La storia non perdonerà gli indifferenti, e noi non staremo tra loro

«Condividiamo anche il dolore per la sofferenza provocata dalle vittime civili israeliane del conflitto, ma non accettiamo una certa indignazione selettiva che pretende di non riconoscere la gravità del genocidio che oggi si perpetra contro i palestinesi, presentando il lato israeliano come la vittima e non riconoscendo 75 anni di attacchi, di occupazione, di abusi e di esclusioni», ha indicato il Capo di Stato in un comunicato.

In uno storico discorso.63 anni fa,  nell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, il leader storico della Rivoluzione cubana, Fidel Castro Ruz, disse e cito: «Le guerre, dal principio dell’umanità, sono sorte, fondamentalmente, per una ragione: il desiderio di alcuni di spogliare altri delle loro ricchezze. Scompaiano le colonie, scompaia lo sfruttamenti dei paesi realizzato dai monopoli, e allora l’umanità avrà realizzato una vera tappa di progresso!». fine della citazione.

In questa ampia e profonda idea si riassume la ragione dell’orrore che vive oggi il popolo palestinese confinato con un nuovo Apartheid in una minima striscia di terra.

La filosofia della spoliazione è quella che oggi provoca una catastrofe umanitaria di proporzioni dantesche.

Ma non è una semplice striscia di terra qual che soffre l’impatto dei missili israeliani . È il popolo palestinese il destinatario delle  bombe.
Sono più di  3000 bambini e 1700 donne i morti nelle ultime settimane, mentre migliaia di persone restano intrappolate tra le macerie, aspettando possibili soccorritori che potrebbero giungere a salvarli o a seppellirli.

Più del 40% delle case di Gaza sono state distrutte e gli ospedali si sono trasformati in obitori.

Cuba condanna con i termini più duri i bombardamenti contro la popolazione di Gaza e la distruzione delle sue case, degli ospedali e delle infrastrutture civili.

Condanniamo l’uccisione di persone innocenti, come risultato dell’attuale scalata, che attacca con malvagità, senza distinzione d’etnia, provenienza, nazionalità o fede religiosa.

Condividiamo anche il dolore per la sofferenza provocata dalle vittime civili israeliane del conflitto, ma non accettiamo una certa indignazione selettiva che pretende di non riconoscere la gravità del genocidio che oggi si perpetra contro i palestinesi, presentando il lato israeliano come la vittima e non riconoscendo 75 anni di attacchi, di occupazione, di abusi e di esclusioni

Niente può giustificare quello che sta facendo l’esercito israeliano contro Gaza. Niente può giustificare le gravi violazioni del Diritto Internazionale Umanitario che si stanno commettendo.

Israele trasgredisce tutte e ognuna delle risoluzioni della ONU e tutti e ognuno dei suoi obblighi come Potenza Occupante in virtù del Quarto Accordo di Ginevra, confidando pienamente nel fatto che la paralisi del Consiglio di Sicurezza in questo tema, lo garantirà con la sua continua evasione delle responsabilità.

Il Consiglio di Sicurezza, nemmeno nella gravissima congiuntura attuale, è stato capace di chiamare Israele a fermare il massacro in corso.

Gli Stati Uniti hanno vietato in questo organo una proposta che chiamava semplicemente a pause umanitarie, nello scontro per permettere l’accesso di aiuti a Gaza e garantire la protezione dei civili.

Quelli che oggi si oppongono alla fine della violenza a Gaza come questione della massima priorità, dovranno assumersi le responsabilità per le gravi conseguenze che questo implica.

Ma non sorprende la posizione del governo degli Stati Uniti che storicamente ha agito come complice della barbarie sionista, bloccando in maniera reiterata l’azione del Consiglio di Sicurezza rispetto alla Palestina, impedendo con il suo offensivo esercizio di veto, la pace e la stabilità nel Medio Oriente.

Una soluzione ampia, giusta e duratura del conflitto, esige l’esercizio reale del diritto inalienabile del popolo palestinese alla libere determinazione e a costruire il suo Stato indipendente e sovrano, dentro le frontiere precedenti al 1967 e con la sua capitale in Gerusalemme Orientale.

Non c’è altra maniera efficace per fermare, una volta per tutte, questa  spirale di violenza, salvare vite umane e tracciare una rotta percorribile verso la pace.

