Cile: piano per la ricerca delle persone scomparse durante la dittatura

Il presidente del Cile, Gabriel Boric, ha annunciato oggi un Piano nazionale di ricerca per più di mille persone scomparse durante la dittatura (1973-1990) e di cui non si conosce ancora la sorte.

“Ci sono 1.192 detenuti scomparsi che ancora non sappiamo dove siano, non è accettabile, non è tollerabile, non possiamo naturalizzarlo”, ha detto il presidente durante una cerimonia al palazzo La Moneda per commemorare il 49° anniversario del golpe contro Salvador Allende.

L’11 settembre 1973, l’esercito cileno effettuò un colpo di Stato militare per rovesciare il governo di Unità Popolare e insediò al potere il generale Augusto Pinochet.

Durante i 17 anni di dittatura militare, più di 3.200 persone sono state uccise o sono scomparse e ancora oggi centinaia di famiglie non sanno cosa sia successo ai loro cari.

Il Piano nazionale di ricerca lavorerà in stretta collaborazione con le organizzazioni dei parenti delle vittime, ha dichiarato il presidente.

Davanti a un gruppo di ospiti a La Moneda, Boric ha ricordato che “49 anni fa queste mura sono state testimoni della serena fermezza con cui un gruppo di uomini e donne cileni ha cercato di difendere l’istituzionalità democratica, mentre venivano sottomessi con la forza delle armi”.

Oggi ricordiamo Allende, ma non solo lui”, ha aggiunto il capo di Stato, riferendosi a coloro che hanno subito umiliazioni, persecuzioni o esilio, alle vittime della repressione e a coloro che hanno lottato per recuperare la democrazia.

La memoria, ha detto, non è un atto puramente intellettuale, un oggetto del passato, ma un esercizio di mobilitazione.

Fonte: CubaSi

Traduzione: italiacuba.it


Cile: 11 settembre 1973 Salvador Allende, Presidente del Cile, viene assassinato dai golpisti

Anche quest’anno, l’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba (#ANAIC) ricorda il Compagno Salvador Allende. Presidente Socialista del Cile, assassinato dai golpisti a stelle e strisce.

Fu deposto con l’uso della forza l’11 settembre del 1973 tramite un golpe dell’esercito cileno, appoggiato dalla CIA e dall’amministrazione del Presidente degli Stati Uniti d’America Richard Nixon.

Il Presidente Nixon informò la CIA che un governo di Allende in Cile non sarebbe stato accettato e stanziò 10 000 000 dollari per fermare Allende nella sua corsa al potere o per spodestarlo. I piani della CIA finalizzati a impedire l’investitura di Allende a Presidente del Cile erano conosciuti come “Track I” e “Track II”; con Track I si cercò di impedire che Allende prendesse il potere attraverso il cosiddetto “inganno parlamentare”, mentre sotto l’iniziativa del Track II, la CIA cercò di convincere gli ufficiali chiave delle Forze Armate cilene a effettuare il colpo di Stato; Nixon varò prima il Progetto FUBELT, poi l’Operazione Condor, volta a sradicare, con l’aiuto dei militari e degli estremisti di destra (tra cui molti neofascisti europei riparati in Sudamerica), ogni governo socialista o indipendente del continente americano. Uno degli uomini chiave, come ufficiale di collegamento tra i golpisti cileni e la CIA, fu l’agente Michael Townley.

La via cilena al socialismo

«Noi partiamo da diverse posizioni ideologiche. Per voi essere un comunista o un socialista significa essere totalitario, per me no… Al contrario, io credo che il socialismo liberi l’uomo.»

(Salvador Allende, risposta al giornalista Joseph Novitski durante l’intervista al New York Times del 4 ottobre 1970)

Una volta insediato il governo di Unidad Popular, Allende incominciò ad attuare la sua “piattaforma” di conversione socialista della società cilena. Il piano di riforme socialiste del governo Allende prese il nome di «rivoluzione con empanadas e vino rosso», a sottolinearne quindi la natura essenzialmente pacifica.

