Le maschere cadono

Un drammaturgo che cerca di essere “agente di cambiamento”, formato alla scuola delle “rivoluzioni colorate”, guida l’appello per una marcia il 15 novembre a Cuba, con scopi destabilizzanti

Enrique Ojito  www.escambray.cu

Deve essersi sentito come un pesce sulla terraferma. Bisognerebbe pensarlo per due ragioni fondamentali: da una parte, ha frequentato quel seminario nel campus di Madrid dell’Università di Saint Louis, degli USA, in qualità di artista e giovane intellettuale – l’ha dichiarato lo stesso drammaturgo cubano – e, d’altra l’incontro, tenutosi dal 12 al 14 settembre 2019, non si è fermato neppure per un secondo sull’opera di Euripide, Shakespeare, né in quella di Calderón de la Barca.

Che ci faceva nella quarta versione del seminario ‘Dialoghi su Cuba’, Yunior García Aguilera, oggi volto visibile della marcia annunciata per il 15 novembre, negata dalle autorità locali per l’illegittimità dei suoi scopi? Chi hanno convocato e partecipato all’incontro nella capitale spagnola? E’ così santo come si dipinge questo attore e direttore teatrale, nato a Holguín?

Cavalleresco al massimo, García Aguilera ha acconsentito all’invito ad intervenire nell’evento che è stato formulato a lui e ad altri mercenari dalla politologa Laura Tedesco, vice decana di Lettere all’Università di Saint Louis (campus di Madrid) e direttrice, insieme a Rut Diamint, del progetto di ricerca ‘Tempo di cambiamenti’ e il nuovo ruolo delle forze armate a Cuba, dell’Università Torcuato Di Tella (UTDT), Argentina.

Dalla comunione ideologica tra i due accademici, ossessionate nell’emettere il certificato di morte al progetto politico della nazione antillana, sono risultati gli articoli “Intrappolati a Cuba”, “Gattopardismo a Cuba” e molti altri, pubblicati su www.openDemocracy.net, web inglese finanziato dalla Ford Foundation e dalla Open Society Foundations (OSF), uno degli strumenti principali dell’agenda interventista internazionale di Washington. Fondata dal miliardario George Soros, l’OSF ha puntato sulle cosiddette “rivoluzioni di colore” per portare alla sepoltura determinati governi, strategia applicata nei paesi dell’Europa dell’Est, nelle cosiddette Primavere Arabe e contro processi di sinistra in America Latina.

Proprio in uno dei testi socializzati dal sito digitale, il binomio Tedesco-Diamint si è interrogato sul caso cubano: “I membri del Partito Comunista e i membri delle Forze Armate Rivoluzionarie pensano che potranno mantenere la stabilità politica e la pace sociale nel mezzo di una stagnazione economica che può peggiorare quando il regime venezuelano crollasse completamente?

Lo chiedono, a chiare lettere, nell’articolo “Cuba, la fine alla deriva?” diffuso nel maggio 2019; poco più di quattro mesi dopo, il seminario di Madrid, al quale ha partecipato anche il professor Richard Youngs, esperto del think tank Carnegie Fund for International Peace.

Non crediate che Youngs abbia dissertato sul teatro contemporaneo negli USA o nel Regno Unito – avrebbe potuto dedicare un po’ di tempo, almeno, al Premio Nobel della Letteratura (2005) Harold Pinter -. Anche esperto del Global Think Tank, con sede a Washington, ha posto sul tavolo di analisi il ruolo delle Forze Armate nei paesi dell’America Latina e ha parlato del potere trasformatore dell’attivismo politico. I partecipanti hanno appreso della sua prolifica opera e, in particolare, di uno dei suoi libri sulla democrazia, i movimenti civici e i processi controrivoluzionari in Europa a seguito delle “rivoluzioni di colore”.

Ma, “professori” di tale grandezza hanno avuto più di uno studente in quel corso di formazione di “agenti di cambiamento”. Per chi lo dubita, in openDemocracy, Tedesco e Diamint hanno sottolineato: “Miguel Díaz-Canel punta sull’immobilismo (…). E, tuttavia, il cambio sarà inevitabile. Non sappiamo quando, né come, né chi lo promuoverà o lo realizzerà”.

Non sorprende, allora, che nella lista di invitati a Madrid apparissero Manuel Cuesta Morúa, Reinaldo Escobar (marito di Yoani Sánchez) e Yanelis Núñez Leyva, direttrice esecutiva di un progetto con People In Need, organizzazione ceca finanziata dal Dipartimento di Stato per sovvertire la Rivoluzione cubana.

Ingaggiato dalla Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED) per promuovere i suoi progetti sovversivi nella Maggiore delle Antille, e legato all’Agenzia Internazionale per lo Sviluppo (USAID), Cuesta Morúa ha integrato la relazione di mercenari che hanno usurpato il nome di Cuba e sono stati accettati per partecipare al Forum Paralleli del VII Vertice delle Americhe, tenutosi a Panama nell’aprile 2015.

