Tania Bruguera ed il cinema indipendente

Antonio Rodríguez Salvador http://www.cubadebate.cu

Il cinema è pieno di casualità improvvisate, valga il paradosso. L’eroe arriva sempre nel momento preciso, raggiunge il ramo salvifico quando il ponte crolla, cade sulla tenda che ammortizza il colpo fatale … Altra cosa, tuttavia, è la vita. In essa le casualità quasi mai sono tanto casuali; forse è per questo che Ian Fleming, creatore del personaggio James Bond, una volta disse: “Una volta è casualità, due è coincidenza; la terza un’azione nemica”.

Ho, come molti dei miei colleghi, un avviso di Google per Cuba. Notizie pubblicate con l’etichetta “Cuba”, notizie che Google invia alla mia email. Come sempre, ne arrivano varie; ma improvvisamente ce ne sono due che monopolizzano la mia attenzione: sarà che la vita è diventata un film? Nella prima, leggo che il National Endowment for Democracy (NED) -organizzazione USA creata per rendere pubblicamente ciò che prima la CIA realizzava in maniera subdola- quest’anno ha stanziato 55 mila $ per promuovere il cinema indipendente a Cuba. Nella seconda, s’informa che l’artista Tania Bruguera convoca un concorso di cortometraggi, con l’obiettivo di promuovere il cinema indipendente a Cuba. A tale scopo, assegnerà 15 mila CUC.

In ogni caso, non sarò l’unico a cui punzecchia il sospetto. Quale, se non quella contingenza, causerebbe che nelle proprie basi del concorso Tania Bruguera avvisi sul carattere trasparente dei fondi per i premi? Tuttavia, ci presenta il concorso come opera della sua generosità ed espressione del suo senso patriottico. Ponendo avanti INSTAR, progetto sovversivo di cui abbiamo già parlato in “Tania Bruguera, la libertà di espressione sotto offerta e domanda“, pubblicato su La Jiribilla.

Ma è davvero così? È davvero un improvviso impulso di solidarietà, altruismo ed amore per il giovane cinema cubano ciò che la ispira? Vediamo: quale sarebbe lo scopo della NED al promuovere il cosiddetto cinema indipendente a Cuba e quale quello di Tania Bruguera? Perseguiranno obiettivi differenti o “casualmente” affini?

Le intenzioni della NED rispetto a Cuba -dicasi CIA, dicasi governo USA- sono ben note. Sono quasi 60 anni che cercano smantellare la Rivoluzione in tutti i modi possibili: blocco economico, terrorismo, invasioni, guerra batteriologica, minaccia nucleare … Purtroppo, queste aggressioni non sono peripezie cinematografiche né azioni plastiche di una performance, poiché a seguito di tali atti migliaia di cubani sono morti e molti altri sono stati mutilati. Per casualità sarà anche altruismo o amore per il giovane cinema cubano ciò che ora guida la NED?

Nessun giro di parole. Volto visibile della cosiddetta piattaforma CubaDecide -insieme a Rosa María Payá-, Tania Bruguera lavora attivamente per sovvertire l’ordine costituzionale cubano. L’obiettivo dichiarato di CubaDecide, come possiamo leggere sulla sua pagina Facebook, è “cambiare il sistema a Cuba attraverso la mobilitazione dei cittadini in tutte le sue forme, dalla più passiva alla più attiva”. Se guardiamo a quello che è successo in Libia, Ucraina, Siria, Venezuela e, più recentemente, in Nicaragua, sapremo cosa può significare l’espressione “mobilitazione attiva”.

