Venezuela: gli USA approvano il maggior finanziamento della storia a ONG

misionverdad.com

Il Servizio d’Indagine del Congresso USA (CRS) ha pubblicato il suo tradizionale rapporto d’inizio d’anno sulla richiesta dell’amministrazione di Joe Biden per lo stanziamento del budget per l’assistenza estera per l’America Latina e i Caraibi corrispondente all’anno fiscale 2023, la cui cifra si aggira intorno ai 2mila e 400 milioni di $, essendo il più grande finanziamento assegnato alla regione in più di un decennio.

Ogni anno il Congresso USA stanzia una certa somma di dollari, secondo i criteri del governo al potere, che nel discorso viene giustificato con “fornire aiuti”, ma in realtà l’unico obiettivo è quello di guadagnare influenza nelle politiche dei governi stranieri affinché sostengano le priorità e gli interessi USA. Ciò è confermato da Matthew Rooney del George W. Bush Institute: “Fornendo questi fondi, gli USA fanno pressione su questi paesi affinché diano priorità agli obiettivi statunitensi per la regione”.

A chi consegnano questi fondi? Il CRS rileva che la maggior parte di tali risorse assegnate viene inviata alle cosiddette organizzazioni non governative (ONG) piuttosto che a governi stranieri. Inoltre, Rooney chiarisce che le risorse non vengono consegnate allo Stato o al governo del paese ricevente, bensì viene creato uno schema di esternalizzazione dell’operazione politica: “Gli USA contrattano terze parti come ONG o istituzioni educative per fornire beni e servizi ai cittadini del paese”.

In questo modo, le ONG cercano di strumentalizzare l’agenda USA a comunità o settori locali in cui ufficialmente le agenzie governative di quel paese non possono raggiungere direttamente, quindi l’assistenza materiale, tecnica e persino assiologica viene lavorata da una base sociale chiave con un obiettivo finale.che tributa agli interessi USA.

Nel rapporto del CRS, si rivela la distribuzione dei fondi sia a ciascun paese che al settore in cui saranno forniti i finanziamenti, che si tratti di questioni relative alla migrazione, narcotraffico, sicurezza, democrazia o assistenza militare. Per il Venezuela, il CRS indica che la richiesta per quest’anno era di 55 milioni di $ per sostenere, in senso lato, gli “attori democratici e altre organizzazioni della società civile”. Addirittura, dal 2013 in poi, sottolineano quel denominatore comune attorno riguardo il sostegno alla “democrazia”:

“Gli USA, tradizionalmente, hanno solo fornito piccole quantità di assistenza a causa della ricchezza petrolifera del paese ed al livello relativamente alto di reddito pro capite. L’assistenza si è concentrata sui programmi di democrazia alle ONG (…) la richiesta per l’anno fiscale 2013 è di 3 milioni di $ a sostegno della democrazia, attuata dall’USAID (…) allo stesso tempo, alcuni congressisti del comitato si sono opposti ai tagli ai finanziamenti alla democrazia per il Venezuela, poiché li ritengono siano vitali per aiutare i difensori della democrazia”.

Allo stesso modo, nel 2021 hanno apertamente sottolineato che non è per rafforzare la democrazia, bensì che l’importo assegnato di 33 milioni di $ sono per sostenere “la transizione democratica in Venezuela (…) ed è uno dei pochi paesi della regione per i quali l’Amministrazione ha richiesto maggior assistenza, la richiesta dell’Amministrazione si deve al fatto che si presumeva che ci sarebbero stati progressi verso il ripristino della democrazia entro l’anno fiscale 2021”.

Ciò non sorprende perché le amministrazioni USA per più di due decenni hanno investito nella “democrazia” che serve ai loro propri interessi. Tuttavia, è sorprendente che la cifra sia aumentata negli ultimi sei anni, evidenziando così tre caratteristiche:

Il grande salto. Nel 2017 l’assistenza si aggirava intorno ai 7 milioni di $, che, rispetto all’anno in corso, lo stanziamento per la “democrazia” è aumentato a 55 milioni di $.

Tendenza in aumento. Dal 2017 la curva è rimasta con un andamento crescendo. In quell’anno, l’amministrazione di Donald Trump ha imposto l’Ordine Esecutivo 13808 contro PDVSA, generando, da lì, l’intensificazione dello schema sanzionatorio contro il Venezuela.

Investimento. Dal 2011 ad oggi, il totale dei finanziamenti accumulati che gli USA hanno riportato e fornito a terzi per rafforzare il settore “democratico” del Venezuela registra più di 250 milioni di $.

Va notato che nel 2017 il Venezuela ha iniziato ad apparire come parte importante nelle considerazioni sull’allocazione del bilancio, poiché quando si tratta della regione latinoamericana e caraibica, indicano come distribuiscono i maggiori importi di finanziamento a destinazioni prioritarie nella politica estera USA. Nel rapporto di quest’anno lo indicano così:

Colombia. 462,9 milioni di $ per i programmi anti narcotraffico, accordo di pace e sicurezza.

Messico. 141,6 milioni di $ per rafforzare lo stato di diritto.