Cuba ha dimostrato che Manuel Cuesta, nel 2014, è diventato uno strumento della NED e del Centro per l’Apertura e lo Sviluppo dell’America Latina (CADAL), con sede in Argentina, per tenere un forum e montare uno show mediatico nel contesto del II Vertice della Comunità degli Stati Latinoamericani e dei Caraibi, sviluppata nel gennaio 2014 a L’Avana.

Nello stesso anno il CADAL ha invitato a Buenos Aires il giornalista Reinaldo Escobar, direttore editoriale di 14ymedio – piattaforma digitale dell’industria mediatica anticubana – e stipendiato  coi fondi federali USA, nonostante non lo confessasse in un’intervista alla rivista Ñ, del quotidiano Clarín, durante la visita alla nazione meridionale.

È dimostrato che prima di andare a Madrid, Yunior García si è recato in Argentina, nel febbraio 2018, per le sessioni del progetto investigativo ‘Tempo di cambiamenti’ …, sponsorizzato dall’UTDT, al cui collegio docente appartiene Diamint, coordinatrice delle iniziative in materia di difesa, dirigenza politica e democrazia, per la Ford Foundation e l’OSF.

Secondo quanto riferisce il sito web della casa di studi superiori, detto progetto – ignorare che le FAR e la Rivoluzione Cubana sono montagne e fiumi della stessa sierra – “cerca (e) informa gli attori dissidenti e critici, con le forze armate rivoluzionarie di Cuba (FAR) in due modi diversi. Da un lato, comunica strategie agli attori rilevanti di quel campo insoddisfatto, sulla necessità di conoscere il ruolo delle forze armate, il loro ruolo nel governo e il loro possibile ruolo in un processo di cambiamento. Dall’altro offre alternative per un futuro inserimento delle FAR in vista di un’apertura politica”. Chi nega che questa linea di pensiero non sia conforme a una versione tropicale della Rivoluzione di colore?

Al seminario argentino ha partecipato anche Cuesta Morúa, fortemente legato a Gabriel Salvia, direttore generale di Cadal, che ha richiesto sostegno internazionale alla marcia indetta per il 15 novembre, non autorizzata da Cuba per i suoi scopi destabilizzatori e allegata alla cartella del cosiddetto “golpe morbido”, che persiste nell’agenda della Casa Bianca contro l’isola.

Assicurano che un’altra che sta gettando fuoco dalla bocca, data la posizione delle autorità cubane, è la mentore di Yunior García, la cattedratica Tedesco; benché il suo discepolo non glielo ha rimproverato e continua ad aggrapparsi al suo discorso di “civismo” e di difesa del presunto diritto violato alla manifestazione pacifica.

Con alcuni indizi di soffrire delirium tremens, l’attivista politica (è più che l’eminente dottoressa in Scienze Politiche dell’Università di Warwick, Regno Unito) si è esposta nell’annunciare la caduta del monumento José Martí all’ombra dell’alta torre del memoriale avanero scrivendo, a quattro mani con Diamint, l’articolo “A Cuba l’unicorno azzurro si è perso, la Rivoluzione anche”, a seguito del sorgere del cosiddetto Movimento di San Isidro (MSI), promosso dall’Ambasciata USA all’Avana, e gli eventi del 27 novembre 2020 (27N), quando persone con pretese diverse – comprese quelle determinate ad abortire il progetto politico cubano e degni creatori – si sono riunite davanti alla sede del Ministero della Cultura (Mincult).

Proprio il nome di Yunior García chiudeva la lista dei partecipanti proposto da un gruppo eretto a voce di tutti i convenuti al Mincult, inviata il 3 dicembre in un messaggio elettronico, qualificato “insolente” da quel ministero, con la pretesa di “Imporre, in modo unilaterale, chi, con chi e per cosa accetteranno dialogare”.

Dopo il fallito MSI, del 27N e delle proteste dell’11 luglio —García Aguilera ha organizzato un tentativo di impadronirsi dell’Istituto Cubano di Radio e Televisione—, il direttore teatrale è entrato a far parte di Archipelago, un progetto sovversivo e con geni annessionisti, del cui Consiglio Deliberativo è membro, insieme al terrorista, radicato in Florida, Orlando Gutiérrez-Boronat, che ha chiesto a gran voce un intervento militare a Cuba, guidato dagli USA.

Per non deludere i suoi mentori spagnoli e argentini, il drammaturgo guida l’appello alla provocazione il 15 novembre, in linea con l’istruzione 167 del manuale “golpe morbido” di Gene Sharp: “Attacchi non violenti”: invasioni; si parte con una marcia e si prende possesso pacifico di un luogo o di un immobile”.

