Cuba, USA e l’interesse nazionale di entrambi

José Ramón Cabañas Rodríguez

Il 7 febbraio di quest’anno, delegazioni ufficiali di Cuba e degli USA si sono incontrate a Washington DC, per affrontare temi legati all’agenda bilaterale, previsti nel vigente memorandum d’intesa relativo all’Applicazione e alla Conformità della Legge. Il termine in inglese è Law (Legge) Enforcement poiché in detta lingua i due significati sono contenuti nella stessa parola.

Il memorandum, firmato il 16 gennaio 2017, presuppone che le rispettive autorità si scambino informazioni e coordinino azioni congiunte in relazione a otto sotto-temi, che spaziano dalla sicurezza informatica all’emigrazione clandestina, sino alla cooperazione giudiziaria e alla lotta al terrorismo.

Si potrebbe sostenere che si tratta del memorandum, firmato sotto il governo di Barack Obama, che, rispetto agli altri 21, impegna più agenzie federali USA e istituzioni ufficiali a Cuba e, anche, uno di quelli più direttamente legati alla sicurezza nazionale dei rispettivi Paesi, qualunque sia la definizione che di detto concetto si assuma.

Questa è la sesta volta che si svolge un tale incontro formale, il che in certa misura contribuisce a realizzare una sorta di bilancio di tutte le azioni specifiche di scambio che hanno avuto luogo dall’incontro precedente.

Tra i risultati pratici che si possono relazionare grazie alla cooperazione bilaterale in questa sfera ci sarebbero:

1.- Tempestivo avvertimento delle autorità USA in caso di avvistamenti di imbarcazioni coinvolte nel traffico di droga via mare.

2.- Prevenzione degli attacchi informatici contro obiettivi USA utilizzando indirizzi IP cubani.

3.- Perseguimento giudiziario a Cuba o negli USA contro accusati di vari reati, utilizzando informazioni fornite dalla controparte.

4.- Utilizzo doloso di documentazione migratoria cubana per accedere illegalmente al territorio USA.

5.- Operazioni congiunte contro i commissari di reati diffusi dall’ Interpol.

6.- Azioni contro la tratta di esseri umani via mare.

7.- Scambio di informazioni sulle nuove sostanze psicotrope e sul loro potenziale traffico tramite posta diretta tra i due paesi, pacchi o a bordo di voli diretti.

8.- Restituzione dei beni del patrimonio illegalmente sottratti dai rispettivi territori.

Indipendentemente dagli alti e bassi nelle relazioni politiche bilaterali, Cuba ha mantenuto il suo impegno nello spirito e nella lettera di quanto concordato e ha continuato, durante tutti questi anni, a fornire informazioni alla parte USA su queste questioni.

Si può affermare, senza dubbio, che questo atteggiamento ha consentito la preservazione di molte vite e beni materiali. Attraverso comunicazioni discrete e professionali, le agenzie federali USA a volte hanno ammesso di aver ricevuto le informazioni, ringraziando per la cooperazione ed altre volte sono rimaste in silenzio.

Nella maggior parte dei casi in cui si sono svolti gli incontri, entrambe le delegazioni hanno rilasciato brevi comunicati in cui dichiarano gli scopi del dialogo e i loro impegni al riguardo.

Tuttavia, al termine di questo sesto incontro, la delegazione USA ha rilasciato una dichiarazione stampa affermando che questo scambio con alti funzionari cubani rispondeva all’“interesse nazionale” degli USA. Sebbene si tratti di qualcosa che si presuppone, non è stato detto in modo così esplicito in ogni occasione.

È noto che all’interno di un limitato settore politico con collegamenti con la Florida, ci sono state ripetute critiche alla Casa Bianca e al Dipartimento di Stato sulla continuità di questi legami. Da Washington si ritiene che utilizzando l’espressione “interesse nazionale” si giustifichi l’esercizio. In modo sufficiente, di fronte a qualsiasi critica.

E così è, ma allo stesso tempo l’argomento risulta contraddittorio con altre pratiche che sono state esercitate contro Cuba negli ultimi sette anni. La prima e più evidente potrebbe essere l’inclusione e il mantenimento di Cuba nella lista dei paesi che presumibilmente sponsorizzano il terrorismo.

In ripetute occasioni, i media governativi USA rilasciano alla stampa, o utilizzano nei propri documenti pubblici, frasi che servono a testare le reazioni pubbliche e gli stati d’opinione su temi specifici.

