La Cumbre de los Pueblos e l’esercizio della controinformazione

Paloma García, giornalista della neonata TeleSur, racconta delle prime, impegnative dirette di quella televisione creata su iniziativa di Hugo Chávez per contrastare i monopoli delle grandi catene televisive. Il 4 e il 5 novembre del 2005, a Mar del Plata, la IV Cumbre de las Américas bocciava l’Area di Libero Commercio delle Americhe (ALCA) voluta da Bush e lanciava l’ALBA (Alleanza Bolivariana  per i Popoli della Nostra America). Diego Armando Maradona era fra capi di stato, Premi Nobel, artisti  e dirigenti rivoluzionari protagonisti di quelle giornate storiche per la sovranità latinoamericana

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[…] Come parte dell’impegno di lavorare per TeleSur, insieme a TV Pubblica, trasmettemmo dallo Stadio Mondialista di Mar del Plata, sede della Cumbre de los Pueblos. Ricordo che avevamo bisogno di una nota per trasmettere in vivo via satellite, il tempo stringeva, già c’era stato il grande discorso di Chávez con quelle parole che sarebbero rimaste scolpite: “siamo venuti qui oggi per molte cose, per camminare, per fare una marcia, per saltare, per gridare, per lottare, ma fra le tante cose per cui siamo venuti qui a Mar del Plata –ognuno di noi è venuto con una pala, una pala per seppellire, perché qui, a Mar del Plata, c’è la tomba dell’ALCA.”

Siamo andati nella sala dove stavano le persone che avevano reso possibile la manifestazione nello stadio: il deputato Miguel Bonasso (uno de promotori, in Argentina, dell’incontro che coinvolgeva Cuba, il Venezuela, la Bolivia e l’Argentina), Diego Armando Maradona, il Premio Nobel per la Pace Adolfo Pérez Esquivel, la rappresentante indigena eqEvo Morauatoriana Blanca Chancoso, Manu Chao, Silvio Rodríguez e le Madri della Plaza de Mayo. C’era perfino un Evo Morales che non era stato eletto ancora presidente della Bolivia, ma che già, come dirigente boliviano si era unito decisamente al viaggio nel Treno del ALBA, il treno partito dalla stazione Constitución verso Mar del Plata, nel quale viaggiavano centinaia di personalità che partecipavano alle manifestazioni di ripudio alla presenza del presidente nordamericano George W. Bush. Evo viaggiava con Bonasso, Pérez Esquivel, Maradona, il regista Emir Kusturica. Fra le persone che viaggiavano in quel treno c’erano Paco Guevara, nipote del Che e il regista Tristán Bauer, che ora è Ministro della Cultura argentina. All’arrivo a Mar del Plata, i passeggeri del Treno avevano marciato fino allo stadio dove, prima di quel discorso antologico del Comandante Hugo Chávez, aveva cantato Silvio Rodríguez insieme ad altri noti musicisti latinoamericani. La marcia aveva occupato una trentina di isolati dalla stazione fino a via Juan B. Justo, angolo Independencia dove c’è lo stadio. C’è un documentario del regista e musicista serbo, proiettato nel 2008 intitolato “Maradona” che racconta i particolari di questo viaggio e le scene nel vagone del treno dove viaggiava il calciatore. Sono indimenticabili le immagini dello stadio di Mar del Plata strapieno prima del discorso storico di Hugo Chávez con quel grande “ALCA, ALCA, al carajo (Alca, Alca, vaffà)… così tassativo ed emblematico.

