Discorso Fidel – 28.09.60

DISCORSO PRONUNCIATO DAL COMANDANTE IN CAPO FIDEL CASTRO RUZ AL SUO RIENTRO DALLE NAZIONI UNITE, NELLA MANIFESTAZIONE DAVANTI AL PALAZZO, IL 28 SETTEMBRE 1960

Cubani,

Noi non eravamo… (Problemi tecnici impediscono l’ascolto al popolo radunato davanti al Palazzo).

Penso che l’imperialismo sta sabotando, che sta facendo uso, in qualche modo, della magia o di qualcosa del genere.

Volevamo dirvi che noi non eravamo molto d’accordo che si convocasse il popolo al nostro rientro (ESCLAMAZIONI DI: “Fidel, Fidel!”). Ne siamo preoccupati perché continuamente dobbiamo viaggiare all’estero, sia il Presidente, sia il Ministro di Stato, sia il Ministro degli Affari Esteri, sia il Primo Ministro oppure altri… E dobbiamo partecipare a incontri di questo tipo, e non è giusto che ogni volta che partiamo e rientriamo, semplicemente in ottemperanza del nostro lavoro, perché anche questo è il nostro lavoro, si deva convocare il popolo perché ci faccia gli onori al nostro arrivo (ESCLAMAZIONI DI: “SÌ!”).

(Problemi con l’ascolto).

Ma, comunque, dobbiamo cogliere l’occasione… (Il pubblico si lamenta perché non ascolta.) Cogliamo l’occasione per dire alcune brevi parole, brevi davvero (Lamentazioni dal pubblico), e farvi conoscere alcune impressioni… (Si interrompe ancora una volta l’ascolto) Non riesco a capire cosa succede oggi con l’ascolto… Be’, vediamo se riesco a concentrarmi, dopo tanti problemi tecnici.

Infatti, questo viaggio ci ha lasciato una profonda impressione e ci ha dato un po’ d’esperienza. È davvero un peccato che i singoli cubani non abbiano avuto occasione di vivere i dieci giorni che abbiamo vissuto noi! Possiamo perfino dire che sarebbe stato utile che quei poveracci che hanno chiesto il diritto d’asilo, avrebbero vissuto prima 10 giorni a New York, così avrebbero vissuto un’esperienza come la nostra.

E poi è difficile farsi un’idea. Noi proviamo per la nostra patria e per l’opera che sta svolgendo la Rivoluzione le stesse emozioni che proviate voi, le stesse gioie, le stesse speranze. Tuttavia, qui, in mezzo a questo turbine di eventi, né voi né noi siamo in grado di capire davvero quanto significa non soltanto l’ordine internazionale, di cui non sto parlando adesso, ma quanto significa per ognuno di voi questa patria nuova che stiamo costruendo (APPLAUSI).

Non cercherò di spiegarlo perché so che è impossibile, però, voglio almeno farvi conoscere il sentimento che abbiamo provato, noi tutti, dopo avere vissuto per ben10 giorni alle viscere dell’impero, noi possiamo dirvi che questo ci ha dato un’idea chiara e completa di ciò che significa avere una patria (APPLAUSI). Soprattutto adesso che non siamo più una colonia (APPLAUSI); adesso, che siamo un popolo veramente sovrano e libero (APPLAUSI).

Portiamo con noi un’impressione e un ricordo che non potremo dimenticare mai: l’impressione e il ricordo dei cubani che vivono a New York (APPLAUSI).

Infatti, forse non abbiamo riflettuto abbastanza sulla situazione di questa parte del nostro popolo che ha dovuto abbandonare la patria, questa colonia che fu una volta dell’imperialismo yankee (ESCLAMAZIONI DI: “Via!”), non avevano modo di guadagnarsi il pane quindi hanno dovuto portare avanti questo fatto, sempre tanto triste, di emigrare dalla loro patria, per andarsene verso un Paese freddo e ostile a guadagnarsi il pane.

E quanto è triste che una parte del nostro popolo abbia dovuto sradicarsi dal suolo della patria! Però, quanto è triste, soprattutto, che quella parte del nostro popolo deva vivere all’estero! e quanto è duro il destino di quei cubani! e quanto grande è il merito di quei cubani! (APPLAUSI.)

Gli eroi della Rivoluzione, i veri eroi della Rivoluzione sono, in questo minuto, i cubani che là, al nord turbolento e brutale, come lo definisse Martí (APPLAUSI), che adesso non ci disprezza più, come affermasse il proprio apostolo, ma che ci rispetta (APPLAUSI); quei cubani, che lassù rimangono fedeli alla loro patria; quei cubani, che lassù rimangono fermi (APPLAUSI); quei cubani, che lassù gridano: “Taro sì, chewing gum no!” (APPLAUSI)

E perché il nostro dolore profondo, nel pensare al destino di quei cubani? Perché stanno vivendo lassù, a New York, ciò che abbiamo dovuto vivere noi fino al Primo Gennaio 1959! (APPLAUSI.) Dozzine e dozzine di cubani, uomini o donne, furono brutalmente picchiati dagli sbirri della polizia di New York (ESCLAMAZIONI E FISCHIATE), durante il nostro soggiorno. Basta dire che il bastone, o lo “sfollagente”, come chiamavano quel bastone usato dalla polizia e che da tempo fu abolito nella nostra nazione, è un’istituzione di terrore in quel “super libero” stato (FISCHIATE), “super democratico” stato (FISCHIATE), “super umanitario” stato (ESCLAMAZIONI E FISCHIATE), e “super civilizzato” stato (ESCLAMAZIONI E FISCHIATE).

