Motivata ed infondata decisione della CPI contro il Venezuela

S’imporrà la verità del Venezuela

misionverdad.com

Il governo venezuelano ha emesso un comunicato ufficiale in cui respinge la decisione della Camera d’Appello della Corte Penale Internazionale (CPI) sul ricorso presentato dal Paese contro la sentenza della Camera delle Questioni  Preliminare sui presunti crimini contro l’umanità.

Il testo, condiviso dal Ministero degli Esteri venezuelano, qualifica la decisione della CPI come infondata e motivata da interessi politici. Si denuncia l’intenzione di sfruttare i meccanismi della giustizia penale internazionale a fini politici, sulla base di accuse di presunti crimini contro l’umanità mai commessi in Venezuela.

Il caso contro il Venezuela presso la CPI risale al 2018, quando ex presidenti del Gruppo di Lima hanno denunciato il paese in relazione agli eventi del 2014 e del 2017. In questi eventi, le forze di sicurezza venezuelane hanno contenuto tentativi di destabilizzazione politica che hanno scatenato scenari di violenza e violazione dell’ordine pubblico.

Le accuse sono viziate da irregolarità. Il Venezuela è stato informato del procedimento giudiziario due anni dopo il suo inizio, non gli sono state fornite informazioni precise sugli incidenti oggetto di indagine e il suo legittimo diritto alla difesa è stato ostacolato. Nonostante ciò, ha collaborato con la CPI fornendo tutte le informazioni richieste.

Inoltre, sia la CPI che i portavoce dell’opposizione estremista venezuelana hanno manipolato il numero delle vittime, arrivando a parlare di migliaia quando l’elenco era pieno di incongruenze. Nel novembre dello scorso anno la CPI ha ridotto i casi sotto inchiesta a 124, di cui il Venezuela ha mostrato prove che sono stati trattati dalla giustizia interna.

La CPI e le presunte vittime non hanno presentato prove relative alla catena di comando, elemento cruciale in un crimine contro l’umanità. Il governo venezuelano riconosce che si sono verificati casi particolari di uso eccessivo della forza da parte di funzionari della sicurezza, ma in tutti questi casi ha agito con giustizia, accusando e incarcerando i responsabili.

La risposta del Venezuela alle accuse di violazione dei diritti umani è stata meticolosa, ha chiaramente negato le accuse contro di lui, collaborando attivamente con la CPI e fornendo prove e solide argomentazioni in sua difesa, ma solo il 20% delle informazioni fornite è stata presa in considerazione.

La vicepresidentessa esecutiva, Delcy Rodríguez, ha denunciato in recenti dichiarazioni questo vergognoso coinvolgimento della CPI in atti irregolari contro il Venezuela, proprio quando la Palestina è vittima di veri e propri crimini contro l’umanità, senza precedenti nella storia moderna, da parte dello Stato invasore di Israele, con il sostegno USA ed europeo.

“Non esiste giustizia internazionale per le oltre 30mila persone assassinate. Di loro, più della metà sono bimbi/e, il 20% sono donne. Assassinano il futuro della Palestina davanti allo sguardo complice di questi organi di giustizia internazionali”.

La mancanza di considerazione della difesa della parte venezuelana, l’opacità nella gestione del caso e la preferenza per questo caso rispetto ad altri casi che riflettono violazioni dei diritti umani, come i crimini di guerra contro il popolo palestinese a Gaza, dimostrano che la CPI viene utilizzata a scopi politici per aumentare l’aggressione nei confronti del Venezuela. Ciò avviene in un momento in cui tutti i settori della vita pubblica del Paese hanno raggiunto il consenso nazionale per mantenere la stabilità e l’ordine in vista della celebrazione delle elezioni presidenziali del 2024.

Il Venezuela continuerà a lavorare fianco a fianco con l’ufficio del procuratore della CPI per rafforzare le istituzioni dello Stato venezuelano e assicura che annullerà questa decisione e farà valere la verità con tutti i mezzi a sua disposizione nonostante la strumentalizzazione politica che persiste nel tribunale penale internazionale.


