Confessioni dell’USAID: nuova fase di pressione ed ingerenza contro il Venezuela

Misión Verdad (misionverdad.com)

Lo scorso 15 settembre Marcela Escobari, attuale amministratore assistente per l’America Latina e i Caraibi dell’Agenzia USA per lo Sviluppo Internazionale (USAID), ha offerto una testimonianza davanti alla Commissione per le Relazioni Estere del Senato USA, in cui ha valutato la politica di Washington  verso il Venezuela, più precisamente, quella di quell’agenzia.

Come sappiamo, l’USAID, attraverso programmi di sostegno finanziario e formazione, fa parte dell’apparato interventista USA e da diversi anni influenza gli affari interni del Venezuela, con sempre meno discrezione.

Il punto di maggior rilevanza della testimonianza di Escobari è quello che mostra le azioni che l’agenzia intraprenderà d’ora in poi, visto il fallimento dell’operazione Guaidó, da un lato, e i passi che ha intrapreso il governo venezuelano per ristabilire l‘ordine politico e ottenere sollievo nel settore economico, anche nel mezzo delle misure coercitive unilaterali.

Prima di ciò, Escobari ha presentato i motivi per cui, secondo USAID, il governo USA deve continuare a finanziare azioni di ingerenza “umanitaria” in Venezuela. Naturalmente, i dati o sono ben arbitrari (avvalendosi del proprio sistema di fonti) o sono tratti fuori dal contesto, ma conoscere i più importanti ci darà una miglior visione degli elementi che continueranno ad essere sfruttati come narrativa contro il paese.

CAMPAGNE DI MENZOGNE PER GIUSTIFICARE IL PASSO SUCCESSIVO

 

Il primo riguarda l’attuale situazione economica. L’USAID cerca di minare i progressi compiuti dallo Stato venezuelano su questo tema, che si sono visti riflessi in una parziale stabilità del tasso di cambio, nella ripresa dell’attività commerciale e nell’eradicazione dell’iperinflazione.

Secondo il FMI, l’economia venezuelana si è ridotta da $ 352,2 miliardi, nel 2012, a $ 46,5 miliardi nel 2021, con un calo dell’86,8%. Persino se l’economia dovesse crescere secondo la stima del regime del 10% nel 2022 – e questo è poco probabile – il calo continuerebbe ad essere dell’85,5%.

La parte che abbiamo citato sopra utilizza i dati del FMI (‘organismo che si è rifiutato di concedere al Venezuela 5 miliardi di dollari in diritti speciali di prelievo che sarebbero stati utilizzati per far fronte alla pandemia e che ha legittimato, fin dall’inizio, il tasso del dollaro contro il bolívar nel mercato parallelo illegale) per sottolineare l’idea che il Venezuela non sta attraversando alcuna ripresa economica e che è necessario “un intervento”.

Un’affermazione facile da smontare, dal momento che ci sono sufficienti dati di organismi indipendenti che supportano la tesi che le mal chiamate “sanzioni” emesse dagli USA, e anche dall’Unione Europea, hanno minato l’economia venezuelana e colpito la situazione umanitaria, soprattutto riguardo alimentazione e salute. Il rapporto della relatrice speciale dell’ONU, Alena Douhan, è uno di questi. Le conclusioni sulla situazione in Venezuela sono state presentate dopo aver interloquito con attori istituzionali e di vari settori politici.

Un altro tema che tocca la valutazione dell’USAID è quello migratorio. Espone cifre sproporzionate sulla migrazione venezuelana (e non menziona nulla del sempre più crescente afflusso di venezuelani che tornano nel Paese) e, sfruttando il contesto della guerra in Ucraina, fa un confronto che manipola entrambi i casi di migrazione e pone come più urgente il venezuelano. Qualcosa di simile è stato fatto dall’antichavismo con la Siria. David Smolansky, dirigente del partito Voluntad Popular, fa sempre paragoni che cercano di esagerare la situazione migratoria in Venezuela.

Ricordiamo chi, l’amministrazione Biden, ha messo a capo diell’USAID. Samantha Power, prima promotrice dell’intervento militare in Libia e della interpretazione più violenta della dottrina R2P (responsabilità di proteggere), ha aggiunto nuovi ingredienti alla narrazione della diaspora venezuelana, che includono lo sfruttamento mediatico del passaggio dei migranti attraverso la Selva de Darién, tra Colombia e Panama, e Río Bravo, tra Messico e USA, per mantenere in vita quella storia. Pertanto, non sorprende che uno dei topici nella valutazione di Escobari sul Venezuela si incentri sulla presunta crisi migratoria.

