La prima vittima della guerra è la verità

Adolfo Pérez Esquivel* – https://nostramerica.wordpress.com

Menzogna e disinformazione

Il drammaturgo della Grecia antica, Eschilo, ha indicato che la prima vittima della guerra è la Verità, oggi lo vediamo nei media egemonici di comunicazione che manipolano l’informazione attraverso la menzogna e la disinformazione, cercano di imporre il pensiero unico e la monocoltura delle menti.

La guerra fra Russia e Ucraina non è isolata, intervengono protagonisti che dicono di volere la pace ma incentivano il conflitto e pretendono di spegnere l’incendio con più combustibile. Inviano armi in Ucraina e applicano sanzioni economiche alla Russia. La manipolazione informativa è censurare la libertà di stampa; dobbiamo riscattare i giornalisti, uomini e donne che rischiando la vita informano sui fatti della guerra, ma i responsabili dei grandi media egemonici che censurano l’informazione, sono parte del sistema e responsabili delle menzogne.

Zittire Julian Assange

Non posso non ricordare Julian Assange, prigioniero in un carcere della Gran Bretagna con richiesta di estradizione negli Stati Uniti per aver fatto conoscere documenti del Dipartimento di Stato sulle atrocità commesse in Irak e nel mondo, cercano di zittire Julian e nascondere la Verità. L’assassinio di giornalisti nel mondo.

Questo che dico non è nuovo, è una lunga storia nella vita dell’umanità piena di bugie, incomprensioni e dimenticanze intenzionali; abbiamo bisogno della memoria che ci illumini il presente e sapere che la prima vittima della guerra è la Verità.

Bombe intelligenti?

Durante la guerra fra Irak e Stati Uniti e i suoi alleati, sono state diffuse le menzogne di George Bush che l’Irak possedeva “armi di distruzione di massa”, accompagnate da una grande campagna dei media egemonici di comunicazione nel mondo: avallando la politica con il loro silenzio complice hanno giustificato la guerra.

Il 12 febbraio 1991, Mairead Corrigan Maguire, Premio Nobel per la Pace dell’Irlanda del Nord mi ha invitato ad andare in Irak per una missione umanitaria; a causa del blocco aereo imposto dagli Stati Uniti siamo dovuti andare via terra da Amman, Giordania, fino a Bagdad. Abbiamo viaggiato su una camionetta con un carico simbolico di acqua che valeva più dell’oro visto che l’acqua a Bagdad era contaminata dalle radiazioni delle bombe all’uranio impoverito; l’obbiettivo era consegnare quel piccolo carico all’Ospedale Pediatrico; eravamo al corrente della grave situazione in cui si trovavano i medici per la mancanza di medicine ed altre necessità. All’arrivo a Bagdad, la piccola delegazione composta da Mairead, Padre Jhon, un gesuita che faceva parte del Fellowship of Reconcilation (F.O.R.) degli Stati Uniti, una giornalista della Gran Bretagna ed io, è stata ricevuta in un albergo semi distrutto, privo di tutto. Abbiamo riposato dopo quel viaggio estenuante e il giorno dopo una donna musulmana ci ha raccontato che era uscita dal rifugio per lavare i panni dei suoi figli e al ritorno, dopo un bombardamento, i suoi figli non c’erano più, se li era portati via la morte.

Secondo le informazioni dei grandi mezzi di comunicazione due bombe intelligenti erano entrate dal tubo di ventilazione e avevano distrutto il bunker militare. In Verità hanno distrutto e ucciso più di 500 bambini con le loro madri. Secondo Vamveyda, madre di Veyda, era un rifugio; la prima bomba ha ucciso molte persone, la seconda bomba è entrata e ha fatto salire la temperatura a più di 500 gradi uccidendo tutti, facendo scoppiare i tubi. Sono sopravvissute solo 17 persone. Abbiamo denunciato questi fatti a livello internazionale, la risposta è stata il silenzio. Gli Stati Uniti hanno giustificato quei fatti come “danni collaterali” in tutta la guerra.

Abbiamo accompagnato quella donna al così detto bunker a forma circolare, fra le rovine e i resti del bombardamento,; le famiglie avevano portato fotografie dei bambini, i disegni, gli abiti; hanno fatto di quel luogo un oratorio. Abbiamo accompagnato il dolore dei presenti e di tutto il popolo dell’Irak, abbiamo unito le nostre mani e abbiamo pregato il Dio di tutti i nomi e di nessun nome in lingue che non conoscevamo ma che capivamo con la mente e con il cuore. Abbiamo pregato per l’anima dei bambini a cui avevano rubato la vita e la speranza, abbiamo pregato Dio per la fine della guerra, eravamo in comunione con tutta l’umanità. Un uomo mi ha detto: Io non credo in Dio, non so come pregare. Gli ho risposto: non ti preoccupare, Dio crede in te, osserva solo il silenzio per ascoltare il silenzio di Dio che parla a te e all’umanità.

Disarmare la ragione armata

L’attuale situazione della guerra fra Russia e Ucraina: preghiamo che fermino la guerra, crediamo nella forza della preghiera e chiediamo che tutte le religioni si uniscano per chiedere la fine della guerra. La Pace non si regala, si costruisce ed è necessario molto coraggio per raggiungerla.

Non è con le sanzioni alla Russia che si risolve il conflitto. Stati Uniti ed Europa devono “disarmare la ragione armata” che hanno nelle loro strutture e nelle loro menti.

La Russia deve fermare la guerra e sedersi al tavolo dei negoziati. L’Ucraina deve salvare il suo popolo e risolvere la situazione che non va avanti perché sono parte della NATO e hanno basi militari e laboratori biologici e chimici del Dipartimento di Stato Nordamericano che mette allo scoperto la loro complicità; smettere di massacrare le provincie separatiste come il Donbass e altre che stanno sopportando da otto anni la violenza dell’Ucraina. Nella guerra non ci sono innocenti, sono tutti responsabili. La violenza porta maggiore violenza e non la soluzione del conflitto.

Vi ricordo il tribuno Pilato che cinicamente si lava le mani dal sangue di vittime innocenti e chiede: Qual è la Verità?- Nonostante i tentativi di uccidere la Verità. Un antico proverbio dice: “La notte più buia è quando comincia da albeggiare”, la luce sorge un giorno dopo l’altro e rinasce nell’orazione e nello spirito: non perdiamo la speranza nella vita perché un altro mondo è possibile. Dio ci ha dato il dono della libertà, l’essere umano è responsabile dell’uso e dell’abuso che ne farà.

*Premio Nobel per la Pace 1980

(16.3.2022)

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