La storia iniziale di quella manifestazione, da quando sorse l’idea, è materia per un libro che certamente porterà la firma di Bonasso, anche TVPubblica Argentina trasmise in vivo questa cerimonia, oltre le indicazioni dei dirigenti e oltre l’accordo dei due paesi e delle rispettive televisioni; c’era lì gli occhi del mondo e tutti i giornalisti del mondo. Bisognava arrangiarsi a trovare dove piazzare le telecamere quando ormai non c’era più posto. Ho dovuto passare tutto il pomeriggio a battagliare con gli agenti della Casa Militar venezuelana (la scorta di Chávez) per non far togliere le telecamere dal traliccio improvvisato perché altrimenti non avremmo potuto fare la trasmissione. Lì dove la professione che si sceglie e quello che si pensa si danno la mano per poter ottenere quello che si crede giusto: bisognava fare in modo che quelle parole arrivassero in vivo dovunque! Missione compiuta!

Evo ci ha detto di sì, che ci dava l’intervista live e che sarebbe venuto con noi fin dove avevamo piazzato il satellite, ci siamo guardati sapendo che voleva dire attraversare lo stadio con tutta quella gente che stava ancora sfollando … da lì nasce l’aneddoto che forse ormai è distorto non solo dal tempo, ma dalla dimensione che con il passare degli anni ha assunto la figura di Evo e di molti che sono stati protagonisti di quei fatti. Quell’Evo camminava insieme a noi attraverso il prato di uno stadio che portava ancora evidenti segni della quantità di gente che ci era stata, ma lui camminava tranquillo, salutando tutti. Quando siamo dovuti salire sulla scala che portava dove avevamo istallato il microonde satellitare, visto che gli scalini non finivano mai, Evo si era girato verso di noi e aveva detto: “come sta lontano questo satellite”. Sembra un aneddoto senza importanza ma se pensiamo alla semplicità di quest’espressione scopriamo un nuovo tipo di dirigente, di uomo semplice e al tempo stesso grande, come Evo, come Chávez che stavano lì con noi a difendere la libertà dei nostri popoli … ci sentivamo pieni di orgoglio, ci sentivamo così … lavoravamo carichi dell’adrenalina propria della copertura delle notizie e dei grandi momenti che sapevamo che stavano marcando la storia. La semplicità di espressioni come quella di Evo collocavano i dirigenti al nostro fianco, sentendoli e vedendoli così umani, combattendo per le cose nostre e ripudiando come facevamo noi.

Quella sera stessa ho avuto il privilegio di far parte di una comitiva invitata da Hugo Chávez a un ricevimento nella residenza di Chapadmalal dove era ospitata un’importante delegazione cubana presente alla Cumbre de los Pueblos; c’erano Abel Prieto e Ricardo Alarcón. Il Comandante Chávez in persona ci ringraziò uno per uno per l’impegno con cui ci eravamo preoccupati di far giungere la sua voce a tutte le organizzazioni sociali che si erano date appuntamento allo stadio mondialista.

Su questa giornata ci sono tanti aneddoti, non solo il lavoro alla Cumbre de las Américas per il telegiornale di TVPublica, ma anche per la copertura speciale che stava eseguendo TeleSur.

Stavamo smontando i macchinari quando ci arriva una richiesta di Hugo Chávez che voleva che il suo abituale programma della domenica “Aló Presidente” si facesse da Balcarce, nella sede dell’Istituto Nazionale di Tecnologia Agropecuaria argentina (INTA) per informare dell’accordo firmato fra Venezuela e Argentina per l’acquisto di macchine agricole, fra gli altri argomenti.

Sembrava davvero impossibile farcela, invece Chávez andò in onda il giorno dopo da Balcarce, nella trasmissione “Aló Presidente”, un programma di televisione che, moderato da lui, veniva trasmesso la domenica mattina ora del Venezuela ma che non si sapeva mai a che ora sarebbe finito.

Quella volta trasmettere “Aló Presidente” è stato possibile non solo grazie al team di Venezuelana de Televisión che viaggiava con Chávez ma anche per l’appoggio di TVPublica. Quel programma era anche nostro, per aver mantenuto quell’impegno iniziato quando Chávez aveva trasmesso il suo programma dalle terrazze di TVPublica nella sua visita del 2003.

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