Assange: gli USA cercano vendetta

Il 10 dicembre, Giorno Internazionale dei Diritti  Umani, la notizia della probabile estradizione negli USA del fondatore e ex direttore di WikiLeaks, Julian Assange, ha percorso con forza tutto il mondo.

In Twitter, il membro del Burò Politico del Partito Comunista di Cuba e ministro delle  Relazioni Estere, Bruno Rodríguez Parrilla, ha pubblicato che con la persecuzione  contro Assange: «Gli Stati Uniti cercano la vendetta e il castigo per le rivelazioni sui loro crimini di guerra e le loro pratiche d’ingerenza».

«Pretendono di dare una lezione a tutti quelli che denunciano la loro condotta criminale, cosa che avrebbe gravi conseguenze per il giornalismo e la libertà d’espressione», ha aggiunto il Cancelliere cubano.

Il Tribunale d’Appello dell’Inghilterra ha approvato l’estradizione del fondatore ed ex direttore di WikiLeaks, Julian Assange, agli USA.

Il cittadino australiano affronta un possibile ergastolo se sarà dichiarato colpevole in un tribunale degli USA dell’ accusa di spionaggio.

Gli USA hanno appena vinto il ricorso quando i giudici di questo tribunale hanno concluso che il Governo statunitense ha offerto garanzie sufficienti  che Assange riceverà un trattamento adeguato per proteggere la sua salute mentale, stabilendo che lo si può esportare.

Il magistrato Timothy Holroyde ha indicato che il caso ora sarà rimandato alla giudice della prima istanza Vanessa Baraitser, che il 4 gennaio aveva negato la consegna di Assange, perche a sua volta rimetta il caso alla ministro degli Interni, Priti Patel, con il fine dell’ordine d’estradizione.

Holroyde ha disposto anche che  Assange, di 50 anni resterà detenuto nel carcere d’alta sicurezza londinese di Belmarsh, dov’è rinchiuso in detenzione preventiva sino al termine di questo processo che può ancora essere impugnato  dalla difesa, ha informato l’agenzia  Rusia Today.

Durante il processo del 27 e il 28 ottobre, il pubblico ministero  James Lewis, in Rappresentazione della Giustizia  statunitense, ha garantito cge se sarà estradato, il giornalista non sarà sottoposto a misure amministrative speciali  (SAM, in inglese), come il veto del visite o della corrispondenza nè prima del processo ne se sarà condannato e che non lo metteranno  nel carcere ADX Florence -di super massima sicurezza- in Colorado, a meno che non faccia qualcosa per meritarlo.

Inoltre Washington ha promesso che sino a quando sarà sotto custodia, Assange riceverà il trattamento psicologico adeguato e nel caso della condanna potrebbe scontarla nel suo paese natale, l’Australia.

Gli  USA reclamano l’australiano per processarlo per 18 accuse di spionaggio e intrusione informatica, dopo le rivelazioni del portale WikiLeaks, che tra le altre cose ha informato sugli abusi statunitensi nelle guerre dell’Iraq e dell’Afganistan, ha informato l’agenzia EFE.

Secondo la difesa, le accuse che potrebbero sommare sino a 175 anni di carcere  sono politicamente motivate e se ci sarà la condanna, sarà un precedente catastrofico per la libertà di stampa.

Nel gennaio scorso un tribunale inferiore aveva stabilito che il fondatore di WikiLeaks,

Julian Assange, non doveva  essere estradato per il rischio di un possibile suicidio nelle prigioni  degli USA, ha indicato  Sputnik.

Ora  il Tribunale d’Appello ha annullato questa decisione, ma  la difesa dell’attivista può ancora presentare l’appello per il verdetto, presentando un ricorso.

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