Bacino caraibico. 63,5 milioni di $.

Venezuela. 55 milioni di $ per attività in favore della democrazia e dei diritti umani.

È chiaro che ogni anno aumenta l’importo stanziato dal bilancio statunitense per progetti “democratici” in Venezuela. Nel 2019 il budget richiesto per rafforzare la democrazia è stato di 22,5 milioni di dollari; entro il 2022, l’importo da investire ha raddoppiato tale cifra, raggiungendo circa 48 milioni di dollari.

Il primo fronte di questo circuito politico è guidato dall’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID), che nel suo manuale per l’assistenza ai partiti politici, nella sezione “Sostegno agli interessi nazionali degli Stati Uniti”, spiega che tale assistenza è incoraggiato affinché, nell’ambito della governance, i partiti politici possano sostenere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti e promuovere gli obiettivi della sua politica estera.

Insieme a ciò, affermano che lo scopo di attuare questa assistenza ai partiti politici o agli attori democratici è che questi possano riflettere “gli interessi” di tutti i gruppi sociali, che è una pantomima discorsiva perché quei settori politici finanziati devono coprire gli interessi USA e far finta che abbiano a cuore il benessere di qualche comunità, settore o località al fine di ottenere la legittimità promossa “dalle basi”, quando in realtà si tratta dell’imposizione dell’agenda USA, proprio perché preparano le persone interessate a collaborare con loro. Quindi è importante identificare e separare le organizzazioni che risolvono i  problemi reali delle persone dalle organizzazioni che promuovono l’agenda interna USA con il pretesto di “democratizzazione della società”.

Sebbene USAID sia il centro emanatore di questo potere morbido, nel recente rapporto del CRS si riporta che ora si sarebbero assegnati 38 milioni di $ ad un altro braccio di supporto in assistenza alla regione, la Inter-American Foundation (IAF), per i suoi programmi di assistenza tra quelli che includono come piano “integrare i venezuelani nelle comunità ospitanti”.

In questo modo, gli USA interferiscono direttamente negli affari interni del Paese, in particolare in quelli relativi alle questioni di “democrazia”. Le ONG sono solo uno schermo dietro il quale operano strutture completamente diverse.

I rapporti del CRS presentano un’immagine istantanea ma non  completa del finanziamento di quelli che chiamano “aiuti esteri” degli USA al Venezuela (e alla regione latino caraibica), illustrando, in generale, che alcune ONG fungono da strumenti della politica estera di Washington. In questo caso, l’aumento, anno dopo anno, del capitale monetario conferma che il piano di ingerenza per la “transizione democratica” ha la preminenza negli interessi USA.


EE.UU. APRUEBA EL MAYOR FINANCIAMIENTO EN LA HISTORIA A ONG EN VENEZUELA

 

El Servicio de Investigación del Congreso de Estados Unidos (CRS, sus siglas en inglés) publicó su tradicional informe de inicio de año sobre la solicitud de la administración de Joe Biden para la asignación del presupuesto a la asistencia exterior para América Latina y el Caribe correspondiente al año fiscal 2023, cuya cifra ronda los más de 2 mil 400 millones de dólares, siendo el mayor financiamiento que se ha asignado a la región en más de una década.

Cada año el Congreso estadounidense presupuesta una determinada cantidad de dólares, de acuerdo al criterio del gobierno de turno, que en el discurso se justifica con “brindar ayuda”, pero realmente el único objetivo es ganar influencia en las políticas de los gobiernos extranjeros para que apoyen las prioridades e intereses de Estados Unidos. Así lo confirma Matthew Rooney del Instituto George W. Bush: “Al proporcionar estos fondos, Estados Unidos presiona a esos países para que prioricen los objetivos estadounidenses para la región”.

¿A quiénes entregan esos fondos? El CRS señala que la mayor parte de esos recursos asignados se envían a las llamadas organizaciones no gubernamentales (ONG) en lugar de a gobiernos extranjeros. También, Rooney aclara que los recursos no se entregan al Estado o al gobierno del país receptor, sino que se crea un esquema de tercerización de la operación política: “Estados Unidos contrata a terceros como a las ONG o instituciones educativas para proporcionar bienes y servicios a los ciudadanos del país”.

De esta manera, las ONG buscan instrumentalizar la agenda estadounidense a las comunidades o sectores locales donde oficialmente las agencias gubernamentales de ese país no pueden llegar directamente, entonces la asistencia material, técnica y hasta axiológica la trabajan desde una base social clave con un fin último que tributa a los intereses de Estados Unidos.

En el informe del CRS revela la distribución de los fondos tanto a cada país como hacia el sector adonde se brindará el financiamiento, sean asuntos sobre migración, narcotráfico, seguridad, democracia o asistencia militar. Para Venezuela, el CRS indica que la solicitud para este año fue de 55 millones de dólares para apoyar, a grandes rasgos, a “los actores democráticos y otras organizaciones de la sociedad civil”. Incluso, en 2013 y en adelante, subrayan ese denominador común en torno al apoyo a la “democracia”:

“Estados Unidos tradicionalmente solo ha proporcionado pequeñas cantidades de asistencia debido a la riqueza petrolera del país y al nivel de ingreso per cápita relativamente alto. La asistencia se ha centrado en programas de democracia a ONG (…) la solicitud del año fiscal 2013 es de 3 millones de dólares en apoyo a la democracia, implementado por USAID (…) al mismo tiempo, algunos congresistas del comité se opusieron a los recortes en financiamiento de la democracia para Venezuela, ya que ellos sostienen que son vitales para ayudar a los defensores de la democracia”.

