Finlay: un’eredità per l’umanità

108 anni fa, il 19 agosto 1815, si spegneva all’Avana l’eminente medico e ricercatore cubano Juan Carlos Finlay y Barrés, meglio conosciuto come Carlos J. Finlay, grande benefattore dell’umanità ha impresso ovunque la sua firma.

Indiscusso e comprovato scopritore dell’agente di trasmissione della febbre gialla (la zanzara femmina Aedes agypti), era nato nella città di Camagüey, figlio di padre scozzese e madre francese, il 3 dicembre 1833.

Il suo contributo alla scienza mondiale e l’eredità che ha lasciato alla medicina cubana ci permettono di ricordarlo con orgoglio e gioia, anche in questa data di morte, come parte del risarcimento concesso per la sua grandezza professionale e umana.

In suo onore, la nostra America e molti amici del mondo celebrano ogni 3 dicembre la Giornata della Medicina Latinoamericana e in patria gli si rende omaggio con feconda memoria in istituzioni con il suo nome, statue e monumenti.

Ma il mondo è vasto e molte persone del presente potrebbero chiedersi quanto possa essere stato importante il suo contributo alla scienza e ai suoi simili, se oggi quasi nessuno sa cosa sia la febbre gialla e il dottor Finlay non è sulle prime pagine dei giornali.

Dobbiamo tornare alle nostre radici per sapere che ai suoi tempi le epidemie di questa malattia tropicale costituivano un grave problema sanitario nelle nazioni di quell’area geografica e nelle zone collaterali, causando pesanti tributi di morte.

Se oggi appartengono al passato, è proprio grazie all’intervento di Carlos J. Finlay, grazie alla sua grande scoperta, immeritatamente ignorata.

La febbre gialla, spesso veicolata dalla famigerata tratta degli schiavi, non solo mieteva vittime tra questi sventurati, ma decimava anche le popolazioni di origine europea e quelle delle nazioni del Nuovo Mondo.

Né si può ignorare che i meriti dell’eccezionale sono arricchiti dai suoi contributi al trattamento del terribile problema del tetano infantile.

Finlay era un cubano a tutti gli effetti, anche se era figlio di europei e fu educato dall’età di 11 anni in Inghilterra e in Francia, come era consuetudine per i rampolli delle famiglie benestanti del suo tempo.

La prima infanzia trascorsa nelle tenute di campagna dell’Avana sembra aver giocato un ruolo decisivo nella formazione di questo sentimento.

In seguito, la professione del padre lo portò a studiare medicina al Medical College di Filadelfia, dove conseguì il dottorato nel 1855. Dopo la laurea, visse temporaneamente a Lima e a Parigi, finché non decise di tornare a Cuba.

Dopo vari tentativi di stabilirsi nelle capitali peruviane e parigine, riuscì a stabilirsi a Matanzas e poi all’Avana, dove sposò Adela Shine, di origine inglese.

Pur conoscendo le terapie per affrontare le epidemie acute come il colera, la febbre tifoidea – di cui soffrì in giovanissima età – e la tubercolosi, si dedicò per lunghi e intensi anni allo studio della febbre gialla.

Fu un periodo in cui dovette affrontare l’indifferenza, la derisione e l’occultamento dei risultati del suo lavoro, con coraggiosa fermezza e forza d’animo, sostenuto dalla ricchezza della sua enorme saggezza ed esperienza.

Dopo 15 anni di sforzi infruttuosi, ha avuto il buon senso di riorientare i suoi studi, rompendo i paradigmi attuali.

Smise quindi di pensare ai cosiddetti miasmi ambientali e al contagio personale diretto e si concentrò sulla ricerca di un possibile vettore che potesse fungere da trasmettitore, mediando tra le persone. Così, nel 1881, fu in grado di arrivare a prove inconfutabili e da queste alla verità scientifica.

Ne sono prova certa gli annali della conferenza internazionale sulla salute tenutasi nella capitale degli Stati Uniti, alla quale l’epidemiologo cubano partecipò come membro della delegazione spagnola, ma in rappresentanza di Cuba e Porto Rico.

La sua rilevante ipotesi scientifica sull’agente trasmittente della febbre gialla fu accolta con indifferenza, ma la ripresentò il 14 agosto dello stesso anno davanti all’Accademia Reale dell’Avana, dove il fatto fu anche registrato.

Tuttavia, questa teoria dovette attendere 20 anni prima di essere accettata e sottoposta alla corrispondente rigorosa verifica.

Dal 1881 al 1900, Finlay e il suo unico collaboratore, il medico spagnolo Claudio Delgado y Amestoy, condussero una serie di esperimenti per cercare di verificare la trasmissione tramite zanzare.

Dopo l’intervento americano sull’isola, nel 1899 fu creata una commissione sanitaria militare presieduta dal medico Walter Reed e composta da James Carroll, Arístides Agramonte (un cubano che viveva negli Stati Uniti) e Jesse Lazear.

All’inizio del XX secolo, la febbre gialla stava decimando i soldati dell’esercito di occupazione statunitense, di stanza nelle Grandi Antille dal 1898.

Questo cambiò lo scetticismo precedentemente mostrato nei confronti dell’ipotesi fondata da Finlay; ma non fu per valutarla equamente.

Presumibilmente basandosi sugli appunti del defunto Lazear, che conosceva bene le ricerche del cubano, Walter Reed preparò una relazione che presentò il 22 ottobre 1900 in occasione di un evento scientifico tenutosi negli Stati Uniti, in cui assumeva il contenuto delle scoperte di Finlay.

In questo modo, si appropriava dei risultati di due decenni di intenso lavoro sul campo dello studioso delle Indie Occidentali, anche se poi Reed si occupava della verifica della scoperta, che non gli apparteneva affatto.

Nonostante questa ingiustizia, che serviva a coprire di gloria e riconoscimenti chi non li meritava, nel 1902 il dottor Carlos J. Finlay fu nominato Capo Superiore della Sanità, incarico dal quale diresse un nuovo sistema di controllo delle epidemie nel Paese.

Riuscì anche a organizzare la lotta contro l’ultima epidemia di febbre gialla che colpì il Paese nel 1905, eliminata in tre mesi.

Oggi le misure raccomandate dallo specialista cubano per combattere il flagello sono ancora in vigore, e ad esse se ne sono aggiunte altre dei tempi moderni.

Fonte: acn

Traduzione: italiacuba.it

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