CADAL, la ONG ossessionata da Cuba e finanziata dagli USA

Gustavo Veiga

CADAL è una fondazione ossessionata da Cuba e dalla caduta del suo modello socialista. Il suo attivismo è volto a promuovere il cosiddetto 15-N. Non si tratta di una ONG anticastrista con sede a Miami, né di una sorta in Spagna, paese dove, lunedì 15 novembre, si svolgeranno il maggior numero di atti contro il governo dell’isola. Opera da calle Basabilvaso 1350, a CABA, a un isolato da Plaza Retiro.

È un’organizzazione civile creata il 6 maggio 2003 durante la presidenza di Eduardo Duhalde che è cresciuta grazie a ingenti contributi finanziari USA. I suoi fondi, dichiarati dallo stesso Centro per l’Apertura e lo Sviluppo dell’America Latina (CADAL), sono stati pagati dal Dipartimento di Stato, dal NED, dal Red Atlas Network, dal Direttorio Democratico Cubano e da altre ONG con una visione unidirezionale del mondo: quello che apre gli occhi solo per vedere cosa succede nei paesi che non si sottomettono alle politiche di Washington.

Durante i suoi quasi 19 anni di esistenza, non ha cambiato quasi nulla nella sua ostinata predicazione anticubana. Nel 2012 – quando Página/12 ha pubblicato la prima nota su questa fondazione – aveva pubblicato sedici libri. Nove erano stati scritti con denunce contro L’Avana. Nel 2021 ha organizzato ventidue eventi virtuali, di cui quindici su Cuba. Il 21 gennaio hanno iniziato con uno intitolato: E’ la CELAC un organismo regionale creato per sostenere l’autoritarismo? CADAL si rispondeva: “Cioè, vale lo stesso una democrazia come quella del Costarica, Cile e Uruguay che un’autocrazia come quella del Venezuela e una dittatura a partito unico come Cuba”.

Hanno continuato a farsi domande, il 16 febbraio, in una seconda conferenza: “Sino a quando durerà la criminalizzazione della libertà di associazione, espressione e riunione a Cuba?” “Fino a quando i diritti fondamentali saranno considerati crimini a Cuba?” Il 7 aprile hanno convocato il forum “Cuba, un paese senza libertà di espressione”. Nei mesi successivi sono proseguiti con “Esperienze e sfide di raccolta dati a Cuba”; “Diaspore in America Latina: Cuba e Venezuela”; “La sinistra democratica ed i diritti umani a Cuba”. Neppure è stato assente il tema “La pandemia nelle società chiuse. I casi di Corea del Nord, Cuba e Guinea Equatoriale”, tra gli altri.

Piano in marcia

Sull’isola, hanno denunciato CADAL nel loro sistema di media pubblici. Il governo di Miguel Díaz Canel sa che esiste un piano in marcia per destabilizzarlo il 15-N in cui questa ONG, e altre dall’estero, svolgono un ruolo chiave. La fondazione ha nuove autorità e il consueto sostegno economico ottenuto sostanzialmente negli USA.

Il piano consiste nel ripetere e amplificare gli effetti delle marce dello scorso 11 luglio in diverse città cubane, con epicentro all’Avana. Queste proteste saranno accompagnate da diversi eventi in quasi cinquanta città di 23 paesi. Un piccolo numero di stati rispetto alle nazioni che ogni anno si pronunciano contro il blocco USA all’ONU. Nel 2021 ci sono stati 184 voti a favore di Cuba, due contrari (USA e Israele) e tre astenuti (Colombia, Brasile e Ucraina). La solidarietà internazionale con Cuba è inversamente proporzionale alla convocazione del 15-N.

CADAL, che secondo atti dell’Ispettorato Generale di Giustizia (IGJ) ha cambiato le sue autorità, il 23 aprile di quest’anno, in un’assemblea virtuale, è diventata quasi monotematica. Cuba e in misura minore Venezuela e Nicaragua sono gli oggetto di studio permanente di questa associazione civile. La sua dipendenza dagli USA non permette trovare troppi documenti o articoli del suo staff con commenti critici alla repressione contro il movimento Black Lives Matter, alle violazioni dei diritti umani che si commettono nelle sue strade o al razzismo irrespirabile delle sue forze di polizia.