In termini di comunicazione, CubaDecide funge praticamente come agenzia per media controrivoluzionari come Martí Notizie, CiberCuba, Diario de Cuba e altri che, nonostante apparendo sugli stessi elenchi d’intenzione sovversiva, riproducono, continuamente, i suoi testi. Allo stesso tempo, mezzi di vera portata globale come El País o la BBC, le dedicano, costantemente, generosi articoli. Inondano le reti sociali con la sua propaganda e, tuttavia, hanno ottenuto solo circa 5 mila like sulla loro pagina Facebook; meno di qualsiasi studente della scuola secondaria. Tuttavia, tale mancanza di efficacia non impedisce loro di chiamarsi “Cuba decide”, senza farci conoscere la specificità e l’ambito della sua capacità di cambiamento, del suo reale potere decisionale.

Ma, nonostante Tania Bruguera insista nel confonderci, il mondo non è una performance. Chi vuol truffare, a questo punto, con lo spiegamento di termini come libertà, democrazia, felicità, destini, progresso; parole il cui significato varia da individuo ad individuo, secondo esperienze particolari, e attraverso i quali pretende solo infiammare petti e assassinare lo spirito critico del pubblico?

Certo, sembrerà una sciocchezza spendere milioni di $ per coloro che godono di un così scarso credito politico; ma, “casualmente”, le ragioni per cui una tale siccità di sostenitori non le provoca imbarazzo anche sono chiare. Vedendo che continuano a fallire ed alla fine, a Cuba, non si produce la tanto sognata “rivoluzione colorata” -con le sue guarimbe e decine di civili morti- l’obiettivo non dichiarato è anche quello di ottenere più soldi: “Vivi di ciò, ragazzo” come ha espresso, una volta, un certo personaggetto della stessa figliata e di triste memoria davanti alle telecamere della TV cubana

Per ciò eseguono azioni illegali, con il chiaro obiettivo di provocare le autorità, in modo che poi si possano presentare falsi arresti o inesistenti rappresaglie indirizzate verso l’auto vittimizzazione mediatica e con poco o nessun impatto reale all’interno della società cubana. Eventualmente, come ora proiettano, cercano anche di trascinare altri mediante la seduzione, la manipolazione o l’inganno, per così mostrare i “progressi” che si traducano in “notizie”.

Con questa nuova avventura, Tania Bruguera -CubaDecide, NED, CIA …- intende solo pescare in acque agitate. Tanto è così, forse anche per “casualità” scivola nelle basi del concorso determinate parole e concetti riferiti alla cosiddetta “Dichiarazione del cardumen“, divulgata mesi fa da un gruppo di giovani cineasti cubani e ampiamente discusso nella Jiribilla, attraverso lo speciale “Coordinate per un dibattito necessario”. Quale potrebbe essere l’intenzione della Bruguera in questo caso? Capitalizzare per il suo gruppuscolo la visibilità mediatica raggiunta da questi giovani, come risultato di legittimi reclami, o mostrarli come affiliati della sua squallida piattaforma controrivoluzionaria?

Tuttavia, basta leggere la “Dichiarazione del cardumen” per rendersi conto che questa non pretende disconoscere la legislazione attuale né le istituzioni culturali cubane; piuttosto il contrario. Al di là che possano aver ragione o meno da certi punti di vista -molto si è già discusso di questo tema-, questi giovani, con i quali siamo in disaccordo per molti aspetti, reclamano in primo luogo ritornare ai giorni in cui l’ICAIC accolse e difese un cinema non conformista e rivelatore. Puntano ad un dialogo più grande e più aperto con le istituzioni, la programmazione dei loro audiovisivi in televisione e cinema del paese, il mantenimento dello spirito plurale e riflessivo nella Mostra Giovane dell’ICAIC e che non si eserciti, dogmaticamente, la censura. In altre parole: “Dentro la Rivoluzione, tutto”.

Questo ha qualcosa a che fare con gli obiettivi perseguiti da Tania Bruguera? Persino nei reclami formali ed estetici, questi contraddicono le “Parole del cardumen”. Basterebbe leggere, in questo senso, il testo di Ernesto Daranas, anch’esso pubblicato su La Jiribilla e rappresentativo della vocazione integratrice di quel movimento.