Nazionalizzazioni

Allende firma il decreto della nazionalizzazione delle miniere di rame.

Fu avviato un vastissimo programma di nazionalizzazione delle principali industrie private del Paese, fra cui le miniere di rame (già incominciata, in forma negoziata, nel 1964 dal precedente governo democristiano), fino ad allora sotto il controllo della Kennecott e della Anaconda (aziende statunitensi), degli istituti bancari, delle compagnie di assicurazione e, in generale, di tutti punti nevralgici della struttura socio-economica del Paese, tra cui la produzione e distribuzione di energia elettrica, i trasporti ferroviari, aerei e marittimi, le telecomunicazioni, l’industria siderurgica, cementiera, cartaria e della cellulosa. Nel 1973, sotto l’amministrazione Allende, lo Stato giunse dunque a controllare il 90% delle miniere, l’85% delle banche, l’84% delle imprese edili, l’80% delle grandi industrie, il 75% delle aziende agricole e il 52% delle imprese medio-piccole. Si diede poi mano alla riforma agraria in favore delle classi maggiormente disagiate e fu creata una tassazione sulle plusvalenze. Il governo annunciò inoltre una sospensione del pagamento del debito estero e, al tempo stesso, non volle onorare più i crediti che i potentati economici e vari governi esteri avevano concesso via via alle amministrazioni precedenti. Tutto ciò irritò fortemente la media e alta borghesia e da qui la tensione politica nel paese, oltre ovviamente a creare un discreto dissenso internazionale. Ciò provocò, seppur gradualmente, una gigantesca fuga di capitali, soprattutto esteri, un’inflazione galoppante e il blocco di molte attività economiche, portando così al formarsi di continue proteste sociali.

Laicità

Vi furono poi l’introduzione del divorzio e l’annullamento delle sovvenzioni statali alle scuole private, che irritarono profondamente i vertici della Chiesa cattolica (nonostante molti preti, e anche alcuni vescovi, seguaci della teologia della liberazione, sostenessero Unidad Popular).

Politica sociale

Furono inoltre introdotti la garanzia di mezzo litro di latte giornaliero per ogni bambino e neonato cileno, ingenti incentivi all’alfabetizzazione, l’aumento programmatico dei salari, l’applicazione di diverse tutele sociali (come, ad esempio, l’estensione dei diritti di tutela e rappresentanza sindacali anche a quelle categorie generalmente escluse, come i lavoratori stagionali e part-time, e l’introduzione di un salario minimo garantito per i lavoratori di ogni categoria e fascia d’età), il prezzo fisso del pane, la riduzione del prezzo degli affitti, la distribuzione gratuita di cibo ai cittadini più indigenti e l’aumento delle pensioni minime.

Sin dai primi mesi di governo, Allende promosse l’invio nelle regioni meridionali del Cile di 55 000 volontari, allo scopo di fornire istruzione e cure mediche di base alla fascia più povera della popolazione. Inoltre, fu istituita una commissione centrale, composta da rappresentanti del governo, dei sindacati e dei datori di lavoro, per sovrintendere a un piano di pagamento tripartito della forza-lavoro nazionale e, inoltre, fu firmato con le maggiori organizzazioni sindacali nazionali un protocollo d’intesa concedente i diritti di rappresentanza degli stessi lavoratori nell’effettivo del Consiglio di Finanziamento del Ministero di pianificazione sociale. In seno al complesso delle imprese nazionalizzate, poi, il governo istituì la formazione di assemblee operaie in grado di far eleggere nei ranghi dei consigli d’amministrazione d’ogni singola azienda, per circa la metà dei suoi componenti, rappresentanti dei lavoratori stessi, oltre ad instaurare un sistema di monitoraggio e controllo dei prezzi, mediante un’articolata rete di agenzie governative, organi consiliari municipali (composti da comuni cittadini) e centri e piattaforme di distribuzione su base inter-distrettuale, direttamente gestite dalle singole comunità, al fine di coordinare e regolamentare le svariate dinamiche di domanda e offerta tra le disparate imprese commerciali nazionali.

