Mangusta non mangia coccodrillo (Parte V)

Fabián Escalante Font https://lapupilainsomne.wordpress.com

I mesi che precedettero lo scoppio della Crisi dei Missili, ottobre 1962, molto prima della proposta sovietica per la dislocazione dei missili nucleari sull’isola, furono tesi e di quotidiane aggressioni, come è stato dimostrato. I tamburi di guerra avevano cominciato a suonare fin dall’inizio di quell’anno.

Non erano congetture propagandistiche cubane, ma fatti. Le azioni pubbliche degli USA così lo evidenziarono. Come tante volte prima, si preparava il teatro delle operazioni, alla ricerca di una scusa “plausibile”, che consentisse l’azione diretta delle forze USA. Lo scontro andò crescendo in una nota, pubblica e pericolosa escalation.

Il 29 maggio, proprio il giorno in cui arrivava la delegazione sovietica a L’Avana per negoziare la dislocazione dei missili, il giornale ‘Notizie di Oggi’ che si pubblicava nella capitale cubana, riferiva le intimidazioni da parte di aerei da guerra USA, che in quelle settimane effettuarono più di centocinquanta voli su varie navi mercantili che navigano verso Cuba, mentre una ventina di navi della Marina USA sottoposero a interrogatori o cercarono di intimidire i marinai sovietici che componevano l’equipaggio di alcune di quelle navi.

Tra luglio e agosto del 1962, si realizzarono settantadue violazioni aeree, in missioni di spionaggio in tutto il territorio nazionale. Centinaia di provocatori spari, provenienti dall’occupazione illegale di un pezzo di territorio cubano, nella base USA di Guantanamo, furono esplosi contro giovani soldati che le facevano la guardia.

Undici volte si rilevarono sottomarini nelle nostre acque territoriali e due volte navi con bandiera USA penetrarono o si avvicinarono alle coste, mentre l’Oxford, nave per lo spionaggio radio-elettronico, si mantenne per tutto il tempo al largo delle costa nord-occidentali e si eseguirono manovre navali congiunte con navi da guerra della Germania Ovest.

Tuttavia, a partire dal 1 settembre, tutte le attività sovversive, politiche economiche e militari si incrementarono. Quello stesso giorno fu attaccato, con fuoco di artiglieria leggera, il porto di Caibarien, in provincia di Las Villas, dall’organizzazione terrorista Alpha 66; ore dopo si effettuò il funerale di quattro contadini, uno di solo sedici anni, residenti della zona montuosa de El Escambray, che furono assassinati da bande armate infiltrate dalla CIA.

Arthur Schlesinger, consigliere del presidente, in un memorandum a Kennedy, espresse la sua preoccupazione per la situazione interna di Cuba, alla luce delle informazioni di intelligence “che descrivevano piani per una sollevazione durante le prossime settimane”. Tutto questo, come si sa, fu manipolato dalla CIA per creare le condizioni politico-militari che fornissero il pretesto per l’intervento militare.

Dal 20 agosto Maxwell Taylor e Robert Kennedy avevano informato il Presidente, in un memorandum, che non valutavano la possibilità che il governo di Fidel Castro fosse rovesciato senza l’intervento militare diretto USA. Taylor informò che il Gruppo Speciale Ampliato (GSA) consigliava un programma più aggressivo, ragione per le quali il presidente Kennedy, ordinò di aumentare l’intensità dei progetti sovversivi in corso.

Il 30 agosto, in risposta a questa decisione, la CIA iniziò a delineare una lista di sabotaggi e altre azioni contro obiettivi economici e sociali a Cuba che doveva approvare il GSA. Da parte loro, i leader dell’esilio cubano negli USA esortarono il governo Kennedy a sostenere la ripresa delle attività sovversive su larga scala per cercare di rovesciare Fidel Castro.

Nel frattempo, l’estrema destra USA continuò alimentando l’isteria bellicista anticubana volta a a plasmare l’opinione pubblica per giustificare un’aggressione diretta a Cuba.