Nel suo delirio mascherato da altruismo, la nostro mecenate afferma che il suo progetto promuoverà l’audiovisivo indipendente a Cuba; ma cosa significa, per Tania, la parola “indipendente”? Notiamo che volentieri dichiara di aver fondato il suo Istituto di Artivismo (INSTAR), il 20 maggio, in onore della fondazione della repubblica mediata. È troppo ovvio che il suo concetto di indipendenza passa attraverso una Cuba subordinata agli USA. In questo non c’è “casualità”.

Ma anche si chiama cinema indipendente quello che un regista realizza quando vuole girare il film dei suoi sogni e, per raggiungere tale obiettivo, accetta solo fonti di finanziamento che non impongano modifiche o limiti al copione. Tuttavia, il concetto di cinema indipendente gestito da lei risulta molto sospetto. Per esempio, se apparisse per Mayarì qualcuno con il talento di Stanley Kubrick in alcun modo potrebbe inviare un cortometraggio sulla nuova odissea nello spazio, o su temi futuristici o storici; dovrebbe farlo su questioni sociali sulla Cuba di oggi. Che indipendenza ristretta quella che “casualmente” ci propone!

Tale riserva di temi non potrebbe essere letta come aperta censura? Forse questo non contraddice ciò che è stato affermato nelle stesse basi del concorso? Per casualità, i grandi temi universali -vita, morte, amore- espressi come allegorie, astrazioni o metafore non costituiscono un pressante problema di qualsiasi società? E, infine, con tale mutilazione delle possibilità creative -dato che solo si ammetteranno opere di taglio realista e che solo riflettano l’attuale contesto cubano- non si starebbe stimolando l’alienazione dell’arte stessa? Come coniugare tutto ciò con quanto affermato in “Parole del Cardumen”?

“Casualmente”, come la NED, Tania Bruguera non vuole cinema creativo, vuole propaganda. Non cerca arte critica, ma ipercritica. Non vuole un audiovisivo che “reimmagini la nazione” per onorarla, ma quello che la caricaturizza e diffama. Come direbbe Groucho Marx in “Un giorno alle corse”: “Com’è casuale che casualmente avvengano tante casualità”.

(Tratto da La Jiribilla)


Tania Bruguera y el cine independiente

Por: Antonio Rodríguez Salvador

El cine está lleno de casualidades improvisadas, valga la paradoja. El héroe siempre llega en el momento preciso, alcanza la rama salvadora cuando el puente se derrumba, cae sobre el toldo que amortigua el porrazo fatal… Otra cosa, sin embargo, es la vida. En ella las casualidades casi nunca son tan casuales; quizá por ello Ian Fleming, creador del personaje James Bond, cierta vez dijo: “Una vez es casualidad, dos es coincidencia; la tercera, una acción enemiga”.

Tengo, como muchos de mis colegas, una alerta de Google para Cuba. Noticia que se publique con la etiqueta “Cuba”, noticia que Google envía a mi correo electrónico. Como siempre, llegan varias; pero de pronto hay dos que acaparan mi atención: ¿será que la vida se ha vuelto una película? En la primera, leo que la National Endowment for Democracy (NED) —organización estadounidense creada para hacer públicamente lo que antes la CIA realizaba de manera solapada— ha destinado este año 55 mil dólares para promover el cine independiente en Cuba. En la segunda, se informa que la artista plástica Tania Bruguera convoca a un concurso de cortometrajes, con el objetivo de promover el cine independiente en Cuba. Para esto destinará 15 mil CUC.

En cualquier caso, no seré yo el único a quien pincha la suspicacia. ¿Cuál, si no esa contingencia, provocaría que en las propias bases del concurso Tania Bruguera avise del carácter transparente de los fondos para premios? Sin embargo, nos presenta el concurso como obra de su generosidad y expresión de su sentido patrio. Poniendo por delante a INSTAR, proyecto subversivo del que ya hablamos en “Tania Bruguera, libertad de expresión bajo oferta y demanda”, publicado en La Jiribilla.

