Un classico all’americana: attaccare Cuba in periodo elettorale

Angeles  Diez *Dott. CC. Politica e sociologia.

I periodi elettorali sono quei momenti in cui il meglio e il peggio della politica vengono a galla. Non sto parlando delle elezioni nello Stato spagnolo, anche se sto parlando del cosiddetto “occidente collettivo” che affina il suo complesso comunicativo per lanciarsi su paesi che considera patrimonio coloniale. È il caso della Spagna, il regno di Spagna -nome ufficiale, nessuno lo dimentichi- che non perde occasione per acconsentire e persino promuovere ingerenze a Cuba.

Il 26 marzo si svolgono le elezioni dei deputati/e dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare a Cuba. Sì, ha letto bene, elezioni a Cuba. Nel mondo non tutti sono sistemi parlamentari rappresentativi, né monarchie parlamentari, né marketing elettorale, né mozioni di censura ipocrita. In questi paesi della “giungla” che difendono la propria sovranità e indipendenza per organizzarsi politicamente come meglio credono, quando si aprono questi periodi elettorali per eleggere i propri rappresentanti, in Occidente, dove regna la libertà di aggressione, si ritiene solitamente considerarsi che sia il momento propizio, quello di maggior vulnerabilità, per lanciarsi contro i loro governi, contro il loro sistema politico e, in ultima analisi, contro la loro sovranità.

Nel caso che ci riguarda, la procedura è già un classico che si ripete quasi passo dopo passo: si richiede (a volte nemmeno) visitare il Paese come osservatore delle elezioni; Cuba, che conosce perfettamente come sarà il film che si gira, nega l’ingresso, si inizia la campagna di denunce mediatiche, dichiarazioni, strappi di vestiti, ecc.

È più che probabile che in questi giorni, approfittando del fatto che tutte le forze politiche spagnole stanno facendo campagna elettorale, si attivino tutte le reti di propaganda (notiziari, talk show, reti sociali…) con l’ennesimo sequel del film:  gridare per le libertà a Cuba.

Ormai da anni il nostro Paese si è convertito in un un’enclave in cui trovano rifugio la crème de la crème della reazione cubana e venezuelana per eludere la giustizia nei loro paesi e ottenere pingui benefici attraverso una carriera politica. Non è difficile intuire che dietro la nuova “Miami” in cui si è convertita Madrid si nascondino importanti interessi degli USA e della destra più reazionaria dello Stato spagnolo. Così che, interessi politici ed economici di entrambi, finiscono per produrre spettacoli degni dei peggiori film americani.

È più che probabile che in questo momento, momento elettorale, si stia già filmando il nuovo sequel con alcuni degli artisti già classici. Ad esempio, gli eurodeputati Javier Nart Peñalver (ex deputato europeo per Ciudadanos) e Hermann Tertsch (quest’ultimo rappresentante di Vox al Parlamento europeo). Non può certo mancare Leopoldo López (golpista venezuelano accolto in asilo dalla Spagna e il cui padre è stato eletto deputato europeo nel 2019 per il Partito Popolare).

La lobby anticubana che opera sia nelle istituzioni europee che in quelle spagnole, facendo pressioni sull’una e sull’altra, e che è legata agli anticubano USA, sarà già a pieno regime selezionando gli scenari e gli slogan: libertà di espressione, libertà per i prigionieri di “coscienza”, democrazia, diritti umani, ecc. Anche il copione sarà simile: il governo cubano impedisce l’ingresso degli eurodeputati, questi fanno dichiarazioni sulla mancanza di libertà a Cuba, sulla repressione e la violazione dei diritti umani, ovviamente, compresi i loro diritti di entrare e uscire quando vogliono e dove vogliono; come farebbe qualsiasi colono che si rispetti.

Non sarà necessario fare un casting a Javier Nart, noto per la sua carriera anticubana (nulla dell’imparzialità che ipoteticamente dovrebbe avere una carica politica europea). Dal 2010 non ha smesso di incontrare la cosiddetta opposizione cubana, di fare dichiarazioni contro il governo cubano e di promuovere risoluzioni di condanna di Cuba. Anche se la sua prestazione stellare è stata la campagna contro le brigate internazionaliste di medici cubani che sono stati richiesti da diversi paesi per affrontare il COVID-19 1. Qualsiasi governo farebbe attenzione a non permettere a un politico così poco imparziale di visitare il proprio paese anche come turista. Il governo spagnolo acconsentirebbe che qualcuno con un curriculum così ricco di azioni contro di esso fosse osservatore in un’elezione?