Il 3 settembre, i senatori USA George Smathers, democratico per la Florida, Strom Thurmon, democratico per il Sud Carolina, e Kenneth B. Keating, repubblicano per New York, chiesero che gli USA sponsorizzassero un’organizzazione militare internazionale, simile alla NATO, tra le nazioni americane, per “affrontare il problema Cuba”.

Il 7 settembre, il presidente Kennedy chiese, al Congresso, l’autorizzazione per richiamare 150mila riservisti ed il Comando Tattico Aereo istituì un gruppo di lavoro per preparare un piano di emergenza per una possibile aggressione a Cuba.

Nella stessa data Carlos Lechuga, ambasciatore cubano in Messico, denunciò l’esistenza di quattordici basi di addestramento di terroristi di origine cubana in Guatemala, Nicaragua, Panama, Haiti e Santo Domingo. Da parte loro, gli USA, in una nuova riunione dell’OSA, proposero nuove sanzioni all’isola.

Il gruppo terrorista Alpha 66 attaccò, il 10, all’altezza di Cayo Francés, al largo delle coste della provincia di Las Villas, due navi da carico, il San Pascual ed il New Lane, che praticamente distrussero. Cinque giorni più tardi, furono assassinati nell’Escambray tre dirigenti dell’Associazione Nazionale dei Piccoli Agricoltori (ANAP), da bande armate della CIA e s’intensificarono i sorvoli USA sullo spazio aereo cubano.

Negli USA non cessarono le manovre contro Cuba: il 18, l’ex vice presidente Richard Nixon chiese una “quarantena” di Cuba per fermare il flusso di armi sovietiche, che fu sostenuto da sei senatori dell’estrema destra USA, mentre il Comando Aereo Tattico concluse i piani di emergenza previsti per un’invasione militare di Cuba e la stampa panamense segnalò che 1500 cubani, indossando uniformi dell’esercito USA, sbarcarono nella Zona del Canale, per essere addestrati a Fort Kobe.

Una Risoluzione dove “si sanzionava l’uso della forza, se fosse necessario, per contenere l’aggressione cubana e la sovversione nell’emisfero occidentale” fu approvata nel Senato USA, con votazione di 86 a favore, 1 contro. Aerei USA continuarono i loro sorvoli di Cuba, ed anche le pressioni di quel paese affinché l’Europa occidentale rompesse le sue relazioni commerciali con l’isola.

Il 26, la Camera dei Rappresentanti approvò la stessa Risoluzione presentata in precedenza dal Senato, con con votazione di 384 a favore e 7 contrari, e furono arrestati all’Avana cinque terroristi mentre si preparavano a scatenare un vasto piano sovversivo con equipaggiamento bellico inviate dalla CIA.

Due giorni dopo Curtis Lemay, Capo dello Stato Maggiore dell’Aeronautica presentò, per la sua approvazione, il piano di attacco aereo e sbarco anfibio a Cuba.

Il giorno 28 furono fatte esplodere diverse bombe di relativa potenza nella capitale cubana. Tutte furono collocate da una squadra di operazioni speciali infiltrata e, successivamente, prelevata dalla CIA per questi scopi.

Il 1 ottobre, ancora senza essere iniziata la Crisi Missili, Robert McNamara, segretario alla Difesa, ordinò all’ammiraglio Robert Dennison, comandante in capo del Comando dell’Atlantico, che prendesse tutte le misure necessarie per istituire un blocco militare contro Cuba. Il Congresso USA divulgò una Dichiarazione Congiunta, nella quale segnalava che era necessario impedire, con ogni mezzo fosse necessario, compreso l’uso delle armi, che il regime cubano estenda, con la forza, le sue attività, aggressive o sovversive, ovunque in questo emisfero.

Tre giorni dopo, Robert Kennedy, Procuratore Generale si riunì con il GSA ed espresse la sua “preoccupazione per il progresso di Mangusta”, sottolineando la necessità di dare priorità al tentativo di eseguire più operazioni terroristiche ed esortò che si intraprendesse una “massiccia” attività. Si convenne prendere in considerazione il minamento dei porti cubani.

