disastrosi se non di più. Intanto uno Stato sorto sulla base della violenta espulsione della popolazione palestinese che abitava da secoli quel territorio, chiamato “Israele”, sperimenta in un laboratorio a cielo aperto la repressione che i test delle peggiori armi del Paese, la Cisgiordania occupata e la Striscia di Gaza. Lì c’è una popolazione prigioniera di milioni di palestinesi mentre dice che sono i movimenti di resistenza che effettuano tale sequestro. Le origini sono dissimili, ma i piani aziendali emanati dagli Stati Uniti hanno reso le coincidenze più che evidenti, le élite di entrambi i Paesi cercano di rendersi ampiamente armati e finanziati. Israele con un importante arsenale nucleare cercò di schiacciare quanto più possibile l’espressione rivoluzionaria araba, invase i vicini Egitto, Siria e Libano, annettendo territori strategici come Striscia di Gaza, Sinai, alture del Golan, Cisgiordania e Gerusalemme. Tale è la simbiosi della Colombia cogli Stati Uniti che Uribe, al governo da quasi 20 anni, accelerò i piani per mantenere il controllo della regione installandovi basi militari statunitensi. I risultati si riflettono nella relazione di un membro della Fondazione Proclade, promossa dai missionari clarettiani, “Base militare nordamericana in Colombia”, evidenzia: “Fin dall’inizio del Plan Colombia e successivamente del Plan Patriota, le basi Tres Esquinas e Larandia, situate nel Dipartimento di Caquetá, furono utilizzate dagli aerei e dell’intelligence statunitensia. Da lì venivano controllate le fumigazioni con glifosato e la popolazione, insaprendo la guerra e aumentando il numero di profughi. Come nel caso delle comunità Bajo Ariari nel dipartimento di Meta, o delle comunità Puerto Asís a Putumayo, sono evidenti le vere intenzioni: in queste regioni il controllo militare era diretto contro la popolazione civile, ci furono omicidi e sparizioni sotto la responsabilità dei militari”. La Colombia, dopo il cosiddetto Piano per la Pace e il Rafforzamento dello Stato (alias Plan Colombia), che diede alla popolazione meno pace e meno Stato, andò all’opposta dell’obiettivo postulato dall’amministrazione Pastrana nel 1998: promuovere pace, sviluppo economico, aumentare la sicurezza e porre fine al traffico illegale di droga. Quello che ottenne fu rafforzare l’esercito, che aveva 35 elicotteri nel 1999 e più di 200 nel 2015, dopo il presunto completamento del piano.

I militari aumentarono di 50000 soldati e 80000 nuovi membri entrarono nella Polizia Nazionale, che dipende dal Ministero della Difesa anche se la sua funzione sia presumibilmente civile. Eduardo Giordano afferma che, dopo l’accordo di pace, il Pentagono cercò di sostituire i militari colombiani ai marine stabilendo collegamenti tra Plan Colombia, Iniziativa Merida ed Iniziativa per la sicurezza regionale in America Centrale. È così che l’esercito colombiano fu addestrato alle tecniche antiguerriglia dal Comando meridionale e, a sua volta, addestrò forze di altri Paesi come la Joint Task Force (JTF) dell’esercito paraguaiano. Tale sostegno coincise coll’assassinio di due ragazze argentine di 12 e 11 anni a novembre, che alloggiavano in un campo dell’Esercito Popolare del Paraguay (PPE), organizzazione di guerriglia costituita nel 2006 affermatasi in alcuni territori rurali dopo il colpo di Stato legislativo contro l’ex presidente Fernando Lugo nel 2012. Il presidente Abdo Benítez, come qualsiasi governo colombiano, li denunciò come vittime della guerriglia in combattimento.

