Perù: trucchi sporchi per negare la vittoria presidenziale della sinistra

José Carlos Llerena e Vijay Prashad, Internationalist 360°,

Mentre Keiko Fujimori lotta con le unghie e i denti per ribaltare i risultati delle elezioni in Perù, le prove suggeriscono la collusione del capo dell’intelligence di suo padre, Vladimir Montesinos.

A mezz’ora di taxi dalla Casa di Pizarro, il palazzo presidenziale di Lima, in Perù, si trova una prigione di massima sicurezza presso la base navale di Callao. La prigione fu costruita per i leader di Sendero Luminoso, in particolare Abimael Guzmán. Non lontano dalla cella di Guzmán c’è quella di Vladimiro Montesinos, capo dell’intelligence dell’ex-presidente Alberto Fujimori, anche lui ora incarcerato. Montesinos fu condannato a una pena detentiva di 20 anni nel 2006 per appropriazione indebita, traffico di influenze e abuso di potere.

Ora, dai file audio delle telefonate di Montesinos dalla sua cattura, nel tentativo di influenzare le elezioni presidenziali del Perù, risulta che Pedro Castillo, il candidato del partito di sinistra Perú Libre, ha vinto le elezioni. La sera del 6 giugno 2021, la giuria nazionale delle elezioni del Perù avrebbe dovuto dichiarare Pedro Castillo vincitore delle elezioni presidenziali. Ma non fu così. Un mese dopo, le cose rimangono in stasi poiché il Perù non ha ancora un vincitore ufficiale delle elezioni. L’avversario di Castillo, Keiko Fujimori di Fuerza Popular, figlia dell’ex-dittatore Alberto Fujimor, assunse vari importanti avvocati di Lima per ostacolare qualsiasi decisione della commissione elettorale Inoltre, la sua squadra denigrava la campagna di Castillo e Perú Libre, accusandola, senza prove, di essere finanziata da gruppi poco rispettabili, come i cartelli della droga. I media peruviani, ampiamente controllati dall’oligarchia, assecondarono le accuse di Fujimori; il loro obiettivo apparente è dipingere Castillo come vincitore illegittimo ed eliminarne il verdetto dell’elettorato.

Tangenti

Nel frattempo, chiare prove emergono dimostrando i concreti trucchi sporchi con al centro Fujimori per derubare le elezioni. Montesinos, il braccio destro del padre di Fujimori, fece 17 telefonate dal carcere tra il 2 giugno e il 24 giugno. Dodici erano una conversazione telefonica; non si sa nulle delle altre cinque. L’autorità navale peruviana responsabile della prigionia dichiarò che Montesinos chiese di chiamare la sua fidanzata. Il 26 giugno, il ministro della Difesa peruviano Nuria Esparch indicava che la Marina condurrà un’indagine. Montesinos non chiama la fidanzata. Invece, il vecchio capo delle spie, agente della CIA, chiamò Pedro Rejas, ex-comandante dell’esercito peruviano vicino a Fujimori. Montesinos diceva a Rejas il 10 giugno di corrompere i tre membri della commissione elettorale con 1 milione di dollari ciascuno. “L’unica soluzione è lavorare tramite Guillermo per trasferire il pagamento ai tre membri della giuria elettorale, che dovrebbero essere aperti a tangenti, e quindi garantire il risultato”. Il “Guillermo” della conversazione è Guillermo Sendon, che nella registrazione affermava il suo rapporto con uno dei membri della commissione elettorale, Luis Arce Córdova. Sendón affermò di aver aiutato Arce nella sua fallita campagna per diventare presidente della Corte Suprema e di averlo incontrato diverse volte. L’ultima visita registrata di Sendón ad Arce risaliva al 22 giugno. Gli audio sono schiaccianti. In Perù, il caso è noto come Vladiaudios. Questo è un cenno allo scandalo di 20 anni fa chiamato Vladivideos, quando Montesinos fu ripreso corrompere il deputato Alberto Kouri per sostenere Perú 2000, il partito di Alberto Fujimori. Nei mesi successivi uscirono altri video: Montesino che offriva milioni di dollari a Canale 2, Canale 4, Canale 5 e Canale 9 se impedivano all’opposizione di entrare nei loro programmi televisivi. I Vladiaudio sono schiaccianti quanto i Vladivideo, entrambi mostrano che Montesino tenta di usare la corruzione per far vincere i Fujimori.