L’8, di quello stesso mese, un altro comando di Alpha 66 attaccò a cannonate il villaggio di Isabela de Sagua, e uccise tre persone; mentre, quella notte, s’infiltrarono nella zona di Carahatas, provincia di Las Villas, tre commando CIA per organizzare e dirigere gruppi controrivoluzionari che operavano nella catena montuosa dell’Escambray. Tre giorni dopo fu arrestato un gruppo terrorista nella provincia di Camagüey, durante il tentativo di effettuare una campagna per distruggere, per mezzo di esplosivi, diverse delle principali industrie del luogo. Un’imbarcazione di pescatori cubani fu attaccata ed affondata nelle vicinanze di Cardenas, provincia di Matanzas, da gruppi di Alpha 66. Il giorno 15, un’imbarcazione con personale della CIA attaccò a cannonate Nueva Gerona, capoluogo dell’Isola della Gioventù.

Poche ore prima, all’alba del 14 ottobre un aereo tipo U-2, pilotata dall’ufficiale CIA Richard Heyser, aveva fotografato impianti missilistici tipo MRBM a Cuba, e fu scoperto dalle autorità USA, ore più tardi, la presenza dei missili sull’isola.

La mattina del 15, ancora ignorando la presenza dei missili, Robert Kennedy si incontrò a Washington con il GSA e lo esortò ad accelerare le attività segrete contro Cuba, e si concordò che il sabotaggio poteva essere intrapreso in modo più significativo e che ogni sforzo sarebbe stato fatto per sviluppare nuove e fantasiose proposte, con la possibilità di sbarazzarsi del regime di Castro.

Per confermare la presenza di queste armi, il 16, si produssero sei missioni di aerei U-2 di ricognizione sull’isola. Poche ore dopo furono presentate al Comitato Esecutivo la prova fotografica ed i filmati delle costruzioni militari per l’installazione di missili identificati come SS-4. Furono ordinati nuovi voli di ricognizione e s’intensificarono i preparativi militari degli USA, tra cui il rafforzamento di Guantanamo e del sud della Florida, dove stazionarono quattro cacciatorpediniere.

Come se nulla stesse accadendo, il 20 ottobre, la CIA diede “luce verde” per l’inizio dell’Operazione Cupido, con la quale un gruppo di terroristi, guidati da Miguel A. Orozco, s’infiltrò lungo la costa di Pinar del Río con lo scopo di attivare un vasto piano sovversivo che facesse ribellare, in armi, i gruppi controrivoluzionari locali, catturasse l’importante base aerea di San Julián, e quindi ottenere il controllo della provincia, distruggendo con esplosivi al plastico, la compagnia mineraria Minas de Matahambre, uno dei principali obiettivi economici del territorio.

La seconda fase di questa operazione doveva scatenarsi una volta realizzate le missioni di cui sopra e con un territorio cubano catturato, che permettesse orchestrare una potente campagna pubblicitaria che spiegasse all’opinione pubblica che il popolo cubano si fosse ribellato e aveva importanti territori in suo possesso. Poi, altri gruppi di commando avrebbe dato il colpo finale.

Approfittando della consapevolezza pubblica del coinvolgimento del governo del dittatore nicaraguense, Luis Somoza, nel progetto della Baia dei Porci, uno dei componenti del piano consisteva nell’attaccare Puerto Cabezas, sulla costa Atlantica del Nicaragua, con forze che simulassero essere cubane e dessero l’immagine di una vendetta di Fidel Castro per la passata aggressione.

All’unisono, altre forze controrivoluzionarie avrebbero preso Cayo Romano, a nord della provincia di Camagüey, al fine di garantire un territorio vicino agli USA, dove sbarcare un governo provvisorio guidato da Jose Miro Cardona, dell’autodenominato Consiglio Rivoluzionario Cubano.

Con una crisi originata dagli effetti di una presunta aggressione al Nicaragua, una provincia ribelle ed un governo provvisorio installato in un pezzo di territorio cubano, erano create le condizioni per richiedere “ufficialmente” l’aiuto al governo USA affinché intervenisse nella “guerra civile” scoppiata nell’isola e in difesa di una nazione centroamericana “vittima del comunismo internazionale”.