Gendarmi saccheggiatori

Molteplici indagini riportano i risultati della militarizzazione dell’enclave che la Colombia è diventata, come si è concentrata sui territori rurali e la correlazione cogli interessi estrattivi, cioè coll’ordinamento del mondo basato sull’appetito da saccheggio del Nord globale. La resistenza delle popolazioni rurali, espressa nelle lotte contadine, indigene e afrocolombiane, è combattuta con sangue e fuoco dallo Stato colombiano che, come il gendarme di una grande miniera, impone un regime di terrore che ordina l’accumulazione primaria del capitale, come monocoltura (che include la coca), estrazione mineraria e allevamento estensivo di bestiame. La Colombia è un Paese dove, secondo Oxfam , l’1% dei proprietari possiede l’81% della terra, mentre il restante 19%. che produce il 78% del cibo, è distribuito tra il 99% dei piccoli proprietari; la militarizzazione ha intensificato concentrazione della proprietà rurale, paramilitarismo e deportazione. Solo nella regione del Catatumbo del Dipartimento Nord di Santander, confinante col Venezuela e con maggiore estensione delle coltivazioni di coca, sono in circolazione 9200 membri delle Forze Militari (senza aggiungere la polizia) e quasi 300000 persone. Ciò significa un militare ogni 33 abitanti. Ciò non si traduce in sicurezza per le comunità, la Fondazione Indepaz georeferenziava il rischio per i dirigenti e leader sociali e i politici di opposizione, rilevando che è maggiore nei territori a maggiore concentrazione di militari e concludendo che i comuni più violenti per la società organizzata sono Catatumbo, Cauca e Arauca. Parallelamente, il governo di Iván Duque intraprese la guerra per mantenere le politiche autoritarie e genocide del suo mentore Álvaro Uribe con la scusa del nemico interno, fece di tutto per sabotare l’opportunità di sradicare la guerra come codice politico in Colombia. Non rispettò l’accordo di pace, principalmente la riforma rurale globale che permise l’espropriazione delle terre ai grandi proprietari terrieri per darle ai contadini, che potevano recuperarle e tornare nei loro territori. Ribaltò la logica dell’alienazione dei diritti di proprietà, figura giuridica contemplata nella Costituzione del 1992 per poter espropriare la terra dai grandi e darla ai contadini, mettendo sempre più terra nelle mani delle transnazionali con le deportazioni interne. Inoltre, nell’agosto 2020 firmò l’Accordo di libero scambio tra Colombia e Israele, criticato da vari settori, tra cui l’organizzazione BDS, perché viola il diritto umanitario internazionale. Quattro delle 312 aziende israeliane che esportavano prodotti in Colombia tra agosto 2014 e agosto 2015 hanno sede in territori occupati illegalmente da Israele dal 1967, quindi più che una coincidenza, si tratta di convivenza basata su espropriazione e subordinazione. Le esportazioni colombiane saranno inferiori a quelle israeliane, il che creerà una concorrenza impari. Sul fronte delle telecomunicazioni, la Colombia si aprirà alle società israeliane, mentre Israele si chiuderà alla partecipazione delle società colombiane nel suo mercato. I documenti ufficiali del Ministero del Commercio confermano l’aumento delle importazioni di armi e materiale militare, che fu del 49,6% nel 2010, e col trattato assicurano che le importazioni cresceranno più facilmente, il che potrà influenzare il già complicato passaggio al paese del dopoguerra.

Accordi di pace come impulso allo sterminio

Un’altra coincidenza (o convivenza) è che, in entrambi i Paesi, il dialogo è solo un modo per guadagnare tempo per organizzare lo sterminio di chi resiste a saccheggio ed occupazione. L’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP), fondata nel 1969 come rappresentazione di una nazione senza territorio, la Palestina, cercò di unificare chi vive nei territori occupati e nei campi profughi. Fin dalla nascita rivendicò una Palestina democratica, laica e non razzista, e il suo leader Yasir Arafat, dopo aver guidato per anni la resistenza contro l’entità sionista, accettò la Risoluzione 242 dell’ONU che riconosce l’esistenza dello Stato di Israele; in seguito accettò anche di negoziare gli Accordi di Oslo. In tali accordi, firmati nel 1993 tra Arafat, il primo ministro israeliano Yitzhak Rabin, il presidente degli Stati Uniti Bill Clinton e il cancelliere russo Andrej Kozyrev, si concordava di creare uno Stato palestinese limitato a Cisgiordania e Striscia di Gaza dove esiste a malapena nell’amministrazione dell’attuale Autorità Nazionale Palestinese (ANP), in una Cisgiordania occupata da truppe sioniste e loro colonie illegali. Mentre Arafat fu avvelenato coil polonio 210, la politica dei due Stati non impedì la deportazione del popolo palestinese, ma Israele cercò di occupare l’intera Palestina storica.