Le perquisizioni della polizia, la persecuzione, la provocazione, le licenziamenti, sono i metodi di cui si servono per tormentare i nostri compatriotti. Se si tratta di un assassino, se si tratta di uno sbirro che ha 100 cadaveri sulle spalle, se si tratta di uno di quei spietati che assassinarono centinaia di contadini, quelli non hanno problemi, quelli appartengono alla grande famiglia del loro “mondo libero”! (ESCLAMAZIONI E FISCHIATE) Tuttavia, se si tratta di cubani onesti, di cubani fedeli alla loro patria, di cubani che si nutrono della loro patria, adesso sì, le peggiori persecuzioni contro loro.

Ed è molto triste che ci siano cubani ai quali la miseria che imperava nella nostra nazione, e la disoccupazione che imperava nella nostra nazione, gli abbia lanciato verso quelle terre estere, e che oggi devano vivere al cuore dell’impero praticamente come vivevano i primi cristiani all’antica Roma. E malgrado tutto questo, l’entusiasmo di quei cubani era invalicabile; il fervore di quei cubani era indescrivibile; il loro sentimento di amore per la patria non aveva niente da invidiare alle più grandi prove di entusiasmo che solitamente vediamo qui nel nostro popolo (APPLAUSI).

Quanto amore per la loro nazione! Quanta ossessione per tornare un giorno! Bisogna vedere quelle scene per sapere ciò che ce ne abbiamo e capire ciò che si perde quando non c’è più la patria, perché è come se neppure per un minuto si allontanasse da quei cubani l’illusione di ritornare un giorno a vivere nella loro patria, di ritornare un giorno a sentire il caldo della loro terra (APPLAUSI). E noi ci facevamo una specie di giuramento, cioè, che un giorno quei cubani dovevano tornare (APPLAUSI), che dovevano tornare a lavorare alla loro nazione e a vivere nella loro nazione.

Perciò, dobbiamo fare uno sforzo; perciò, dobbiamo lottare; perciò, vale la pena di fare tutto lo sforzo e tutto il sacrificio necessario. Vale la pena, perché quei compatriotti glielo meritano! (APPLAUSI.) E dobbiamo fondare un quartiere nuovo, o un paese nuovo, per sistemare i cubani che rientreranno dall’emigrazione (APPLAUSI); il paese di coloro che rientreranno alla loro patria perché ce ne abbiano le loro case, così possiamo retribuire il loro amore alla loro terra, l’eroismo e la probità, la fermezza che dimostrano lassù, dove tutto è ostilità, dove tutto è persecuzione e dove tutto è falsità, campagna anti-cubana, bugie e, tuttavia, loro, così come i neri di Harlem, tengono duro! (APPLAUSI).

Serve fare uno sforzo per farsi un’idea della campagna contro Cuba che si fa sistematicamente e incessantemente contro Cuba in tutte le riviste, in tutti i giornali, in tutti le stazioni radio e tv e in tutti i mass media inventati e, tuttavia, i cubani, i dominicani, i portoricani, i latini in genere ed i neri di Harlem tengono duro (APPLAUSI). Ci sono i gruppi più sfruttati e oppressi dall’imperialismo nel loro stesso suolo ed è un fenomeno tanto straordinario che impressiona profondamente e bisogna vedere come dal momento in cui la nostra delegazione, a qualsiasi ora del giorno o della notte, cominciava a passare nelle macchine davanti al quartiere di Harlem, dal momento in cui arrivava il primo uomo nero, cominciavano ad alzarsi le braccia per salutarci (APPLAUSI). E c’è, nelle stesse viscere dell’impero, 20 milioni di neri oppressi e sfruttati (APPLAUSI), e le cui aspirazioni non si possono soddisfare con un pugno di dollari, è un problema molto più serio perché le loro aspirazioni solo si possono soddisfare con giustizia (APPLAUSI). E noi, per contraccambiare l’ospitalità ricevuta, abbiamo invitato 300 rappresentanti dei neri degli Stati Uniti a renderci visita perché possano vedere da vicino l’opera della Rivoluzione e perché possano vedere da vicino ciò che è una nazione dove c’è giustizia (APPLAUSI).

Ma ci sono anche molti cittadini nordamericani, soprattutto uomini di libero pensiero, scrittori illustri, gente onesta che hanno avuto il valore di esprimere pubblicamente, lassù, le loro simpatie nei confronti della Rivoluzione Cubana (APPLAUSI) tramite un Comitato Pro Giusto Trattamento per Cuba, che hanno costituito e che raggruppa il fior fiore degli Stati Uniti e ci sono anche negli Stati Uniti molti operai umili e sfruttati, ci sono anche negli Stati Uniti molti piccoli agricoltori carpisci dai monopoli e dagli usurai di quella nazione, che sono monopoli di usurai (APPLAUSI) .