Tuttavia, ancora una volta fallirono, e Orozco ed i suoi terroristi furono catturati, sventati i piani della “sollevazione interna”, ed oltre a questo, i terroristi confessarono davanti alle telecamere della televisione cubana i loro misfatti e progetti aggressivi.

Il 21 ottobre, il presidente Kennedy si riunì con i segretari Rusk e McNamara e confermò l’approvazione finale per l’attuazione della “quarantena” a Cuba. Si discusse il concetto di “attacco aereo” ed il presidente decise che i militari dovevano essere pronti a realizzare un raid aereo in qualsiasi momento.

Il giorno dopo, alla presenza dei principali mezzi di comunicazione mondiali, il presidente Kennedy denunciava, in un discorso di diciassette minuti, la presenza di missili intercontinentali a Cuba, decretavano il blocco militare per impedire l’arrivo di tutte le navi dirette all’isola e chiedeva il ritiro, da parte dell’Unione Sovietica, delle armi strategiche poste sul territorio cubano.

Sull’isola si decretava l’allarme di combattimento; tutto il popolo, come un sol uomo, imbracciò le armi per difendere la sua sovranità, mentre i nordamericani evacuavano il loro personale civile del territorio della base navale di Guantanamo.

Il proseguo della storia è nota. Fidel Castro lo ha spiegato in diverse occasioni al nostro popolo. Numerosi libri e pubblicazioni in materia sono circolati in tutto il mondo. Il mondo fu sull’orlo della distruzione da armi nucleari, essenzialmente a causa della caparbietà dei governanti USA di non rispettare la sovranità cubana. [1] *

Il 24 ottobre, alle dieci della mattina, iniziò ufficialmente il blocco navale USA intorno a tutto il territorio nazionale della Repubblica di Cuba.

In quei giorni cruciali e drammatici si abbatté un aereo spia USA [2], le batterie cubane aprirono il fuoco su velivoli a bassa quota, i missili si puntarono a vicenda e alla fine, dopo numerosi scambi di note, telefonate e trattative tra Kennedy e Krusciov, che si conclusero con l’accettazione da parte dell’URSS, senza la conoscenza e l’accordo cubano, del ritiro dei missili.

Cuba denunciò l’accordo raggiunto e usando la sua facoltà sovrana, rifiutò l’ispezione del rispetto di tali accordi sul suo territorio, nel frattempo, come la vita si è incaricata di dimostrare, non si risolvevano le cause che originarono la crisi né si garantiva la pace nella regione.

Fidel s’incaricò, alla fine, di fare l’epitaffio di quella pagina drammatica della storia del genere umano, quando espose al mondo i cinque punti essenziali per una trattativa giusta e duratura, che ancora oggi costituiscono le basi per qualsiasi negoziazione tra USA e Cuba:

Cessazione del blocco economico.

Cessazione di tutte le attività sovversive.

Cessazione degli attacchi pirati.

Cessazione di tutte le violazioni del nostro spazio aereo e navale.

Ritiro della base navale USA a Guantanamo.

Cuba avrebbe desiderato che questa proposta avesse posto fine al conflitto, nel frattempo si sarebbero normalizzate le relazioni tra i tre paesi e addirittura, probabilmente, si avrebbero create le basi per un nuovo ordine politico internazionale.

Note

[1] Nota: “Furono armati 300mila combattenti con alto spirito di combattimento. Il 23 ottobre parlo in tv per denunciare la politica USA, avvertendo il rischio di un’invasione, mobilitando completamente il popolo ed esprimere la nostra volontà di combattere in qualunque circostanza qualsiasi siano i rischi. Cento ore con Fidel, 2° edizione, pag. 312

[2] Il 27 ottobre, una batteria di missili anti-aerei SAM, nella provincia di Oriente, gestita dai sovietici, spara ed abbatté un aereo U2. Muore l’ufficiale USA Rudolph Anderson, pilota dell’aereo spia. Questo fatto era la prova che, praticamente, si stava già combattendo.