Sarebbe sensato che questo fosse il tipo di esercizio che si stesse realizzando adesso, quando il suddetto comunicato stampa ha coinciso con la pubblicazione di articoli, dalla destra (non dalla sinistra) ideologica USA, che riprospettano la domanda sulla necessità di rilanciare le relazioni con Cuba.

È sempre più chiaro a un numero sempre maggiore di osservatori e decisori che tutti gli argomenti utilizzati in passato per ostacolare le relazioni bilaterali (attacchi sonori, truppe in Venezuela, basi cinesi) erano totalmente falsi e che si sono prodotti flussi migratori e altri disordini controproducenti per il reale “interesse nazionale” degli USA.

Questi piccoli segnali si manifestano nello stesso momento in cui si verificano situazioni inaspettate nella vita di alcuni dei principali portavoce dell’agenda anticubana, che vanno dal processo pesantissimo contro un senatore, un tempo di spicco nella zona democratica, sino alla declassificazione pubblica del modello di voto di una nuova talebana repubblicana.

In un terzo caso, ancora si ricordano le forti critiche contro un altro legislatore anticubano, letteralmente comprato dalla National Rifle Association, che ignora costantemente i massacri di minorenni nelle scuole.

Se dal primo livello esecutivo USA esistesse la decisione politica di progettare la politica verso Cuba a partire dall’ “interesse nazionale”, allora la sicurezza dei migranti sarebbe più importante che consegnare il loro destino ai trafficanti con una determinata ubicazione residenziale, ci avrebbe più cooperazione universitaria e meno furto di cervelli, si otterrebbero più progressi nella scienza e si salverebbero più vite, il bilancio federale USA verrebbe utilizzato per scopi produttivi e non per inefficaci tentativi di destabilizzazione esterna, il commercio fiorirebbe e non si gonfierebbero i prezzi dei prodotti delle rispettive nazionalità nel mercato dell’altro, la vera cultura riempirebbe i teatri e gli spazi diversi invece del mercantilismo di un’industria dell’intrattenimento di terz’ordine, i viaggi temporanei forse sostituirebbero la migrazione definitiva.

Questo (e molto altro) avviene solo a livello bilaterale, chiediamo ai nostri vicini regionali quale sarebbe la grandezza del beneficio per loro da questo nuovo tipo di relazione bilaterale tra Cuba e gli USA.

Cuba, Estados Unidos y el interés nacional de ambos

Por: José Ramón Cabañas Rodríguez

El 7 de febrero del presente año delegaciones oficiales de Cuba y Estados Unidos se reunieron en Washington DC, para abordar cuestiones relacionadas con la agenda bilateral, previstos en el memorando de entendimiento vigente relativo a Aplicación y Cumplimiento de la Ley. El término en inglés es Law (Ley) Enforcement ya que en dicho idioma los dos significados están contenidos en una misma palabra.

El memorando, que fuera firmado con fecha 16 de enero del 2017,

presupone que las respectivas autoridades intercambien información y

coordinen acciones conjuntas en relación con ocho subtemas, que van

desde la ciberseguridad y la emigración ilegal, hasta la cooperación judicial y el enfrentamiento al terrorismo.

Podría plantearse que se trata del memorando, firmado bajo el gobierno de Barack Obama, que en comparación con los otros 21, compromete a más agencias federales estadounidenses e instituciones oficiales en Cuba y, también, uno de los que está más directamente relacionado con la seguridad nacional de los respectivos países, cualquiera que sea la definición que se asuma de dicho concepto.

Esta es la sexta ocasión en que se produce tal encuentro formal, que en cierta medida contribuye a realizar una especie de balance sobre todas las acciones puntuales de intercambio que se han tenido lugar desde la reunión anterior.

Entre los resultados prácticos que se pueden relacionar gracias a la

cooperación bilateral en esta esfera estarían:

1.- Alerta temprana a autoridades estadounidenses sobre avistamientos de embarcaciones que participan en tráfico de drogas por la vía marítima.

2.- Prevención de ciberataques contra objetivos estadounidenses utilizando direcciones IP cubanas.

3.- Procesamiento judicial en Cuba o en Estados Unidos de acusados por diversos delitos, utilizando información que facilita la contraparte.

4.- Utilización dolosa de documentación migratoria cubana para acceder ilegalmente al territorio estadounidense.