Occorreva vivere 10 giorni alle viscere del mostro imperialista, per sapere che monopolio e pubblicità sono, lassù, la stessa cosa, e siccome noi siamo i nemici dei monopoli, siccome noi abbiamo scontrato tutti i monopoli più potenti dell’impero, all’unanimità, con poche e orrende eccezioni, gli organi di pubblicità ci sfidano, ma non ci sfidano con ragioni, perché ne sono privi; ci sfidano con bugie, con ogni tipo di falsità, con ogni tipo di invenzione, che ci fanno pensare ai nostri giorni da creduloni, ai nostri giorni quando credevamo alle frottole delle agenzie imperialiste di informazione, delle riviste dei monopoli, dei giornali dei monopoli, i fumetti dei monopoli, i film dei monopoli, i motti dei monopoli, le frottole dei monopoli, le balle dei monopoli, le rapine dei monopoli, i saccheggi dei monopoli, le ruberie dei monopoli, i crimini dei monopoli, le sfrontatezze dei monopoli, gli oltraggi dei monopoli, le umiliazioni dei monopoli (APPLAUSI E ESCLAMAZIONI DI: “Fidel, evvai contro i yankee ce la fai! Via, su Caimanera vada giù! Fidel, Fidel, cos’è che ha Fidel che gli americani non ce la fanno con lui!”), perché eravamo tanto creduloni che ci hanno fatto credere che la rapina era qualcosa di buona, che la ruberia era qualcosa di nobile, che lo sfruttamento era qualcosa di giusto e che la bugia era verità e che la verità era bugia (APPLAUSI).

E tutta quella propaganda falsa è la propaganda che piomba continuamente sul popolo nordamericano; e così come l’hanno fatto con noi precedentemente, cercano di ingannarlo e di confonderlo continuamente.

Giornali indipendenti, giornali che dicano la verità, no! lassù non ce ne sono; giornale che dica la verità resta senza pubblicità; giornale che dica la verità viene strappato dalle agenzie di pubblicità che sono assolutamente sotto il controllo dei monopoli, ecco il sistema che impera lassù. Mai una critica proba; mai un apprezzamento corretto. Tutto gira attorno alla brama di lucro, all’interesse materiale, ai soldi, a quanto pagheranno la pubblicità, e via dicendo. E uno di quei risultati è l’isteria creatasi in una parte del popolo, isteria che non ci si concepisce come si può vivere sotto questa sorta di raggia spumeggiante con cui vivono alcuni in quella nazione, e quanto è diverso il risultato quando il popolo è orientato nel modo giusto, quando il popolo conosce la verità, quando il popolo lotta per qualcosa, quando la vita dei popoli ha un senso, quando un popolo ha un ideale, quando un popolo ha qualcosa per cui lottare! Quanto è diverso il risultato!

Siamo certi che malgrado tutti gli affronti subiti, malgrado tutte le aggressioni sopportate dalla nostra nazione, se ci fosse qui, per esempio, la sede delle Nazioni Unite, nessun cittadino avrebbe insultato neanche un solo ospite, nessun atto di ostilità si sarebbe perpetrato contro nessuna delegazione, perché a quel momento noi, i cubani, avremmo capito che era arrivato il momento di dimostrare che siamo mille volte più corretti degli imperialisti! (APPLAUSI), che abbiamo mille volte più dignità degli imperialisti! (APPLAUSI), che siamo mille volte più ospedali degli imperialisti! (APPLAUSI), e che siamo milione di volte più onesti degli imperialisti! (APPLAUSI.) Perché quando si ha l’onore, ciò che si dimostra è quello: l’onore (APPLAUSI); quando si ha la dignità, ciò che si insegna è quello: la dignità (APPLAUSI); e quando si ha il pudore, ciò che si dimostra è quello: il pudore (APPLAUSI). Tuttavia, quando la sola cosa che si ha è la sfrontatezza e l’indecenza, ciò che si dimostra è quello: la sfrontatezza e l’indecenza! (APPLAUSI.)

Noi abbiamo riscontrato pudore, noi abbiamo riscontrato onore, noi abbiamo riscontrato ospitalità, noi abbiamo riscontrato dignità, noi abbiamo riscontrato decenza nei neri umili di Harlem (APPLAUSI). (Si sente l’esplosione di un petardo.) Una bomba? Lascia…! (ESCLAMAZIONI DI: “Muro! Muro! Vinceremmo! Vinceremmo!”) (CANTANO L’INNO NAZIONALE E ESCLAMANO: “Viva Cuba! Viva la Rivoluzione!”) Quel piccolo petardo tutti sanno chi l’ha pagato, sono i piccoli petardi dell’imperialismo (FISCHIATE). Credono… ovviamente, domani, nel momento d’incassare i soldi diranno: “Avete visto? proprio quando parlavano dell’imperialismo si è fatto esplodere il petardo” (ESCLAMAZIONI DI; “Muro!, ¡Muro!”).

L’hanno preso? Non si sa nulla? Non si sa niente di certo. Ma, quanto sono ingenui! Se quando lanciavano bombe di 500 libbre e perfino di 1.000 libbre con la scritta “Made in USA” (FISCHIATE), non sono riusciti a farcela, neppure quando lanciavano bombe di cento libbre di napalm; e, malgrado i loro aerei, i loro carri armati, i casquitos [soldati al servizio della tirannia] hanno dovuto arrendersi (APPLAUSI), e non hanno potuto impadronirsi della Sierra Maestra né hanno potuto sbarazzarsi dagli assedi, come mai hanno pensato che ce l’avrebbero fatta con i piccoli petardi? (ESCLAMAZIONI DI: “Mura! Mura!”) Sono gli incerti dell’impotenza e della codardia. Come mai hanno pensato che andrebbero a impressionare il popolo con piccoli petardi, se il popolo è qui con l’idea di resistere, non solo i piccoli petardi (ESCLAMAZIONI DI: “Vinceremmo! Vinceremmo!”), il popolo è qui con l’idea di resistere a qualsiasi cosa che lanceranno, anche se si tratta di bombe atomiche, signori! (APPLAUSI.)