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Mangosta no come cocodrilo (Parte V)

Por Fabián Escalante Font

Los meses que antecedieron al desencadenamiento de la Crisis de los Misiles, en octubre de 1962, mucho antes de la propuesta soviética para la dislocación de los cohetes nucleares en la Isla, fueron tensos y de agresiones cotidianas, como ha quedado demostrado. Los tambores de la guerra habían comenzado a sonar desde los mismos albores de aquel año.

No se trataba de conjeturas propagandísticas cubanas, sino de hechos. Las acciones públicas de los Estados Unidos así lo evidenciaron. Como tantas veces antes, se preparaba el teatro de operaciones, en la búsqueda de una excusa “plausible”, que posibilitara la actuación directa de las fuerzas norteamericanas. La confrontación fue escalando en una notoria, pública y peligrosa vertical.

El 29 de mayo, precisamente el día que arribara la delegación soviética a La Habana para negociar la dislocación de los cohetes, el periódico Noticias de Hoy, que se editaba en la capital cubana, reportaba el hostigamiento por aviones de guerra norteamericanos, que en esas semanas realizaron más de ciento cincuenta sobre vuelos varios buques mercantes que navegaban hacia Cuba, mientras que unas veinte naves de la Armada norteamericana sometieron a interrogatorios o trataron de amedrentar a marinos soviéticos que tripulaban algunas de esas naves.

Entre los meses de julio y agosto de 1962 se realizaron setenta y dos violaciones aéreas, en misiones de espionaje en todo el territorio nacional. Cientos de disparos provocadores, provenientes de la ocupación ilegal de un pedazo de territorio cubano en la base norteamericana de Guantánamo, fueron hechos contra jóvenes soldados que la custodiaban.

En once ocasiones se detectaron submarinos en nuestras aguas territoriales y dos veces buques con bandera norteamericana penetraron o se acercaron a las costas, mientras que el Oxford, barco de espionaje radioelectrónico, se mantuvo durante todo el tiempo frente a las costas noroccidentales y se realizaron maniobras navales conjuntas con buques de guerra germano occidentales.

Sin embargo, a partir del primero de septiembre, todas las actividades subversivas, políticas, económicas y militares se incrementaron. Ese mismo día fue atacado con fuego de artillería ligera el puerto de Caibarién, en la provincia de Las Villas, por la organización terrorista Alfa 66; horas más tarde se efectuó el sepelio de cuatro campesinos, uno de ellos con sólo dieciséis años, residentes de la zona montañosa de El Escambray, quienes fueron asesinados por bandas armadas infiltradas por la CIA.

Arthur Schlesinger, asesor presidencial, en un memorándum a Kennedy, expresó su preocupación acerca de la situación interna en Cuba, a la luz de informaciones de inteligencia que “describían planes para una sublevación durante las próximas semanas”. Todo esto, como se sabe, fue manipulado por la CIA para crear las condiciones político–militares que proporcionaran el pretexto para la intervención militar.

Desde el 20 de agosto, Maxwell Taylor y Robert Kennedy le habían informado al Presidente, en un memorándum, que no apreciaban la posibilidad de que el gobierno de Fidel Castro fuera derrocado sin la intervención militar directa de los Estados Unidos. Taylor informó que el Grupo Especial Ampliado recomendaba un programa más agresivo, razones por las cuales el Presidente Kennedy, ordenó elevar la intensidad de los proyectos subversivos en curso.

El 30 de agosto, en respuesta a esta decisión, la CIA comenzó a esbozar una lista de sabotajes y otras acciones contra objetivos económicos y sociales en Cuba que debía aprobar el Grupo Especial Ampliado. Por su lado, los líderes del exilio cubano en los Estados Unidos urgieron al gobierno de Kennedy a apoyar la reanudación de las actividades subversivas en gran escala para tratar de derribar a Fidel Castro.

Mientras tanto, la ultraderecha norteamericana continuó avivando la histeria belicista anticubana encaminada a moldear a la opinión pública para justificar una agresión directa a Cuba.

