Contro l’opacità politica e finanziaria delle ONG

misionverdad.com

In Venezuela, le organizzazioni non governative (ONG) hanno avuto un ruolo di primo piano sulla scena politico-mediatica almeno dalla prima decade del XXI secolo, sebbene il boom del finanziamento di queste istituzioni sia iniziato alla fine del secolo precedente come accompagnamento delle pratiche neoliberali implementate dai governi anteriori alla Rivoluzione Bolivariana.

Man mano che lo Stato venezuelano, nelle decadi degli anni ’80 e, soprattutto, ’90, abbandonava il suo ruolo tradizionale in certi settori economici e sociali, le ONG ne prendevano il posto come operatrici, diventando arbitri, interpreti e facilitatori tra gli enti governativi e la popolazione.

In questo modo, iniziano a partecipare nella società venezuelana fungendo da dispositivo neoliberale, dove prendevano sempre più protagonismo in assenza dello Stato, e istituzionalizzavano le organizzazioni popolari svuotandole del loro contenuto politico e erodendo la partecipazione cittadina, proponendo al loro posto la privatizzazione dei beni e servizi pubblici verso un modello di consumismo che portava con sé il documento della barbarie. Si implementava il regime neoliberale nel paese.

A livello globale, le grandi ONG hanno lavorato congiuntamente con le corporazioni —sotto l’apparenza della “responsabilità sociale” e della filantropia— nelle aree della politica, dell’economia, degli affari sociali, dell’ambiente, tra gli altri, il che ha riempito le casse di quelle entità e ha elevato il loro profilo fino a ottenere, ad esempio, il Premio Nobel per la Pace a Medici Senza Frontiere nel 1999. Da allora, queste organizzazioni hanno goduto di un’aura “apolitica” e sono state accettate come sostituto statale nelle società dove prevale il dogma neoliberale in materia e spirito.

Il caso venezuelano contempla una sfumatura aggiuntiva: il carattere “apolitico” e socialmente benefattore di molte ONG, rafforzato narrativamente dai media privati e dalle istituzioni multilaterali dell’ordine liberale —come l’ONU o l’OSA—, assume una posizione bellicosa in politica e gestione partitica, e si è trasformato in risorse asimmetriche della guerra ibrida contro la popolazione e lo Stato.

Gli USA hanno espanso i loro canali organizzativi, logistici e finanziari in materia di politica estera attraverso l’USAID e la NED verso altre società, prendendo la guida di innumerevoli ONG. Il Venezuela è un deposito di questi schemi con connessioni dirette e indirette al finanziamento USA o di altre entità politicamente correlate.

Pertanto, è fondamentale comprendere che i dispositivi logistici e finanziari delle ONG associate ai partiti e ai dirigenti oppositori della Piattaforma Unitaria Democratica —e ai loro partner politici— sono fondamentali in un possibile scenario post-elettorale, dopo le elezioni presidenziali del prossimo 28 luglio, dove prevalga il caos e la violenza a fini destabilizzatori delle istituzioni nazionali e della società nel suo complesso per motivi destituenti.

Oltre alla trama politica che caratterizza il presente venezuelano, con le elezioni, i giri in lungo ed in largo del paese di María Corina Machado —lei stessa un’attivista di ONG nei suoi inizi politici— e la predica della “transizione” ben posizionata nello spettro mediatico-digitale, il flusso in crescita di risorse verso le ONG dagli USA e i tentativi della Casa Bianca di perturbare e influenzare l’attività economica nazionale in recupero attraverso l’emissione —o meno— di licenze OFAC —mantenendo il regime di sanzioni illegali contro la repubblica—, sono elementi che, accumulati e ben manipolati, potrebbero generare un fabbricato fatto scatenante di giornate caratterizzate dalla violenza politica.

UN QUADRO DI REGOLAMENTAZIONE E FISCALIZZAZIONE

In questo modo, la seconda discussione all’Assemblea Nazionale (AN) del Progetto di Legge di Fiscalizzazione, Regolarizzazione, Azione e Finanziamento delle Organizzazioni Non Governative (ONG) e Affini, ha avuto un protagonismo singolare nell’agenda politica.

Le lamentele e le denunce di coercizione ai diritti umani da parte delle ONG più apertamente anti-chaviste e legate ai settori più bellicosi dell’opposizione a causa della proposta legislativa a favore della trasparenza e della formalità istituzionale sono segni che tali entità non intendono rendere conto del loro finanziamento —tantomeno dei loro obiettivi— né considerare un margine di azione regolato.

