Dalle nuvole della speranza alla dura realtà in Brasile

Eric Nepomuceno

Dopo la più massiccia investitura presidenziale della storia del Brasile, il 1 gennaio scorso, e una festa popolare che ha scosso l’intero Paese, Lula da Silva ha cominciato a governare. Il presidente e i suoi ministri sapevano che lo scenario dell’eredità ricevuta dall’estremista di destra Jair Bolsonaro sarebbe stata cupa: un Paese letteralmente distrutto in ogni aspetto della vita pubblica. Ma anche così, ci sono state sorprese e nessuna è stata piacevole.

Natuza Nery, giornalista di Globo News che non potrebbe essere accusata di essere di sinistra o lulista, ha fatto una rivelazione che ha chiarito come ha agito Bolsonaro prima di fuggire, per stabilirsi a Orlando, in Florida, lontano dalla mano della giustizia brasiliana. Ha raccontato che sabato 31 dicembre, vigilia dell’investitura di Lula, i membri della sua squadra si sono recati al Palacio do Planalto, sede della presidenza che Lula avrebbe assunto il giorno successivo, per un primo sopralluogo. E non hanno potuto accedere all’ufficio presidenziale al terzo piano: la porta era chiusa e la chiave era sparita. È stato necessario convocare un professionista per aprirla.

Più che una dimostrazione di ostilità da parte del presidente fuggitivo, è un esempio di come Bolsonaro abbia travolto non solo le buone maniere e il civismo, bensì la democrazia stessa e i suoi principi di convivenza. Ancora una volta l’estremista di destra ha ribadito che per lui non ci sono avversari, bensì nemici.

Lula ha messo insieme un governo con 37 ministeri, qualcosa senza precedenti dalla ri-democratizzazione, nel 1985, dopo 21 anni di dittatura militare. Ha dovuto includere i partiti che si sono uniti in una sorta di Fronte Ampio per garantirsi la vittoria contro Bolsonaro, con un ventaglio di posizioni che neppure ha avuto precedenti nella vita politica del Paese.

I ministeri chiave sono stati consegnati al PT, partito di Lula. Alcuni importanti, ma minori, sono passati agli alleati. E quelli di maggiore e inedita rappresentatività, ai rappresentanti dei loro rispettivi settori: indigeni, afrodiscendenti, donne, contadini e persone sessualmente diverse.

In questa prima settimana di governo, oltre ad annunciare il ritorno di una serie di programmi sociali eliminati da Bolsonaro come “Fame Zero” e “Bolsa Familia”, sono state varate misure urgenti per la tutela dell’ambiente e dei diritti degli indigeni. Si è visto anche il crollo di diverse iniziative del presidente di estrema destra.

Lula ha annunciato l’annullamento dei decreti che consentivano il proliferare, in Brasile, della distribuzione di armi e munizioni. Inoltre, ha imposto un periodo di un mese affinché si analizzino oltre un centinaio di misure che hanno posto sotto segreto di Stato, per cento anni, ad una serie di atti governativi: l’obiettivo era “preservare la privacy e la sicurezza” di Bolsonaro e famiglia, amici e membri del suo governo.

Avviene che la legge che determina l’applicazione di tale segreto sia chiara e concisa. Nel caso di Bolsonaro, si vogliono occultare chi ha visitato la sede della presidenza, il Palazzo del Planalto -la residenza del presidente- e il Palazzo da Alvorada, cosa che la legislazione attuale non prevede in nessun caso. Ma l’occultamento arriva anche ai movimenti dei ministri e alle misure adottate nell’Esercito per proteggere i militari che circondavano lavorativamente l’estremista di destra.

Giuristi e analisti politici assicurano che, eliminando il segreto imposto da Bolsonaro, emergeranno nuove e convincenti prove di illegalità commesse sotto i suoi ordini. Se questa ipotesi fosse confermata e i casi siano assicurati alla giustizia, il minimo che accadrà a Bolsonaro è che gli verrà proibito di candidarsi a cariche politiche per otto anni.

Lula e i suoi ministri sono stati cauti, soprattutto in relazione a misure concrete nell’economia. Le pressioni e le minacce della sacrosanta e invisibile entità chiamata “mercato” si sono allentate, indicando la sua disponibilità al dialogo, almeno in questo primo momento.

Dalla parte di Bolsonaro si osserva un palpabile svuotamento della sua figura, che solleva dubbi sul suo futuro politico. Diversi suoi alleati cercano ponti di dialogo con il nuovo governo, caratteristica consolidata in un Paese con 32 partiti politici attivi, di cui 22 hanno deputati nel Congresso. Nella sua fuga negli USA, Bolsonaro si eclissa ogni giorno di più.

In Brasile, Lula sa che la festa è finita e che è ora deve scendere dalle nuvole della speranza e mettere piede nella dura realtà. Per questo, venerdì scorso ha tenuto una riunione con i suoi 37 ministri. L’obiettivo: limare asperità e imporre armonia. È che ora dovà governare. Con urgente pazienza e metodo.

