La legge a favore delle multinazionali yankee

Entità di tutto il mondo sono state penalizzate per presunte violazioni dei controlli d’esportazione statunitense e per «agire contro la loro sicurezza nazionale»,  come dire contro i loro interessi.

La Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti ha approvato di recente con una stragrande maggioranza dei due partiti, con 352 voti a favore e 65 contrari, un progetto legislativo che potrebbe supporre la proibizione di TikTok in questo paese, con l’accusa d’essere una minaccia per la sicurezza nazionale.

Dopo un periodo di sei mesi dall’entrata in vigore della legge, lo «salverebbe» solo la famosa applicazione dell’abbandono della sua impresa matrice, la compagnia cinese ByteDance.

Le ragioni che si nascondono dietro a questa arbitraria misura sono «facili» da comprendere: TikTok è la marca con la maggiore crescita nel mondo per entrate pubblicitarie Il successo dell’applicazione sconcerta le Big Tech statunitensi.

Di fatto le entrate pubblicitarie di TikTok sono aumentate del 155% in un anno, un aumento sette volte maggiore di quello raggiunto da Amazon, e quattro volte più di quello di Apple, secondo i dati di OnlyAccounts.io.

Tiktok offre ai grandi annuncianti tariffe molto più economiche di quelle che fatturano i suoi rivali di Google, Meta e Amazon.

Già nel 2020, l’allora presidente Donald Trump tentò di proibirla, assieme a  WeChat, di proprietà cinese, ma la proposta fu bloccata dai tribunali.

Vediamo alcuni numeri: la piattaforma sociale ha ottenuto entrate record di 16000 milioni di $ negli USA, e l’anno scorso ByteDance, l’impresa matrice, ha fatturato 120000 milioni di $.

Facendo un paragone, le entrate annuali di Meta, proprietaria di Facebook e Whatsapp, hanno sommato un totale di 134902 milioni di dollari, e questo pone ByteDance sempre più vicina al superamento della multinazionale diretta Mark Zuckerberg.

La rete sociale conta con 170 milioni di clienti negli USA, ha generato 24000 milioni ed ha creato 224000 posti di lavoro diretti e indiretti, secondo un recente rapporto della Oxford Economics.Mar.

FATTA LA LEGGE FATTO L’INGANNO

La misura usata dagli Stati Uniti non è una novità: si tratta di una pratica basata in una logica mafiosa che si fonda nell’utilizzo della legge, anche con portata extra territoriale, per danneggiare l’economia di altre nazioni dando vantaggi alle loro imprese, per eliminare la concorrenza.

Per il potere egemonico mondiale statunitense, la Cina rappresenta il pericolo di maggior livello e la sua industria tecnologica minaccia le grandi imprese yankee, avvantaggiandosi nel mercato.

In questa guerra tutto è lecito. Vediamo alcuni esempi.

Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha accusato di recente otto importanti imprese cinesi e 12 dei loro dirigenti per reati relazionati con la produzione e l’importazione di fentanil e altri oppiacei negli USA.

Si è preteso di vincolare senza prove queste imprese con i cartelli della droga in Messico.

L’Ufficio di Controllo degli Attivi Stranieri  (OFAC), del Dipartimento del Tesoro, ha sanzionato 28 persone e compagnie delle quali 25 sono radicate in Cina (includendo i sanzionati dal Dipartimento di Giustizia) e tre in Canada.

Non è poca cosa. Gli USA proibiscono, d’ora in avanti, d’utilizzare il loro sistema finanziario e vietano agli statunitensi di realizzare transazioni con loro.

Possiamo apprezzare la portata di questa guerra se analizziamo il caso del Semiconduttore Manufacturing International Corp. (SMIC), il maggior fabbricante cinese di semiconduttori, che ha una quota nel mercato mondiale che oscilla, attualmente, attorno al 5%,  e questo lo avvicina alla statunitense GlobalFoundries, che ottiene circa il 7%.

Questo dato riflette chiaramente la sua importanza nel mercato dei circuiti integrati. La risposta di Washington alla «pericolosa» concorrenza cinese è stata quella abituale: sanzionare severamente questa compagnia del paese asiatico.