Quanto ingenui sono! Se per ogni piccolo petardo che pagano gli imperialisti noi costruiamo cinquecento case! (APPLAUSI.) Per ogni piccolo petardo che possano fare esplodere in un anno, noi facciamo tre volte in più cooperative! (APPLAUSI.) Per ogni piccolo petardo che pagano gli imperialisti, noi nazionalizziamo uno zuccherificio yankee! (APPLAUSI). Per ogni piccolo petardo che pagano gli imperialisti, noi nazionalizziamo una banca yankee! (APPLAUSI.) Per ogni piccolo petardo che pagano gli imperialisti, noi raffiniamo centinaia di migliaia di barili di petrolio! (APPLAUSI.) Per ogni piccolo petardo che pagano gli imperialisti, noi costruiamo una fabbrica per favorire il lavoro nella nostra nazione! (APPLAUSI.) Per ogni piccolo petardo che pagano gli imperialisti, noi creiamo cento scuole nelle nostre campagne! (APPLAUSI.) Per ogni piccolo petardo che pagano gli imperialisti, noi trasformiamo una caserma in scuola! (APPLAUSI.) Per ogni piccolo petardo che pagano gli imperialisti, noi armiamo, al meno, cento miliziani. Per ogni piccolo petardo che pagano gli imperialisti, noi facciamo una legge rivoluzionaria! (APPLAUSI.) E per ogni piccolo petardo che pagano gli imperialisti, noi armiamo, al meno mila miliziani! (APPLAUSI E EESCLAMAZIONI DI: “Suvvia, abbasso Caimanera!”)

Il compagno Osmany ci dà un’ottima idea, cioè, destinare il piccolo petardo che ha appena esploso al Regimento di Santa Clara, facendolo diventare, nell’arco di un mese, in una città scolastica in più, così ne rimarrà (APPLAUSI).

Diremo inoltre al compagno Llanusa di destinare al piccolo petardo un nuovo circolo sociale per gli operai (APPLAUSI Y ESCLAMAZIONI DI: “Suvvia, abbasso Caimanera!”).

Si direbbe che questi ingenui pensano che arriveranno i “marine” (FISCHIATE), e che il caffè è già pronto. Andiamo a stabilire un sistema di vigilanza collettiva, andiamo a stabilire un sistema di vigilanza rivoluzionaria collettiva! (APPLAUSI). E vediamo cosa faranno per muoversi i lacchè dell’imperialismo, perché, infine, noi viviamo nell’intera città, non c’è palazzo né quartiere della città che non sia rappresentato in questa folla (APPLAUSI). Andiamo a creare, per contrastare le campagne di aggressioni dell’imperialismo, un sistema di vigilanza collettiva rivoluzionaria, perché tutti sappiano chi vive nei singoli quartieri, che cosa fa e che rapporti intrattiene o ha intrattenuto con la tirannia; e in che cosa lavora; chi frequenta; che attività svolge. Perché se pensano che ce la faranno con il popolo, resteranno delusi! perché ogni i centro metri ci sarà un comitato di vigilanza rivoluzionaria… (APPLAUSI), perché il popolo vigili, perché il popolo osservi, e perché vedano che quando la massa del popolo si organizza, non c’è imperialista né lacchè degli imperialisti né venduto agli imperialisti né strumento degli imperialista che possa muoversi (APPLAUSI).

Giocano con il popolo e non sanno ancora chi è il popolo; giocano con il popolo e non sanno ancora la tremenda forza rivoluzionaria che c’è nel popolo. E adesso, dobbiamo andare avanti nell’organizzazione delle milizie; dobbiamo formare i battaglioni delle milizie, nelle singole zone, lungo Cuba, dobbiamo scegliere ogni uomo per ogni arma (APPLAUSI) e dare una struttura all’intera massa di miliziani perché al più presto possibile siano perfettamente formate e allenate le nostre unità di combattimento (APPLAUSI).

Ma una cosa è evidente… (Qualcuno del pubblico si rivolge al Dott. Castro.) Ogni cosa al momento giusto; niente fretta, niente fretta, niente fretta, niente fretta! Che siano loro ad andare in fretta; noi: teniamo la calma e il passo, che è un passo fermo e sicuro (APPLAUSI).

Una delle nostre impressioni di questo viaggio, importante, è l’immenso odio che prova l’imperialismo nei confronti del nostro popolo rivoluzionario; l’isteria dell’imperialismo contro la Rivoluzione Cubana; il grado di demoralizzazione dell’imperialismo nei confronti della Rivoluzione cubana. E l’avete già visto: di fronte alle accuse di Cuba stanno ancora pensando la risposta perché, infatti, non hanno niente da rispondere.

Tuttavia è importante essere consci della lotta intrapresa dalla nostra Rivoluzione; dobbiamo sapere che si tratta di una lotta lunga, lunga e dura (ESCLAMAZIONI DI: “¡Vinceremmo! ¡Vinceremmo!”). E’ importante capire che la nostra Rivoluzione fa fronte all’impero più potente al mondo. Di tutti i Paesi colonialisti e imperialisti, l’imperialismo yankee è il più potente, sia in risorse economiche che in influenze diplomatiche e militari. È inoltre un imperialismo diverso dall’inglese, che è più maturo, più esperto; è un imperialismo superbo, accecato dal suo potere. È un imperialismo barbaro, e molti dei suoi dirigenti sono dei barbari, sono uomini che non hanno niente da invidiare a quei cavernicoli dei primi tempi dell’umanità. Molti dei suoi leader, molti dei suoi capi, sono uomini a lunghe zanne. È, senza dubbio, l’imperialismo più aggressivo, più bellicista e più impacciato.

