Oh, scienza testarda

José Ramón Cabañas Rodríguez

Grazie ad un gentile invito dell’Accademia Cubana delle Scienze (ACC) abbiamo avuto l’opportunità di partecipare al Seminario di Alto Livello, organizzato congiuntamente dall’Associazione Americana per il Progresso della Scienza (AAAS) e dalla più alta istituzione scientifica cubana. L’evento, che si è svolto all’Avana il 20 e 21 marzo, avviene a soli cinque mesi dalla firma di un memorandum d’intesa tra l’AAAS e l’ACC, con l’obiettivo di rilanciare i rapporti che iniziarono ad intessersi nel 1997.

L’AAAS è l’organizzazione scientifica più grande del mondo (più di 120000 membri effettivi), che per definizione si dedica allo sviluppo di programmi di diplomazia scientifica USA, con una varietà di finanziamenti che vanno da quelli federali a quelli privati, o una loro combinazione. A differenza delle due principali accademie scientifiche degli USA, il suo sforzo fondamentale è volto a collegare quegli specialisti, istituzioni o progetti, nazionali o stranieri, che condividono temi di ricerca, finalità e che rispondono alle questioni più urgenti della scienza.

Dall’AAAS è diretta la cosiddetta famiglia di pubblicazioni Science. Oltre a questa rivista, ne vengono pubblicate altre cinque specializzate nei settori: Advances in Science, Robotics, Immunology, sui meccanismi fisiologici e patologici (Science Signaling), oltre all’integrazione della medicina, ingegneria e scienza per promuovere la salute umana (Science Translational Medicine). Dall’inizio del 2023, l’AAAS permettre che si pubblichi su questi media senza il requiaito del pagamento obbligatorio delle quote che venivano richieste prima, per pubblicizzare i risultati delle ricerche.

In momenti specifici del passato, Science ha pubblicato testi sul progresso della scienza a Cuba e, ancora più importante, sugli scopi comuni che hanno unito l’AAAS e l’ACC e gli sforzi congiunti per rilanciare un tipo di relazione sostenibile, duratura e reciprocamente soddisfacente, che possa svilupparsi al di là degli alti e bassi politici.

Sulla base di tutto quanto sopra, non è un caso che la maggior parte delle presentazioni dei vari panel in entrambe le giornate abbiano avuto i propri assi tematici intorno ai problemi della salute in generale (umana e animale), oltre a quelli legati all’ambiente.

Da parte USA, oltre alla dott.ssa Gilda Barabino, presidente dell’AAAS, erano presenti il dott. Sudip Parikh, direttore esecutivo dell’associazione e il premio Nobel (2003) e massima autorità nella lotta alla malaria nel mondo, il dott. Peter Agre, che è stato il primo presidente dell’AAAS a visitare Cuba a metà degli anni ’90 del secolo scorso e che, inoltre, detiene lo status di membro corrispondente dell’ACC. La delegazione era composta anche da rinomati specialisti dell’AAAS, del National Institutes of Health (NIH) e di organizzazioni non governative come l’Environmental Defense Fund (EDF) o la Ocean Foundation (TOF).

Da parte cubana, ha copresieduto all’evento il Dottor C Luis Velázquez, presidente dell’ACC, assistito dai principali dirigenti dell’Accademia, insieme a specialisti in Biotecnologia come i Dottori Agustín Lage e Tania Crombet, dirigenti del CITMA, MES, i Dottori Luis Alberto Montero e Jorge Núñez Jover dell’Università dell’Avana, nonché esperti che hanno avuto responsabilità a livello nazionale nella lotta al covid-19, come la dottoressa Ileana Morales. Il Centro di Ricerche di Politiche Internazionali ha partecipato, per la prima volta a questi scambi, dal contributo offerto dalle scienze sociali al mantenimento di questo specifico tipo di relazione bilaterale.

Per il livello di entrambe le rappresentazioni, per la qualità dei contenuti trattati e delle proiezioni fatte su ogni argomento, si può ben affermare che si tratta di un evento senza precedenti negli ultimi sette anni, superato solo, a livello ufficiale, dai programmi sviluppati nelle rispettive capitali nel corso del 2016 dall’allora ministro cubano della Sanità Pubblica, Dr. Morales Ojeda e dall’allora segretaria USA alla salute e ai Servizi Umani Sylvia Burwell.

