La base navale USA di Guantánamo, “una macchia nella storia”

1 agosto – L’ampio elenco degli oltraggi commessi dagli USA registra quasi 8290 violazioni territoriali, navali o aeree e più di 5200 provocazioni solo tra il 1962 e il 1996.

Baia di Guantanamo: l’ingresso di un sottomarino nucleare statunitense nella baia di Guantanamo, avvenuto tra il 5 e l’8 luglio dello scorso anno, è preceduto da una lunga storia di aggressioni statunitensi contro la sovranità cubana.

Le aggressioni da quel pezzo di terra, che gli Stati Uniti occupano con la forza contro la volontà degli abitanti di questo arcipelago, sono iniziate con l’appendice neocoloniale imposta alla Costituzione del Paese nel 1903, 120 anni fa.

Da allora, strateghi con più di una stella sulle loro uniformi apocalittiche, “occultisti” con menti grigie e occhiali scuri, e gentiluomini in giacca e cravatta, hanno preso l’abitudine di riunirsi in qualche sfarzoso ufficio di Washington per “sfornare” complotti contro la nostra sovranità. E al centro di ogni piano, per attuarlo, c’è la base navale di Guantanamo.

Per evitare che il mondo percepisca in tempo le trame e per evitare che il mondo gli metta i bastoni tra le ruote, lo Zio Sam ha sprecato fantasia e dispositivi, che vanno dall’uso del sommergibile nucleare in una zona di pace – e quindi priva di armi atomiche – a piani di auto-aggressione, che giustificherebbero un’invasione militare dell’isola.

Con suo grande rammarico, non ci è riuscito; nel villaggio di fronte ha trovato un Davide, temprato nell’uso della sua onda, che smaschera l’abusatore prima che possa mettere il dito sul grilletto.

PRESAGIO

La mente di Manuel Sanguily, colonnello dell’Esercito di Liberazione, sembrava affilata come la sua sciabola. Si dice che, appreso dello sbarco delle forze navali statunitensi nel settore orientale della baia, l’ufficiale del Mambi abbia predetto: “Hanno visto Guantánamo, non rinunceranno mai a possederla”.

Una previsione drammatica ma accurata. Il 10 giugno 1898 lo stivale gringo si posò sui fianchi della baia e un secolo e un quarto dopo è ancora lì, a calpestare la sovranità della nazione delle Indie Occidentali.

Nell’Emendamento Platt, il vero scopo statunitense della base navale viene sottilmente nascosto e sopravvive in un paragrafo del documento che ha sostituito la nascita neocoloniale nel 1934. La formulazione è ambigua e dà validità all’occupazione finché l’usurpatore non rinuncia o le due parti non si accordano. Gli occupanti si aggrappano a questa trappola semantica per giustificare la loro continua presenza in territorio cubano.

Così, la sigla obbligatoria, a nome di Cuba, il 16 giugno 1903, dell’accordo di locazione di terreni per la creazione di stazioni navali, ha dato una parvenza di legalità all’usurpazione di un pezzo di suolo cubano.

L’inquietante documento legale aprì la porta alla potenza occupante per stabilire l’enclave strategica situata a nord-ovest di Paso de los Vientos, a poco più di 120 chilometri da quel nodo di rotte marittime e a circa 1.300 dal canale transoceanico panamense, caratteristiche che conferiscono a questa baia una posizione privilegiata come nessun’altra nella zona.

DOLORI NELLA MEMORIA E ALTRI OLTRAGGI

Le immagini dei Marines statunitensi nella città di Guantánamo hanno ferito più di una volta i ricordi ancora lucidi della centenaria Aurelia Lidia Mesa Pérez. “Il treno suonava e le nostre case chiudevano le porte in modo che i marines non potessero entrare”, ha ricordato l’anziana donna. Secondo lei, Guantánamo era considerata un bordello dai soldati statunitensi; l’ex insegnante si scagliava con gli aggettivi più duri contro questi comportamenti, “spregevoli, indecenti, bassi; ricordo che cercarono di violentare una cugina del mio futuro marito”.

L’ultima goccia fu Caimanera. Circondata dall’enclave yankee, i cui soldati incoraggiavano la prostituzione all’ombra della disoccupazione, tanto che la piccola e impoverita cittadina di appena 5.000 abitanti contava all’epoca 27 bordelli.