Da ultimo si dedica un paragrafo alla consueta delegittimazione delle istituzioni venezuelane, accusando il governo Maduro di “corruzione, censura e coercizione”. L’enfasi è posta sulle presunte persecuzioni e arresti politici, ed è supportato dai criticati rapporti dell’OSA e della Missione “Indipendente” per  la Determinazione dei Fatti in Venezuela dell’ONU, nonché di autoproclamati difensori dei diritti umani che molte volte ricevono finanziamenti dalla stessa USAID.

Il Governo venezuelano ha fornito tutti gli strumenti affinché la Corte Penale Internazionale (CPI) possa determinare la situazione dei diritti umani in Venezuela, ha persino ottenuto che l’istituzione apra un ufficio a Caracas per approfondire il legame.

Allo stesso modo, dal 2019 ha implementato meccanismi di cooperazione e assistenza tecnica con l’Ufficio dell’Alto Commissario ONU per i Diritti Umani e gli ha permesso di svolgere il suo lavoro in totale libertà.

I rapporti che sono scaturiti da entrambe le articolazioni contrastano con la campagna di menzogne ​​che mirano a criminalizzare il Venezuela e con i rapporti pubblicati dall’ex Alto Commissario ONU, Michel Bachelet, prima di lavorare in coordinamento con il governo venezuelano.

LA ROADMAP E ALCUNI SCENARI

 

L’ultima parte del documento è la più preziosa (“sostegno alla transizione democratica”), come dicevamo all’inizio, poiché espone le principali caratteristiche del piano USAID in Venezuela. Si riferisce a “tre aree per promuovere l’unità dell’opposizione e far pressione per migliorare le condizioni elettorali”. Lì dice che continuerà a sostenere il “governo ad interim”, ma che sosterrà anche l’iniziativa delle primarie elettorali per la successiva partecipazione alle elezioni presidenziali.

L’USAID sta ammettendo apertamente che appoggerà la formazione di un candidato anti-chavismo affinché si candidi alle elezioni che, dall’inizio, ha definito “elezioni non libere”. A questo punto del gioco politico, sappiamo che quando dice “appoggiare” intende adeguarne uno che segua i requisiti della Casa Bianca.

In questo senso, l’agenzia esprime l’intenzione di finanziare i media e le ONG che vogliono fungere da piattaforma per dare maggiore concretezza al tema della “crisi migratoria” e della “violazione dei diritti umani”.

Questo non è qualcosa che l’ USAID non abbia mai provato prima. Da due decenni, ogni campagna elettorale in Venezuela è stata accompagnata da milioni di dollari, forniti dall’agenzia USA ai media e ONG, per rafforzare i candidati anti-chavismo o alimentare la storia di “frodi elettorali”, come lo richieda il caso. Nel 2021, ad esempio, è stato creato un nuovo strumento d’ingerenza straniera (Monitor Venezuela) con l’Università Cattolica Andrés Bello (UCAB), il Sindacato Nazionale dei Lavoratori della Stampa (SNTP) e l’Associazione Civile Súmate, il cui scopo era cospirare e disinformare sulle elezioni regionali e comunali.

 Un altro precedente da notare: nel contesto del colpo di stato del 2002, l’USAID ha iniziato a finanziare un progetto per sostenere i gruppi di opposizione in Venezuela con il pretesto di promuovere la democrazia. L’agenzia non ha nemmeno cercato di nascondere che si trattava di un programma di cambio di regime, è stato soprannominato “Oficina de Iniciativas de Transición (OTI)”. Guaidó ha anche operato con l’aiuto di quell’ufficio.

Il governo USA sta riadattando la sua strategia di fronte al nuovo scenario venezuelano. Il documento USAID ne è un segno, così come la partecipazione di alcuni presidenti della regione latinoamericana ai dibattiti della 77a sessione dell’Assemblea Generale ONU. Influenzati dal loro rapporto con gli USA, Jair Bolsonaro (Brasile) e Gabriel Boric (Cile) hanno sfruttato il tema della migrazione venezuelana, mentre Mario Abdo Benítez (Paraguay) ha parlato di condurre un’indagine sulla presunta violazione dei diritti umani in Venezuela. .

Rafforzare la manipolazione percettiva contro il Paese, attraverso la migrazione venezuelana e i diritti umani, potrebbe anche servire come scusa al governo USA per sabotare il dialogo politico, il che ritarderebbe le sessioni di dialogo tra governo e opposizione in Messico. Ciò sarebbe utile per continuare a colpire l’economia venezuelana, che a malapena mostra primi segnali di ripresa. In questo modo, ci sarebbe un ambiente più favorevole per produrre un nuovo consenso e  percezione sul dossier Venezuela.