In Colombia, secondo i dati presentati alla Commissione interamericana sui diritti umani, lo Stato colombiano ha prodotto 6000 vittime dopo l’accordo di pace firmato nel 1985 tra l’allora presidente conservatore Belisario Betancur e le FARC per porre fine a tre decenni di conflitto armato. Mentre i negoziati avanzavano, i membri dell’Unione Patriottica (UP) venivano uccisi o fuggivano, come si chiamava la formazione politica composta da ex-guerriglieri, comunisti, sindacalisti, comitati di azione e intellettuali di sinistra. Omicidi, sparizioni, torture, deportazioni e altri abusi contribuirono, tra maggio 1984 e dicembre 2002 furono assassinati almeno 4153 aderenti al partito. Questa cifra comprende 2 candidati alla presidenza, 14 parlamentari, 15 sindaci, 9 candidati a sindaco, 3 membri della Camera dei rappresentanti e 3 senatori. Non passava mese senza un omicidio o scomparsa di un militante. A 14 mesi dall’insediamento del liberale Virgilio Barco Vargas nel maggio 1986, furono assassinati 400 membri dell’UP. Il giornalista Dan Cohen cita un’inchiesta del giornalista colombiano Alberto Donadio che sostiene che la “Danza rossa” fu ideata da Barco Vargas, attuando un piano elaborato dalla famigerata spia israeliana Rafael “Rafi” Eitan. Dalla firma dell’accordo di pace del 2016 ad oggi, furono registrati 1219 omicidi di leader sociali con un’alta concentrazione nelle aree più militarizzate. Inoltre, 278 firmatari dell’accordo di pace furono assassinati e restano in carcere 400 ex-combattenti ai quali non fu applicata l’amnistia concordata. Né vengono attuati i piani di sviluppo impegnati, che permettano agli ex-combattenti di potersi integrare nella società civile. Il reinserimento ha smesso di perseguitarli, metterli in galera e ucciderli, ma non gli permette di vivere integrandosi.

Mercenari, armi a noleggio

Un’altra coincidenza (o convivenza) è l’esportazione del “talento umano” per la guerra. Nel 2019, il quotidiano israeliano Haaretz rivelò che ufficiali israeliani addestravano per lo più mercenari colombiani e nepalesi in campi finanziati dagli Emirati Arabi Uniti (EAU) nel deserto del Negev, situato nel sud dei territori occupati. La missione era partecipare all’aggressione iniziata nel marzo 2015 contro lo Yemen, in cui la coalizione saudita aveva lasciato, fino a dicembre, circa 233mila morti secondo l’ONU, la maggior parte per “cause indirette” come la malnutrizione grazie al blocco navale sostenuto dagli Stati Uniti. Un altro israeliano venne in Colombia per “addestrare” la manodopera per la presunta sicurezza, Yair Klein che addestrò i narco-paramilitari su come sconfiggere le FARC. L’ufficiale in pensione fondò la compagnia di mercenari Hod Hahanit (punta di lancia) nel 1984 da ex-unità di polizia e operazioni speciali israeliane. Nella sua ricerca, Cohen racconta come Hod Hahanit sostenne le “notoriamente brutali” milizie falangiste cristiane che massacrarono tra 800 e 3500 rifugiati palestinesi nei campi di Sabra e Shatila sotto la diretta supervisione militare di Israele, nel settembre 1982. Klein addestrò in Colombia i fratelli Carlos e Fidel Castaño, i capi delle Forze Unite di Autodifesa della Colombia (AUC) finanziate da proprietari terrieri, narcotrafficanti, allevatori, politici e militari colombiani, responsabili dei massacri in cui venivano usate motoseghe per assassinare e smembrare contadini colombiani, al punto che l’ONU stimò nel 2016 che furono responsabili dell’80% dei morti nel conflitto.

L’AUC fu promossa dall’oligarchia terriera colombiana e la sua formazione fu sostenuta da Yair Klein, ufficiale israeliano in pensione che l’entità sionista rifiuta di estradare per l’omicidio di Luis Carlos Galán. Nel 2012 raccontò alla BBC che, per il suo lavoro coi paramilitari, ebbe il sostegno diretto dell’Esercito e di altre istituzioni statali colombiane, oltre ad aver ricevuto finanziamenti da qualcuno che poi divenne presidente del Paese. “Era uno dei proprietari terrieri della zona, che pagava come tutti i proprietari terrieri in modo che potessi addestrare al momento”, disse. Istruì anche Jaime Eduardo Rueda Rocha, l’autore materiale dell’omicidio del candidato presidenziale del Partito Liberale Luis Carlos Galán, il grande favorito alle elezioni. Importò l’arma di fabbricazione israeliana usata da Miami e rimane in Israele, dove le autorità si rifiutano di estradarlo in Colombia.

