Venezuela e pirateria internazionale

Le 31 tonnellate sequestrate dalla Banca d’Inghilterra dovevano essere gestite da un Programma delle Nazioni Unite per l’acquisto di cibo, medicine e per la lotta al Covid

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“Nel negare l’accesso all’oro di tutti i venezuelani al presidente Nicolas Maduro, la Banca d’Inghilterra passerà alla storia per un atto di pirateria”. Con queste parole la giornalista di Telesur Madalein Garcia sintetizza alla perfezione l’ultimo vergognoso crimine delle potenze occidentali contro il Venezuela.

Una Corte britannica ha deciso oggi che sia il golpista barzelletta della storia Juan Guaidò e non il governo del Presidente Maduro a detenere il diritto al possesso delle 31 tonnelate di oro che la Banca d’Inghilterra ha letteralmente derubato da quel famoso gennaio 2019, quando, da una piazza di Caracas, il Guaidò si autoproclamava presidente per volere di Dio e di Washington. Rinnegato anche dalla stessa opposizione venezuelana che si appresta ad abbandonarlo definitivamente alle prossime elezioni parlamentari di dicembre (con il nuovo CNE negoziato con il governo), Guaidò viene tenuto in vita da azioni di pirateria dei paesi NATO come quella proveniente oggi dal Regno Unito.


Secondo il giudice Nigel Teare che ha emesso la sentenza, Guaidó è “senza equivoco alcuno” – alla faccia del diritto internazionale, della Carta delle Nazioni Unite e di chi siede in rappresentanza del paese all’ONU, chi sta portando avanti il paese dall’autoproclamazione, chi gestisce ogni aspetto della vita del paese e delle sue relazioni internazionali – il “presidente interino costituzionale” del paese sudamericano e la sua amministrazione “ad hoc” può accedere alle riserve. Si sa già, del resto, come l’amministrazione “ad hoc” utilizza le sue “risorse” tra feste a luci rosse e corruzione di ogni tipo, nell’imbarazzo persino di Washington….

L’AntiDiplomatico vi aveva dato notizia come il 14 maggio, su mandato del Banco Central de Venezuela (BCV), e in particolare del suo presidente Calixto Ortega, era stata adita la giustizia britannica per l’immediato trasferimento dell’oro da utilizzare attraverso il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite e finalizzato esclusivamente ad affrontare la pandemia da Covid. La sentenza di oggi è uno schiaffo al diritto internazionale e alla pace tra i popoli. “Ogni minuto che passa è decisivo per salvare vite contro il virus e il Venezuela deve poter utilizzare le sue riserve”, aveva dichiarato la vice Presidente Delcy Rodríguez in merito alla vicenda.

Ma a Londra, dove da sempre risiedono i vassalli più fedeli dell’imperialismo Usa, di vite si interessano poco.  Delle Nazioni Unite che avrebbero gestito l’oro solo per contrastare il Covid e per l’acquisto di cibo e medicine si interessano poco. L’azione di pirateria internazionale di oggi, l’ennesima dei paesi Nato contro il Venezuela, non solo crea un precedente pericoloso per altre risorse sequestrate al governo venezuelano da altri paesi “alleati” degli Usa, ma permette nell’immediato al golpista Guaidò di mettere mani sull’oro venezuelano derubato dal Regno Unito. Come le utilizzerà queste nuove risorse la barzelletta della storia? Nuove feste a luci rosse e corruzione di ogni tipo come successo con i miliardi della CITGO grazie a Trump? Oppure per comprare qualche mercenario di Washington o della Colombia per qualche nuovo colpetto di stato? O un’altra campagna social milionaria per la sua immagine oggi letteralmente alla disperazione tra un video “presidenziale” in cantina di casa e una sortita in qualche ambasciata europea per l’asilo politico? Tante domande, ma una certezza: di tutto questo continua a essere responsabile quell’occidente che si autoproclama ancora paladino dei diritti umani, in quella che resta, per distacco, la fake news del secolo.

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