Pero, ¿será realmente así? ¿Será en verdad un repentino impulso de solidaridad, altruismo y amor por el cine joven cubano lo que la inspira? Vamos a ver: ¿Cuál sería el propósito de la NED al promover el llamado cine independiente en Cuba y cuál el de Tania Bruguera? ¿Perseguirán objetivos diferentes o “casualmente” afines?

Las intenciones de la NED con respecto a Cuba —dígase CIA, dígase gobierno de los Estados Unidos— son harto conocidas. Llevan ya casi 60 años tratando de desmontar la Revolución por todas las vías posibles: bloqueo económico, terrorismo, invasiones, guerra bacteriológica, amenaza nuclear… Lamentablemente, estas agresiones no son peripecias cinematográficas ni acciones plásticas de un performance, pues como consecuencia de tales actos han muerto miles de cubanos y otros tantos quedaron mutilados. ¿Por casualidad será también altruismo o amor por el cine joven cubano lo que ahora impulsa a la NED?

No iré por las ramas. Cara visible de la llamada plataforma CubaDecide —junto a Rosa María Payá—, Tania Bruguera trabaja activamente para subvertir el orden constitucional cubano. El objetivo declarado de CubaDecide, según podemos leer en su página de Facebook, es “cambiar el sistema en Cuba mediante la movilización ciudadana en todas sus formas, desde las más pasivas a la más activas”. Si atendemos a lo sucedido en Libia, Ucrania, Siria, Venezuela y, más recientemente, en Nicaragua, sabremos qué puede significar la expresión “movilizaciones activas”.

En términos de comunicación, CubaDecide funge prácticamente como agencia para medios contrarrevolucionarios como Martí Noticias, CiberCuba, Diario de Cuba y otros que, aun figurando en las mismas nóminas de intención subversiva, reproducen constantemente textos suyos. Al propio tiempo, medios de verdadero alcance global como El País o BBC, constantemente le dedican generosos artículos. Inundan las redes sociales con su propaganda y, sin embargo, apenas han logrado unos 5 mil likes en su página de Facebook; menos que cualquier joven de secundaria básica. No obstante, tal carencia de efectividad no les impide autodenominarse “Cuba decide”, sin dejarnos saber la especificidad y el ámbito de su capacidad de cambio, de su poder decisorio real.

Pero, aunque Tania Bruguera insista en confundirnos, el mundo no es un performance. ¿A quiénes van a timar, a estas alturas, con el despliegue de términos como libertad, democracia, felicidad, destinos, progreso; palabras cuyos significados varían de un individuo a otro, según experiencias particulares, y mediante las cuales tan solo pretenden inflamar pechos y asesinar el espíritu crítico del auditorio?

Desde luego, parecerá un sinsentido gastar millones de dólares en quienes gozan de tan escaso crédito político; pero, “casualmente”, las razones por las cuales tal sequía de partidarios no les provoca vergüenza también son nítidas. Visto que una y otra vez fracasan, y finalmente en Cuba no acaba de producirse la muy soñada “revolución de colores” —con sus guarimbas y decenas de civiles muertos—, el objetivo no declarado es también obtener más dinero: “Vivir de eso, chico”, como expresó una vez cierto personajillo de igual camada y triste memoria, ante las cámaras de la televisión cubana.

Para ello realizan acciones ilegales, con el claro objetivo de provocar a las autoridades, de modo que luego se puedan presentar falsas detenciones o represalias inexistentes, enfocadas hacia la auto victimización mediática y con poco o ningún impacto real al interior de la sociedad cubana. Eventualmente, tanto como ahora proyectan, también tratan de arrastrar a otros mediante la seducción, la manipulación o el engaño, para así mostrar “avances” que se traduzcan en “noticias”.