L’esempio più chiaro di dove portano tali coincidenze è l’annuncio di John Kirby, portavoce del dipartimento della Difesa degli USA, che confermò che il Pentagono ha addestrato almeno sette dei 23 ex-militari colombiani che parteciparono all’assassinio del presidente di Haiti Jovenel Moise, il 7 luglio. Sebbene il burocrate guerrafondaio si sia rifiutato di fornire i nomi delle persone coinvolte, affermò che, essendo militari attivi, partecipò a “corsi di addestramento” che, secondo lui, non cercavano di incoraggiare eventi come quelli accaduti ad Haiti. All’assassinio partecipò direttamente la rete paramilitare sostenuta e incoraggiata dallo Stato colombiano, come le cosiddette “società di sicurezza”. Le autorità colombiane ammisero che quattro di esse erano coinvolte. Cinque nordamericani di origine haitiana, responsabili della sorveglianza del presidente e un medico haitiano residente in Florida parteciparono all’operazione in cui i mercenari furono reclutati da Anthony Intriago, rappresentante venezuelano antichavista della CTU Security LLC, e Alfred Santamaría, colombiano vicino a Uribe e Duque. Intriago realizzò col presidente colombiano il concerto Live Aid Venezuela a Cúcuta nel febbraio 2019 cercando di preparare il terreno per l’invasione “umanitaria” del territorio venezuelano chiamata Battaglia dei Ponti. Di recente, il Presidente dell’Assemblea nazionale del Venezuela, Jorge Rodríguez, annunciò di avere informazioni che collegano il CTU al tentato omicidio del 4 agosto 2018 del Presidente Nicolás Maduro.

La militarizzazione incentrata su repressione e sterminio è funzionale al concetto che ha privatizzato la guerra, il “talento umano” militare colombiano è addestrato per tali obiettivi come manodopera a basso costo, o arma a noleggio. Le forze militari hanno 220000 soldati e migliaia si ritirano per mancanza di opportunità di promozione, cattiva condotta o aver scontato 20 anni di servizio. Sul Venezuela, oltre ai 153 paramilitari catturati nel 2004 quando, col dimostrato sostegno del governo Uribe, fu ordito un piano dalla Colombia per assassinare l’allora Presidente Hugo Chávez. Recentemente mercenari israeliani parteciparono all’Operazione Gideon contro il governo venezuelano, l’operazione con la piena partecipazione della Drug Control Administration (DEA) statunitense fu articolata dal maggiore venezuelano Juvenal Sequea Torres, sia per l’ingresso in territorio venezuelano dei mercenari che per rapire dal Paese il vicepresidente e deputato Diosdado Cabello. La sentenza n. 89 della Camera Penale della Corte Suprema di Giustizia afferma che “Due plotoni di commando israeliani parteciparono al gruppo di mercenari, che si trovano nel Mar dei Caraibi a bordo della IV Flotta USA sotto la direzione dell’ammiraglio Craig Faller (…) giustificando l’operazione su accuse infondate contro lo Stato venezuelano quale narcostato”.

Né repubbliche, né democrazie

La trasformazione della Colombia in enclave imperialista deconfigura stabilità ed integrazione regionali. L’impatto si comincia già a vedere nell’assassinio compiuto ad Haiti, cercando di approfondire la crisi di un Paese sull’orlo del collasso totale. In Colombia, la popolazione rurale è sfruttata, oppressa e scacciata con metodi che ricordano l’apartheid applicato da Israele contro i palestinesi. Oltre ad essere espulsa, la popolazione viene privata dei diritti fondamentali, trasformandola in persone di seconda o terza classe nel proprio Paese. La nozione di Stato che sostiene entrambi i Paesi si basa sull’essere macchine da guerra al servizio di reti politico-economiche che esercitano l’egemonia a danno dei settori impoveriti. Lo fanno utilizzando la deportazione territoriale come strumento fondamentale. La coesistenza di Colombia e Israele, oggi, è giustificata solo da guerra e saccheggio delle risorse. Non si tratta di identità nazionale, tanto meno di valori repubblicani o democratici: si tratta di accumulazione per espropriazione nella piena essenza.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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