Giorni di ottobre

Gabriella Pogolotti da Juventud Rebelde

cespedesPer gli abitanti delle Antille ottobre è sopratutto un mese di cicloni. Alcuni tra questi uragani sono entrati nella leggenda, trasmessa dai genitori ai  figli. Gli abitanti de L’Avana hanno costruito una cultura attorno a questo fenomeno meteorologico. Tutto cominciava con il blocco, inchiodando porte e finestre e, dipendendo dalle possibilità di ogni casa, si raccoglievano commestibili, candele e cherosene.


Poi si faceva un giro per valutare le conseguenze del disastro e arricchire l’insieme di aneddoti per le conversazioni nei luoghi frequentati dai vicini.

Il passaggio periodico degli uragani sembra un avviso della natura maltrattata dall’umanità in maniera irresponsabile.

Il suo ringhio ci ricorda che è lì e che dipendiamo da lei.

Per i cubani in questo mese tempestoso c’è una data storica fondamentale.

Un 10 ottobre, Carlos Manuel de Céspedes iniziò la lotta per l’indipendenza.  Nella stessa circostanza liberò i suoi schiavi.

Stava per compiersi un secolo da quell’avvenimento quando in Bolivia moriva Ernesto Guevara.

I due fatti legano un lungo processo storico e l’analisi di ognuno dimostra che politico e sociale sono inseparabili.

Una connessione simile esiste tra il destino di ognuna delle nostre nazioni e l’insieme dell’America Latina, soprattutto nell’epoca della crescita

Dell’ asimmetria tra potere egemonico e i paesi emergenti dal neo colonialismo. In questa battaglia collettiva non va scartato il ruolo delle personalità nella costruzione dei movimenti di liberazione.

La Demajagua, una fattoria e fabbrica di zucchero di piccole dimensioni, divenne un simbolo redentore. Ma indubbiamente dopo tante battaglie, nel 1902 nasceva una Repubblica zavorrata dall’impronta neo coloniale.

I cubani d’allora soffersero un’amara delusione. Alcuni scettici si accomodarono alla nuova situazione nella repubblica dei generali e dei dottori. Alcuni opportunisti si unirono al carro repubblicano. Altri, con i gradi conquistati negli anni di guerra, approfittarono dei loro meriti accumulati.  C’erano anche gli incorruttibili, punto di partenza di un accomodamento di forze e del disegno di distinte strategie per proseguire la lotta nelle nuove condizioni.

Le idee orientarono azioni che definirono i programmi forgiati per lo scontro a Machado e Batista.

Nonostante, l’abbandono del governo, la carenza di una legislazione per proteggere i beni della nazione e la vendita incontrollata di documenti per coloro che affrontavano necessità pecuniarie, con il XX secolo si cominciarono a fondare istituzioni di carattere patrimoniale.

I locali non erano appropriati, ma in qualche modo si preservarono beni nell’ambito della Biblioteca Nazionale, l’Archivio Nazionale e il Museo Nazionale.

Con il trionfo della Rivoluzione si realizzò un intenso lavoro di riscatto sostenuto in un essenziale corpo legislativo.  È stata insufficiente però  la diffusione della comprensione dell’importanza dei beni documentali.

Abbiamo visto il triste spettacolo che offrono libri preziosi gettati nei cassonetti. Ugualmente l’ignoranza ha condotto alla scomparsa di testimonianze del processo politico, economico, sociale e culturale della nazione.

Capire la storia esige concatenare i grandi avvenimenti con il vivere quotidiano dei gruppi sociali in distinti territori e per questo motivo interessano i registri notarili di matrimonio e trasmissioni d’eredità, del movimento dei passeggeri nei diversi porti, gli annunci pubblicati nella stampa, i manuali utilizzati nell’ insegnamento attraverso il tempo e i programmi degli spettacoli.

In tutta l’America Latina importa sapere quali sono i libri che circolarono legalmente e illegalmente, fattore chiave per sapere in che maniera, nello scambio tra al di qui e al di là, tra il sub continente soggiogato e la metropoli dominante, si consolidò un pensiero proprio, matrice dell’indipendentismo e l’emancipazione.

Rodríguez Morey si trincerò nel conglomerato eterogeneo che costituisce il precedente e l’origine del nostro Museo Nazionale.

Per l’archivio e la biblioteca sono passati intellettuali cubani con coscienza patriottica. La recente pubblicazione di “Orbita”, di  José Antonio Ramos, dell’investigatrice   Cira Romero, rende omaggio a una singolare testimonianza della Repubblica neocoloniale, ch sofferse un’amara delusione di fronte allo spettacolo della repubblica corrotta e dipendente.

Lucido ricercatore della verità, Ramos scrisse saggi, romanzi, opere di teatro e, afferrato sempre alle sue riserve morali, le sue idee attraversarono un netto e organico processo di radicalizzazione.

Installata nel Castello della Forza, la Biblioteca Nazionale divenne l’ultimo rifugio di una volontà di servizio alla Patria. Pochi lettori frequentavano il vetusto locale. Ma lì si conservarono beni che rivelarono tutta la loro ricchezza dopo il trionfo della Rivoluzione.

Libri, giornali, manoscritti, incisioni, mappe, erano stati conservati e protetti in attesa del momento in cui infornate di investigatori e studenti invasero le sale dell’edificio eretto in Piazza della Rivoluzione.

Il  patrimonio di documenti della nazione supera le frontiere della capitale. Le biblioteche e gli archivi provinciali conservano tesori molte volte poco valutati. L’avidità dei mercanti ha sfruttato la penuria economica di alcuni per portare fuori dal paese importanti documenti. Coloro che agiscono così sanno quello che stanno facendo in termini mercantili e a detrimento dei valori fondamentali delle nazioni.

Anche se apparentemente restano addormentati per anni, un giorno qualcuno inciamperà con loro. Offriranno la chiave per penetrare in un territorio ignorato, prodigo di risposte e aperto a nuovi interrogativi.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.