La farsa Guaidò sembra giunta alla battute finali con la marionetta golpista ormai scaricata anche in quel di Washington.
La fine della presunta presidenza ad interim dell’ex deputato Juan Guaidó avverrà nel gennaio 2023, hanno dichiarato separatamente alla CNN due fonti vicine all’opposizione venezuelana.
In particolare, secondo i media citati, una delle fonti ha assicurato che “gli Stati Uniti hanno intenzione di rimuovere il loro riconoscimento come presidente ad interim a gennaio, quando inizierà una nuova sessione legislativa”. L’altro ha confermato in un articolo pubblicato giovedì dal Financial Times sulla fine dell'”interim”.
Si tratta di una mossa “negoziata per molto tempo”, ha detto una delle persone citate dalla CNN.
Il Financial Times riporta che i partiti di opposizione “stanno discutendo un piano per porre fine al loro ‘governo provvisorio’ e abbandonare la pretesa di Juan Guaidó – assolutamente campata in aria e quantomeno fantasiosa – di essere il leader legittimo del Paese”.
Secondo una fonte citata dal FT, Primero Justicia, Acción Democrática e Un Nuevo Tiempo (partiti della Piattaforma Unitaria) “hanno appoggiato la misura e ottenuto la maggioranza dei voti per farla passare”.
“Non siamo d’accordo. Pensiamo che sarebbe una decisione infelice che implica il riconoscimento di Maduro”, ha dichiarato il latitante della giustizia venezuelana riparato in Spagna per sfuggire alle autorità di Caracas che gli chiedono conto delle sue azioni golpiste.
Nel 2019, Guaidó si è proclamato “presidente ad interim” del Venezuela in una piazza pubblica di Caracas e ha avuto l’appoggio di alcuni governi di destra, tra cui quello degli Stati Uniti (allora presieduto da Donald Trump).
Nei fatti però il potere è rimasto saldamente nelle mani dell’unico e legittimo presidente Nicolas Maduro. Tanto è vero che quando Biden ha deciso di inviare una delegazione a Caracas per negoziare su sanzioni e petrolio venezuelano – tra le altre cose – questa ha discusso con Maduro e non con quella barzelletta della storia che risponde al nome di Juan Guaidò.
La notizia è confermata l’ex procuratore José Ignacio Hernández. “La maggioranza dell’opposizione venezuelana rappresentata nell’AN ha deciso di autoestinguersi il 5-1-23, il che segnerà la fine del governo provvisorio”, ha scritto sul suo account Twitter.
Hernández sostiene che il presidente Nicolas Maduro, “senza negoziare nulla, sarà in una posizione imbattibile per rivendicare beni stranieri per circa 16 miliardi di dollari”.
La mayoría de la oposición venezolana representada en la AN decidió auto-extinguirse el 5.1.23, lo que marcará el fin del Gobierno Interino. Maduro, sin negociar nada, estará en inmejorable posición de reclamar activos externos por aproximadamente 16.000 millones de dólares. https://t.co/iXLwy33BID
— Jose Ignacio Hernández G. (@ignandez) October 21, 2022
Due fonti vicine all’opposizione, come abbiamo visto, hanno commentato alla CNN la fine dell’interim entro la data citata. Uno di loro ha affermato che l’amministrazione di Joe Biden intende rimuovere il “riconoscimento” di Guaidó a gennaio, quando inizierà la nuova sessione legislativa. L’altro ha confermato la veridicità dell’articolo pubblicato dal Financial Times che annunciava l’imminente fine dell'”interim”.
Hernández, precisamente, ha rilasciato la seguente dichiarazione al Financial Times: “Questa non dovrebbe essere un’esclusiva: lo scioglimento del governo provvisorio è stato deciso nel gennaio 2022 (e pianificato da alcune fazioni dell’opposizione almeno dal 2020)”.
This shouldn’t be an exclusive: the wind up of the interim government was decided on January 2022 (and planned by some opposition’s factions since, at least, 2020). https://t.co/aEPCxDwyRY
— Jose Ignacio Hernández G. (@ignandez) October 21, 2022
La CNN ha affermato di aver chiesto un commento in proposito a Guaidó e di essere in attesa di una risposta.
“Il possibile cambiamento dello status di Guaidó arriva proprio mentre la coalizione di opposizione stabilisce le regole per la selezione del candidato unitario che concorrerà alle prossime elezioni presidenziali del 2024”, ha riferito la CNN.
Intanto dal Brasile giunge un nuovo attacco a Guaidò da parte di Lula, l’ex presidente favorito nei sondaggi contro Bolsonaro, uno dei pochi rimasti a cercare di portare avanti la farsa Guaidò.
Lula ha affermato che Juan Guaidó “non è più nulla” in Venezuela mentre Bolsonaro continua a riconoscerlo come “presidente ad interim”.
“È incredibile che l’ambasciatore del Venezuela” in Brasile “sia l’ambasciatore nominato da Guaidó (…) che “non rappresenta il Venezuela, né Guaidó, che non è più nulla in Venezuela”, ha detto Lula in una conferenza stampa da Rio de Janeiro secondo quanto riporta EFE.
Nel suo commento, il leader della sinistra ha alluso a Maria Teresa Belandria, che è apparsa in compagnia di Bolsonaro mentre questi si scusava per aver accusato ragazze venezuelane di prostituzione.
Durante un comizio elettorale, il candidato alla rielezione ha fatto riferimento a un incidente avvenuto durante un tour a Brasilia un anno fa, quando il gigante sudamericano stava vivendo le ore peggiori della pandemia.
Bolsonaro ha raccontato di essere stato colpito dal fatto che due ragazzine – a suo dire tra i 14 e i 15 anni – si truccassero in pieno giorno, così aveva chiesto di entrare nella loro casa.
Il problema è che ha usato l’espressione “pintó un clima”, che nel gergo del Paese si riferisce a un interesse, ma sessuale, che non solo ha provocato una massiccia ondata di critiche, ma gli è valsa anche l’accusa di pedofilia.
Lula ha affermato che il suo rivale politico “si è comportato come un pedofilo” in questa situazione.
In questo esacerbato contesto pre-elettorale, Lula ha avanzato l’ipotesi che Bolsonaro abbia utilizzato Belandria, il presunto rappresentante diplomatico di Guaidó, per “cercare di convincere” e “parlare” con i minori e le loro famiglie affinché “raccontassero cose favorevoli” sull’attuale presidente.