Neppure Tertsch rimane indietro con la sua avversione verso Cuba, solo che il suo curriculum è molto più ampio ed estremo. Figlio di un giornalista ispano-austriaco nazista, ha percorso l’intero spettro politico e giornalistico conservatore da El País, EFE Agency, Onda Cero e ABC sino ai talk show dei media del gruppo Libertad Digital; dal Partito Comunista Euskadi sino a Vox. Lettere, dichiarazioni, pressioni contro Cuba, questo paranoico anticomunista non ha smesso di intervenire in campagne anticubane e antispagnole come, ad esempio, chiedendo la destituzione dell’ambasciatore dell’Unione Europea a Cuba, Alberto Navarro González, o accusando J. Borrell di “finanziare il regime dell’Avana”.2

Entrambi gli illustri hanno fatto un percorso dalla socialdemocrazia, guidata da Felipe González, verso i ranghi più reazionari, e sono più che preparati ad interpretare qualsiasi ruolo di vittime a cui è impedito di “osservare” un processo elettorale che neppure riconoscono.

Infine, che dire di Leopoldo López e della sua famiglia! Un venezuelano al di là di ogni sospetto democratico3, golpista confesso finanziato dall’amministrazione USA, latitante dalla giustizia e con precedenti violenti degni di qualsiasi Al Capone. Dal 2020 López è rifugiato nello Stato spagnolo, dove ri è riunito con sua moglie Lilian Tintori, (replica in Venezuela delle dame in bianco cubane a cui è stata sequestrata una valigia con 200 milioni di bolivar per “pagare le spese mediche della nonnina”4) e con suo padre, Leopoldo López Gil, uomo d’affari ed eurodeputato del Partito Popolare. Indubbiamente, il pedaggio da pagare per un trattamento così favorevole non può essere altro che aggiungere la sua voce alle campagne anti-cubane. Così, non sono mancate occasioni in cui Leopoldo López non parlasse, nei media, contro l’isola.5

Non sappiamo se uscirà o meno questa sequel cinematografica, ma se non è questa volta sarà la prossima, giacché i produttori hanno sempre un pubblico assicurato, gli attori hanno una comprovata esperienza e il merchandising serve da una elezione all’altra.


Un clásico a la americana: Agredir a Cuba en período electoral

Por Ángeles Diez Dra. CC. Políticas y Sociología.

Los periodos electorales son esos momentos en los que lo mejor y lo peor de la política sale a la superficie. No hablo de las elecciones en el Estado español, aunque también, hablo del llamado “occidente colectivo” afilando su complejo comunicacional para lanzarse sobre países a los que considera patrimonio colonial. Es el caso de España, el reino de España -denominación oficial, que a nadie se le olvide- que no pierde ocasión de consentir e incluso promover la injerencia en Cuba.

El 26 de marzo son las elecciones de diputadas y diputados a la Asamblea Nacional del Poder Popular en Cuba. Sí, ha leído usted bien, elecciones en Cuba. En el mundo, no todo son sistemas parlamentarios representativos, ni monarquías parlamentarias, ni marketing electoral, ni mociones de censura paripé. En estos países de “la jungla” que defienden su soberanía y su independencia para organizarse políticamente como mejor les parece, cuando se abren estos períodos electorales para elegir a sus representantes, en Occidente, donde reina la libertad de agresión, suele considerarse que es el momento propicio, el de mayor vulnerabilidad, para lanzarse contra sus gobiernos, contra su sistema político y, en definitiva, contra su soberanía.

En el caso que nos ocupa el procedimiento es ya un clásico que se repite casi paso por paso: se solicita (a veces ni siquiera) visitar el país como observador de las elecciones; Cuba, que conoce perfectamente cuál va a ser la película que se grabe, deniega la entrada, se inicia la campaña de denuncia mediática, declaraciones, rasgaduras de vestidura, etc.

Es más que probable que en estos días, aprovechando que todas las fuerzas políticas españolas andan en campaña, se activen todas las redes de propaganda (informativos, tertulias, redes sociales…) con la enésima secuela del filme: clamar por las libertades en Cuba.

Desde hace años nuestro país se ha convertido en un enclave en el que la crème de la crème de la reacción cubana y venezolana encuentran refugio para eludir a la justicia de sus países y obtener pingues beneficios vía carrera política. No es difícil adivinar que tras del nuevo “Miami” en que se ha convertido Madrid, se esconden importantes intereses de Estados Unidos y de la derecha más reaccionaria del Estado español. De modo que, intereses políticos y económicos de unos y otros, acaban produciendo espectáculos dignos de las peores películas americanas.