Da dove arrivano i soldi? Montesinos propose a Rejas di avvicinare Dionisio Romero (l’amministratore delegato di Credicorp) e Rafael López Aliaga. Sembra che avesse pensato a tutto: cosa fare e come. Seduto in prigione, questo vecchia spia non poteva fare da solo. Aveva bisogno di un complice e di telefonate registrate e trapelate ai media.

Coinvolgere la CIA
In una delle chiamate, Montesinos dice a Rejas di coinvolgere la Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati Uniti. “Guarda, quello che devono fare è andare all’ambasciata degli Stati Uniti e parlare coll’ufficiale dei servizi segreti dell’ambasciata. Porta tutta la documentazione sui brogli… Vai all’ambasciata e parla col responsabile dell’intelligence all’ambasciata. Questo è nell’Ufficio degli Affari Regionali”. L’Ufficio degli Affari Regionali a Lima è la stazione della CIA. Montesinos dava istruzioni precise. Il marito di Keiko Fujimori “può andare [all’ambasciata], poiché è cittadino nordamericano”. Suo marito è Mark Villanella, che incontrò alla Columbia University nel 2004. “Prendi i documenti”, consiglia Montesinos. “Mostrali. Consegnali all’ambasciata e chiedi di portarli al loro capo a Washington… E a Washington, il capo può portarlo al presidente, e il portavoce della Casa Bianca può rilasciare una dichiarazione per impedire a Cuba, Venezuela o Nicaragua dall’imporre la loro volontà in Perù. Con tale affermazione, hanno una grande leva”. Montesinos non è l’unico nella cerchia di Fujimori con una storia di coinvolgimenti degli Stati Uniti nelle elezioni del Perù. Il suo stretto consigliere Fernando Rospigliosi ha una lunga storia di viaggi nell’ambasciata degli Stati Uniti a chiedere assistenza per impedire alla sinistra di vincere nelle elezioni. L’attuale ambasciatore degli Stati Uniti in Perù, nominato solo di recente, è Lisa Kenna, una agente della CIA.

Guerra non convenzionale
Montesinos è un esperto di guerra non convenzionale. I seguaci di Fujimori, dice a Rejas in una delle conversazioni, useranno l’approccio convenzionale, ma “questo non funzionerà”. “C’è la guerra convenzionale e la guerra non convenzionale”, dice. “Nella guerra non convenzionale, devi usare procedure speciali… Gli avvocati possono fallire perché la procedura è irregolare”. Le argomentazioni dinanzi al giudice, in altre parole, non bastano; sono richieste tangenti. Luis Arce, l’uomo della commissione elettorale, è ora indagato dal pubblico ministero del Perù. Nel frattempo, la Giuria Nazionale delle Elezioni non ha ancora chiuso le elezioni a favore del vincitore, Pedro Castillo. Quello che abbiamo invece è una guerra non convenzionale coll’ambasciata degli Stati Uniti come protagonista. Oggigiorno i colpi di Stato in America Latina non hanno bisogno degli eserciti. Avere buoni avvocati, sacchi di denaro e manciata di teppisti dentro e fuori dal carcere è tutto ciò che serve.

José Carlos Llerena Robles è un educatore popolare dell’organizzazione peruviana La Giunta e rappresentante del capitolo peruviano di Alba Movimientos.

Vijay Prashad è storico, redattore e giornalista indiano , corrispondente capo di Globetrotter. È caporedattore di LeftWord Books e direttore di Tricontinental: Institute for Social Research. È ricercatore presso il Chongyang Institute for Financial Studies, Renmin University of China. Ha scritto più di 20 libri, tra cui The Darker Nations e The Poorer Nations. Il suo ultimo libro è Washington Bullets, con un’introduzione di Evo Morales Ayma.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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