Sul suo sito sono visibili solo due note sull’omicidio del giovane nero George Floyd. Una di queste è della sua presidentessa, Sybil Rhodes. Il crimine commesso dalla polizia di Minneapolis è stato un tema dominante della politica mondiale nel 2020. Ha segnato l’inizio delle mobilitazioni negli USA e in città come Parigi, Berlino, Amsterdam, Toronto e Sydney. L’11 aprile di quest’anno e di nuovo a Minneapolis, è stato assassinato il ventenne Daunte Wright. Non è stato per soffocamento come è successo con Floyd ma per un proiettile della polizia. Era anch’egli un giovane afroamericano. Ci sono state di nuovo proteste e repressione come risposta.

Rhodes, la massima autorità di CADAL, è una cittadina USA con un dottorato in Scienze Politiche dell’Università di Stanford che vive in Argentina. È accompagnata dalla vicepresidenza dalla giornalista e direttrice dell’Osservatorio per i Diritti Umani del Senato, Norma Morandini. Completano il Consiglio di Amministrazione il consulente Carlos Fara, l’avvocato Bernabé García Hamilton e l’ingegnere José Montaldo.

CADAL ha anche un comitato esecutivo. È diretto da Gabriel Constancio Salvia, uno dei suoi fondatori nel 2003. A lui piace definirsi un giornalista itinerante e attivista internazionale per i diritti umani. È il membro di più alto profilo, un attivista che si è recato a Cuba nel 2014 e gli è stato impedito l’ingresso quando cercava di boicottare il vertice CELAC con un forum parallelo. La sua predicazione contro Cuba coincide con gli attacchi contro il movimento per i diritti umani del nostro paese. Il 24 marzo 2020 si è chiesto: “Quanto sono difensori dei Diritti Umani le organizzazioni argentine”.

Questa condotta di doppio standard è molto comune nella fondazione. Non suole occuparsi della politica sanitaria di Jair Bolsonaro in Brasile, che ha causato, fino ad oggi, 609060 morti, né delle denunce contro il presidente per crimini contro l’umanità. L’ultima è stata meno di un mese fa davanti alla Corte Penale Internazionale (CPI). È stata realizzata dalla ONG austriaca AllRise. È la quarta accumulata dal politico di estrema destra per reati ambientali. Le molteplici violazioni dei diritti umani del suo regime militarizzato non entrerebbero in questa nota.

La lista delle morti causate dalle forze di sicurezza o parapolitiche dei paesi modello per CADAL (USA, Cile e Colombia) non ha troppo spazio nelle sue denunce. I massacri dello stato colombiano iniziarono nel 1928 con il cosiddetto Massacro delle bananiere. Il fatto è stato ritratto da Gabriel García Márquez in ‘Cent’anni di solitudine’. Uno sciopero dei lavoratori della United Fruit Company USA fu represso con l’esercito. Mai si è saputo il numero certo delle vittime. La storia è circolare. Oggi gli omicidi dei dirigenti sociali si contano a centinaia. Il governo di Iván Duque è tanto complice quanto inefficace nel fermarli.

Contributi

CADAL, entità che si dichiara favorevole allo sviluppo dell’America Latina, afferma che è finanziata da “fondazioni private, enti pubblici e ambasciate di paesi democratici. Riceviamo anche contributi da aziende e privati”. Nella sua lista di contributori, spicca il Bureau for Democracy, Human Rights and Labour (DRL), che opera all’interno del Dipartimento di Stato USA. Inoltre, la Red Atlas Network, che dispone di enormi risorse ed è stato presieduto, fino al 2017, su scala globale da un argentino, Alejandro Chafuen. Si tratta di un personaggio con una lunga storia nel mondo economico USA. Nel nostro paese ha lasciato la sua impronta nella liquidazione della società finanziaria Coimpro ed è stato condannato, nel 2005, dalla Camera Nazionale d’Appello nel Contenzioso Amministrativo Federale. Altri supporti di CADAL sono la Pan American Development Foundation (PADF) creata dall’OSA nel 1962; il Direttorio Democratico Cubano, una delle principali organizzazioni della diaspora; il National Endowment for Democracy (NED), un’iniziativa del governo di Ronald Reagan, nato nel 1983, e l’ineffabile Fondazione Ford.