Comunque, questo è il “Messia” che ci invita a pentirci, che ci invita a tanta merda – come avvertirebbe il poeta – e così darci un angolino nei suoi altari.


Las máscaras caen

Un dramaturgo que intenta ser “agente de cambio”, formado en la escuela de las “revoluciones de colores”, lidera la convocatoria a una marcha el 15 de noviembre en Cuba, con fines desestabilizadores

ENRIQUE OJITO

Debió sentirse como pez en tierra. Habría que pensarlo por dos razones claves: por un lado, acudió a aquel taller en el campus de Madrid de la Universidad de Saint Louis, de Estados Unidos, en su condición de artista y joven intelectual —lo declaró el propio dramaturgo cubano— y, por otro, el encuentro, celebrado del 12 al 14 de septiembre del 2019, no se detuvo ni por un segundo en la obra de Eurípides, Shakespeare, ni en la de Calderón de la Barca.

¿Qué hacía, en la cuarta versión del taller Diálogos sobre Cuba, Yunior García Aguilera, hoy el rostro visible de la marcha anunciada para el 15 de noviembre, denegada por las autoridades locales debido a la ilegitimidad de sus propósitos? ¿Quiénes convocaron y asistieron a la cita en la capital española? ¿Es tan santo como se pinta este actor y director de teatro, nacido en Holguín?

Caballeroso como el que más, García Aguilera accedió a la invitación para intervenir en el evento que les formulara a él y a otros mercenarios la politóloga Laura Tedesco, vicedecana de Humanidades en la Universidad de Saint Louis (campus Madrid) y directora, junto a Rut Diamint, del proyecto de investigación Tiempo de cambios y el nuevo rol de las fuerzas armadas en Cuba, de la Universidad Torcuato Di Tella (UTDT), de Argentina.

De la comunión ideológica entre ambas académicas, obsesionadas en emitirle el certificado de defunción al proyecto político de la nación antillana, resultaron los artículos “Atrapados en Cuba”, “Gatopardismo en Cuba” y tantos otros, publicados en www.openDemocracy.net, web británica financiada por la Fundación Ford y la Open Society Foundations (OSF), uno de los instrumentos protagónicos de la agenda injerencista internacional de Washington. Fundada por el multimillonario George Soros, la OSF ha apostado por las llamadas “revoluciones de colores” para llevar a la sepultura determinados gobiernos, estrategia aplicada en países de Europa del Este, en las denominadas Primaveras Árabes y contra procesos de izquierda en Latinoamérica.

Precisamente, en uno de los textos socializados por el sitio digital, el binomio Tedesco-Diamint inquiría sobre el caso cubano: “¿Piensan los miembros del Partido Comunista y los miembros de las Fuerzas Armadas Revolucionarias que podrán mantener la estabilidad política y la paz social en medio de un estancamiento económico que puede agravarse cuando el régimen venezolano colapse completamente?”.

A rajatabla lo preguntan en el artículo “Cuba ¿final a la deriva?” difundido en mayo del 2019; poco más de cuatro meses después, el taller madrileño, al que también asistió el profesor Richard Youngs, experto del tanque pensante Fondo Carnegie para la Paz Internacional.

Ni crean que Youngs disertó sobre el teatro contemporáneo en Estados Unidos o en el Reino Unido —podría haberle dedicado un tiempito, al menos, al Nobel de Literatura (2005) Harold Pinter—. El también experto del Global Think Tank, radicado en Washington, colocó sobre la mesa de análisis el rol de las Fuerzas Armadas en los países de América Latina y habló sobre el poder transformador del activismo político. Los asistentes conocieron de su prolífica obra y, en particular, de uno de sus libros acerca de la democracia, movimientos cívicos y procesos contrarrevolucionarios en Europa a raíz de las “revoluciones de colores”.

Pero, tamaños “profes” contaron con más de un alumno en aquel curso de formación de “agentes de cambio”. Para quien lo dude, en openDemocracy, Tedesco y Diamint subrayaron: “Miguel Díaz-Canel apuesta por el inmovilismo (…). Y, sin embargo, el cambio será inevitable. No sabemos cuándo, ni cómo, ni quién lo impulsará o lo llevará a cabo”.

No sorprende, entonces, que en la lista de invitados a Madrid aparecieran Manuel Cuesta Morúa, Reinaldo Escobar (esposo de Yoani Sánchez) y Yanelis Núñez Leyva, directora ejecutiva de un proyecto con People In Need, organización checa financiada por el Departamento de Estado para subvertir la Revolución cubana.

Contratado por la Fundación Nacional para la Democracia (NED, por sus siglas en inglés) para impulsar sus proyectos subversivos en la Mayor de las Antillas, y con vínculos con la Agencia Internacional para el Desarrollo (Usaid), Cuesta Morúa integró la relación de mercenarios que usurparon el nombre de Cuba y fueron aceptados para asistir en los Foros Paralelos de la VII Cumbre de las Américas, celebrada en Panamá en abril del 2015.

