Il miglior servitore dell’impero ha vissuto cento anni

Figura indispensabile nella diplomazia statunitense, Henry Kissinger è stato un triste protagonista della scena internazionale del XX secolo.

Ha vissuto cent’anni l’eminenza grigia della politica e della diplomazia statunitense. Henry Kissinger è morto il 29 novembre scorso nella sua casa in Connecticut. È morto l’uomo, ma della sua «opera» non si cancella niente, e resteranno per sempre le cicatrici delle ferite aperte al suo passaggio.

Come disse Mario Benedetti, lo piangeranno i suoi uguali, e anche se non si deve festeggiare la morte di nessuno, almeno proveranno sollievo quelli che non si dimenticano, gli innocenti, i danneggiati, quelli che gridano di notte, quelli che bestemmiano e ardono.

Figura indispensabile nella diplomazia statunitense, Kissinger è stato un triste protagonista della scena internazionale del XX secolo.

Segretario di Stato degli USA, consigliere personale del presidente Nixon Per i temi di sicurezza nazionale, membro del Partito Repubblicano durante 50 anni, assessore di vari mandatari, sia democratici che repubblicani, collaboratori leader di organismi governativi e istituzioni private, si era laureato nel 1950 in Scienze Politiche e nel 1952 e poi nel 1954 ottenne la maestria e il dottorato di questa specialità nell’Università di Harvard.

Fu il rappresentante degli Stati Uniti nei negoziati per terminare la guerra del Vietnam, finita nel 1973, anno nel quale ricevette il Premio Nobel della Paz, nonostante la sua complicità con i bombardamenti di massa sulla Cambogia e il Vietnam.

Non potremo dimenticare mai che «il brillante» assessore e diplomatico, alleato di Franco in Spagna, aveva contribuito con a sua politica a far sì che Pol Pot, leader degli Kmer Rossi, giungesse al potere in Cambogia. Inoltre aveva partecipato allo stabilimento di vari regimi criminali in America Latina, come quello di Augusto Pinochet e la dittatura di Videla in Argentina, e fu l’artefice chiave dell’Operazione Condor, e di quanta guerra sporca promosse Washington con lui in attivo.

Il suo nome è iscritto nei negoziati sui limiti delle armi strategiche che terminarono con la firma nel 1972 dei trattati tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica sulla restrizione di questo tipo di armi e la difesa antimissile, e fomentò l’accerchiamento degli USA alla Repubblica Popolare della Cina, che favorì la visita di Nixon al gigante asiatico nel 1972.

Tra il 1984 e il 1990, fu assessore dei presidenti Ronald Reagan e George W. Bush nella preparazione delle loro riunioni con Mijaíl Gorbachov.

Lavorò alacremente sul Medio Oriente in difesa degli interessi della Casa Bianca in quella zona.

Recentemente, in un’intervista con il quotidiano The Wall Street Journal, pubblicata nell’agosto del 2022, riferendosi a tensioni internazionali dell’attualità, lo stratega allertò che il suo paese si trovava al bordo di incalcolabili conseguenze con Mosca e Pechino, fomentate da parte di Washington.

Henry Kissinger ha servito fedelmente l’impero, e alla sua gestione si devono non poche «vittorie» nell’arena internazionale.

Ha un credito importante nel disegno della politica d’ingerenza degli USA, che ha difeso con passione.

I suoi uguali lo piangeranno, ma grandi masse di popoli massacrati ed esclusi, i familiari degli scomparsi, vittime delle politiche che ha fomentato, non saranno rispettosi nemmeno al minimo grado.

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