(Pagina/12)


CADAL, la ONG obsesionada con Cuba y financiada por EE.UU.

Por Gustavo Veiga

Cadal es una fundación que está obsesionada con Cuba y la caída de su modelo socialista. Su activismo va dirigido a potenciar el llamado 15-N. No es una ONG anticastrista con sede en Miami, ni una surgida en España, el país donde se realizará la mayor cantidad de actos el lunes 15 de noviembre contra el gobierno de la isla. Opera desde la calle Basabilvaso 1350, en CABA, a una cuadra de Plaza Retiro. Es una organización civil creada el 6 de mayo de 2003 durante la presidencia de Eduardo Duhalde que creció gracias a considerables aportes económicos provenientes de Estados Unidos. Sus fondos, declarados por el propio Centro para la Apertura y el Desarrollo de América Latina (Cadal), han sido pagados por el Departamento de Estado, la NED, la Red Atlas Network, el Directorio Democrático Cubano y otras ONG con una visión unidireccional del mundo: la que abre los ojos solo para ver lo que ocurre en los países que no se someten a las políticas de Washington.

A lo largo de sus casi 19 años de existencia no cambió casi nada su obstinada prédica anticubana. En 2012 – cuando Página/12 publicó la primera nota sobre esta fundación – llevaba editados dieciséis libros. Nueve habían sido escritos con denuncias contra La Habana. En 2021 lleva organizados veintidós eventos virtuales, de los cuales quince fueron sobre Cuba. El 21 de enero arrancaron con uno titulado: ¿Es la Celac un organismo regional creado para avalar el autoritarismo? Cadal se respondía sola: “Es decir, vale igual una democracia como la de Costa Rica, Chile y Uruguay que una autocracia como la de Venezuela y una dictadura de partido único como Cuba”.

Siguieron haciéndose preguntas el 16 de febrero en una segunda conferencia: “¿Hasta cuándo la criminalización de la libertad de asociación, expresión y reunión en Cuba?” “¿Hasta cuándo los derechos fundamentales serán considerados delitos en Cuba?” El 7 de abril convocaron al foro “Cuba, un país sin libertad de expresión”. En meses sucesivos siguieron con “Experiencias y desafíos del relevamiento de datos en Cuba”; “Diásporas en América Latina: Cuba y Venezuela”; “La izquierda democrática y los derechos humanos en Cuba”. Tampoco estuvo ausente el tema “La pandemia en sociedades cerradas. Los casos de Corea del Norte, Cuba y Guinea Ecuatorial”, entre otros.

Plan en marcha

En la isla denunciaron a Cadal en su sistema público de medios. El gobierno de Miguel Díaz Canel sabe que hay un plan en marcha para desestabilizarlo el 15-N en el que juegan un rol clave esta ONG y varias más desde el exterior. La fundación tiene nuevas autoridades y el consabido respaldo económico obtenido básicamente en EE.UU.

El plan consiste en repetir y amplificar los efectos de las marchas del 11 de julio pasado en varias ciudades cubanas, con epicentro en La Habana. Esas protestas serán acompañadas por diferentes actos en casi medio centenar de ciudades de 23 países. Una reducida cantidad de Estados si se la compara con las naciones que se pronuncian cada año contra el bloqueo de EE.UU en la ONU. En 2021 fueron 184 votos a favor de Cuba, dos en contra (Estados Unidos e Israel) y tres abstenciones (Colombia, Brasil y Ucrania). La solidaridad internacional con Cuba es inversamente proporcional a la convocatoria del 15-N.

Cadal, que según registros de la Inspección General de Justicia (IGJ) cambió sus autoridades el 23 de abril de este año en una asamblea virtual, se volvió casi monotemática. Cuba y en menor medida Venezuela y Nicaragua, son los objetos de estudio permanente de esta asociación civil. Su dependencia de EE.UU no permite encontrar demasiados documentos o artículos de su staff con comentarios críticos a la represión contra el movimiento Black Lives Matter, las violaciones a los derechos humanos que se cometen en sus calles o el racismo irrespirable de sus fuerzas policiales.