Asimismo, en 2021 señalaron abiertamente que no es para fortalecer la democracia sino que el monto asignado de 33 millones de dólares son para apoyar a “la transición democrática en Venezuela (…) y es uno de los pocos países de la región para los que la Administración solicitó mayor asistencia, la solicitud de la Administración se debe a que se asumió que habría progreso hacia el restablecimiento de la democracia para el año fiscal 2021”.

Esto no es sorpresivo porque las administraciones estadounidenses desde hace más de dos décadas ha invertido en la “democracia” que beneficia sus propios intereses. No obstante, llama la atención que la cifra va en aumento desde los últimos seis años, destacando así tres rasgos:

El gran salto. En 2017, la asistencia rondaba los 7 millones de dólares que, al comparar con el año corriente, la asignación a la “democracia” aumentó a 55 millones de dólares.

Tendencia en aumento. Desde 2017, la curva se mantiene bajo un comportamiento in crescendo. En ese año la administración de Donald Trump impuso la Orden Ejecutiva 13808 contra PDVSA, generando a partir de allí el recrudecimiento del esquema sancionatorio contra Venezuela.

Inversión. Desde 2011 hasta el presente año, el total de financiamiento acumulado que ha reportado y proporcionado Estados Unidos a terceros para fortalecer al sector “democrático” de Venezuela registra más de 250 millones de dólares.

Cabe resaltar que en 2017, Venezuela empezó a aparecer como parte importante en las consideraciones a asignar presupuesto, pues cuando se trata de la región de América Latina y El Caribe señalan cómo distribuyen las más grandes cantidades financiamiento a los destinos priorizados en la política exterior estadounidense. En el informe de este año lo indican así:

Colombia. 462,9 millones de dó lares para programas de antinarcóticos, acuerdo de paz y seguridad.

México. 141.6 millones de dólares para fortalecer el estado de derecho.

Cuenca del Caribe. 63,5 millones de dólares.

Venezuela. 55 millones de dólares para actividades de democracia y derechos humanos.

Queda en evidencia que en cada año la cantidad asignada del presupuesto estadounidense para proyectos “democráticos” en Venezuela aumenta. En 2019, el presupuesto solicitado para fortalecer la democracia era de 22,5 millones de dólares; para 2022, el monto a invertir doblaba esa cifra, llegando a unos 48 millones de dólares.

El primer frente de este circuito político lo lleva la Agencia de Estados Unidos para el Desarrollo Internacional (USAID, sus siglas en inglés), que en su manual de asistencia a partidos políticos, en el apartado “Apoyo a los intereses nacionales de Estados Unidos”, explican que se fomenta dicha asistencia para que, en el marco de la gobernabilidad, los partidos políticos puedan apoyar a la seguridad nacional de los Estados Unidos y promover los objetivos de su política exterior.

Aunado a esto, exponen que el propósito de la implementación de esa asistencia a los partidos políticos o actores democráticos es que éstos puedan reflejar “los intereses” de todos los grupos sociales, siendo una pantomima discursiva debido a que aquellos sectores políticos financiados deben encubrir los intereses de Estados Unidos y aparentar que les importa el bienestar de alguna comunidad, sector o localidad con el fin de lograr la legitimidad impulsada “desde las bases”, cuando realmente se trata de la imposición de la agenda estadounidense, porque precisamente, preparan a personas interesadas en cooperar con ellos. Así que resulta importante identificar y separar a las organizaciones que resuelven los problemas reales de las personas de las organizaciones que promueven la agenda interna de Estados Unidos bajo el pretexto de la “democratización de la sociedad”.

Aunque la USAID es el centro emanador de este poder blando, en el informe reciente del CRS se reporta que ahora se asignaría 38 millones de dólares a otro brazo de apoyo en asistencia a la región, la Fundación Interamericana (IAF, sus siglas en inglés), para sus programas de asistencia entres los que incluyen como plan “integrar a los venezolanos en las comunidades anfitrionas”.

De esta forma, Estados Unidos interfiere directamente en los asuntos internos del país, especialmente en los relacionados con temas de “democracia”. Las ONG son solo una pantalla detrás de la cual operan estructuras completamente diferentes.

Los informes del CRS presentan una imagen instantánea mas no completa del financiamiento de lo que denominan “ayuda al exterior” de Estados Unidos a Venezuela (y la región latinocaribeña), ilustrando en general que algunas ONG fungen como instrumento de la política exterior de Washington. En este caso, el capital dinerario incrementado año tras año confirma que el plan injerencista de “transición democrática” tiene preeminencia en los intereses estadounidenses.

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