El 3 de septiembre, los senadores norteamericanos George Smathers, demócrata por La Florida, Strom Thurmon, demócrata por Carolina del Sur, y Kenneth B. Keating, republicano por Nueva York, solicitaron que los Estados Unidos patrocinaran una organización militar internacional similar a la OTAN entre las naciones americanas, para “encarar el problema Cuba”.

El día 7 de septiembre, el presidente Kennedy demandó al Congreso la autorización para llamar a filas a ciento cincuenta mil reservistas y el Comando Táctico Aéreo estableció un grupo de trabajo para preparar un plan de contingencia ante una agresión eventual a Cuba.

En esa misma fecha Carlos Lechuga, embajador cubano en México, denunció la existencia de catorce bases de entrenamiento de terroristas de origen cubano en Guatemala, Nicaragua, Panamá, Haití y Santo Domingo. Por su parte, los Estados Unidos, en una nueva reunión de la OEA, propusieron nuevas sanciones a la Isla.

El grupo terrorista Alpha 66 atacó el día 10, a la altura de Cayo Francés, frente a las costas de la provincia de Las Villas, a dos cargueros, el San Pascual y el New Lane, a los cuales prácticamente destruyeron. Cinco días más tarde, fueron asesinados en El Escambray tres dirigentes de la Asociación Nacional de Agricultores Pequeños (ANAP), por bandas armadas por la CIA y se intensificaron los sobrevuelos norteamericanos sobre el espacio aéreo cubano.

En los Estados Unidos no cesaron las maniobras contra Cuba: el día 18, el ex–vicepresidente Richard Nixon convocó a una “cuarentena” sobre Cuba para detener el flujo de armas soviéticas, la cual fue apoyada por seis senadores de la ultraderecha norteamericana, mientras que el Comando Aéreo Táctico concluyó los planes de contingencia previstos para una invasión militar a Cuba y la prensa panameña señaló que mil quinientos cubanos, vistiendo uniformes del Ejército norteamericano, desembarcaron en la Zona del Canal, para ser entrenados en el fuerte Kobe.

Una Resolución donde “se sanciona el uso de la fuerza, si fuera necesario, para contener la agresión cubana y la subversión en el hemisferio occidental”, fue aprobada en el Senado norteamericano, con votación de 86 a favor a 1 en contra. Aviones de los Estados Unidos continuaron sus sobrevuelos a Cuba, y también las presiones de ese país para que Europa Occidental rompieron sus relaciones comerciales con la Isla.

El día 26, la Cámara de Representantes aprobó la misma Resolución presentada anteriormente por el Senado, con votación 384 a favor y 7 en contra, y fueron detenidos en La Habana cinco terroristas cuando se disponían a desencadenar un vasto plan subversivo con pertrechos enviados por la CIA.

Dos días más tarde Curtis Lemay, jefe del Estado Mayor de la Fuerza Aérea, presentó a su aprobación el plan de asalto aéreo y desembarco anfibio a Cuba.

El día 28 fueron detonadas varias bombas de relativo poder en la capital cubana. Todas fueron colocadas por un equipo de operaciones especiales infiltrado y exfiltrado posteriormente por la CIA para esos fines.

El primero de octubre, aún sin haberse iniciado la Crisis de los Misiles, Robert McNamara, secretario de Defensa, ordenó al almirante Robert Dennison, comandante en jefe del Comando del Atlántico, que tomara todas las disposiciones necesarias para instituir un bloqueo militar a Cuba. El Congreso de los Estados Unidos divulgó una Declaración Conjunta, en la que señalaba que se hacía necesario impedir por cualquier medio que sea necesario, inclusive el uso de las armas, que el régimen cubano extienda por la fuerza sus actividades agresivas o subversivas a cualquier parte de este hemisferio.

Tres días más tarde, Robert Kennedy, fiscal general, se reunió con el Grupo Especial Ampliado y expresó su “preocupación acerca del progreso de Mangosta”, puntualizando la necesidad de otorgar prioridad al intento de ejecutar más operaciones terroristas y urgía a que se emprendiera una actividad “masiva”. Se acordó considerar el minado de los puertos cubanos.