E siamo qui, in prima linea: una piccola nazione, a scarse risorse economiche, ingaggiando di fronte questa lotta degna, decisa, ferma ed eroica per la propria liberazione, per la propria sovranità, per il proprio destino (APPLAUSI).

Dobbiamo essere consci che la nostra patria fa fronte all’imperialismo più feroce dei tempi contemporanei e, inoltre, dobbiamo tenere presente che l’imperialismo non desisterà mai nel suo desiderio di distruggere la Rivoluzione, di crearci intralci, d’impedire il progresso e lo sviluppo della nostra patria. Dobbiamo tenere presente che il suddetto imperialismo ci odia dell’odio dei padroni contro gli schiavi che si rivoltano. E noi siamo per loro quali schiavi che ci siamo rivoltati, e rivoltati in che modo! (APPLAUSI.) E non c’è odio più feroce di quello del padrone contro la rivolta dello schiavo; e a ciò si aggiunge il fatto che loro vedono in pericolo i propri interessi, non quelli di qui ma quelli dell’intero mondo.

Noi abbiamo portato il nostro caso davanti alle Nazioni Unite, ma il nostro caso era il caso del resto delle nazioni sottosviluppate, era il caso dell’intera America latina, era il caso di tutte le nazioni dell’Africa, era il caso di tutte le nazione del Medio Oriente, era il caso delle nazioni d’Asia e Oceania; il nostro caso era un caso applicabile al resto del mondo. Il resto del mondo sottosviluppato è anche sfruttato dai monopoli, e noi abbiamo detto da quella tribuna, a tutti i popoli sottosviluppati: “Occorre nazionalizzare gli investimenti dei monopoli, senza alcun risarcimento” (APPLAUSI). Noi abbiamo detto agli altri popoli sottosviluppati: “Fate ciò che abbiamo fatto noi, non continuare ad essere vittime dello sfruttamento, fate ciò che abbiamo fatto noi!” Ed è coerente che l’imperialismo voglia distruggere la nostra Rivoluzione, così può dire agli altri popoli: “Se fate ciò che hanno fatto i cubani, gli faremo ciò che abbiamo fatto ai cubani.”

Di conseguenza, in questa lotta nostra si dibatte un interesse che non è soltanto nostro, un interesse che è universale. Ci si sta ingaggiando una lotta non solo per la liberazione del nostro popolo, bensì una lotta che ha a che fare con la liberazione degli altri popoli sfruttati del mondo. E questo dobbiamo saperlo; dobbiamo sapere bene ciò che stiamo facendo, dobbiamo sapere bene gli interessi che stiamo rovinando e che tali interessi non si daranno per vinti facilmente, che tali interessi non alzeranno la bandiera bianca facilmente.

Questa è una lotta lunga, così lunga come potente sono gli interessi che la Rivoluzione ha rovinato. E non solo dobbiamo difenderci dalle aggressioni, non solo quello, perché con quello non avremmo fatto nulla, ma dobbiamo andare avanti, dobbiamo andare avanti, dobbiamo progredire in tutti gli angoli.

L’impressione e l’idea più chiara che abbiamo è quella di raddoppiare gli sforzi (APPLAUSI), è quella di farci alla realtà del grande ruolo che ha la nostra patria nel mondo e della grande mansione che portiamo avanti.

Perché contano di più i fatti delle parole che avremmo potuto pronunciare lassù. Ci abbiamo potuto dire una parte di quello che abbiamo fatto; non ce ne abbiamo fatto l’intero resoconto, neanche per sogno, no; ma quello che contano sono i fatti. Noi dobbiamo portare avanti la nostra nazione. Quindi, dobbiamo sforzarci in ciò che facciamo. Ognuno di voi, senza eccezione, ha davanti a sé un grande compito, un compito come quello di noi (APPLAUSI). Noi andiamo laggiù a parlare in nome di ognuno di voi; noi possiamo parlarci perché contiamo sullo sforzo di voi tutti; noi abbiamo la morale per parlarci perché ci portiamo la morale di tutti e ognuno degli uomini e donne della nostra patria, ed è per questo che ci portiamo tanta morale! (APPLAUSI), perché portiamo la morale di un popolo, per questo possiamo denunciare l’imperialismo lassù. E per questo è ammirata la nostra nazione, non per le parole ma per i fatti; non per quello che dirà laggiù un cubano ma per quello che fanno o possono fare tutti i cubani (APPLAUSI).

Il mondo si sta facendo un’idea su di noi, una miglior idea di quella che ha avuto una volta, se alcuna volta ha avuto un’idea sulla nostra esistenza. E dietro a tale opinione c’è un popolo; dietro a tale opinione ci sono i fatti del popolo. Vi invitiamo a farvi un’idea della grande responsabilità che avete sulle vostre spalle e, soprattutto, a farvi l’idea che non siamo noi individualmente, che apparteniamo a un popolo, che apparteniamo a un minuto grande della storia dell’umanità, che apparteniamo a un’ora decisiva del genere umano. E che bisogna pensare al popolo, che bisogna pensare al destino della nazione, non dobbiamo pensare a noi stessi. Noi siamo qualcosa di più di noi stessi, noi siamo popolo, noi siamo nazione! (APPLAUSI); noi siamo un’idea; noi siamo una speranza; noi siamo un esempio. E quando il Primo Ministro del Governo Rivoluzionario è comparso alle Nazioni Uniti (APPLAUSI), non l’ha fatto da uomo ma come un popolo! (APPLAUSI.) Ognuno di voi era lassù, ognuno di voi era laggiù! (APPLAUSI.)

