Piano Condor mediatico

Questa fase della battaglia vedrà -come non mai- acutizzate, tecnificate e aggiornate le offensive mediatiche contro il popolo, è urgente comprendere questa lotta

Fernando Buen Abad  www.granma.cu

Una volta seduti, nelle loro rispettive sedie di “comando”, il club imprenditoriale che governerà in America Latina intensificherà la sua offensiva mediatica nella fase di silenziamento, invisibilità e demonizzazione degli oppositori. E’ tutto pronto per attaccare velocemente. Diranno che quanto ricevuto dal governo precedente sono tutte menzogne e disastri, tutte crisi e tutto sospetto. Chiameranno i loro revisori ed i loro avvocati al fine di ingrassare i loro operatori dei media. Mostreranno pubblicamente le loro lacrime ipocrite per uno stato distrutto e saranno i protagonisti della telenovela più costosa della storia, dando le “cattive nuove” a quel popolo a cui (nella campagna elettorale) hanno promesso pure “buone notizie”.

Nel frattempo, negli scantinati della politica degli imprenditori, svaluteranno la moneta, renderanno più costosi i prodotti di base, sospenderanno i diritti acquisiti e, soprattutto, demoliranno il potere d’acquisto della classe operaia. Tutto a tempo di record prima che i “re magi” vengano carichi di politiche di austerità, aggiustamento e repressione. Consumatum est. Solleveranno dietro le quinte le fortune più oscene dei tempi che corrono e, per mascherare la loro ubriachezza di saccheggi, piangeranno in ‘tv’ il disastro lasciato loro dal governo precedente. Ascolteremo tutti i ciarpami ideologici borghesi proferiti fino alla nausea. E loro come se nulla fosse.

Basi militari e basi mediatiche

Due facce della guerra economico-ideologica?

 

Ma non si tratta di un camuffamento qualsiasi. Questa volta toglieranno dal cappello mediatico i conigli dell’invisibilità e della verbosità acquisita per trasferire la colpa agli oppositori. Sarà tutta colpa del “populismo” anteriore, dell’ “ufficialismo spostato”, delle politiche per mantenere i fannulloni “che non hanno mai pagato” e, naturalmente, sarà colpa dei popoli che hanno accettato i doni del “comunisti”, che ci hanno ingannato con “la distribuzione della ricchezza” e dell’ “inclusione sociale” … Vedremo come i paladini del mercato come sputino sul frontespizio dello Stato. Quello sì sarà teletrasmesso.

Assisteremo al proliferare di una lunga lista di programmi televisivi di stili arroganti apparentemente “giornalistici”, partendo dal presupposto che il modo di informazione sciocca basti e avanzi, mentre la realtà è diluita tra verbosità ingannevole e annunci pubblicitari. È una guerra per far soccombere la volontà democratica che ha diviso a metà lo spettro elettorale e per depredare integralmente la classe operaia. Regneranno la mediocrità e la menzogna. Regneranno il pacchiano, la mediocrità e stupidità e la superficialità dell’intrattenimento «informativo», mascherati da severità tecnocratica. Saranno modello di governo, nei media, le miserie dell’ “ufficialismo” del venditore ambulante e le manie estetiche delle peggiori mafie oligarchiche che prosperano in Argentina ed in America Latina. Questo nessuno lo merita.

Possiamo scrivere il nuovo oroscopo della mobilitazione mediatica più rancida. Possiamo pianificare la traiettoria dei colpi che ci daranno, vedremo arrivare gli obici aria -terra terra- coscienze mentre ci narrano, «in tempo reale», come nulla di ciò che soffriamo è vero e che «tutto dipende da come li si vede». Possiamo entrare nell’inferno del loro spettacolo bancario per vedere crescere i loro conti e investimenti, le loro proprietà e le loro transazioni. Possiamo quantificare l’orrore e scoprire quanto spendono in armi ed in “difesa” per reprimerci e imprigionarci mentre loro appaiono in tv come garanti della pace borghese. Film che abbiamo visto e raccontato sino all’ignomia, ora sul cartellone per una nuova stagione nell’inferno neoliberale.