El día 8 de ese mes otro comando de Alpha 66 atacó a cañonazos el poblado de Isabela de Sagua, y asesinó a tres personas; mientras, esa misma noche, se infiltraron por la zona de Carahatas, provincia de Las Villas, tres comandos de la CIA, para organizar y dirigir a las agrupaciones contrarrevolucionarias que actuaban en el macizo montañoso del Escambray. Tres días más tarde fue detenido un grupo terrorista en la provincia de Camagüey, cuando intentaba realizar una campaña para destruir por medio de explosivos, varias de las industrias principales del lugar. Una embarcación de pescadores cubanos fue atacada y hundida en las inmediaciones de Cárdenas, provincia de Matanzas, por grupos de Alfa 66. El día 15, una embarcación con personal de la CIA, atacó con fuego de cañones a Nueva Gerona, capital de la Isla de la Juventud.

Unas horas antes, al amanecer del 14 de octubre un avión del tipo U-2, pilotado por el oficial de la CIA Richard Heyser, había fotografiado instalaciones de misiles del tipo MRBM en Cuba, y se descubrió por las autoridades norteamericanas, horas más tarde, la presencia de los misiles en la Isla.

En la mañana del día 15, con desconocimiento aún de la presencia de los cohetes, Robert Kennedy se reunió en Washington con el Grupo Especial Ampliado y lo exhortó a acelerar las actividades encubiertas contra Cuba, y se acordó que el sabotaje podría ser emprendido más considerablemente y que todos los esfuerzo a serían hechos para desarrollar nuevas e imaginativas proposiciones con la posibilidad de irse desembarazando del régimen de Castro.

Para corroborar la presencia de estas armas, el día 16 se produjeron seis misiones de aviones U-2 de reconocimiento sobre la Isla. Unas horas más tarde fueron presentadas al Comité Ejecutivo la prueba fotográfica y las películas de las construcciones militares para la instalación de misiles identificados como SS-4. Fueron ordenados nuevos vuelos de reconocimiento y se intensificaron los preparativos militares de los Estados Unidos, que incluían el reforzamiento de Guantánamo y del sur de La Florida, donde se estacionaron cuatro destructores.

Como si nada estuviera ocurriendo, el 20 de octubre, la CIA dio “luz verde” al comienzo de la Operación Cupido, mediante la cual un grupo de terroristas, al mando de Miguel A. Orozco, se infiltró por la costa de Pinar del Río con los fines de activar un amplio plan subversivo que levantara en armas a los grupos contrarrevolucionarios locales, capturara la importante base aérea de San Julián, y lograra así el control de la provincia, destruyendo con explosivos plásticos, la empresa minera Minas de Matahambre, uno de los objetivos económicos principales del territorio.

La segunda fase de esta operación debía desencadenarse una vez cumplidas las misiones referidas y con un territorio cubano capturado, que posibilitara orquestar una poderosa campaña publicitaria que explicara a la opinión pública que el pueblo cubano se había sublevado y contaba con territorios importantes en su poder. Entonces, otros grupos comandos proporcionarían el golpe final.

Aprovechando el conocimiento público del involucramiento del gobierno del dictador nicaragüense Luis Somoza en el proyecto de Bahía de Cochinos, uno de los componentes del plan consistía en atacar a Puerto Cabezas, en la costa Atlántica de Nicaragua, con fuerzas que simularían ser cubanas y darían la imagen de una venganza de Fidel Castro por la agresión pasada.

Al unísono, otras fuerzas contrarrevolucionarias tomarían Cayo Romano, al norte de la provincia de Camagüey, con el fin de asegurar un territorio cercano a los Estados Unidos, donde desembarcar a un gobierno provisional, encabezado por José Miró Cardona, del auto titulado Consejo Revolucionario Cubano.

Con una crisis originada por los efectos de la supuesta agresión a Nicaragua, una provincia sublevada y un gobierno provisional instalado en un pedazo del territorio cubano, estaban creadas las condiciones para solicitar “oficialmente” la ayuda al gobierno de los Estados Unidos para que interviniera en la “guerra civil” desatada en la Isla y en defensa de una nación centroamericana “víctima del comunismo internacional”.