Sono molti gli scenari possibili in questa riedizione dell’agenda di pressione contro il Venezuela, e l’urgenza e la disperazione sono maggiori, dato che il Paese, contro ogni previsione, è riuscito a rispondere ed uscire bene dalla guerra non convenzionale contro di esso.


CONFESIONES DE LA USAID: NUEVA ETAPA DE PRESIÓN E INJERENCIA CONTRA VENEZUELA

El pasado 15 de septiembre, Marcela Escobari, actual administradora asistente para América Latina y el Caribe de la Agencia de los Estados Unidos para el Desarrollo Internacional (USAID), ofreció un testimonio ante la Comisión de Relaciones Exteriores del Senado estadounidense, en el que evalúa la política de Washington hacia Venezuela, más específicamente, la de esa agencia.

Como sabemos, la USAID, mediante programas de apoyo financiero y entrenamiento, forma parte del aparato intervencionista de Estados Unidos y tiene varios años influyendo en los asuntos internos de Venezuela, cada vez con menos discreción.

El punto de mayor relevancia en el testimonio de Escobari es el que muestra las acciones que tomará la agencia de ahora en adelante, en vista del fracaso de la operación Guaidó, por un lado, y de los pasos que ha dado el gobierno venezolano para restablecer el orden político y conseguir alivio en el sector económico, aún en en medio de las medidas coercitivas unilaterales.

Antes de eso, Escobari hace una exposición de los motivos por los que, según la USAID, el gobierno estadounidense debe continuar financiando acciones de injerencia “humanitaria” en Venezuela. Por supuesto, los datos o bien son arbitrarios (valiéndose de su propio sistema de fuentes) o están sacados de contexto, pero conocer los más importantes nos dará una mejor visión sobre los elementos que seguirán siendo explotados como narrativa en contra del país.

CAMPAÑAS DE MENTIRAS PARA JUSTIFICAR EL PASO SIGUIENTE

El primero de ellos aborda la situación económica actual. La USAID trata de desmeritar los avances del Estado venezolano en este tema, que se han visto reflejados en una parcial estabilidad del tipo de cambio, en la recuperación de la actividad comercial y en la erradicación de la hiperinflación.

Según el FMI, la economía de Venezuela se contrajo de 352,2 mil millones de dólares en 2012 a 46,5 mil millones de dólares en 2021, un descenso del 86,8%. Incluso si la economía creciera en la estimación del régimen del 10% en 2022 -y eso es poco probable- el declive seguiría siendo del 85,5%.

La parte que citamos arriba utiliza los datos del FMI (organismo que se negó a entregar a Venezuela 5 mil millones de dólares en derechos especiales de giro que se iban a usar en el abordaje de la pandemia y que ha legitimado, desde el principio, la tasa del dólar respecto al bolívar en el mercado paralelo ilegal) para subrayar la idea de que Venezuela no está atravesando ninguna recuperación económica y que la “intervención” es necesaria.

Una afirmación que es fácil de desmontar, pues hay suficiente datos de organismos independientes que respaldan la tesis de que las mal llamada “sanciones” emitidas por Estados Unidos, y también de la Unión Europea, han socavado la economía venezolana y afectado la situación humanitaria, especialmente respecto a la alimentación y la salud. El informe de la relatora especial de la ONU, Alena Douhan, es uno de ellos. Las conclusiones sobre la situación en Venezuela fueron presentadas después de entrevistarse con actores institucionales y de varios sectores políticos.

Otro tema que toca la evaluación de la USAID es el migratorio. Expone cifras desproporcionadas sobre la migración venezolana (y no menciona nada sobre la cada vez más creciente afluencia de venezolanos que regresan al país) y, aprovechando el contexto de la guerra en Ucrania, hace una comparación que manipula ambos casos de migración y pone como más urgente el venezolano. Algo similar ha hecho el antichavismo con Siria. David Smolansky, dirigente del partido Voluntad Popular, siempre hace comparaciones que buscan exagerar la situación migratoria en Venezuela.

Recordemos a quien puso la administración Biden a cargo de la USAID. Samantha Power, primera promotora de la intervención militar en Libia y de la interpretación más violenta de la doctrina R2P (responsabilidad de proteger) ha anexado nuevos ingredientes a la narrativa de la diaspora venezolana, que incluyen la explotación mediática de los pasos de migrantes por la Selva de Darién, entre Colombia y Panamá, y Río Bravo, entre México y Estados Unidos, para mantener con vida ese relato. Por lo tanto, no es extraño que uno de los tópicos en la evaluación de Escobari sobre Venezuela se afinque en la supuesta crisis migratoria.