(Tratto da Pagina 12)


De las nubes de esperanza a la dura realidad en Brasil

Por: Eric Nepomuceno

Luego de la asunción presidencial más multitudinaria de la historia de Brasil el pasado 1 de enero y de una fiesta popular que sacudió a todo el país, Lula da Silva empezó a gobernar. El presidente y sus ministros sabían que el escenario de la herencia recibida del ultraderechista Jair Bolsonaro sería tenebroso: un país literalmente destrozado en cada aspecto de la vida pública. Pero aun así, hubo sorpresas y ninguna fue agradable.

Natuza Nery, una periodista de Globo News que no podría ser señalada de izquierda o lulista, hizo una revelación que puso en claro cómo Bolsonaro actuó antes de huir a instalarse en Orlando, Florida, lejos de la mano de la Justicia brasileña. Contó que el sábado 31 de diciembre, víspera de la asunción de Lula, integrantes de su equipo fueron al Palacio do Planalto, sede de la presidencia que él asumiría al día siguiente, para una inspección inicial. Y no pudieron acceder al despacho presidencial en el tercer piso: la puerta estaba cerrada y la llave había desaparecido. Fue necesario convocar a un profesional para abrirla.

Más que una muestra de hostilidad del mandatario fugitivo, se trata de una muestra de cómo Bolsonaro arrolló no solo las buenas maneras y el civismo, sino a la democracia misma y sus principios de convivencia. Una vez más, el ultraderechista reiteró que para él, no existen adversarios, sino enemigos.

Lula armó un gobierno con 37 ministerios, algo inédito desde la redemocratización en 1985 luego de 21 años de dictadura militar. Tuvo que incluir a los partidos que se unieron en una especie de Frente Amplio para asegurarse la victoria ante Bolsonaro, con un abanico de posiciones que tampoco tuvo antecedentes en la vida política del país.

Los ministerios clave fueron entregados al PT, partido de Lula. Algunos de importancia, pero menor, pasaron a los aliados. Y los de mayor e inédita representatividad, a representantes de sus respectivos sectores: indígenas, afro-descendientes, mujeres, campesinos y personas sexodiversas.

En esta primera semana de gobierno, además de anunciar el regreso de una serie de programas sociales eliminados por Bolsonaro como “Hambre Cero” y “Bolsa Familia”, se lanzaron medidas urgentes de protección ambiental y derechos indígenas. También se vio el derrumbe de varias iniciativas del presidente ultraderechista.

Lula anunció la anulación de decretos que permitieron que proliferasen en Brasil la distribución de armas y municiones. Además, impuso el plazo de un mes para que se analicen más de un centenar de medidas que pusieron bajo secreto de Estado por cien años, a una serie de actos de gobierno: el objetivo era “preservar la intimidad y la seguridad” de Bolsonaro y familia, amigos e integrantes de su gobierno.

Ocurre que la ley que determina la aplicación de tal secreto es clara y concisa. En el caso de Bolsonaro, se quiere ocultar quiénes visitaron la sede de la presidencia, el Palacio del Planalto -residencia del mandatario- y el Palacio da Alvorada, algo que la legislación actual no prevé bajo ninguna hipótesis. Pero el ocultamiento también alcanza movimientos de ministros y medidas adoptadas en el Ejército para proteger a militares que rodearon laboralmente al ultraderechista.

Juristas y analistas políticos aseguran que al eliminar el secreto impuesto por Bolsonaro, surgirán nuevas y contundentes pruebas de ilegalidades cometidas bajo sus órdenes. Si se confirma esa hipótesis y los casos son llevados a la Justicia, lo mínimo que sucederá a Bolsonaro es que se le prohíba candidatearse a un cargo político durante ocho años.

Lula y sus ministros han sido cautos, principalmente en relación a medidas concretas en economía. Las presiones y amenazas de sacrosanta e invisible entidad llamada “mercado”, se aflojaron indicando su disposición al diálogo, al menos en este primer momento.

Del lado de Bolsonaro, se observa un palpable vaciamiento de su figura, elevando las dudas sobre su futuro político. Varios de sus aliados buscan puentes de diálogo con el nuevo gobierno, característica consolidada en un país con 32 partidos políticos activos, de los cuales 22 tienen asiento en el Congreso. En su huida hacia EE.UU, Bolsonaro se eclipsa cada día más.

En Brasil, Lula sabe que la fiesta se terminó y que es hora de bajarse de las nubes de esperanza y poner los pies en la dura realidad. Para eso, realizó el pasado viernes una reunión con sus 37 ministros. El objetivo: limar asperezas e imponer armonía. Es que ahora habrá que gobernar. Con urgente paciencia y método.

(Tomado de Página 12)

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