Sin embargo, volvieron a fracasar, y Orozco y sus terroristas fueron capturados, frustrados los planes de la “sublevación interna,” y más que eso, los terroristas confesaron ante las cámaras de la televisión cubana sus fechorías y proyectos agresivos.

El 21 de octubre, el presidente Kennedy se reunió con los secretarios Rusk y McNamara y confirmó la aprobación final para implantar la “cuarentena” a Cuba. Se discutió el concepto de “ataque aéreo”, y el presidente decidió que los militares debían estar preparados para llevar a cabo un golpe aéreo en cualquier momento.

Un día más tarde, en presencia de los medios de comunicación principales del mundo, el presidente Kennedy denunciaba en un discurso de diecisiete minutos, la presencia de misiles intercontinentales en Cuba, decretaban el bloqueo militar para impedir el arribo de todos los barcos con destino a la Isla y demandaba la retirada por parte de la Unión Soviética de las armas estratégicas situadas en territorio cubano.

En la Isla se decretaba la alarma de combate; todo el pueblo, como un solo hombre, se volcó sobre las armas para defender su soberanía, mientras que los norteamericanos evacuaban a su personal civil del territorio de la base naval de Guantánamo.

La historia que continuó es conocida. Fidel Castro la ha explicado en diferentes ocasiones a nuestro pueblo. Numerosos libros y publicaciones sobre el tema han circulado en todo el planeta. El mundo estuvo al borde de su destrucción por el arma nuclear, esencialmente a causa del empecinamiento de los gobernantes de los Estados Unidos en no respetar la soberanía cubana.[1]*

El día 24 de octubre, a las diez de la mañana, se inició oficialmente el bloqueo naval de los Estados Unidos alrededor de todo el territorio nacional de la República de Cuba.

En esos días cruciales y dramáticos se derribó un avión espía norteamericano[2] , las baterías cubanas abrieron fuego contra la aviación a baja altura, los cohetes se apuntaron mutuamente y finalmente, tras numerosos intercambios de notas, llamadas telefónicas y negociaciones, entre Kennedy y Jruchev, que concluyeron con la aceptación por la URSS, sin el conocimiento y acuerdo cubano, la retirada de los misiles.

Cuba denunció el pacto alcanzado y, en uso de su facultad soberana, se negó a la inspección del cumplimiento de esos acuerdos en su territorio, en tanto, como la vida se ha encargado de demostrar, no se solucionaban las causas que originaron la crisis ni se garantizaba la paz en la región.

Fidel se encargó finalmente de hacer el epitafio de aquella página dramática de la historia de la humanidad, cuando planteó al mundo los cinco puntos esenciales para una negociación justa y duradera, que aún hoy constituyen las bases para cualquier negociación entre los Estados Unidos y Cuba:

Cese del bloqueo económico.

Cese de todas las actividades subversivas.

Cese de los ataques piratas.

Cese de todas las violaciones de nuestro espacio aéreo y naval.

Retirada de la base naval de los Estados Unidos en Guantánamo.

Cuba hubiera deseado que esta propuesta finalizase el conflicto, en tanto se habrían normalizado las relaciones entre los tres países e incluso, probablemente, se habrían sentado las bases para un nuevo orden político internacional.

Notas

[1] Nota: “Fueron puestos sobre las armas 300 mil combatientes con elevado espíritu de combate. El 23 de Octubre hablo por TV para denunciar la política de EU, advertir el riesgo de invasión , movilizar totalmente al pueblo y expresar nuestra disposición de luchar en cualquier circunstancia cualesquiera que fuesen los riesgos. Cien horas con Fidel , 2da edición , pág. 312

[2] El 27 de Octubre, una batería de cohetes anti aéreos SAM, en la provincia de Oriente, manipulada por los soviéticos, dispara y derriba un avión U2. Muere el oficial norteamericano Rudolph Anderson, piloto del avión espía. Ese hecho era la prueba de que prácticamente se estaba ya combatiendo.

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