La comunità internazionale permetterà che continui questa situazione insostenibile?

O continuerà ad essere ostaggio di un esercizio arbitrario come il diritto al veto, che le impedisce d’agire come dovrebbe per fermare il crimine?

Un gruppo di paesi, tra i quali Cuba, ha proposto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite un progetto di risoluzione che è stato finalmente approvato, che domanda l’immediato cessate il fuoco, lo stabilimento urgente di un meccanismo per proteggere la popolazione civile palestinese, condanna lo sfollamento forzoso dei civili e reclama l’invio di aiuti umanitari d’emergenza.

Ogni momento d’inerzia e passività costerà altre vite d’innocenti. Si deve agire immediatamente. Continueremo a contribuire in tutto il possibile agli sforzi internazionali legittimi che sono indirizzati a porre fine a questa barbarie.

La storia non perdonerà gli indifferenti. E non staremo tra questi.

È tempo di porre fine alla filosofia della spoliazione, per far morire, per mancanza d’incentivi la filosofia della guerra.


La storia non perdonerà gli indifferenti

 

Il Presidente cubano Miguel Díaz-Canel ha invitato sabato la comunità internazionale ad agire immediatamente per porre fine alla barbarie del regime israeliano contro il popolo palestinese.

Ogni momento di inazione e passività costerà altre vite innocenti. Dobbiamo agire immediatamente”, ha dichiarato in un video pubblicato su YouTube dalla Presidenza della Repubblica.

La comunità internazionale permetterà che questa situazione insostenibile continui, o continuerà ad essere ostaggio di un esercizio arbitrario come il diritto di veto che le impedisce di agire come dovrebbe per fermare il crimine, si è chiesto il capo di Stato.

Ha spiegato che un gruppo di Paesi, tra cui l’isola, ha proposto un progetto di risoluzione all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, che è stato infine approvato.

Questo provvedimento, ha detto, chiede un cessate il fuoco immediato, l’istituzione urgente di un meccanismo di protezione della popolazione civile palestinese, rifiuta lo sfollamento forzato dei civili e sostiene l’invio di aiuti umanitari di emergenza.

Ha aggiunto che Cuba contribuirà il più possibile ai legittimi sforzi internazionali volti a porre fine a questo genocidio.

La storia non perdonerà gli indifferenti. E noi non saremo tra questi. È tempo di porre fine alla filosofia dell’espropriazione affinché la filosofia della guerra muoia per mancanza di incentivi, ha sottolineato Díaz-Canel.

Il Presidente ha ribadito la sua condanna dei bombardamenti del regime sionista sulla popolazione palestinese di Gaza e della distruzione delle loro case, ospedali e infrastrutture civili.

Ha anche ripudiato gli omicidi di persone innocenti come risultato dell’attuale escalation, che attacca con ferocia, senza distinzione di etnia, origine, nazionalità o fede religiosa.

Ha affermato che anche Cuba condivide il dolore per le vittime civili israeliane del conflitto, ma non accetta una certa indignazione selettiva che finge di ignorare la gravità del genocidio perpetrato contro i palestinesi.

Nulla può giustificare le gravi violazioni del diritto internazionale umanitario che vengono commesse. Israele sta violando ogni singola risoluzione delle Nazioni Unite, ha sottolineato.

Il Presidente ha fatto riferimento al fatto che, anche nella gravissima situazione attuale, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite non è stato in grado di chiedere a Israele di fermare il massacro in corso.

Ha ricordato che gli USA hanno posto il veto su una proposta di quell’organo che chiedeva semplicemente una pausa umanitaria, sottolineando che chi si oppone alla cessazione della violenza dovrà assumersi la responsabilità delle gravi conseguenze che ciò comporta.

Ma, ha sottolineato, la posizione del governo statunitense, che storicamente ha agito come complice della barbarie sionista ostacolando ripetutamente l’azione del Consiglio di Sicurezza sulla Palestina, minando la pace e la stabilità in Medio Oriente con il suo esercizio offensivo del veto, non è una sorpresa.

Il Presidente cubano ha affermato che una soluzione globale, giusta e duratura del conflitto richiede inesorabilmente l’esercizio reale del diritto inalienabile del popolo palestinese all’autodeterminazione e alla costruzione di un proprio Stato indipendente e sovrano, entro i confini precedenti al 1967 e con capitale a Gerusalemme Est.

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