Si tratta di un meccanismo legislativo su cui molti paesi occidentali già contano, inclusi gli USA e l’Unione Europea (UE), da cui sono anche sorte proteste per il progetto di legge in discussione nell’emiciclo. Ciò che richiede lo Stato venezuelano è trasparenza da parte di queste persone non governative, non limitare le loro attività.

Attualmente, l’AN ha approvato nove articoli mentre continua la discussione sul resto dell’articolato.

La futura regolamentazione dell’attività delle ONG in Venezuela si deve sia all’esperienza nella storia recente, per il ruolo politico, corrotto e destabilizzatore che molte di queste hanno assunto, sia alla necessità di generare loro un quadro di fiscalizzazione appropriato.

A proposito di quest’ultimo, il primo vicepresidente della Commissione Permanente di Politica Interna, il deputato Julio García Zerpa (PSUV), uno dei promotori della legge, ha commentato che più dell’80% delle ONG “non ha nemmeno personalità giuridica, che è parte di ciò che si legifera in questa norma, non esistono nel registro, in questo caso il Saren, ma ricevono grandi quantità di milioni di dollari. Sono un gilet, un cappello, uno slogan, una pagina web e ricevono importanti quantità di milioni di dollari!”.

Ha inoltre indicato che la Fundación Simón Bolívar della filiale di Petróleos de Venezuela, S.A. (PDVSA) negli USA, Citgo Petroleum, creata durante il governo del presidente Hugo Chávez e che ha continuato a funzionare con l’amministrazione del presidente Nicolás Maduro fino al 2019, ora rubata da Washington, D.C. e amministrata indiscriminatamente da persone affiliate o associate a Voluntad Popular —la corrente López-Guaidó—, ha perso la sua natura originale —assistere interventi chirurgici di pazienti infantili e adolescenti con malattie gravi— e si è dedicata a distribuire denaro a un’organizzazione chiamata Convite, “che, secondo il deputato García Zerpa, riceve finanziamenti i cui fondi sono gestiti illegalmente da queste istituzioni”.

L’Associazione Civile Convite è stata creata nel 2006 e lavora attraverso vari progetti nei settori della salute —monitoraggio e informazione—, attivismo giovanile e comunitario e “azione umanitaria”. La maggior parte dei suoi progetti ha data di origine nel 2020, un anno dopo che gli USA imponessero il loro burattino Juan Guaidó come “presidente interino” del Venezuela e gli cedessero il potere di Citgo.

Ma Convite ha un’altra connessione diretta con istituzioni USA: Luis Francisco Cabezas, il suo direttore, è membro della Fondazione Ford, entità le cui attività in America Latina e altre parti del mondo hanno avuto un ruolo importante nella Guerra Fredda Culturale della CIA, legame ben documentato dalla ricercatrice britannica Frances Stonor Saunders. Anche il sociologo USA James Petras ha scritto in merito: “I legami tra i principali funzionari della Fondazione Ford e del governo degli USA sono espliciti e continui. Una revisione dei progetti recentemente finanziati dalla Fondazione Ford rivela che non ha mai finanziato un progetto di rilievo che contravvenga la politica degli USA”.

Per la stabilità politica e sociale del Venezuela è importante che si conoscano e si riconoscano le connessioni esistenti tra gli attori che incidono direttamente sullo scenario venezuelano, ma soprattutto quelle che sono velate da un manto di opacità. Il progetto di legge punta alla necessità che la regolamentazione e la fiscalizzazione delle ONG rispetti i meccanismi affinché le loro attività possano svilupparsi in maniera normale, su tutto il territorio nazionale, senza pretese partitiche né cospirative.

Lo stesso obiettivo ha il parlamento della Georgia, paese euroasiatico la cui vita politica e sociale è immersa in un caos promosso dalla NATO, che cerca di rendere trasparenti gli strumenti finanziari e logistici delle ONG. Le proteste sono aumentate fino a diventare un golpe morbido, seguendo lo stesso e vecchio copione, contro l’implementazione della legge “Sulla Trasparenza del Finanziamento Straniero”.

Da istanze USA ed europee, tale legge danneggia il percorso della Georgia verso l’ONU, mentre le entità e le persone locali che ricevono finanziamenti esteri si organizzano per disobbedire all’ordine legislativo e scendere in piazza in cerca di un possibile scenario di destabilizzazione a favore di un cambio di regime. I legislatori del partito Sogno Georgiano, promotore della legge, hanno affermato, l’anno scorso, che l’UE sta finanziando la polarizzazione —antirussa— in Georgia e che questo progetto di legge risolverebbe tale problema.

In modo diverso, in Venezuela, uno scenario di polarizzazione estrema con condimenti di violenza e destabilizzazione sociale dopo le elezioni presidenziali di luglio —la “transizione” in marcia operativa— è una possibilità che le ONG socie dei settori più rissosi dell’opposizione venezuelana contribuiscano come risorse asimmetriche finché non si abbia una soluzione ufficiale alla loro regolamentazione e fiscalizzazione.