Il governo avviò anche un intenso programma di lavori pubblici, tra i quali la metropolitana di Santiago, in modo da interconnettere al meglio le periferie e i quartieri operai al centro delle città, oltre alla costruzione di numerose case popolari e, in generale, l’attuazione di numerosi e sostanziali apporti e riqualificazioni dei servizi igienico-sanitari.

Importanti furono poi gli interventi nell’agricoltura, che permisero ai contadini, braccianti e i piccoli imprenditori coltivatori (in gran parte ex-braccianti che, col tempo, erano riusciti ad acquistare modeste proprietà fondiarie o ad allestire piccole imprese di natura familiare), di liberarsi dal giogo di latifondisti e grandi proprietari terrieri, i cui possedimenti furono espropriati. Con l’emanazione di queste nuove politiche, dunque, il latifondo venne definitivamente abolito, con l’esproprio di oltre 4.887 terreni, che il governo nazionalizzò ed affidò, per quanto concernente la loro regolare amministrazione ed usufrutto economico, ai sopracitati contadini e braccianti, riuniti in una sorta di consorzio popolare di cooperative agricole, coordinati dalla gestione congiunta di organi assembleari cittadini e delle singole giunte municipali.

L’amministrazione Allende s’impegnò, inoltre, nella costruzione di ospedali e strutture sanitarie nelle zone più povere del Paese, incoraggiando i giovani neolaureati in medicina a esercitarvici la professione, e istituendo inoltre consigli d’amministrazione popolari, da affiancare legalmente a quelli regolari composti da personale medico e ufficiali governativi, al fine di democratizzare le gestione dell’infrastruttura medica nazionale.

Di conseguenza, la spesa sociale, indirizzata verso l’istruzione, le politiche abitative e sanitarie, crebbe fortemente e fu bilanciata da un grande sforzo per ridistribuire la ricchezza a vantaggio dei cileni più poveri, tra cui gli indigeni mapuche. Tali ambiziosi progetti, sebbene incompleti, comportarono un netto aumento dei salari e degli assegni famigliari (seppur parzialmente intaccati, in seguito, dalla recrudescenza dell’inflazione) che permisero ai più poveri di nutrirsi o di vestirsi meglio e di godere di un maggiore accesso ai servizi di sicurezza sociale.

Gli effetti delle politiche di redistribuzione della ricchezza sono testimoniate dall’aumento della quota del reddito salariale dal 51,6% (media annuale tra il 1965 e 1970) al 65% e dall’aumento del 12,9% dei consumi delle famiglie e dall’incremento della spesa media personale, pari al 4,8% nel periodo 1965-1970 e che raggiunse l’11,9% nel 1971.

Politica culturale

Il governo Allende cercò anche di diffondere l’arte tra la popolazione cilena, attraverso il finanziamento di una serie di iniziative e attività culturali. Con la concessione del voto ai giovani di 18 anni e agli analfabeti, la partecipazione di massa al processo decisionale fu incoraggiato e con esso, assieme alle altre radicali riforme socio-economiche varate dal governo, il graduale smantellamento delle tradizionali strutture gerarchiche del Paese, in linea con i principi dell’egualitarismo socialista. Il governo Allende fu in grado di utilizzare l’idealismo dei suoi sostenitori, con squadre di “Allendistas”, che viaggiavano verso le campagne e le baraccopoli a svolgere attività di volontariato.

Nel 1971, il governo acquistò una grande casa editrice privata, la “Quimantu Editoriale”, che divenne dunque il centro delle attività culturali dell’amministrazione Allende. Nel giro di soli due anni, ben 12 milioni di copie di libri, riviste e testi documentaristici (8 milioni dei quali erano libri) specializzati in analisi sociali, vennero pubblicati su larga scala a prezzi irrisori. Edizioni economiche delle grandi opere della letteratura mondiale furono stampate su base settimanale e, nella maggior parte dei casi, vendute nel giro d’un solo giorno. La cultura entrò così nella coscienza delle masse per la prima volta, e la popolazione rispose con entusiasmo. L’”Editoriale Quimantu” incoraggiò inoltre la costituzione di biblioteche in centri deposti alle organizzazioni comunitarie e/o sindacali rivolti a tutta la popolazione. Attraverso la fornitura di libri di testo a buon mercato, permise alla sinistra di progredire attraverso il contenuto ideologico della letteratura messa a disposizione dei lavoratori.