Una volta stabilita la stazione navale di Guantánamo, i gringos iniziarono il loro cannibalismo. Nel 1906, l’enclave ospitò il quartier generale della gendarmeria statunitense nella parte orientale di Cuba, quando 5.000 gendarmi occuparono questa parte dell’isola, sotto la (non) protezione dell’Emendamento Platt.

Undici anni dopo, l’intervento militare si è ripetuto, nel contesto della cosiddetta Guerrita de la Chambelona, derivata da attriti politici interni. In quell’occasione, le truppe in uniforme entrarono a Camagüey, Santiago de Cuba e Guantánamo, con il pretesto di proteggere cittadini e proprietà statunitensi.

Alcuni dei Marines statunitensi, sbarcati a Veracruz, in Messico, nel 1914, e nello stesso anno a Port-au-Prince, ad Haiti, furono addestrati nell’enclave militare. Due anni dopo, invadendo la Repubblica Dominicana, le forze statunitensi collocarono il loro posto di comando nel territorio di Guantanamo, punto di partenza del reggimento che, nel 1927, sbarcò in Nicaragua nel tentativo, non riuscito, di liquidare l’esercito di Sandino.

Un giorno di maggio del 1958, con le truppe del 2° Fronte Orientale Frank País già insediate nei territori di Holguín, Santiago de Cuba e Guantánamo, nelle mani del loro comandante, Raúl Castro Ruz, arrivò una fotografia dall’interno della base. L’immagine mostrava aerei del regime di Batista che si rifornivano di armi e un registro di spedizione riportava in dettaglio la data, la composizione e la partenza di uno dei carichi destinati alla tirannia, prova del sostegno statunitense all’aviazione di Batista e del suo coinvolgimento nei bombardamenti indiscriminati della popolazione civile.

Raúl rispose con forza, denunciando all’opinione pubblica il regime di Batista per aver assassinato la popolazione con armi fornite dal governo statunitense.

ESCALATION CRIMINALE COSPIRATORIA

A partire dal 1959, la base navale di Guantanamo divenne un luogo di ostilità contro la nascente Rivoluzione. Si moltiplicano le provocazioni e gli atti di ogni genere. Rubén López Sabariego, Ramón López Peña, Rodolfo Rossel e Luis Ramírez López furono tra i cubani uccisi o feriti dai gendarmi statunitensi del territorio occupato.

L’ampio elenco degli oltraggi commessi dagli Stati Uniti da lì registra circa 8.290 violazioni territoriali, navali o aeree e più di 5.200 provocazioni solo tra il 1962 e il 1996. In precedenza, la CIA aveva pianificato l’assassinio di Fidel e Raul con un colpo di Stato il 26 luglio 1961, evento che, secondo il piano, sarebbe stato seguito da un “attacco di rappresaglia” contro l’enclave statunitense da questa parte.

Gli elementi controrivoluzionari avrebbero sparato i colpi, utilizzando i mezzi precedentemente forniti dal nemico per compiere il gravissimo atto, una volta consumato il crimine. In questo modo, il pretesto per invadere l’isola sarebbe stato fabbricato davanti al mondo. L’efficacia del controspionaggio cubano ha sventato il tentativo.

“Guantánamo è stata una grave macchia nella storia dei diritti umani e nella reputazione degli Stati Uniti”. Zeid Ra’ad Al Hussein, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, l’ha definita così nel 2016, riferendosi alla prigione aperta dagli Stati Uniti nell’enclave illegale, dove vengono torturati i prigionieri di tutto il mondo detenuti lì senza accuse penali o diritto al processo.

“Ho sempre saputo che si trattava di una storia triste”, ha dichiarato a Prensa Latina l’accademico statunitense Don E. Walicek, “ma non avrei mai immaginato che fosse così squallida; da quel luogo sono partite invasioni e attacchi a Paesi dell’America Latina e dei Caraibi, visitare quella prigione e vedere le condizioni dei prigionieri è scioccante.

Chiunque li conosca non sarà rimasto sorpreso dalle parole di un portavoce imperiale statunitense, a commento della denuncia di Cuba della recente incursione di un sottomarino nucleare nella baia di Guantanamo: “continueremo a volare, navigare e spostare beni”, ha detto con arroganza Edward Miller. Questa è la risposta di un impero astuto, che merita la repulsione internazionale.

Fonte: Granma

Traduzione: italiacuba.it

 

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