E con la forza che ci dà il fatto di contare sulla volontà, l’appoggio e lo sforzo di ognuno di voi, ci siamo recati lassù. Noi ci sentiamo molto obbligati nei confronti del popolo! noi sentiamo che abbiamo una grande responsabilità nei confronti del popolo! e così come ci sentiamo ognuno di noi, nei confronti di tutti gli altri; così deve sentirsi ognuno di voi! (APPLAUSI), e questa l’idea che dovete avere in testa. Perché l’opera che stiamo facendo, la stiamo facendo noi tutti insieme; lo sforzo… (SI ASCOLTA UNA SECONDA ESPLOSIONE). ESCLAMAZIONI DI: “Mura! Mura! Vinceremmo! Vinceremmo!” LA FOLLA CANTA L’INNO DEL 26 LUGLIO E POI L’INNO NAZIONALE) Lasciateli, lasciateli esplodere, così stanno preparando il popolo con ogni tipo di rumore! (APPLAUSI E ESCLAMAZIONI DI: “Unità! Vinceremmo!”) A quanto pare, questa sera costerà molto a sua signoria! (APPLAUSI.)

Questi fatti confermano quanto detto finora, cioè che la Rivoluzione ha davanti a sé una lotta lunga e una lotta dura. Per tale motivo, abbiamo insistito sul fatto che ognuno di voi prendesse conto del proprio ruolo e della propria responsabilità.

Se questo fosse facile, non varrebbe la pena che si contasse su di noi. Le cose facili non sono quelle che danno, alla lunga, i migliori frutti; le cose che valgono la pena, perché la vita dei popolo e degli uomini e delle donne abbia senso, sono le cose difficili, perché sono quelle che valgono la pena di realizzare (APPLAUSI).

E per noi, conoscere il potere dell’impero che abbiamo davanti a noi non ci scoraggia, anzi, ci dà più coraggio (APPLAUSI). Chi deve sentirsi demoralizzato è l’impero, per la battaglia che un popolo piccolo gli sta dando! (APPLAUSI.)

Nessuno, nessuno pensa che gli anni avvenire saranno anni di calma e di conforto. Il maggior interesse negli anni avvenire è il lavoro che abbiamo davanti a noi, e la lotta che abbiamo davanti a noi! (APPLAUSI.) Ecco l’interesse straordinario che ha per noi l’avvenire; ecco quello che ci affranca dalle tristezze e dal pudore del passato; ecco ciò che rende felice il nostro popolo, soprattutto, sapere che il Primo Gennaio non concludeva la Rivoluzione, ma che cominciava (APPLAUSI); ecco ciò che rende felice il nostro popolo: pensare che se la prima tappa è stata il frutto dello sforzo di una parte del popolo, l’avvenire, la vittoria di domani, sarà il frutto dello sforzo dell’intero popolo! (APPLAUSI), senza che domani, senza che domani, nessuno deva avere pudore né davanti ai figli né davanti alla moglie né davanti ai colleghi perché l’avvenire e pieno di posti; nell’avvenire c’è posto per ognuno di noi (APPLAUSI); nell’avvenire c’è posto per ognuno di noi.

E noi, noi stessi, abbiamo la sensazione di stare cominciando, di non avere fatto altro che cominciare, di essere alle prime pagine del grande libro della storia che scrive il popolo di Cuba (APPLAUSI).

E tale vittoria si otterrà con due cose, due cose: intelligenza e coraggio; con la testa e con il cuore. Non lasciare mai che il coraggio superi l’intelligenza e neppure che l’intelligenza superi il coraggio. Intelligenza e coraggio devono marciare insieme per la via che porta alla vittoria! (APPLAUSI.)

Queste sono, finora, le condizioni essenziali dei successi ottenuti. Non sottovalutare il nemico imperialista; sarebbe un errore sottovalutare il nemico imperialista. Il nemico imperialista ha commesso l’errore di sottovalutarci! (APPLAUSI), e nel nostro popolo c’era molta più forza rivoluzionaria di quella immaginata da loro; e nel nostro popolo ci sono condizioni morali mai immaginate da loro (APPLAUSI).

Noi non dobbiamo commettere l’errore di sottovalutare il nemico imperialista, ma dobbiamo conoscerlo nella sua forza reale, valutarlo nella sua forza reale e fare, dalla nostra parte, il necessario per ottenere la vittoria in questa battaglia per la liberazione della patria (APPLAUSI). E ci interessa il cammino che porterà alla vittoria con lo sforzo, con il lavoro, con il coraggio, con l’intelligenza; sapere ogni momento ciò che stanno escogitando e sapere reagire ogni momento davanti ai loro piani, così come l’abbiamo fatto finora, denunciando l’isteria che attorno alla Base di Guantánamo stanno seminando… (APPLAUSI) e la campagna che attorno alla base stanno portando avanti e le dicerie sugli attacchi alla base da parte nostra che stanno pubblicando e noi l’abbiamo chiarito molto bene laggiù e abbiamo chiesto al Presidente dell’Assemblea di prendere nota della nostra preoccupazione nei confronti delle campagne che stavano portando avanti, preparando il campo, creando isteria e favorendo condizioni pubbliche per promuovere lassù un pretesto, fabbricare lassù, tramite l’autoaggressione, qualsiasi pretesto di aggressione contro la nostra nazione e noi non vogliamo che invadano la nostra nazione; noi non vogliamo dare loro un pretesto per invadere la nostra nazione, ecco ciò che vorrebbero loro; che ci lasciassimo trascinare dal fervore e l’ardore patriottici, dall’impulso, e facessimo ciò che loro vorrebbero che facciamo, ma noi dobbiamo fare ciò che vogliamo noi e ciò che convenga a noi e non ciò che loro vogliano o ciò che convenga loro (APPLAUSI).

