I lacchè di Washington e le elezioni in Venezuela

Verbena Córdula, Orinoco Tribune 27 novembre 2021

Nonostante osservatori internazionali indipendenti abbiano confermato e rivelato che le elezioni svoltesi in Venezuela sono state esemplari, la dirigenza insiste nel stigmatizzare il paese bolivariano con articoli che cercano di gettare sospetti sul processo elettorale nel paese. È davvero deplorevole come certi gruppi pensino di possedere il mondo e vogliano imporre la loro visione del mondo, anche se danneggiano milioni di persone, come nel caso della popolazione venezuelana, che per anni è stata sacrificata all’arroganza di chi non sopporta lotta, coraggio e confronto di un governo e di un popolo che non accettano la sottomissione.

I lacchè di Washington

La prima questione che va notata è il fatto che, in quanto Paese sovrano, la presenza di osservatori internazionali sul territorio venezuelano per monitorare il processo elettorale è un oltraggio. A prescindere da eventuali problemi, né Unione europea né Stati Uniti o Regno Unito dovrebbero interferire negli affari interni di uno Stato sovrano. Il popolo venezuelano non è incapace, non ha bisogno di tutela, e quindi la sola presenza di osservatori dimostra già grave arroganza, un complesso di superiorità del Nord sul Sud. Ma, naturalmente, capiamo perché ciò accade, dato che la gente anglosassone si è sempre considerata “migliore”, come chi “porta la civiltà alla barbarie”. I lacchè di Washington, Bruxelles e Londra hanno la missione di creare e spacciare narrazioni che mettano in discussione la legittimità dei processi elettorali svolti sul territorio venezuelano, al fine di legittimare il rimprovero all’amministrazione di Maduro (lo stesso facevano con Hugo Chávez), perché, nonostante i tentativi di golpe che sostennero, non ebbero gli effetti sperati (vedi 2002 e, più recentemente, il riconoscimento di Guaidó come presidente). Nonostante tutti i tentativi di rovesciare un governo legittimamente eletto, Maduro resiste e dimostra, nelle ultime elezioni, che l’opposizione non ha la forza di rimuoverlo dal potere dalle urne. Lo dimostrano i risultati elettorali. Gli osservatori indipendenti che si trovavano nel Paese il 21, a differenza della Commissione inviata dall’UE, non riscontravano irregolarità; al contrario, elogiavano il processo, in particolare il comportamento del Consiglio elettorale nazionale (CNE).

Anjuli Tostes Faria Melo, osservatore internazionale dell’Associazione brasiliana dei giuristi per la democrazia, affermava che “le garanzie elettorali sono state rispettate in modo pieno e trasparente”. Inoltre, l’opposizione ammise la propria incompetenza, attraverso Capriles, che attribuiva la sconfitta dell’opposizione a “mancanza di unità”. Pertanto, le narrazioni di Bruxelles e Londra mostrano che l’intenzione è, in realtà, continuare a destabilizzare il Paese sudamericano, appropriandosi di oltre un miliardo di dollari in oro venezuelano detenuto nella English Bank (la banca centrale britannica); o anche sostenendo un “capo illegale e illegittimo”, come Juan Guaidó che, con la falsa tesi di voler liberare il popolo venezuelano da una presunta “tirannia”, si appropria delle risorse pubbliche dello Stato venezuelano senza alcuna supervisione e/o ispezione, poiché al servizio degli Stati Uniti.

Intanto i governi di Cile e Colombia, ad esempio, commettono atrocità contro l’opposizione che manifesta. In Colombia, diversi omicidi colpivano i leader sociali che lavorano per la pace, il recupero della terra e i diritti umani. Mentre ciò accade, non vediamo alcuna azione da Bruxelles e da Londra. Questo è logico, perché Duque è un alleato di Washington.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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