Colombia: rapporto ONU certifica eccesso di violenza poliziesca

L’Organizzazione delle Nazioni Unite ha pubblicato un rapporto sulle violenze compiute dalle forze dell’ordine colombiane contro i manifestanti durante gli scioperi avvenuti nella primavera scorsa che hanno portato a numerosi atti di violenza gratuita.

Le Nazioni Unite (ONU) hanno pubblicato mercoledì un rapporto che analizza quanto accaduto durante lo sciopero nazionale tenutosi tra il 28 aprile e il 31 luglio in Colombia, segnalando “gravi violazioni dei diritti umani”, che hanno come principali responsabili le forze di sicurezza.

Nel rapporto si legge che le forze di sicurezza colombiane durante le manifestazioni hanno commesso innumerevoli atti di violenza nei confronti dei pacifici manifestanti che stavano protestando contro le politiche economiche del governo di Ivan Duque, In particolare il rapporto ONU si sofferma sull’eccessivo uso della forza concludendo che sono state compiute azioni  che hanno portato a privazioni arbitrarie della vita, violazioni dell’integrità personale e della sicurezza, derivate dall’uso inutile o sproporzionato della forza, detenzioni arbitrarie, violenza sessuale e di genere, atti di discriminazione e razzismo. Tra le vittime degli abusi l’ONU ha anche evidenziato casi in cui le vittime erano indigeni e afro-discendenti, giornalisti e difensori dei diritti umani.

L’Ufficio per i diritti umani ha ricevuto informazioni su 63 morti nel contesto delle proteste. Di quel numero, è stato in grado di verificare 46 casi, 28 sarebbero stati omicidi compiuti per mano delle forze di sicurezza, dieci sarebbero stati commessi da “attori non statali” e in otto non si sarebbero potuti ottenere dati sufficienti ad identificare gli autori.

Secondo il rapporto gli uomini delle forze dell’ordine intervenuti nelle manifestazioni avrebbero usato armi letali contro i manifestanti pacifici ed i passanti che non partecipavano alle proteste. Questo, aggiunto all’uso inappropriato di altri dispositivi, come cannoni ad acqua, gas lacrimogeni, bombe stordenti e fucili antisommossa, avrebbero causato la morte e gravi lesioni fisiche delle persone. Tra le lesioni causate vengono rilevati gravi traumi cranici,  perdita di bulbi oculari e deformazioni facciali permanenti.

Inoltre le Nazioni Unite hanno criticato il fatto che le forze di sicurezza non siano intervenute per proteggere i manifestanti da “attacchi armati organizzati da terzi”. A questo proposito, ha evidenziato alcuni casi che si sono verificati in città come Medellín e Pereira. A Cali, ad esempio, “i gruppi criminali volevano approfittare del movimento di protesta per infiltrarsi in alcuni punti di concentrazione e generare caos”, si legge nel rapporto.

Per quanto riguarda le aggressioni sessuali “presumibilmente commesse da membri della Polizia Nazionale”, l’ONU ha ricevuto 60 denunce, di cui 48 corrispondono a donne. A questo proposito, l’Ufficio ha verificato i casi di 16 vittime, che sarebbero state attaccate dagli agenti.

L’Ufficio delle Nazioni Unite ha sottolineato che “la Colombia deve urgentemente riformare la gestione delle proteste per prevenire ulteriori violazioni dei diritti umani”. In altre parole, “deve mostrare moderazione nel ricorrere alla dispersione e all’uso della forza durante le manifestazioni, in conformità con gli standard internazionali”.

Di fronte a quanto scritto nel rapporto dell’Ufficio delle Nazioni Unite mi aspetterei che la comunità internazionale sempre pronta ad agitare la bandierina del rispetto dei diritti umani in Cina, Russia, Venezuela, solo per citare alcune nazioni, prendesse  una posizione ferma contro il governo di Ivan Duque. Speranza questa che resterà vana in quanto la Colombia fa parte dei paesi alleati degli Stati Uniti e per questo, anche casi in cui la violenza e la sistematica violazione dei più elementari diritti delle popolazioni sono evidenti, vengono perdonati.

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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