5.- Operaciones conjuntas frente a comisores de delitos circulados por

Interpol.

6.- Acciones contra tráfico de personas por vía marítima.

7.- Intercambio de información sobre nuevas sustancias psicotrópicas y su potencial tráfico a través del correo directo entre ambos países, paquetería o a bordo de los vuelos directos.

8.- Devolución de bienes patrimoniales sustraídos ilegalmente de los respectivos territorios.

Con independencia de las altas y las bajas en la relación política bilateral, Cuba ha mantenido su compromiso con el espíritu y la letra de lo acordado y continuó durante todos estos años facilitando información a la parte estadounidense sobre dichas cuestiones.

Puede afirmarse sin lugar a dudas que esa actitud ha permitido la preservación de muchas vidas y bienes materiales. A través de comunicaciones discretas y profesionales las agencias federales estadounidenses algunas veces han acusado recibo de la información, han agradecido la cooperación y otras veces han guardado silencio.

En la mayoría de los casos en que se han producido los encuentros, ambas delegaciones han emitido escuetos comunicados en los que se declaran los propósitos del diálogo y sus compromisos al respecto.

Sin embargo, al finalizar esta sexta reunión, la delegación estadounidense divulgó una declaración de prensa en la que se afirmaba que este intercambio con altos funcionarios cubanos respondía al “interés nacional” de los Estados Unidos. Si bien se trata de algo que se presupone, no se ha dicho de forma tan explícita en cada ocasión.

Se conoce que al interior de un limitado sector político con conexiones su floridanas se han producido reiterados cuestionamientos a la Casa Blanca y al Departamento de Estado sobre la continuidad de estos vínculos. Desde Washington se considera que al utilizarse la expresión “interés nacional” se justifica el ejercicio de manera suficiente ante cualquier crítica.

Y así es, pero al mismo tiempo el argumento resulta contradictorio con otras prácticas que se han ejercido contra Cuba en los últimos siete años. La primera y más evidente podría resultar la inclusión y mantenimiento de Cuba en la lista de países que supuestamente auspician el terrorismo.

En reiteradas ocasiones los medios gubernamentales estadounidenses lanzan a la prensa, o utilizan en sus propios documentos públicos, frases que sirven para probar las reacciones públicas y los estados de opinión sobre temas específicos.

Tendría sentido que ese fuera el tipo de ejercicio que se estuviera realizando ahora, cuando la referida nota de prensa ha coincidido con la publicación de artículos, desde la derecha (no la izquierda) ideológica estadounidense, que se replantean la pregunta sobre la necesidad de relanzar las relaciones con Cuba.

Cada vez queda claro para más observadores y decisores que todos los argumentos utilizados en el pasado para obstaculizar las relaciones bilaterales (ataques sónicos, tropas en Venezuela, bases chinas) fueron totalmente falsos y que se han producido flujos migratorios y otros desórdenes contraproducentes al “interés nacional” real de los Estados Unidos.

Estas pequeñas señales se manifiestan al mismo momento en que suceden situaciones inesperadas en la vida de algunos de los principales voceros de la agenda anticubana, que van desde un juicio exterminador contra un senador, alguna vez prominente en la zona demócrata, hasta una descaracterización pública del patrón de votación de una nueva talibán republicana.

En un tercer caso, aún se recuerdan las fuertes críticas contra otro legislador anticubano comprado literalmente por la National Rifle Association, que ignora una y otra vez las matanzas de menores en las escuelas.

Si desde el primer nivel ejecutivo estadounidense existiera la decisión política de diseñar la política hacia Cuba a partir del “interés nacional”, entonces la seguridad de los migrantes sería más importante que entregar su suerte a traficantes con una ubicación residencial específica, habría más cooperación universitaria y menos robo de cerebros, se lograrían más avances en la ciencia y se salvarían más vidas, el presupuesto federal estadounidense se utilizaría con fines productivos y no en ineficaces intentos desestabilización externa, florecería el comercio y no se inflarían los precios de los productos de las respectivas nacionalidades en el mercado del otro, la verdadera cultura llenaría teatros y espacios diversos en lugar del mercantilismo de una industria de entretenimiento de tercera, el viaje temporal quizás sustituiría la migración definitiva.

Esto (y mucho más) es solo en el plano bilateral, preguntemos a nuestros vecinos regionales la magnitud del beneficio para ellos de ese nuevo tipo de relación bilateral entre Cuba y los Estados Unidos

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