Martí diceva che non si doveva mai fare ciò che il nemico voleva che si facesse; per tale motivo siamo pronti a spiegare in ogni occasione e così l’abbiamo fatto lassù e abbiamo precisato molto bene che andremmo a reclamare la nostra sovranità su quel pezzo della base, mediante il diritto internazionale, cioè, per le vie legali (APPLAUSI) e non mediante le armi. Le nostre armi non ce le abbiamo per fare ciò che vuole il nemico, ma per fare ciò che il nemico non vuole; le nostre armi sono sempre pronte per fare ciò che il nemico non vuole che facciamo: cioè, pronte per difenderci, pronte per resistere (APPLAUSI), pronte per distruggerlo quando si saranno lanciati contro di noi (APPLAUSI); che è per questo che ce le abbiamo, per difenderci. Ed è importante che il popolo che ha sentito le nostre parole alle Nazioni Unite, sappia che uno dei problema più delicati e uno dei problema in cui dobbiamo agire con più intelligenza, uno dei problema in cui dobbiamo superare il nemico imperialista, è il problema della Base di Caimanera, perché quella base è ciò che cercheranno di prendere da pretesto e deve essere molto chiaro per il popolo e per l’intero mondo qual è il nostro atteggiamento, che quando noi andremo a reclamarla lo faremo a norma del diritto internazionale, come un diritto nostro ineccepibile e innegabile che dovranno riconoscerci (APPLAUSI).

Davanti al nemico imperialista, il nemico che si serve delle armi più scaltre e base, il nemico imperialista si è contraddistinto lungo la storia dai pretesti che ha fabbricato quando esso interessa i suoi fini, al nemico imperialista che conosciamo molto bene, l’intelligente e chiudere la via quando viene cercando il pretesto, quando sta cercando il pretesto, quando sta fabbricando il pretesto, dobbiamo chiuderle la via e dirle: cerca un altro pretesto, perché quello non ti servirà, quello non ti risulterà, quello non potrai averlo (APPLAUSI).

Il nemico imperialista è furbo, è basso, è scaltro, il nemico imperialista è in grado di fare l’inimmaginabile e si serve di qualsiasi arma, dall’assassinio di dirigenti fino alle invasioni militari, cercando sempre la mano assassina, cercando sempre il gangster, cercando sempre i pretesto e noi dobbiamo essere non soltanto coraggiosi ma anche intelligenti; noi dobbiamo vincere la partita al nemico imperialista, noi dobbiamo ottenere la vittoria nella battaglia contro il nemico imperialista (APPLAUSI); noi dobbiamo vincere tutte le battaglie contro il nemico imperialista così come abbiamo vinto la battagli alle Nazioni Unite (APPLAUSI). E il nemico imperialista è stato sconfitto alle Nazioni Unite; i militaristi, gli amanti delle armi, i nemici della pace stanno ricevendo un duro colpo davanti all’opinione pubblica mondiale e tali battaglie di opinione pubblica mondiale bisogna vincerle; bisogna smascherare il nemico imperialista davanti all’opinione pubblica, al nemico imperialista bisogna demoralizzarlo davanti al mondo; agli amanti delle armi, ai bellicisti, a quelli che giocano con il destino dell’umanità, bisogna sconfiggerlo in tutti i campi (APPLAUSI). E siccome abbiamo superato l’abbecedario nelle questioni rivoluzionarie e politiche, siccome abbiamo superato la prima, la seconda e la terza classe e che siamo adesso al liceo in questioni rivoluzionarie e politiche (APPLAUSI), dobbiamo orientarci e prepararci mentalmente e formarci in queste questioni; tutti i giorni impariamo qualcosa cosa in più ed è utile che il nostro interesse per il problema internazionale no diminuisca.

In teoria noi virtualmente non ci preoccupavamo dei problemi internazionali è quello era logico; non eravamo altro che una “piccola colonia” yankee, allora perché ci dovevamo preoccupare dei problemi internazionali; noi non facevamo altro che ciò che diceva il delegato yankee; noi non esprimevamo mai la nostra opinione; noi non dicevamo mai nulla; noi non dicevamo neppure questa bocca è mia, sia alle Nazioni Unite che all’OEA, né ovunque fosse; noi eravamo esseri silenti e ubbidienti. Per tale motivo nessuno si preoccupava dei problemi internazionali e dicevamo, dunque, quello è un problema yankee, quello è cosa dei nordamericani. Se loro dichiaravano una piccola guerra, poi venivamo noi e dichiaravamo altra piccola guerra; se loro facevano una dichiarazione, poi venivamo noi a fare un’altra; se loro ingaggiavano una piccola guerra e dopo eravamo noi a quella piccola guerra: se loro facevano la pace anche noi la facevamo. Cosa eravamo? Per tale motivo nessuno si preoccupava, ma adesso che noi esprimiamo la nostra opinione, adesso ce facciamo parte del mondo, è utile conoscere tutti i problemi internazionali e che sappiamo cosa succede nell’America latina, nell’Africa, cosa succede nell’Asia, quali sono i popoli che ci vivono, quali sono le loro ricchezze, quali sono le loro aspirazioni, quali sono i loro problemi, qual è l’atteggiamento dei loro governi e così frequentiamo il liceo della politica e della rivoluzione, imparando geografia politica internazionale (APPLAUSI).

