Vivere col sole in faccia

Invece di quel verso profetico avrebbe potuto scrivere  «vivrò con il sole in faccia» e il vaticinio si sarebbe compiuto ugualmente.

Forse con una forza maggiore, perchè quel 19 maggio nel quale ogni uomo per bene conserva il ricordo nefasto della morte di Martí, l’Apostolo dell’ indipendenza di Cuba si eleva a una dimensione impalpabile  dove non possono giungere questi poteri definitivi.

Il primo che fece quello che il suo verbo aveva prescritto fu leale a quanto consacrato per essere buono e fu felice.

Con l’acutezza della sua penna scrisse versi appassionati e con filo d’intelletto patriottico denunciò disegni mostruosi e aperse gli occhi a Nuestra America.

Amò la semplicità, il sublime come scorciatoia per toccare la grandezza. Niente fu più urgente che offrirsi agli altri. Vive l’anima dandosi, disse e dandosi alle grandi cause e la sua gli fu estranea.
Con le sue azioni difese quello che voleva fosse l’umanità Mai, come nel suo stesso itinerario, fu più percettibile della sua sentenza: «Per meraviglioso compenso della natura, quello che si dà, cresce».

Martí, che visse per dedicarsi , è monte ed è somma. Il figlio appassionato, il caloroso fratello, il padre amatissimo, l’amico prezioso, il rivoluzionario,  il giornalista, il diplomatico, l’oratore, il narratore, il poeta, l’antimperialista, l’innamorato, il patriota, il soldato che,  morto lottando per la libertà di Cuba 127 anni fa a Dos Ríos, non è morto quel giorno che la storia raccoglie come tale tra le sue date.

Spirare non è sempre morire. Morire è a volte crescere.

Era già tardi perchè la sua morte fosse assoluta.

I suoi ideali di giustizia già stavano andando per il mondo, inarrestabili, tra i poveri della terra.


Quando l’ Apostolo crebbe, immortale

Dos Ríos ci ricorda che lì abita, in realtà sopravvissuto, un uomo più immenso del suo tempo. Un Martí che nel presente del suo popolo cavalca ancora al fronte di ogni combattimenti attuale.

Il 19 maggio Cuba ha perso uno dei suoi figli migliori

 

Il 19 maggio 1895 fu un giorno fatidico per l’indipendenza cubana. La caduta di José Martí in combattimento fu una delle più grandi ferite subite dalla patria, che quel giorno perse il più universale dei suoi figli.

Martí stava viaggiando con Máximo Gómez nella parte orientale dell’isola. Entrambi erano sbarcati a Playita de Cajobabo l’11 aprile per unirsi alla guerra che era ripresa il 24 febbraio di quell’anno. Quando il 5 maggio si incontrarono con Antonio Maceo a La Mejorana, Maceo sottolineò che Martí avrebbe dovuto tornare in emigrazione per assumere funzioni politiche e diplomatiche. In quella riunione, sebbene il fondatore del Partito Rivoluzionario Cubano fosse riconosciuto come il più grande leader politico del movimento indipendentista, si insistette affinché non rimanesse nel teatro delle operazioni.

Da parte sua, l’apostolo era riluttante a farlo. Dopo lo scambio, fu raggiunto un compromesso: avrebbe ricevuto il battesimo del fuoco e partecipato all’organizzazione istituzionale della Rivoluzione, dopodiché avrebbe lasciato il Paese per assumere incarichi all’estero. Il suo senso dell’onore gli impedì di ritirarsi completamente dalla guerra come se stesse fuggendo dai suoi rischi; inoltre, durante i preparativi, gli avversari lo criticarono per essere l’ideologo della guerra senza avervi preso parte.

Accampato a Dos Rios, il 19 maggio Gómez fu avvertito dell’avvicinarsi di una truppa spagnola. A guidarla era il colonnello Ximénez de Sandoval. Il Generalissimo organizzò immediatamente il combattimento e ordinò a Martí di non prendervi parte. Ma l’uomo dell’Età dell’Oro, che poco prima aveva pronunciato un’arringa infuocata alle truppe, ignorò le istruzioni del veterano Mambi. Esortò Ángel de la Guardia, un giovane insurrezionalista appena arrivato nel campo, a unirsi all’operazione.

Cavalcarono verso il luogo dello scontro poco prima che un avamposto nemico colpisse il cavallo di Angel e l’Apostolo, colpito da tre colpi. Il suo compagno ha lottò per recuperarne il corpo. Venuto a conoscenza dell’incidente mortale, anche Gómez si adoperò in tal senso. Ma non ci riuscirono. Quel giorno i soldati ispanici presero il corpo di Martí; portarono con sé l’anima della rivoluzione.

Fonte: CubaSi

Traduzione: italiacuba.it

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