CONTRA LA OPACIDAD POLÍTICA Y FINANCIERA DE LAS ONG

 

En Venezuela las organizaciones no gubernamentales (ONG) han tenido un papel estelar en la escena político-mediática desde, al menos, la primera década del siglo XXI, si bien el auge de financiación de dichas instituciones comenzó a finales de la centuria anterior como acompañamiento de las prácticas neoliberales implementadas por los gobiernos anteriores a la Revolución Bolivariana.

A medida en que el Estado venezolano en las décadas de 1980 y, sobre todo, de 1990, abandonaba su papel tradicional en ciertos sectores económicos y sociales, las ONG tomaban su lugar como operadoras, convirtiéndose en árbitros, intérpretes y facilitadores entre los entes gubernamentales y la población.

De esta manera comienzan a participar en la sociedad venezolana fungiendo de dispositivo neoliberal, seno en el que tomaban cada vez mayor protagonismo ante la ausencia estatal, e institucionalizaban las organizaciones populares mediante el vaciamiento de su contenido político y la erosión de la participación ciudadana, proponiendo en su lugar la privatización de los bienes y servicios públicos hacia un modelo de consumismo que traía consigo su documento de barbarie. Se implementaba el régimen neoliberal en el país.

A escala global, las grandes ONG han trabajado conjuntamente con corporaciones —bajo el cariz de la “responsabilidad social” y la filantropía— en las áreas de la política, la economía, los asuntos sociales, el ambiente, entre otros, lo que ha llenado las arcas de aquellas entidades y ha elevado su perfil hasta lograr, por ejemplo, el Premio Nobel de la Paz a Médicos Sin Fronteras en 1999. En adelante, dichas organizaciones han gozado de un aura “apolítico” y han sido aceptadas como sustituto estatal en las sociedades donde prevalece el dogma neoliberal en materia y espíritu.

El caso venezolano contempla un matiz adicional: el carácter “apolítico” y socialmente benefactor de muchas ONG, reforzado narrativamente por medios de comunicación privados e instituciones multilaterales del orden liberal —como la ONU o la OEA—, toma una posición beligerante en política y gestión partidista, y se ha tornado en recursos asimétricos de la guerra híbrida contra la población y el Estado.

Estados Unidos ha expandido sus canales organizativos, logísticos y financieros en materia de política exterior a través de la Usaid y la NED hasta otras sociedades, llevando la batuta de incontables ONG. Venezuela es un repositorio de estos esquemas con conexiones directas e indirectas a la financiación estadounidense o de otras entidades relacionadas políticamente.

Así, es fundamental entender que los dispositivos logísticos y financieros de las ONG asociadas a partidos y dirigentes opositores de la Plataforma Unitaria Democrática —y sus socios políticos— son fundamentales en un posible escenario postelectoral, tras los comicios presidenciales del 28 de julio próximo, donde prime el caos y la violencia con fines desestabilizadores de la institucionalidad nacional y de la sociedad en su conjunto por motivos destituyentes.

Además de la trama política que caracteriza el presente venezolano, con las elecciones, las giras a lo largo del país de María Corina Machado —ella misma una activista oenegera en sus comienzos políticos— y la prédica de “la transición” bien posicionadas en el espectro mediático-digital, el flujo en ascenso de recursos hacia ONG desde Estados Unidos y los intentos de la Casa Blanca por perturbar e influir en la actividad económica nacional en recuperación a través de la emisión —o no— de licencias OFAC —manteniendo el régimen de sanciones ilegales contra la república—, son elementos que, acumulados y bien manipulados, podrían generar un fabricado hecho desencadenante de jornadas caracterizadas por la violencia política.

UN MARCO DE REGULACIÓN Y FISCALIZACIÓN

De esta manera, la segunda discusión en la Asamblea Nacional (AN) del Proyecto de Ley de Fiscalización, Regularización, Actuación y Financiamientos de las Organizaciones No Gubernamentales (ONG) y Afines, ha tenido un protagonismo singular en la agenda política.

Los reclamos y denuncias de coerción a los derechos humanos por parte de las ONG más abiertamente antichavistas y ligadas a los sectores más beligerantes de la oposición a raíz de la proposición legislativa a favor de la transparencia y la formalidad institucional son signos de que dichas entidades no pretenden rendir cuentas de su financiamiento —mucho menos sus objetivos— ni considerar un margen de actuación regulado.