LA VERDAD DE VENEZUELA SE IMPONDRÁ

MOTIVADA E INFUNDADA DECISIÓN DE LA CPI CONTRA VENEZUELA

 

El gobierno venezolano emitió un comunicado oficial en el que rechaza la decisión de la Sala de Apelaciones de la Corte Penal Internacional (CPI) sobre el recurso de apelación presentado por el país contra la sentencia de la Sala de Cuestiones Preliminares sobre los supuestos crímenes de lesa humanidad.

El texto, compartido por la cancillería venezolana, califica la decisión de la CPI como infundada y motivada por intereses políticos. Se denuncia la intención de instrumentalizar los mecanismos de justicia penal internacional con fines políticos, basada en acusaciones de supuestos crímenes de lesa humanidad que nunca han tenido lugar en Venezuela.

El caso contra Venezuela en la CPI se remonta a 2018, cuando expresidentes del Grupo de Lima denunciaron al país en relación a los acontecimientos de 2014 y 2017. En estos eventos, las fuerzas de seguridad venezolanas contuvieron intentos de desestabilización política que desencadenaron escenarios de violencia y ruptura del orden público.

Las acusaciones están viciadas por irregularidades. Venezuela fue notificada del procedimiento legal dos años después de haberse iniciado, no se le ha facilitado información precisa de los incidentes en investigación y se le ha dificultado su legítimo derecho a la defensa. A pesar de esto, ha cooperado con la CPI entregando toda la información solicitada.

Además, tanto la CPI como voceros de la oposición venezolana extremista han manipulado la cifra de víctimas, llegando a hablar de miles cuando la lista ha estado llena de inconsistencias. En noviembre del año pasado la CPI redujo los casos en investigación a 124, de los cuales Venezuela ha mostrado evidencias de que han sido atendidos por la justicia interna.

La CPI y las supuestas víctimas no han presentado pruebas sobre la cadena de mando, elemento crucial en un crimen de lesa humanidad. El gobierno venezolano reconoce que hubo casos particulares de uso excesivo de la fuerza por parte de funcionarios de seguridad, pero en todos estos se ha actuado con justicia, imputando y poniendo presos a los responsables.

La respuesta de Venezuela a las acusaciones de violaciones de derechos humanos ha sido meticulosa, ha desmentido con claridad los señalamientos en su contra colaborando activamente con la CPI y proporcionando evidencia y argumentos sólidos en su defensa, pero solo 20% de la información suministrada ha sido tenida en cuenta.

La vicepresidenta ejecutiva, Delcy Rodríguez, ha denunciado en recientes declaraciones esta vergonzosa implicación de la CPI en actos irregulares contra Venezuela, justo cuando Palestina está siendo víctima de verdaderos crímenes de lesa humanidad, sin precedentes en la historia moderna, por parte del Estado invasor de Israel, con respaldo estadounidense y europeo.

“No existe la justicia internacional para más de 30 mil personas asesinadas. De ellos más de la mitad son niños y niñas, 20% son mujeres. Asesinan el futuro de Palestina frente a la mirada cómplice de estos órganos de justicia internacional”.

La falta de consideración de la defensa de la parte venezolana, la opacidad en el manejo del caso y la preferencia por este sobre otros casos que sí reflejan violaciones de los derechos humanos, como los crímenes de guerra contra el pueblo palestino en Gaza, evidencian que la CPI está siendo utilizada con fines políticos para incrementar las agresiones hacia Venezuela. Esto ocurre en un momento cuando todos los sectores de la vida pública del país han logrado consensos nacionales para mantener la estabilidad y el orden de cara a la celebración de las elecciones presidenciales de 2024.

Venezuela seguirá trabajando de la mano con la fiscalía de la CPI para fortalecer las instituciones del Estado venezolano y asegura que revertirá esta decisión y hará valer la verdad por todos los medios a su alcance a pesar de la instrumentalización política que persiste en el tribunal penal internacional.

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