Incertezza energetica

Harold Cardenas Lema https://jovencuba.com

obama bulboNon vi è alcuna combinazione di parole che provochi tanta preoccupazione nei cubani come “Periodo Speciale”. Quando sono iniziate la voce che ci sarebbe stata una nuova crisi energetica, si sono diffuse a macchia d’olio perché sono pochi gli adulti, a Cuba, che non sappiano cosa significa vivere tra i black-out. Ma quanto c’è di reale in questo? Quanto di animo destabilizzante? Ritorneremo ad un Periodo Speciale?

L’allusione più onesta alla crisi è venuta dallo stesso presidente Raul Castro che, riferendosi al tema, non ha negato l’attuale crocevia ed ha garantito che non sarebbe accaduto un secondo Periodo Speciale; siamo più preparati rispetto ai primi anni novanta. In realtà, chi dovrebbe spiegare questa situazione è il Ministro dell’Energia o il presidente dell’Unione Elettrica, ma a Cuba i funzionari pubblici, ancora, non rendono conto all’opinione pubblica, non sentono il bisogno di farlo né hanno l’abitudine, speriamo che questo cambi presto.

E’ stato il Direttore dell’Ufficio Nazionale di Carico che ha detto, al quotidiano Granma, che “non esistono black-out né sono previsti”, qualcosa che contraddice le frequenti assenze di energia elettrica, soprattutto all’interno del paese, in luoghi in cui i fatti non trascendono tanto come in l’Avana. O c’è un grave problema di rotture e manutenzione di cui non si è informato, o qualcosa di peggio. La stampa cubana è solita addolcire le sue notizie, ma non ha vocazione verso la grossolana menzogna. Cosa succede allora?

Forse quello che stiamo vedendo è la reazione statale ad una campagna di incertezza generata dall’esterno e accresciuta dalla stessa idiosincrasia del cubano. Ci sono media, su Cuba, che si alimentano della morbosità nazionale, lucrano pubblicando video di un incidente o di una marcia della controrivoluzione, ed allo stesso modo pubblicherebbero una riflessione di Fidel se ciò gli generasse una maggior audience. Ciò che la maggior parte del suo pubblico non sa è che il suo obiettivo è quantitativo, più visite significa più soldi, più incertezza significa più audience.

Da questi è cresciuta la preoccupazione nella società disinformata che l’ha fatta sua e poi si estese per la povera comunicazione e trasparenza che hanno avuto le autorità competenti in materia. Avremo un altro Periodo Speciale? Credo di no. Si avvicinano momenti duri, perché ora stiamo pagando debiti internazionali che prima non abbiamo adempiuto, ma non staremo vicino a quel momento già passato.

Certamente si vedono black-out che non sembrano far parte di alcuna manutenzione, ma pianificati. L’Unione Elettrica dovrebbe pronunciarsi al riguardo con più trasparenza e frequenza, non solo quando vuole rassicurare l’opinione pubblica per preoccupazione o indicazione del Partito. Noi e lo Stato, più che stare in funzione di voci, propagando o smentendo, dovremmo star conciliando il modo come affrontare la nuova situazione economica.

Andare alla radice del problema, che è la deformazione e mancanza di produttività della nostra economia. Terminare la mania di controllo dello Stato che non consente liberare quelle forze produttive che non minacciano il Socialismo, la cui prosperità aiuterebbe, invece, a sostenerlo. Abbandonare l’incertezza energetica e pensare di più ai cubani che non li preoccupa il ritorno al Periodo Speciale, perché mai ne sono usciti.

Incertidumbre energética

Por: Harold Cárdenas Lema

No existe una combinación de palabras que provoque tanta zozobra en los cubanos como “Período Especial”. Cuando comenzó el rumor de que habría una nueva crisis energética, corrió como pólvora porque son pocos los adultos en Cuba que no sepan lo que significa vivir entre apagones. Pero, ¿cuánto hay de real en esto? ¿Cuánto hay de ánimo desestabilizador? ¿Regresaremos a un Período Especial?

La alusión más honesta a la crisis vino del propio presidente Raúl Castro, que al referirse al tema no negó la encrucijada actual y garantizó que no ocurriría un segundo Período Especial, estamos más preparados que a inicios de los noventa. En realidad quien debería explicar esta situación es el Ministro de Energía o el presidente de la Unión Eléctrica, pero en Cuba los funcionarios públicos todavía no rinden cuentas a la opinión pública, no sienten la necesidad de hacerlo ni tienen la costumbre, esperemos esto cambie pronto.

Fue el Director del Despacho Nacional de Carga quien dijo al periódico Granma que “ni existen apagones ni están previstos”, algo que contradice las frecuentes ausencias de energía eléctrica, principalmente al interior del país, en lugares donde los hechos no trascienden tanto como en la Habana. O existe un grave problema de roturas y mantenimiento que no ha sido informado, o es algo peor. La prensa cubana suele edulcorar sus noticias pero no tiene vocación hacia la mentira burda. ¿Qué pasa entonces?

Quizás lo que estemos viendo es la reacción estatal a una campaña de incertidumbre generada desde fuera y acrecentada por la propia idiosincrasia del cubano. Existen medios sobre Cuba que se alimentan del morbo nacional, lucran publicando videos de un accidente o una marcha de la contrarrevolución, e igual publicarían una reflexión de Fidel si esto les generara mayor audiencia. Lo que la mayoría de su público no sabe es que su objetivo es cuantitativo, más visitas significa más dinero, más incertidumbre significa más audiencia.

Desde estos creció la zozobra, llegó a la sociedad desinformada que la hizo suya y luego se extendió por la pobre comunicación y transparencia que han tenido las autoridades competentes en el tema. ¿Tendremos otro Período Especial? Creo que no. Se avecinan momentos duros porque ahora estamos pagando deudas internacionales que antes no cumplíamos, pero no estaremos cerca de ese momento ya pasado.

Ciertamente, se ven apagones que no parecen ser parte de mantenimiento alguno, sino planificados. La Unión Eléctrica debería pronunciarse al respecto con más transparencia y frecuencia, no solo cuando quiere tranquilizar a la opinión pública por preocupación o indicación del Partido. Nosotros y el Estado, más que estar en función de rumores, propagando o desmintiendo, deberíamos estar consensuando la forma de enfrentar la nueva situación económica.

Ir a la raíz del problema, que es la deformación y falta de productividad de nuestra economía. Terminar la manía controladora del Estado que no permite liberar aquellas fuerzas productivas que no amenazan el Socialismo, cuya prosperidad ayudaría en cambio a sostenerlo. Abandonar la incertidumbre energética y pensar más en los cubanos que no les preocupa regrese el Período Especial, porque nunca salieron de él.

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