Se trata de un mecanismo legislativo con el que muchos países de Occidente ya cuentan, incluidos Estados Unidos y la Unión Europea (UE), de donde también han surgido protestas por el proyecto de ley en discusión en el hemiciclo. Lo que requiere el Estado venezolano es transparencia de estas personas no gubernamentales, no coartar sus actividades.

Actualmente, la AN ha aprobado nueve artículos mientras sigue la discusión en torno al resto del articulado.

La futura regulación de la actividad de las ONG en Venezuela se debe tanto a la experiencia en la historia reciente, por el papel político, corrupto y desestabilizador que muchas de estas han tomado, como a la necesidad de generarles un marco de fiscalización propicio.

A propósito de esto último, el primer vicepresidente de la Comisión Permanente de Política Interior, diputado Julio García Zerpa (PSUV), uno de los promotores de la ley, comentó que más de 80% de las ONG “ni siquiera tienen personalidad jurídica, que es parte de lo que se legisla en esta norma, no existen ante el registro, en este caso el Saren, pero reciben grandes cantidades de millones de dólares. ¡Son un chalequito, una gorra, un lema, una página web y reciben importantes cantidades de millones de dólares!”.

También indicó que la Fundación Simón Bolívar de la filial de Petróleos de Venezuela, S.A. (PDVSA) en Estados Unidos, Citgo Petroleum, creada durante el gobierno del presidente Hugo Chávez y que siguió funcionando con la administración del presidente Nicolás Maduro hasta 2019, ahora robada por Washington, D.C. y administrada indiscriminadamente por personas afiliadas o asociadas con Voluntad Popular —la vertiente López-Guaidó—, ha perdido su naturaleza original —atender intervenciones quirúrgicas de pacientes infantiles y adolescentes con enfermedades graves— y se ha dedicado a repartir dinero a una organización llamada Convite, “que, de acuerdo con el diputado García Zerpa, recibe financiamiento cuyos fondos son manejados ilegalmente por estas instituciones”.

Asociación Civil Convite fue creada en 2006 y trabaja mediante varios proyectos en los sectores de salud —monitoreo e información—, activismo juvenil y comunitario y “acción humanitaria”. La mayoría de sus proyectos tiene fecha de origen en 2020, un año luego de que Estados Unidos impusiera a su guiñol Juan Guaidó como “presidente interino” de Venezuela y le cediera el poder de Citgo.

Pero Convite tiene otra conexión directa con instituciones estadounidenses: Luis Francisco Cabezas, su director, es miembro de la Fundación Ford, entidad cuyas actividades en América Latina y otras partes del mundo tuvo un papel importante en la Guerra Fría Cultural de la CIA, lazo bien documentado por la investigadora británica Frances Stonor Saunders. El sociólogo estadounidense James Petras también escribió al respecto: “Los lazos entre los principales funcionarios de la Fundación Ford y del gobierno de EE.UU. son explícitos y continuos. Una revisión de los proyectos recientemente financiados por la Fundación Ford revela que nunca ha financiado un proyecto de importancia que contravenga la política de EE.UU.”.

Para la estabilidad política y social de Venezuela es importante que se conozcan y reconozcan las conexiones existentes entre los actores que inciden directamente en el escenario venezolano, pero sobre todo las que están veladas por un manto de opacidad. El proyecto de ley apunta a la necesidad de que la regulación y la fiscalización de las ONG cumpla con los mecanismos para que sus actividades pueden desarrollarse de manera normal en todo el territorio nacional, sin pretensiones partidistas ni conspirativas.

El mismo propósito tiene el parlamento de Georgia, país euroasiático cuya vida política y social se encuentra inmersa en un caos impulsado por la OTAN, que busca hacer transparente los instrumentos financieros y logísticos de las ONG. Las protestas han escalado a nivel de golpe blando, siguiendo el mismo y manido guion, contra la implementación de la ley “Sobre la Transparencia de la Financiación Extranjera”.

Desde instancias estadounidenses y europeas dicha ley perjudica el camino de Georgia hacia la UN, mientras las entidades y personas locales que reciben financiamiento extranjero se organizan para desobedecer la orden legislativa y tomar las calles en busca de un posible escenario de desestabilización a favor de un cambio de régimen. Los legisladores del partido Sueño Georgiano, bancada promotora de la ley, afirmaron el año pasado que la UE está financiando la polarización —antirrusa— en Georgia y que este proyecto de ley resolvería ese problema.

De otro modo, en Venezuela, un escenario de polarización extrema con condimentos de violencia y desestabilización social tras las elecciones presidenciales de julio —”la transición” en marcha operativa— es una posibilidad que las ONG socias de los sectores más pendencieros de la oposición venezolana contribuyan como recursos asimétricos mientras no haya una solución oficial a su regulación y fiscalización.

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