L’olfatto rivoluzionario dei popoli e il loro sapere storico saranno messi alla prova nella mischia mediatica preparata a negare tutto, per deturparlo tutto. L’obiettivo è causare confusione, dubbio e paralisi. Scateneranno una guerra civile simbolica per farci dubitare anche della nostra ombra; in modo che tutto ciò in cui crediamo e per cui lottiamo sembri tradito dai nostri compagni, e anche da noi stessi. Per farci credere di essere stati traditi, appunto, da ciò che abbiamo guadagnato nel “decennio guadagnato”. Diranno errori a più non posso per convincerci che la distribuzione della ricchezza è un’antichità ideologica e che oggi il cool, il nice, il progressista è che ognuno si salvi come può … soprattutto sulla base dell’oblio e dell’individualismo. E spereranno che gli siamo grati. È questo un pensiero paranoico che non è mai avvenuto in Spagna, Grecia, Messico, Argentina+…?

Una parte, forse non minore, della sconfitta sofferta dai nostri popoli davanti ai gestori del mercato neoliberale proviene dai campi comunicativi e dalla formazione della coscienza critica che, con tutto e l’avanzato, presenta un fronte debole attraverso il quale sono scivolate le matrici ideologiche più perverse capaci di condurre molti elettori al patibolo dei propri voti. Su questo fronte urge una ricomposizione immediata, una strategia molto creativa e molto resistente disposta a lavorare -senza sosta- nel blindare le convinzioni e i programmi di lotta. Deturperanno tutto il pensiero popolare, vogliono convincerci che abbiamo sempre sbagliato, che il loro mondo felice, oligarca e “mercenario” sia la cosa migliore che ci sarebbe potuta accadere e che dovremmo essere grati che ci ingannino, ci umilino e ci usino per arricchirci. E contano sui “media”, i loro media.

Questa fase della battaglia vedrà -come non mai- acutizzate, tecnificate e aggiornate le offensive mediatiche contro il popolo, è urgente comprendere questa lotta. Senza un fronte comunicativo dei popoli, disposti a difendere i lavoratori, i loro diritti e le loro più dignitose convinzioni, il governo dei dirigenti sbatterà con piena libertà le sue ali di avvoltoio sui cieli del saccheggio ed aspetteranno che noi applaudiamo. Lo abbiamo già visto.


Plan Cóndor mediático

Esta fase de la batalla verá –como nunca– agudizadas, tecnificadas y actualizadas las ofensivas mediáticas contra el pueblo, es urgente comprender esta lucha

Autor: Fernando Buen Abad

Una vez sentados, en sus sillas de «mando» respectivas, el club empresarial que gobernará en Latinoamérica arreciará su ofensiva mediática en la fase de silenciamiento, invisibilización y satanización de opositores. Está todo listo para atacar rápido. Dirán que lo recibido del gobierno anterior es todo mentira y desastre, todo crisis y todo sospechoso. Llamarán a sus auditores y a sus leguleyos para engordar a sus operadores de medios. Mostrarán en público sus lágrimas hipócritas por un Estado quebrado y protagonizarán la telenovela más costosa de la historia dando las «malas nuevas» a ese pueblo al que (en campaña) prometieron puras «buenas nuevas».

Mientras tanto, en los sótanos de la política de empresarios devaluarán la moneda, encarecerán los productos básicos, suspenderán derechos adquiridos y, principalmente, demolerán el poder adquisitivo de la clase trabajadora. Todo en tiempo récord antes de que los «reyes magos» vengan cargados con políticas de austeridad, ajuste y represión. Consumatum est. Ellos levantarán tras bambalinas las fortunas más obscenas de los tiempos que corren y, para camuflar su borrachera de saqueos, llorarán por la «tele» el desastre que les dejó el gobierno anterior. Escucharemos todas las baratijas ideológicas burguesas proferidas hasta las náuseas. Y tan campantes ellos.

Bases militares y bases mediáticas

¿Dos rostros de la guerra económico-ideológica?