Il governo Allende virò inoltre il sistema educativo verso i cileni più poveri, ampliando esponenzialmente le iscrizioni attraverso sussidi governativi. La “democratizzazione” della formazione universitaria venne così ottenuta, rendendo il sistema praticamente gratuito. Ciò portò a un aumento dell’89% nelle iscrizioni universitarie tra il 1970 e il 1973. Il governo Allende aumentò anche il livello d’iscrizione nelle scuole secondarie dal 38% del 1970 al 51% nel 1974. L’iscrizione nella formazione ha raggiunto livelli record, tra cui 3,6 milioni i giovani, e otto milioni di libri scolastici sono stati distribuiti tra 2.600.000 alunni nella scuola primaria. 130.000 studenti sono stati immatricolati dalle università, che divenne accessibile a contadini e operai. Il tasso di analfabetismo venne ridotto dal 12% del 1970 al 10,8% nel 1972, mentre l’iscrizione alla scuola primaria è aumentato da una media annua del 3,4% nel periodo 1966-1970 al 6,5% nel 1971/72. L’istruzione secondaria è cresciuta a un tasso del 18,2% nel 1971/72 e l’iscrizione alla scuola media di bambini tra i 6 e i 14 anni è passata dal 91% (1966-1970) al 99%.

Diritti delle donne

Per migliorare le condizioni sociali ed economiche delle donne, venne fondata, nel 1971, la Segreteria delle Donne, che si occupò di assistenza prenatale, servizi di lavanderia, programmi alimentari pubblici, centri diurni e cura della salute delle donne. La durata del congedo di maternità venne inoltre estesa da 6 a 12 settimane.

Telecomunicazioni

Allende si impegnò inoltre nell’istituzione del cosiddetto Progetto Cybersyn, un ambizioso decision support system atto a pianificare efficacemente l’economia nazionale in tempo reale. Il Cybersyn, sviluppato sulla base della teoria dei modelli sistemici vitali e del concetto di rete neurale artificiale, applicato nell’ambito dell’organizzazione scientifica dell’apparato industriale da parte di un équipe d’esperti britannici in cibernetica, facenti capo alla figura di Anthony Stafford Beer, consisteva in un sistema informatico articolato in quattro moduli interagenti: una vasta rete di macchine telex distribuita per l’intero complesso industriale nazionalizzato, in grado di ricevere e, allo stesso tempo, trasmettere informazioni di varia entità tra le imprese, il governo e lo stesso computer centrale del sistema (Cybernet); un sofisticato software di modellazione statistica, indirizzato al monitoraggio plurilivellare dei più disparati aspetti del processo produttivo (come, ad esempio, l’indice d’approvvigionamento di materie prime, il tasso di presenza dei lavoratori, ecc.), comunicandolo in tempo reale, affinché fossero in grado d’autogestirsi sapientemente, agli stessi lavoratori e, nell’eventualità che i parametri cadessero al di sotto della soglia ritenuta accettabile per un considerevole margine, anche il governo centrale (Cyberstride); un software di simulazione economica basato su un particolare sistema di filtraggio e controllo bayesiano dei dati, al fine d’articolare un dettagliato prospetto economico generale e, per quanto possibile, le sue possibili conseguenze future (CHECO, acronimo per CHilean ECOnomic simulator); infine, un’evoluta sala operativa, strutturata internamente secondo i principi della Gestaltpsychologie (al fine di favorire un’acquisizione dei vasti flussi d’informazione nella maniera più semplice e veloce possibile), addetta alla generale supervisione dell’intero corpus di dati continuativamente prodotto dal sistema ed alla sua eventuale elaborazione in piani correttivi d’emergenza od anche in semplici modifiche ed apporti ottimizzatori da parte del governo (Opsroom).