E per tale motivo è utile che continui la riproduzione di molti libri e che continuiamo studiando, perché tutti e ognuno di voi ha l’obbligo di sapere; tutti e ognuno di voi ha l’obbligo di sapere e di istruirsi e chi non ha avuto l’occasione prima, deve cogliere quest’occasione per istruirsi, per conoscere i problemi, conoscere cosa succede al mondo, di che cosa si tratta, conoscere i problemi politici, sociali, economici di Cuba e di altri stati fuori Cuba: perché altrimenti non saremmo promossi al liceo e un giorno dobbiamo diventare dottori in rivoluzione e in politica (APPLAUSI). Ed è per questo abbiamo la Stamperia Nazionale, e per questo abbiamo la carta che prima esaurivano i giornali reazionari e pro-imperialisti, per stampare dei libri! E così come alcuni preferiscono il cinema, altri preferiscono leggere un libro; e sia al lavoro che al circolo sociale degli operai o al quartiere o al battaglione o alla compagnia delle milizie, al sindacato, ovunque sia, dobbiamo avere le conoscenze necessarie per non avere il triste ruolo di non sapere nulla davanti agli altri che sanno, o di emettere un’opinione senza sapere di che cosa si tratta, davanti ad altri che sanno di che cosa si tratta. E ciò che il cubano non imparerà, non l’impara nessuno, di questo potete essere certi! (APPLAUSI.)

Pensiamo che dalle impressioni del nostro viaggio, queste sono le conclusioni più importante, l’idea del ruolo di Cuba, l’idea della lotta che abbiamo davanti a noi, il bisogno di condurla con coraggio e intelligenza e il bisogno di lavorare molto duro, di raddoppiare lo sforzo.

E’ bello andare laggiù e poter dire agli altri popoli che abbiamo creato dieci mila nuove classi (APPLAUSI), che abbiamo costruito venticinquemila nuove abitazioni! (APPLAUSI), e sarà sempre un motivo di fierezza poter dire ai popoli: “Stiamo facendo tante università, tante città scolastiche, si stanno formando tanti tecnici, abbiamo aumentato la nostra produzione, abbiamo aumentato il pro capita di produzione nazionale, abbiamo aumentato il numero delle nostre fabbriche, abbiamo aumentato la nostra produzione agricola, abbiamo aumentato la produttività del nostro lavoro, stiamo costruendo una grande patria.”

E sarà sempre motivo di fierezza per noi, e ovviamente, dipenderà da noi ciò che ci faremo, quanto andiamo avanti, perché quello è un orgoglio incomparabile e una soddisfazione spirituale incomparabile. Tuttavia non lo faremo per vanità! Lo faremo perché sappiamo che on ciò stiamo producendo un grande bene a molti altri popoli, perché dobbiamo cercare che la nostra Rivoluzione sia un’opera finita e un’opera più perfetta che possibile, perché con essa possiamo difenderci dai calunniatori, dai detrattori della nostra patria, perché possiamo dire come abbiamo detto lassù: “Venite pure, le nostre porte sono aperte! Venite pure e vedete tutti i nuovi paesi che si costruiscono, quante cooperative, quante abitazioni, quante scuole, quante università!” (APPLAUSI.)

Venite pure! che noi avremmo sempre qualcosa da mostrare, mostreremo le milizie, mostreremo le brigate giovanili rivoluzionarie! (APPLAUSI.) Mostreremo le grande opere di ripopolazione forestiera, mostreremo le città scolastiche che stiamo costruendo! Mostreremo ciò che è la nostra patria! Perché coloro che ci vengono e vedono lo sforzo che sta facendo il nostro popolo in mezzo alla persecuzione dell’imperialismo, si ammirano e si meravigliano nel vedere che un popolo piccolo di fronte a tanti ostacoli possa fare ciò che sta facendo! E quello sarà sempre motivo di fierezza per noi, ecco la fierezza che tiene ai nostri compatriotti a New York di fronte alla persecuzione e alla calunnia! (APPLAUSI.) Ecco la fierezza che tiene i nostri delegati in qualsiasi parte del mondo e quella è l’idea fondamentale che volevamo esporci questa sera. E grazie per i piccoli petardi, perché ci hanno servito molto per illustrare quello che dicevamo! (APPLAUSI.) E grazie perché sono serviti per provare la tempra del nostro popolo, per provare il coraggio del nostro popolo (APPLAUSI PROLUNGATI); perché neppure una donna ha abbandonato il suo posto! (APPLAUSI); nessun uomo ha abbandonato il suo posto né abbandonerà il suo posto di fronte a nessun pericolo, di fronte a nessun attacco! (APPLAUSI.) Ognuno di noi è un soldato della patria, non apparteniamo a noi stessi, apparteniamo alla patria! (APPLAUSI.) Non importa, non importa se uno di noi cadde, ciò che importa è che la bandiera sia in alto, che l’idea continui avanti! viva la patria!

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