Con esta nueva aventura, Tania Bruguera —CubaDecide, la NED, la CIA…— solo pretende pescar en río revuelto. Tanto es así que, acaso también por “casualidad”, desliza en las bases del concurso determinadas palabras y conceptos referidos en la llamada “Declaración del cardumen”, divulgada meses atrás por un grupo de jóvenes cineastas cubanos y ampliamente discutida en La Jiribilla, a través del especial “Coordenadas para un debate necesario”. ¿Cuál podría ser la intención de Bruguera en este caso? ¿Capitalizar para su grupúsculo cierta visibilidad mediática alcanzada por estos jóvenes, como resultado de reclamos legítimos, o mostrarlos como afiliados de su esmirriada plataforma contrarrevolucionaria?

Sin embargo, basta leer la “Declaración del cardumen” para percatarnos de que esta no pretende desconocer la legislación vigente ni las instituciones culturales cubanas; más bien todo lo contrario. Más allá de que pudiesen tener razón o no en ciertos puntos de vista —mucho se ha debatido ya ese asunto—, estos jóvenes, con quienes hemos discrepado en numerosos aspectos, reclaman en primer término regresar a los tiempos en que el ICAIC acogió y defendió un cine inconforme y revelador. Apuestan por un diálogo mayor y más abierto con las instituciones, la programación de sus audiovisuales en la televisión y los cines del país, el mantenimiento del espíritu plural y reflexivo en la Muestra Joven del ICAIC y que no se ejerza dogmáticamente la censura. Dicho en otras palabras: “Dentro de la Revolución, todo”.

¿Tiene algo que ver todo esto con los objetivos que persigue Tania Bruguera? Hasta en los reclamos formales y estéticos, estos contradicen las “Palabras del cardumen”. Bastaría leer, en este sentido, el texto de Ernesto Daranas, publicado también en La Jiribilla y representativo de la vocación integradora de aquel movimiento.

En su delirio disfrazado de altruismo, nuestra mecenas afirma que su proyecto impulsará el audiovisual independiente en Cuba; pero ¿qué significa para Tania la palabra “independiente”? Apuntemos que con gusto ella declara haber fundado su Instituto de Artivismo (INSTAR), un 20 de mayo, en honor a la fundación de la república mediatizada. Es demasiado obvio que su concepto de independencia pasa por una Cuba subordinada a los Estados Unidos. En eso no hay “casualidad”.

Pero también se le llama cine independiente al que un director realiza cuando quiere filmar la película de sus sueños y, para lograr ese objetivo, solo acepta fuentes de financiamiento que no impongan modificaciones o taras al guion. Sin embargo, el concepto de cine independiente manejado por ella resulta harto sospechoso. Por ejemplo, si de pronto apareciera por Mayarí alguien con el talento de Stanley Kubrick, en modo alguno este pudiera mandar a concurso un corto sobre la nueva odisea espacial, o sobre temas futuristas o históricos; tendría que hacerlo sobre temas sociales en la Cuba de hoy. ¡Vaya independencia restringida la que “casualmente” nos propone!

¿Tal reserva de temas no podría leerse también como abierta censura? ¿Acaso esto no entra en contradicción con lo afirmado en las propias bases del concurso? ¿Por casualidad los grandes temas universales —la vida, la muerte, el amor—, expresados como alegorías, abstracciones o metáforas no constituyen un problema acuciante de cualquier sociedad? Y, en fin, ¿con tal mutilación de las posibilidades creativas —dado que apenas se admitirán obras de corte realista, y que solo reflejen el contexto cubano actual— no se estaría estimulando la alienación del mismísimo arte? ¿Cómo conjugar todo esto con lo declarado en “Palabras del cardumen”?

“Casualmente”, como la NED, Tania Bruguera no quiere cine creativo, quiere propaganda. No busca arte crítico, sino hipercrítico. No desea un audiovisual que “reimagine la nación” para dignificarla, sino aquel que la caricaturice y difame. Como diría Groucho Marx en “Un día en las carreras”: “Qué casual que casualmente pasen tantas casualidades”.

(Tomado de La Jiribilla)

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