L’evento, avvenuto quando già a Cuba si parla al passato di covid-19, ha attirato l’attenzione di diversi esperti USA in malattie trasmissibili, motivo per cui nei panel erano presenti diversi specialisti dell’Istituto Nazionale di Allergie e Malattie Infettive (NIAID). Tale istituzione è stata guidata, fino al 2022, dal noto dottor Anthony S. Fauci, che in diverse occasioni ha espresso il suo apprezzamento per il lavoro di Cuba di fronte a queste malattie. Il NIAID fa parte del National Institutes of Health (NIH) negli USA, la principale agenzia governativa per la ricerca associata alla biomedicina e alla salute pubblica, annessa al Dipartimento della Salute e Servizi Umani degli USA. La sede del NIH a Bethesda, nel Maryland, è considerata uno dei più grandi centri clinici del mondo.

Il NIAID dedica il 25% del suo budget ad una sezione denominata Biodifesa, che di per sé indica l’attenzione prestata dalle autorità USA al verificarsi di future pandemie o all’uso di agenti trasmettitori di malattie a fini militari.

Nell’evento si sono espresse chiaramente le sfide che l’Umanità deve affrontare congiuntamente in questi campi, in cui il successo può essere raggiunto solo insieme. A proposito, in diverse occasioni scienziati di entrambi i paesi hanno espresso nei panel l’opportunità che si presenta per la collaborazione non solo a livello bilaterale, poiché i risultati della stessa sarebbero di urgente applicazione nell’ambiente caraibico e latino-americano.

Questa è stata anche la prima volta che gli esperti sanitari hanno ascoltato i progressi compiuti dagli ambientalisti di entrambi i paesi e viceversa. Pur trattandosi di campi della conoscenza diversi, questi due ambiti condividono la stessa esigenza di far fronte ad innumerevoli restrizioni legali, economiche e di altro tipo che sono state presenti, da anni, per decisione delle autorità USA.

In questo quadro, si è condivisa la gioia per i progressi nello sforzo congiunto tra Roswell Park Cancer Center (Buffalo, New York) e il Centro di Immunologia Molecolare (CIM) approvato, dal 2017, per combattere il cancro, che ha recentemente ricevuto i permessi per amliare i suoi scopi. Si è anche parlato di come le azioni del Fondo per la Difesa dell’Ambiente (EDF) e dell’Ocean Fund abbiano cooperato negli ultimi 15 anni con le agenzie ambientali cubane, per proteggere le coste, le scogliere e le specie presenti nei nostri mari comuni. Ognuna delle presentazioni si è conclusa con il clamoroso “sì, possiamo”; che l’essere umano si riafferma in tempi di crisi.

Un’altra verità è venuta in superficie: la cooperazione scientifica tra i due paesi ha già attraversato l’era in cui c’erano dubbi sulla qualità della scienza di base a Cuba e anche quando c’erano riserve sulla possibilità di raggiungere ed eseguire accordi. La stragrande maggioranza dei memorandum firmati tra Cuba e gli USA, tra il 2015 e il 2017, sono legati in un modo o nell’altro a temi scientifici. Dal vertice del potere esecutivo USA si è tentato congelare la sua applicazione, ma non hanno potuto interrompere il dialogo permanente che si è svolto, fino ad oggi, tra scienziati delle due sponde.

Quarantotto ore di scambi non sono bastate per presentare tutte le idee, né tutte le possibilità; la conversazione continuerà e raggiungerà nuovi traguardi. Rimane solo la grande domanda se le autorità USA saranno disposte ad accompagnare o meno il processo in tutta la sua estensione.

E un piccolo dettaglio non meno significativo. La sede dei colloqui è stata l’edificio che ospitava l’ACC quando fu fondata nel 1861, dopo aver atteso, per anni, il permesso della corona spagnola per creare quella che sarebbe stata la prima accademia del suo genere in questa regione del mondo che si è dato chiamare emisfero occidentale. Lì c’erano come testimoni le immagini degli eminenti Carlos J. Finlay, Joaquín Albarrán, José Antonio Saco, Nicolás José Gutiérrez, Félix Varela, Ramón Zambrana e molti altri, che furono i nostri primi mambises (guerriglieri) scientifici nella selva della conoscenza.