Il Governo di Joe Biden ha dichiarato, senza limitarsi, che quello che persegue è evitare che la Cina possa utilizzare le tecnologie più avanzate di fabbricazione di circuiti integrati attualmente disponibili per sviluppare sempre più «le loro capacità militari».

Ricordiamo che nel febbraio del 2018, gli USA avevano dichiarato che i prodotti del ZTE non erano sicuri per il pubblico statunitense.

Gli esperti di Washington  hanno sostenuto che le compagnie del gigante asiatico, sia la ZTE che Huawei, significavano un potenziale pericolo di spionaggio per mantenere vincoli «straordinari» con il Governo cinese. Di fatto il 16 aprile del 2018, ZTE restò senza i chips di Qualcomm per  i suoi cellulari e altre  componenti, hardware e software prodotti negli USA.

Sono centinaia gli esempi che si potrebbero citare e centinaia di compagnie della Cina soffrono le conseguenze d’una politica sleale, che nega gli stessi  principi della «libertà di commercio» che la Casa Bianca dice di difendere.

 SOLO CONTRO LA  CINA?

La potenza del Nord ha sempre utilizzato la legge per eliminare, o almeno limitare la portata delle imprese di successo di altre nazioni, nell’interesse delle sue multi nazionali,  e hanno adeguato i loro tribunali e legislatori al servizio delle grandi compagnie.

I fabbricanti di turbine per generare elettricità, compagnie produttrici di gas, petrolio e di miniere hanno sofferto i maltrattamenti dell’amministrazione imperiale.

Per citare un caso, la decisione degli USA d’imporre tasse doganali superiori al 70% all’importazione di torri eoliche da parte della Spagna, ha danneggiato i fabbricanti di queste che operano nei cantieri navali del Porto di Siviglia a beneficio dei simili negli USA.

Un altro esempio è quello di ASML Holding N.V, il fabbricante olandese di macchine per produrre micro processori.

Il leader mondiale in tecnologia di fabbricazione di semi conduttori non può commerciare con fabbricanti cinesi i chips dei suoi apparecchi di litografia più avanzati.

Questa compagnia dei Paesi Bassi non può nemmeno consegnare alle imprese cinesi le sue macchine di litografia ultra violetta profondo (UVP), e questo nella pratica le impedisce di produrre i suoi propri chips d’avanguardia.

Non si può tralasciare di citare la Legge per la Libertà e la Solidarietà Democratiche Cubane, conosciuta come Helms-Burton, indirizzata a Diffondere internazionalmente il blocco per mezzo di misure coercitive contro terzi paesi, con il fine d’ostacolare e interrompere le relazioni commerciali e d’investimento  con Cuba.

Questa Legge ha danneggiato varie imprese statunitensi e di terzi paesi che hanno realizzato o realizzano affari con Cuba, oltre alle imprese nazionali.

La lista dei paesi, entità e persone sanzionate da Washington è molto lunga.

Tra le quinte utilizzate dai  «difensori dei Diritti Umani», i «combattenti contro il terrorismo» e i «protettori della sicurezza nazionale» si nasconde la verità.

Entità di tutto il mondo sono state sanzionate per presunte violazioni dei controlli delle esportazione statunitensi o per aver agito contro la sicurezza nazionale degli USA, i loro interessi in politica estera.

La Casa Bianca ha inserito nella sua «lista nera» imprese tedesche, del Pakistan, del Oman, degli Emirati, finlandesi, etc.

Come si legge negli avvisi pubblicati dal servizio federale statunitense, non si salva nessuno.

Oltre ad essere una politica di Stato concepita per castigare chi non segue la sceneggiatura stabilita dai falchi, la si applica per portare benefici alle multinazionali USA.

Russia, Cina, Cuba, Iran, Corea del Nord, Nicaragua e Venezuela sono oggetto di leggi e sanzioni extra territoriali che violano il diritto internazionale, una pratica che il mondo multipolare in costruzione deve sradicare completamente.

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