 

Pero no se trata de cualquier camuflaje. Esta vez sacarán de la chistera mediática los conejos de la invisibilización y la palabrería adquirida para transferir la culpa a los opositores. Todo será culpa del «populismo» anterior, del «oficialismo desplazado», de las políticas para mantener a vagos «que nunca pagaron» y desde luego, será culpa de los pueblos que aceptaron las dádivas de los «comunistas», que nos engañaron con «la distribución de la riqueza» y la «inclusión social»… Veremos cómo los paladines del mercado escupen al frontispicio del Estado. Eso sí será televisado.

Veremos proliferar una lista larga de programas televisivos de estilos bravucones pretendidamente «periodísticos» bajo el supuesto de que con el modo de información majadero basta y sobra, mientras, la realidad se diluye entre palabrería efectista y anuncios publicitarios. Es una guerra para hacer sucumbir la voluntad democrática que partió a la mitad el espectro electoral y para saquear íntegramente a la clase trabajadora. Reinarán la mediocridad y la falacia supina. Reinarán la chabacanería, la simplonada y la superficialidad de la farándula «informativa», disfrazadas se severidad tecnócrata. Serán modelo de gobierno en los medios las miserias del «oficialismo» mercachifle y las manías estéticas de las peores mafias oligarcas que medran en Argentina y en Latinoamérica. Esto nadie se lo merece.

Podemos escribir el horóscopo nuevo de la movilización mediática más rancia. Podemos planificar la trayectoria de los golpes que nos darán, veremos venir los obuses aire –tierra y tierra-conciencias mientras nos narran, «en tiempo real», cómo nada de lo que padecemos es verdad y que «todo depende de cómo se le vea». Podemos entrar al infierno del espectáculo bancario de ellos a ver crecer sus cuentas y sus inversiones, sus propiedades y sus transacciones. Podemos cuantificar el horror y enterarnos de cuánto gastan en armas y en «defensa» para reprimirnos y encarcelarnos mientras ellos salen en la tele como garantes de la paz burguesa. Película que hemos visto y contado hasta la ignominia, ahora en la cartelera de una nueva temporada en el infierno neoliberal.

El olfato revolucionario de los pueblos y su aprendizaje histórico serán puestos a prueba en la refriega mediática preparada para negarlo todo, para desfigurarlo todo. El objetivo es provocar desconcierto, duda y parálisis. Desatarán una guerra civil simbólica para hacernos dudar hasta de nuestra sombra; para que todo eso en lo que creemos y por lo que luchamos parezca traicionado por nuestros compañeros, y hasta por nosotros mismos. Para hacernos creer que fuimos traicionados, precisamente, por lo que ganamos en la «década ganada». Dirán falacias a mansalva para convencernos de que la distribución de la riqueza es una antigualla ideológica y que hoy lo cool, lo nice, lo progre es que cada quien se salve como pueda… especialmente con base en la desmemoria y el individualismo. Y esperarán que les estemos agradecidos. ¿Es esto un pensamiento paranoico que jamás ocurrió en España, en Grecia, en México, en Argentina…?

Una parte, acaso no menor, de la derrota sufrida por nuestros pueblos ante los gerentes del mercado neoliberal proviene de los campos comunicacionales y de la formación de la conciencia crítica que, con todo y lo avanzado, presenta un frente débil por el que se escurrieron las matrices ideológicas más perversas capaces de conducir a muchos electores al cadalso de sus propios votos. En ese frente urge una recomposición inmediata, una estrategia muy creativa y muy resistente dispuesta a trabajar -sin reposo- en el blindaje de las convicciones y de los programas de lucha. Ellos van a desfigurar todo pensamiento popular, ellos quieren convencernos de que siempre hemos estado equivocados, de que su mundo feliz, oligarca y «vendepatria» es lo mejor que pudo habernos ocurrido y que hemos de estar agradecidos de que nos engañen, nos humillen y nos usen para enriquecerse. Y cuentan con los «medios de comunicación», sus medios.

Esta fase de la batalla verá –como nunca– agudizadas, tecnificadas y actualizadas las ofensivas mediáticas contra el pueblo, es urgente comprender esta lucha. Sin un frente comunicacional de los pueblos, dispuesto a defender a trabajadores, sus derechos y sus convicciones más dignificantes, el gobierno de los gerentes batirá con plena libertad sus alas de buitre sobre los cielos del saqueo y esperarán que nosotros aplaudamos. Ya lo hemos visto.

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