Por último, se dedican un párrafo a la habitual desligitimación de las instituciones venezolanas, acusando al gobierno de Maduro de “corrupción, censura y coerción”. El énfasis está puesto en la supuesta persecución y arrestos políticos, y es respaldado con los cuestionados informes de la OEA y la Misión “Independiente” de Determinación de los Hechos en Venezuela de la ONU, así como de autonombrados defensores de derechos humanos que muchas veces reciben financiamiento de la propia USAID.

El Gobierno venezolano ha facilitado todas las herramientas para que la Corte Penal Internacional (CPI) pueda determinar la situación de los derechos humanos en Venezuela, incluso ha conseguido que la institución abra una oficina en Caracas para profundizar el enlace.

Así mismo, desde 2019 ha puesto en práctica mecanismos de cooperación y asistencia técnica con la Oficina del Alto Comisionado de las Naciones Unidas para los Derechos Humanos y le ha permitido realizar sus labores con total libertad.

Los reportes que han resultado de ambas articulaciones contrastan con la campaña de mentiras que pretenden criminalizar a Venezuela y con los informes que publicó la ex Alta Comisionada de la ONU, Michel Bachelet, antes de trabajar en coordinación con el gobierno venezolano.

LA HOJA DE RUTA Y ALGUNOS ESCENARIOS

La última parte del documento es la más valiosa (“apoyo a la transición democrática”), como dijimos al principio, ya que expone las principales características del plan de la USAID en Venezuela. Se refiere a “tres áreas para promover la unidad de la oposición y presionar para mejorar las  condiciones electorales”. Allí dice que seguirá apoyando al “gobierno interino”, pero que también apoyará la iniciativa de unas primarias electorales para la posterior participación en las presidenciales.

La USAID está admitiendo abiertamente que apoyará la formación de un candidato en el antichavismo para que se postule en unas elecciones que desde el principio llama “elecciones no libres”. A estas alturas del juego político, sabemos que cuando dice “apoyar” se refiere a ajustar uno que siga los requisitos de la Casa Blanca.

En ese sentido, la agencia manifiesta la intención de financiar a los medios de comunicación y ONG’s que quieran servir de plataforma para darle mayor cuerpo al tema de la “crisis migratoria” y de la “violación de derechos humanos”.

No se trata de algo que la USAID no haya intentado anteriormente. Desde hace dos décadas, cada campaña electoral en Venezuela ha sido acompañada con millones de dolares, facilitados por la agencia estadounidense a medios y ONG, para fortalecer los candidatos del antichavismo o alimentar el relato de “fraude electoral”, según lo requiera el caso. En 2021, por ejemplo, fue creado un nuevo recurso de injerencia extranjera (Monitor Venezuela), con la Universidad Católica Andrés Bello (UCAB), el Sindicato Nacional de Trabajadores de la Prensa (SNTP) y la Asociación Civil Súmate, cuyo fin era conspirar y desinformar en torno a las elecciones regionales y municipales. 

Otro precedente que habría que destacar: en el contexto del golpe de Estado de 2002, la USAID comenzó a financiar un proyecto para apoyar a los grupos de oposición en Venezuela bajo el pretexto de la promoción de la democracia. La agencia ni siquiera trató de ocultar que se trataba de un programa de cambio de régimen, fue bautizado como “Oficina de Iniciativas de Transición (OTI)”. Guaidó también operó con ayuda de esa oficina.

El Gobierno estadounidense está reajustando su estrategia frente al nuevo panorama venezolano. El documento de la USAID es una señal, al igual que lo es la participación de algunos presidentes de la región latinoamérica durante los debates de la 77° sesión de la Asamblea General de las Naciones Unidas. Influenciados por su relación con Estados Unidos, Jair Bolsonaro (Brasil) y Gabriel Boric (Chile) explotaron el tema de la migración venezolana, mientras que Mario Abdo Benítez (Paraguay) habló de liderar una investigación sobre la presunta violación de los derechos humanos en Venezuela.

Reforzar la manipulación perceptiva contra el país, vía migración venezolana y derechos humanos, también podría servirle de excusa al Gobierno estadounidense para sabotear el diálogo político, lo que postergaría las sesiones de diálogo entre gobierno y oposición en México. Esto sería útil para seguir golpeando la economía venezolana, que apenas da signos prematuros de recuperación. De ese modo, habría un ambiente más favorable para producir un nuevo consenso y percepción sobre el expediente Venezuela.

Son muchos los escenarios posibles en esta reedición de la agenda de presión contra Venezuela, y la urgencia y desesperación es mayor, en vista de que el país, contra todo pronóstico, ha conseguido responder y salir bien parado de la guerra no convencional en su contra.

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