¡Oh!, ciencia testaruda

 Por: José Ramón Cabañas Rodríguez

Gracias a una amable convocatoria de la Academia de Ciencias de Cuba (ACC) tuvimos la oportunidad de participar en el Taller de Alto Nivel, organizado de manera conjunta por Asociación Americana para el Avance de la Ciencia (AAAS, por sus siglas en inglés) y la más alta institución científica cubana. El evento, que tuvo lugar en La Habana los días 20 y 21 de marzo, sucede apenas cinco meses después de que la AAAS y la ACC firmaran un memorando de entendimiento, con el objetivo de relanzar unas relaciones que comenzaron a entretejerse en 1997.

La AAAS es la organización científica más grande del mundo (más de 120 000 miembros efectivos), que por definición se dedica al desarrollo de programas de diplomacia científica estadounidense, con una variedad de financiamientos que van desde los federales hasta los privados, o una conjunción de ellos. A diferencia de las dos academias de ciencias principales de los Estados Unidos, su esfuerzo fundamental está dirigido a conectar a aquellos especialistas, instituciones o proyectos, nacionales o extranjeros que comparten temas de investigación, propósitos y que responden a los temas más acuciantes de la ciencia.

Desde la AAAS se dirige la llamada familia de publicaciones Science (Ciencia). Además de dicha revista, se publican otras cinco más especializadas en los sectores: Avances de la Ciencia, Robótica, la Inmunología, sobre mecanismos fisiológicos y patológicos (Science Signaling), además de la integración de la medicina, la ingeniería y la ciencia para fomentar la salud humana (Science Translational Medicine). A partir de inicios del 2023, la AAAS permite que se publique en estos medios sin el requisito del pago obligatorio de cuotas que se exigía antes, para dar a conocer los resultados investigativos.

En momentos específicos en el pasado, Science ha publicado textos sobre el avance de la ciencia en Cuba y, más importante aún, sobre los propósitos comunes que han relacionado a la AAAS y la ACC y los esfuerzos conjuntos para relanzar un tipo de relación sostenible, duradera y mutuamente satisfactoria, que pueda desarrollarse más allá de los altibajos políticos.

A partir de todo lo anterior, no es casual que la mayoría de las presentaciones de los diversos paneles en ambas jornadas, hayan tenido sus ejes temáticos alrededor de los problemas de salud en general (humana y animal), así como los relacionados con el medio ambiente.

Del lado estadounidense, además de la Dra Gilda Barabino, presidente de la AAAS, estuvieron presentes el Dr Sudip Parikh, director ejecutivo de la asociación y el Premio Nobel (2003) y principalísima autoridad en el combate contra la malaria en el mundo, el Dr Peter Agre, quien fuera el primer presidente de la AAAS que visitar Cuba a mediados de los años 90 del siglo pasado y quien, además, ostenta la condición de miembro correspondiente de la ACC. La delegación estaba compuesta también por renombrados especialistas de la AAAS, de los Institutos Nacionales de Salud (NIH) y de organizaciones no gubernamentales, como el Fondo de Defensa del Medio Ambiente (EDF) o la Fundación del Océano (TOF).

Por la parte cubana copresidió el evento el Dr C Luis Velázquez, presidente de la ACC, asistido por los directivos principales de la academia, junto a especialistas en Biotecnología como los Doctores Agustín Lage y Tania Crombet, directivos del CITMA, el MES, los Doctores Luis Alberto Montero y  Jorge Núñez Jover por la Universidad de La Habana, así como expertos que tuvieron responsabilidades a nivel nacional en el enfrenamiento a la covid-19, como la doctora Ileana Morales. El Centro de Investigaciones de Política Internacional participó, por primera vez en estos intercambios, desde el aporte que ofrecen las ciencias sociales al sostenimiento de este tipo específico de relación bilateral.

Por el nivel de ambas representaciones, por la calidad de los contenidos tratados y las proyecciones hechas en cada tema, bien puede afirmarse que se trata de un evento sin precedentes en los últimos siete años, solo superado en el plano oficial por los programas desarrollados en las respectivas capitales durante el 2016 por el entonces ministro cubano de Salud Pública, doctor Morales Ojeda y la entonces secretaria estadounidense de Salud  y Servicios Humanos Sylvia Burwell.