Cuba demostró que Manuel Cuesta en el 2014 devino instrumento de la NED y del Centro para la Apertura y el Desarrollo de América Latina (Cadal), con sede en Argentina, para realizar un foro y montar un show mediático en el contexto de la II Cumbre de la Comunidad de Estados Latinoamericanos y Caribeños, desarrollada en enero del 2014 en La Habana.

Ese propio año, el Cadal invitó a tierra bonaerense al periodista Reinaldo Escobar, director editorial de 14ymedio —plataforma digital de la industria mediática anticubana— y asalariado de los fondos federales estadounidenses, a pesar de que no lo confesara en una entrevista con la revista Ñ, del diario Clarín, durante la visita a la nación austral.

Está demostrado que antes de ir a Madrid, Yunior García viajó a Argentina en febrero del 2018 a las sesiones del proyecto investigativo Tiempo de cambios…, auspiciado por la UTDT, a cuyo claustro pertenece Diamint, coordinadora de iniciativas en materia de la defensa, liderazgo político y la democracia, para la Fundación Ford y la OSF.

Según refiere el sitio web de la casa de altos estudios, dicho proyecto —desconocedor de que las FAR y la Revolución cubana son montaña y río de la misma sierra— “busca (e) informa a actores disidentes y críticos, con las fuerzas armadas revolucionarias de Cuba (FAR) de dos maneras diferentes. Por una parte, comunica estrategias a actores relevantes de ese campo disconforme, acerca de la necesidad de conocer el rol de las fuerzas armadas, su papel en el gobierno y su posible papel en un proceso de cambio. Por otra parte, ofrece alternativas para una futura inserción de las FAR en vistas de una apertura política”. ¿Quién niega que esta línea de pensamiento no se aviene a una versión tropical de la Revolución de Colores?

Al taller argentino asistió, además, Cuesta Morúa, de sólidos vínculos con Gabriel Salvia, director general del Cadal, quien solicitó respaldo internacional a la marcha convocada para el 15 de noviembre, no autorizada por Cuba debido a sus fines desestabilizadores y apegada a la cartilla del llamado “golpe suave”, que persiste en la agenda de la Casa Blanca contra la isla.

Aseguran que otra que anda soltando candela por la boca, ante la posición de las autoridades cubanas, es la mentora de Yunior García, la catedrática Tedesco; aunque su discípulo no la ha recriminado por ello y siga aferrado a su discurso de “civismo” y de defensa al supuesto derecho a la manifestación pacífica violentado.

Con ciertos indicios de padecer delirium tremens, la activista política (es más que la eminente doctora en CienciaPolítica por la Universidad de Warwick, Reino Unido) se adelantó en anunciar la caída del monumento de José Martí a la sombra de la alta torre del memorial habanero al escribir, a cuatro manos con Diamint, el artículo “En Cuba, el unicornio azul se perdió, la Revolución también”, a raíz del surgimiento del denominado Movimiento San Isidro (MSI), aupado por la Embajada de Estados Unidos en La Habana, y los sucesos del 27 de noviembre del 2020 (27N), cuando personas con reclamos diversos —incluidas las empecinadas en abortar el proyecto político cubano y creadores dignos— se congregaron frente a la sede del Ministerio de Cultura (Mincult).

Justamente, el nombre de Yunior García cerraba la lista de participantes propuesta por un grupo erigido en voz de todos los reunidos en el Mincult, enviada el 3 de diciembre en un mensaje electrónico, calificado de “insolente” por ese ministerio, con la pretensión de “imponer, de modo unilateral, quiénes, con quién y para qué aceptarán dialogar”.

Luego del fallido MSI, del 27N y de las protestas del 11 de julio —García Aguilera organizó un intento de toma del Instituto Cubano de Radio y Televisión—, el director teatral se ha sumado a Archipiélago, un proyecto subversivo y de genes anexionistas, de cuyo Consejo Deliberativo forma parte, junto con el terrorista, radicado en la Florida, Orlando Gutiérrez-Boronat, quien ha solicitado a voz en cuello una intervención militar en Cuba, liderada por Estados Unidos.

Para no defraudar a sus mentores españoles y argentinos, el dramaturgo encabeza la convocatoria de la provocación del 15 de noviembre, en línea con la instrucción 167 del manual del “golpe suave”, de Gene Sharp: “‘Ataques’ no violentos: invasiones; se comienza con una marcha y se toma posesión pacífica de un lugar o un inmueble”.

En fin, este es el “Mesías” que nos convida a arrepentirnos, que nos convida a tanta mierda —como advertiría el poeta— y así darnos un rinconcito en sus altares.

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