Il manifesto cinematografico è un emblema culturale cubano

L’UNESCO ha dichiarato Patrimonio Documentale dell’Umanità, categoria Memoria del mondo, la collezione di manifesti del cinema cubano che possiede l’ICAIC.

Noi della generazione dei ’70 siamo cresciuti andando in cinema dove le pellicole cubane e internazionali erano promozionate da manifesti che in molti casi avevano un alto valore specifico –non come mera immagine accompagnante della pellicola – che in virtù della loro portata artistico – culturale e della ricchezza comunicativa formano parte dell’immaginario collettivo della nazione.

Sono icone indimenticabili che abbiamo fissato nei nostri occhi, quelli dei classici di Humberto Solás, Tomás Gutiérrez Alea, Manuel Octavio Gómez, Santiago Álvarez, o di film di altri cineasti.

Dagli stessi albori della Rivoluzione, partendo dalla creazione dell’ICAIC e dal lavoro di convocazione di talenti e di sviluppo di questo settore intrapreso da Saúl Yelín, la cartellonistica cominciò a marcare nuovi segnali d’identità, sviluppando sia la linea estetica che le tecniche di stampa osservate durante l’epoca neo coloniale, quando si tendeva a trascurare l’opera artistica per dare priorità alla promozione del film solo come prodotto commerciale.

Alla metà degli anni’60 l’espressione creatrice assunse nuove correnti artistiche come la /pop art/, l’ arte ottico, la psichedelica, l’arte cinetica, nel mezzo di un lavoro febbrile da parte di talenti che si permettevano la ricerca di soluzioni determinate da questa o altra influenza, come per il transito attraverso rotte estetiche personali.

Questo configurò un tipo di creazione audace, nuova, sorta dalla sperimentazione formale e concettuale.

Tra i ’60 e i ’70, anche loro proficui, un periodo d’evoluzione della grafica in questo settore, il manifesto cinematografico aveva già stampato un’impronta a scala continentale e mondiale. Spicca ugualmente l’opera del decennio successivo.

Parte dei ‘90 sono marcati dalla crisi del periodo speciale con i suoi limiti.

Il manifesto del cinema, Patrimonio Culturale della Nazione Cubana, si associa a nomi paradigmatici come Eduardo Muñoz Bachs, Julio Eloy Mesa, René Azcuy, Rafael Morante Boyerizo, Raúl Martínez, Alfredo Rostgaard, Antonio Pérez González, Antonio Fernández Reboiro, e vari altri che hanno stabilito un cammino o definito le rotte estetiche di esponenti lodati nel mondo e noti internazionalmente, come «i manifesti del ICAIC». Giovani seguaci proseguono il loro lavoro alla fine dei ’90 e nel nuovo secolo.

La Unesco ha dichiarato Patrimonio Documentale dell’Umanità, categoria Memoria del mondo, la collezione di manifesti di cinema che possiede l’ICAIC.

Il 12 dicembre ci sarà un momento speciale nel Festival del Nuovo Cinema Latinoamericano, che ha istituito dalla sua terza edizione nel 1981, il premio Corallo al miglior manifesto.

Cuba aveva già ottenuto nel 1974, il primo premio nel concorso internazionale di affiche di cinema del Festival de Cannes, tra altri vari premi assegnati alla manifestazione artistica.

Sentiamo molta nostalgia, oggi, per la forza e la presenza di quei manifesti che accompagnano i nostri ricordi degli inizi della Rivoluzione e dell’impronta dei materiali che abbellivano i cinema.

Ma il tema va al di là di questo commento.

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