Tecnologicamente all’avanguardia per l’epoca, obiettivo dichiarato del Progetto Cybersyn era la costituzione di un’economia pianificata che, al contrario di quella di stampo sovietico, fosse, oltre che dinamica ed efficiente, maggiormente partecipativa e che consentisse dunque, in linea con le teorie cibernetiche di Beer, una generale decentralizzazione del processo gestionale di input-output economico, secondo un modello d’interazione algedonica, ovvero caratterizzato da una suddivisione in quattro livelli operativamente autonomi, ma tra di loro posti in una relazione d’insieme organicistica, dell’economia del Paese (impresa, ramo, settore, totale), in cui, partendo come base dall’autonomia operativo-gestionale di una singola impresa statale, vi si presenta l’intersezione d’un successivo livello se il precedente, di fronte a un’anomalia produttiva d’una determinata entità, non si dimostrasse in grado di rispondervi in un determinato lasso di tempo con i mezzi a propria disposizione. Il Progetto Cybersyn, utilizzato, seppur ancora in fase sperimentale, nell’ottobre del 1972, quando permise con gran successo di far fronte a un massiccio sciopero nazionale dei camionisti scoppiato a seguito dell’inflazione galoppante nel Paese, non fu però ultimato in tempo per la sua effettiva applicazione e, a seguito del golpe dell’anno successivo, definitivamente chiuso e demolito dalle forze armate cilene.

In congiunzione a tale sistema, in alcune municipalidades venne inoltre applicato dalla stessa squadra di sviluppo del Cybersyn un particolare prototipo di sistema di comunicazione costantemente in contatto con l’infrastruttura statale e le varie imprese da essa controllate, tramite una rete di teleschermi collegata a un’interfaccia interattiva, chiamata Cyberfolk, in modo da coinvolgere attivamente la popolazione nella pubblica amministrazione e nel processo di produzione economica (sebbene, a causa dei successivi tumulti socio-economici, non sia stato possibile svilupparlo su larga scala).

La morte di Allende

L’11 settembre le forze armate cilene guidate dal generale Augusto Pinochet misero quindi in atto il piano del golpe contro Allende.

Nel suo ultimo discorso alla radio, durante l’assedio e la successiva presa del Palacio de La Moneda, Allende affermò:

«È possibile che ci annientino, ma il domani apparterrà al popolo, apparterrà ai lavoratori. L’umanità avanza verso la conquista di una vita migliore. […] Lavoratori della mia Patria, ho fede nel Cile e nel suo destino. Altri uomini supereranno questo momento grigio e amaro in cui il tradimento pretende di imporsi. Sappiate che, più prima che poi, si apriranno di nuovo i grandi viali per i quali passerà l’uomo libero, per costruire una società migliore.»

(Estratto dall’ultimo discorso radiofonico di Salvador Allende, poche ore prima della sua morte, l’11 settembre 1973)

Allende concluse il discorso con le celebri parole:

«Viva Chile! ¡Viva el pueblo! ¡Vivan los trabajadores! Estas son mis últimas palabras y tengo la certeza de que mi sacrificio no será en vano, tengo la certeza de que, por lo menos, será una lección moral que castigará la felonía, la cobardía y la traición.» – («Viva il Cile! Viva il popolo! Viva i lavoratori! Queste sono le mie ultime parole e ho la certezza che il mio sacrificio non sarà vano, ho la certezza che, per lo meno, ci sarà una lezione morale che castigherà la vigliaccheria, la codardia e il tradimento.» 


Il famoso discorso di Allende in Messico

Per molti il miglior discorso della Storia. Successe tutto a Guadalajara, in Messico, nel 1972, quando Allende stava visitando l’Università della città. Di fronte a migliaia di persone, denunciò i problemi di salute e istruzione che esistevano in America Latina.

Quasi 50 anni dopo queste parole risultano ancora incredibilmente attuali.

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