En su sitio digital apenas son visibles dos notas sobre el asesinato del joven negro George Floyd. Una de ellas es de su presidenta, Sybil Rhodes. El crimen cometido por la policía de Minneapolis fue un tema dominante de la política mundial en 2020. Marcó el inicio de movilizaciones por todo EE.UU y en ciudades como París, Berlín, Ámsterdam, Toronto y Sidney. El 11 de abril de este año y otra vez en Minneapolis, fue asesinado Daunte Wright, de 20 años. No fue por asfixia como sucedió con Floyd y sí por un balazo policial. También era un joven afroamericano. Hubo protestas otra vez y represión como respuesta.

Rhodes, la máxima autoridad de Cadal, es una ciudadana estadounidense doctorada en Ciencia Política por la Universidad de Stanford que vive en la Argentina. La acompaña desde la vicepresidencia la periodista y directora del Observatorio de Derechos Humanos del Senado, Norma Morandini. El Consejo de Administración lo completan el consultor Carlos Fara, el abogado Bernabé García Hamilton y el ingeniero José Montaldo.

Cadal tiene además un comité ejecutivo. Lo dirige Gabriel Constancio Salvia, uno de sus fundadores en 2003. Le gusta definirse como periodista itinerante y activista internacional de DD.HH. Es el integrante de perfil más alto, un activista que viajó a Cuba en 2014 y se le impidió la entrada cuando intentaba boicotear la cumbre de la Celac con un foro paralelo. Su prédica contra Cuba coincide con ataques contra el movimiento de DD.HH de nuestro país. El 24 de marzo del 2020 se preguntó: “Qué tan defensoras de los Derechos Humanos son las organizaciones argentinas”.

Esa conducta de doble rasero es muy común en la fundación. No suele ocuparse de la política sanitaria de Jair Bolsonaro en Brasil que causó 609.060 muertos hasta hoy, ni de las denuncias contra el presidente por crímenes contra la humanidad. La última fue hace menos de un mes ante la Corte Penal Internacional (CPI). La realizó la ONG austríaca AllRise. Es la cuarta que acumula el político ultraderechista por delitos medioambientales. Las múltiples violaciones a los DD.HH de su régimen militarizado no entrarían en esta nota.

La lista de muertes provocadas por las fuerzas de seguridad o parapoliciales de países modélicos para Cadal (Estados Unidos, Chile y Colombia) no tiene demasiado espacio en sus denuncias. Las masacres del estado colombiano comenzaron en 1928 con la llamada Masacre de las bananeras. El hecho lo retrató Gabriel García Márquez en Cien años de soledad. Una huelga de los obreros de la United Fruit Company estadounidense fue sofocada con el ejército. Nunca se supo bien la cantidad de víctimas. La historia es circular. Hoy los asesinatos de líderes sociales se cuentan por centenares. El gobierno de Iván Duque es tan cómplice como ineficaz para frenarlos.

Aportes

Cadal, una entidad que se declara a favor del desarrollo de América Latina, dice que se financia con “fundaciones privadas, agencias públicas y embajadas de países democráticos. También recibimos contribuciones de empresas e individuos”. En su nómina de aportantes se destaca el Bureau por la Democracia, Derechos Humanos y Trabajo (DRL) que funciona dentro del Departamento de Estado de EE.UU. Además, la Red Atlas Network, que dispone de enormes recursos y fue presidida hasta 2017 a escala global por un argentino, Alejandro Chafuen. Se trata de un personaje con dilatada trayectoria en el mundo económico de EEUU. En nuestro país dejó su huella en la liquidación de la financiera Coimpro y fue condenado en 2005 por la Cámara Nacional de Apelaciones en lo Contencioso Administrativo Federal. Otros apoyos de Cadal son la Fundación Panamericana para el Desarrollo (PADF, por sus siglas en inglés) creada por la OEA en 1962; el Directorio Democrático Cubano, una de las principales organizaciones de la diáspora; el Fondo Nacional para la Democracia (NED), una iniciativa del gobierno de Ronald Reagan que nació en 1983 y la inefable Fundación Ford.

(Página 12)

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.