Es más que probable que en el momento actual, momento electoral, se esté ya filmando la nueva secuela con algunos de los artistas ya clásicos. Por ejemplo, los eurodiputados Javier Nart Peñalver (exdiputado europeo por Ciudadanos) y Hermann Tertsch (este último representante de Vox en el parlamento europeo). No podrá faltar seguramente Leopoldo López (golpista venezolano acogido en asilo por España y cuyo padre fue elegido diputado europeo en 2019 por el Partido popular).

El lobby anticubano que actúa tanto en las instituciones europeas, como en las españolas presionando a unas y a otras, y que está conectado con los anticubanos estadounidenses, ya estará a pleno rendimiento seleccionando los escenarios y las consignas: libertad de expresión, libertad para los presos de “conciencia”, democracia, derechos humanos, etc. También el guión será parecido: el gobierno cubano impide la entrada al o los eurodiputados, éstos hacen declaraciones sobre la falta de libertades en cuba, sobre la represión y la violación de los derechos humanos, por supuesto, incluidos sus derechos a entrar y salir cuando quieran y donde quieran; como haría cualquier colono que se precie.

No será necesario hacer un casting a Javier Nart, de sobra conocido por su carrera anticubana, (nada de la imparcialidad que supuestamente debería tener un cargo político europeo). Desde el 2010 no ha dejado de reunirse con la llamada oposición cubana, de hacer declaraciones contra el gobierno cubano y de promover resoluciones condenatorias a Cuba. Aunque su actuación estelar fue la campaña contra las brigadas internacionalistas de médicos cubanos que fueron reclamados por distintos países para tratar la COVID-191. Cualquier gobierno se cuidaría de no permitir a un político tan poco imparcial que visitara su país ni siquiera de turista. ¿Consentiría el gobierno español que alguien con un currículo tan nutrido de actuaciones en su contra estuviera de observador en unas elecciones?

Tampoco Tertsch se queda atrás con su animadversión hacia Cuba sólo que su currículo es mucho más extenso y extremo. Hijo de un periodista hispano-austriaco nazi, ha recorrido todo el espectro político periodístico y político conservador desde El País, Agencia EFE, Onda Cero y ABC hasta las tertulias de los medios del grupo Libertad Digital; desde el Partido comunista de Euskadi hasta llegar a Vox. Cartas, declaraciones, presiones contra Cuba, este paranoico anticomunista no ha cesado de intervenir en campañas anticubanas y antiespañolas, como, por ejemplo, reclamando la destitución del embajador de la Unión Europea en Cuba, Alberto Navarro González, o acusando a J. Borrell de “financiar al régimen de La Habana”.2

Ambos ilustres han tenido un recorrido de la socialdemocracia, encabezada por Felipe González, hacia las filas más reaccionarias, y están sobradamente preparados para interpretar cualquier papel de víctimas a las que se impide “observar” un proceso electoral que ni siquiera reconocen.

Finalmente, ¡qué decir de Leopoldo López y su familia! Un venezolano fuera de toda sospecha democrática3, golpista confeso financiado por la administración estadounidense, prófugo de la justicia, y con un historial violento digno de cualquier Al Capone. Desde el 2020 López está refugiado en el Estado español, donde se reunió con su esposa Lilian Tintori, (réplica en Venezuela de las damas de blanco cubanas a la que se confiscó una maleta con 200 millones de bolívares para “pagar los gastos médicos de su abuelita”4) y con su padre, Leopoldo López Gil, empresario y eurodiputado por el Partido Popular. Sin duda, el peaje a pagar por un trato tan favorable no puede ser otro que sumar su voz a las campañas anticubanas. Así, no ha faltado ocasión en la que Leopoldo López no hablara en los medios contra la isla.5

No sabemos si se estrenará o no esta secuela cinematográfica pero, si no es esta vez será la siguiente, ya que los productores siempre tienen la audiencia asegurada, los actores tienen una experiencia probada y el merchandising sirve de unas elecciones a otras.

1 La Razón, El aurodiputado Nart denuncia a Puig ante Sánchez por contratar médicos cubanos, https://www.larazon.es/comunidad-valenciana/20200401/iowt6x46wbg33jrqmb7mqimwea.html

2 Darío Alejandro Alemán, “Amigos” y “enemigos” de Cuba en el Parlamento Europeo, 22/06/2021, https://revistaelestornudo.com/parlamento-europeo-relaciones-con-cuba-derechos-humanos/

3 Ángeles Diez, Leopoldo López, un venezolano fuera de toda sospecha democrática, https://blogs.publico.es/otrasmiradas/2915/leopoldo-lopez-un-venezolano-fuera-de-toda-sospecha-democratica/ Público.

4 Público, Confiscan a Lilian Tintori 200 millones de Bolívares que llevaba en su coche, https://www.publico.es/internacional/confiscan-lilian-tintori-200-millones-bolivares-llevaba-coche.html

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