Colombia, strage di leader ed attivisti sociali

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“Profonda preoccupazione” dell’ONU e totale censura di quei media che si occupano di diritti umani ma solo a paesi alterni.

 

E’ una strage. Non ne trovate traccia sui giornali che a paesi alterni si occupano di diritti umani perché avviene in Colombia, paese vassallo di Stati Uniti e Unione Europea. Ma è una vera e propria strage. Parliamo dei leader sociali, attivisti dei diritti umani e ex combattenti FARC che nel nord della Colombia nel 2020 muoiono ad una media di 2 al giorno.

L’ultimo caso è quello denunciato dalla Ong Fundación Cordobexia. Si tratta di uno dei leader contadini, Jorge Luis Betancourt Ortega, il cui omicidio è avvenuto nel dipartimento di Córdoba, nel nord della Colombia. A riportarlo è Telesur, una delle poche voci in grado di rompere il muro dell’informazione dominante e non a caso sotto attacco da chi, come Guaidò in Venezuela, vuole far tornare le lancette del tempo indietro a Pinochet.

L’attivista colombiano dei diritti umani Alirio Uribe Muñoz ha pubblicato un messaggio su Twitter in cui si rivolge direttamente al presidente colombiano Iván Duque, descrivendogli nel dettaglio l’omicidio.

Betancourt Ortega è stato ucciso a colpi di arma da fuoco lunedì pomeriggio a casa sua, situata a sud del dipartimento di Cordova. Betancourt Ortega, 42 anni, viveva con sua moglie e i suoi tre figli ed era il coordinatore sportivo della Junta de Acción Comunal nel distretto di San Francisco del Rayo, nel comune di Montelíbano. Secondo il governatore di Córdoba, Orlando Benítez, sarebbero altri 270 attivisti sociali ad essere in pericolo di morte. La Fondazione Cordobexia ha richiesto che il governo di Duque garantisca la vita e la sicurezza degli attivisti sociali nel dipartimento di Cordova.

Con l’omicidio di Betancourt Ortega, sono 18 gli omicidi da inizio anno, una media di quasi 2 al giorno secondo i dati forniti dall’Instituto de Estudios para el Desarrollo y la Paz (Indepaz).

Il 10 gennaio nella zona rurale di Tibu’, nel dipartimento Norte de Santander, era stato ucciso anche Cesar Tulio Sandoval Chia, secondo quanto riporta il quotidiano locale “El Espectador”, con uomini armati che avevano fatto irruzione nella sua abitazione. Sandoval era impegnato come coordinatore del comitato dei campesinos del villaggio di La Silla, membro di Marcha Patriotica e del coordinamento dei coltivatori di coca. Nell’area sono presenti gruppi armati e bande criminali come i Rastrojos, con le quali il golpista venezuelana Juan Guaidò si era fatto fotografare il giorno della tentata invasione in Venezuela con gli “aiuti umanitari”.

Le Nazioni Unite hanno espresso nella giornata di ieri “profonda preoccupazione” per la strage di omicidi politici in corso e hanno chiesto al governo di Ivan Duque di agire per porre fine al ciclo di “violenza e impunita'”. Lo si apprende da un comunicato diffuso dall’Alto commissariato Onu per i diritti umani. Secondo dati dell’organismo multilaterale, nel 2019 sono stati uccisi 107 attivisti. L’alto commissariato guidato da Michelle Bachellet ha confermato che “almeno 10 difensori dei diritti umani sono stati uccisi nei primi 13 giorni di gennaio”.

Presentando nella giornata di lunedì l’ultima informativa sull’attuazione dell’accordo di pace nel paese, il capo della missione Onu in Colombia, Carlos Ruiz Massieu, ha dichiarato: “La pace non sara’ raggiunta fintanto che le voci dei leader sociali continueranno a essere messe a tacere dalla violenza e fintanto che gli ex combattenti impegnati nel processo di reintegrazione continueranno ad essere uccisi”. Nel 2019 sono stati assassinati 77 ex combattenti delle Farc secondo i dati forniti da Massieu. Citando Cauca, Chocó e Nariño come “epicentri” di violenza, Massieu ha segnalato che “queste aree rurali sono colpite da una presenza statale limitata e da una persistente povertà, e dove gruppi armati illegali e strutture criminali continuano a vittimizzare le popolazioni, in particolare le comunità etniche, per il controllo delle economie illecite continua ad essere un problema cronico”. E totalmente censurato sui media dominanti.


Denunciata la violenza contro i leader sociali in Colombia

 

15.01 – Il movimento colombiano Marcha Patriótica ha denunciato l’aumento delle aggressioni e delle uccisioni di membri di questa organizzazione, e ed ha anche sostenuto ch eil Governo guidato da Iván Duque non ha applicato «le misure necessarie per fermare questo problema.

«Oggi stiamo nuovamente all’erta e affrontiamo una vera crisi umanitaria nella quale in due soli giorni sono stati assassinati cinque dei nostri membri», ha ribadito il movimento politico con un comunicato.

Telesur ha informato che hanno perso la vita 222 membri, e che sono 43 quelli ucisi durante il mandato del presidente Duque.

Attualmente Marcha Patriótica è formata da 859 organizzazioni indigene, contadine, Lgtbi, afrodiscendenti, giovanili, studentesche, operaie, civiche di quartiere , donne e movimenti sociali e popolari, in 29 dei 32 dipartimenti della Colombia.

Uno studio dell’Istituto degli Studi per lo sviluppo e la pace della Colombia, ha informato che dall’inizio del 2020 sono stati uccisi 13 leaders sociali.

In questo paese è anche notizia la persecuzione sferrata dai battaglioni d’intelligenza dell’esercito contro politici, giudici e giornalisti.

Domenca 12 è stato scoperto un piccolo microfono nell’ufficio del magistrato César Reyes, che realizza la fase previa del processo contro l’ex presidente e senatore colombiano Álvaro Uribe, accusato di presunta manipolazione di testimoni.

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