El evento, que tuvo lugar cuando ya en Cuba se habla en pasado respecto a la covid-19, atrajo la atención de varios expertos en enfermedades transmisibles de los Estados Unidos, razón por la que en los paneles estuvieron presentes varios especialistas del Instituto Nacional de Alergia y Enfermedades Infecciosas (NIAID). Dicha institución estuvo encabezada hasta el 2022 por el muy reconocido Dr. Anthony S. Fauci, quien en varias ocasiones ha expresado su reconocimiento a la labor de Cuba frente a dichos padecimientos. El NIAID, forma parte de los Institutos Nacionales de Salud (NIH) en Estados Unidos, agencia principal del gobierno estadounidense para la investigación asociada a la biomedicina y a la salud pública, adscrita al Departamento de Salud y Servicios Humanos de los Estados Unidos. La sede del NIH en Bethesda, Maryland, se considera uno de los centros clínicos más grandes del mundo.

El NIAID dedica el 25% de su presupuesto a un acápite llamado Biodefensa, lo cual de por sí indica la atención que le prestan las autoridades estadounidenses a la ocurrencia de futuras pandemias, o al uso de agentes trasmisores de enfermedades con fines militares.

En el evento se expresaron claramente los retos que de manera conjunta debe enfrentar la Humanidad en estos campos, en los cuales el éxito solo puede alcanzarse de manera conjunta. Por cierto, en varias ocasiones científicos de ambos países expresaron en los paneles la oportunidad que se presenta para la colaboración no solo en el plano bilateral, pues los resultados de la misma serían de urgente aplicación en el entorno caribeño y latinoamericano.

Esta fue también la primera ocasión en que expertos en salud escucharon los avances logrados por medioambientalistas de ambos países y viceversa. A pesar de ser campos diferentes del conocimiento, en esas sendas esferas se comparte la misma necesidad de hacer frente a infinidad de restricciones legales, económicas y de otro tipo que han estado presentes durante años por decisión de las autoridades estadounidenses.

En ese marco se compartió el júbilo por los progresos en el empeño conjunto entre Roswell Park Cancer Center (Buffalo, New York) y el Centro de Inmunología Molecular (CIM) aprobado desde el 2017 para el enfrentamiento contra el cáncer, que recientemente recibiera los permisos para la ampliación de sus propósitos. Se habló también sobre cómo las acciones del Fondo para la Defensa del Medio Ambiente (EDF) y el Fondo Océano han cooperado durante los últimos 15 años con agencias medioambientales cubanas, para proteger las costas, los arrecifes y las especies presentes en nuestros mares comunes. Cada una de las presentaciones terminaba con el rotundo “sí se puede”, que el ser humano se reafirma a sí mismo en épocas de crisis.

Otra verdad quedó a flor de piel: la cooperación científica entre ambos países ya transitó por la época en que se dudaba sobre la calidad de la ciencia básica en Cuba y también por el momento en que había reservas sobre si se podía llegar a acuerdos y ejecutarlos. La gran mayoría de los memorandos firmados entre Cuba y los Estados Unidos entre el 2015 y el 2017 están relacionados de una forma u otra con temas científicos. Desde lo más alto del poder ejecutivo estadounidense se intentó congelar su aplicación, pero no pudieron detener la permanente conversación que se ha dado hasta hoy entre los científicos de ambas orillas.

Cuarenta y ocho horas de intercambios no alcanzaron para presentar todas las ideas, ni todas las posibilidades, la conversación continuará y llegará a nuevos objetivos. Queda solo la gran pregunta sobre si las autoridades estadounidenses estarán dispuestas a acompañar el proceso en toda su extensión, o no.

Y un pequeño detalle no menos significativo. La sede de las conversaciones fue el edificio que alojó a la ACC en su momento fundacional en 1861, después de esperar durante años el permiso de la corona española, para crear la que sería la primera academia de su tipo en esta región del mundo que se ha dado en llamar hemisferio occidental. Allí estaban como testigos las imágenes de los eminentes Carlos J. Finlay, Joaquín Albarrán, José Antonio Saco, Nicolás José Gutiérrez, Félix Varela, Ramón Zambrana y muchos otros, que fueron nuestros primeros mambises científicos en la manigua del conocimiento.

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