Le “armi” cubane a Kahramanmaras, epicentro del terremoto in Turchia

Il gruppo, composto da 32 professionisti della salute, tra cui 20 medici specialisti e 11 laureati tra cui infermieri, epidemiologi e personale di servizio, si trovava presso l’ospedale Necip Fazil Sehir nella città di Kahramanmaras.

Una rivoluzione di aiuti umanitari e di sensibilità ha portato con sé la triste realtà lasciata in Turchia e in Siria nelle prime ore del 6 febbraio da un terremoto di magnitudo 7,7 della scala Richter. Forze mediche provenienti da varie parti del mondo, coordinate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, in seguito agli appelli internazionali di aiuto, sono intervenute per offrire assistenza medica e conforto.

Martedì il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha annunciato che più di 35.000 persone sono morte in Turchia, rendendola la peggiore catastrofe di questo tipo dalla fondazione del Paese, avvenuta 100 anni fa, riporta l’AP.

Erdogan ha aggiunto che 105.505 persone sono rimaste ferite nei terremoti, che hanno avuto come epicentro Kahramanmaras, dove all’inizio della settimana è arrivata una brigata medica cubana del Contingente internazionale di medici specializzati in disastri ed epidemie gravi Henry Reeve per assistere le vittime.

L’ambasciatore cubano ad Ankara, Alejandro Díaz Palacios, era presente al ricevimento dei professionisti, che hanno ratificato la vocazione alla solidarietà della Rivoluzione cubana inviando una risposta rapida dopo il disastro, ha riferito il Sistema Informativo de la Televisión.

Il gruppo, composto da 32 professionisti della salute, tra cui 20 medici specialisti e 11 laureati tra cui infermieri, epidemiologi e personale di servizio, si trova presso l’ospedale Necip Fazil Sehir nella città di Kahramanmaras.

Lì, funzionari del Ministero degli Esteri turco, del Ministero della Salute, dell’ospedale e dell’Autorità per la gestione delle emergenze e dei disastri li hanno accolti e ringraziati per il loro immediato supporto.

Cubaminrex sottolinea che tutti loro hanno una vasta esperienza di lavoro nelle missioni internazionali e nelle emergenze in Paesi come il Pakistan, la Guinea Conakry, la Liberia (in occasione dell’epidemia di Ebola del 2014 in Africa occidentale); in Messico, negli Emirati Arabi Uniti, ad Andorra e a Cuba, affrontando il COVID-19.

Fonte: Granma

Traduzione: italiacuba.it

 

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