Cuba, Ucraina e la palindromia della Storia

Germán Gorraiz López

La Crisi dei missili dell’Ottobre 1962, che tenne l’umanità con il fiato sospeso, si concluse con la firma da parte di Kennedy e Krusciov dell’Accordo di Sospensione degli Esperimenti Nucleari (1962) che prevedeva il ritiro dei missili russi dal territorio cubano in cambio del ritiro dei missili USA stazionati in Turchia, indicando, in piccolo, la condizione sine qua non della “non invasione dell’Isola da parte USA”. Questo accordo ha protetto Cuba per 60 anni da un’invasione USA, i quali hanno stabilito come contropartita la figura del “blocco” rimasta in vigore fino ad oggi.

La cessazione del blocco USA contro Cuba, richiesta per la trentunesima volta dall’Assemblea Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e approvata a stragrande maggioranza con 187 voti favorevoli, 2 contrari (USA e Israele) e l’astensione dell’Ucraina, riafferma la libertà di commercio e la navigazione di fronte all’anacronistico blocco imposto da Kennedy nel 1962. Inoltre, il rinnovo automatico da parte USA, per un altro anno, dell’embargo commerciale all’isola attenterebbe contro l’attuale sistema finanziario e politico internazionale e potrebbe significare per Cuba perdite stimate in quasi 7 miliardi di $.

L’utopia sarebbe la normalizzazione delle relazioni tra Cuba e gli USA, meta finale di un cammino segnato dal necessario (fine del blocco energetico) e dal possibile (sospensione dell’anacronistico blocco) fino a giungere a ciò che sembra impossibile (normalizzazione delle relazioni tra Cuba e gli USA).

Le 243 sanzioni contro Cuba imposte da Donald Trump

I cambi proposti dall’amministrazione Trump avevano lo scopo di aumentare le regolamentazioni e la supervisione per rendere più difficile alle aziende USA fare accordi con Cuba e che i cittadini USA continuassero a viaggiare a Cuba, decisioni che sono state il risultato dell’estenuante pressione di importanti rappresentanti cubano-americani, Marco Rubio e Mario Díaz-Balart, entrambi repubblicani.

Secondo uno studio di Engage Cuba, la nuova politica “costerebbe all’economia USA 6,6 miliardi di $ e colpirebbe 12295 posti di lavoro durante il primo mandato di Trump”. Da parte sua, l’ex vicepresidente Mike Pence ha annunciato l’attuazione di nuove misure contro due società che trasportano greggio venezuelano a Cuba e contro 34 navi che utilizza PDVSA a questo scopo, con l’obiettivo confesso di provocare “l’asfissia energetica di Cuba” attraverso l’amputazione del cordone ombelicale che unisce Venezuela e Cuba, seguendo la teoria kentiana del “bastone e della carota”, esposta da Sherman Kent nel suo libro “Intelligenza strategica per la politica mondiale nordamericana” (1949) e come fuochi d’artificio d’addio, Trump ha reinserito Cuba nella lista degli “Stati Patrocinatori del Terrorismo” sino a completare il numero record di 243 sanzioni contro l’Isola.

L’obiettivo confesso dall’amministrazione Trump era che l’Isola fosse condannata a un soffocamento dai risultati imprevedibili dopo il crollo del turismo causato dallo scoppio della pandemia di coronavirus sull’Isola e nel parossismo della mancanza di solidarietà, gli USA hanno bloccato acquisti e consegne di maschere, siringhe, ventilatori polmonari e altri beni sanitari di base per il trattamento dei pazienti affetti da Covid-19 per far tremare lo status quo dell’Isola.

Joe Biden e la fallita Rivoluzione Colorata

Joe Biden, in un’intervista alla catena CBS, ha assicurato che “se vincesse le elezioni riprenderebbe la politica portata avanti da Barack Obama verso Cuba”, il che potrebbe tradursi, nel prossimo futuro, in un sensibile cambio nelle relazioni cubano-USA e in questo contesto si inquadrerebbe la richiesta del centro studi Cuba Study Group (CSG) all’amministrazione Biden di “un rinnovato impegno diplomatico con Cuba”. Questo gruppo di analisi, presieduto dall’imprenditore Carlos Saldrigas, rappresenterebbe la tendenza moderata della comunità cubano-USA ed era composto da importanti imprenditori e attivisti politici che hanno partecipato attivamente al miglioramento delle relazioni con Cuba durante la presidenza Obama.

La strada da percorrere era scandita dalle sfide legate alla fine del blocco energetico nell’Isola, al ritiro di Cuba dalla lista degli “Stati Sponsor del Terrorismo”, all’abrogazione della Legge Hemls-Burton e, infine, alla sospensione dell’anacronistico Blocco vigente dal 1962, che darebbe il via allo scambio di ambasciatori e alla tanto attesa normalizzazione delle relazioni tra Cuba e USA.

Nonostante le dichiarazioni speranzose di Joe Biden sulla sua intenzione di riorientare le relazioni con Cuba, in un’intervista alla CNN, il consigliere di Joe Biden per l’America Latina, il colombiano Juan González, ha escluso un nuovo disgelo con Cuba e ha assicurato che “Joe Biden non è Barack Obama nella politica verso l’Isola”, aggiungendo che “il momento politico è cambiato in modo significativo”. Queste affermazioni sarebbero state corroborate dall’espresso sostegno di Biden alle rivolte popolari che furono la punta dell’iceberg della fallita Rivoluzione Colorata promossa dalla CIA, al dichiarare che “ci uniamo al popolo cubano e al suo clamoroso appello alla libertà”.

Ucraina, Cuba e la palindromia della Storia

La perdita del controllo del Congresso da parte dei democratici dopo le elezioni di medio termine di novembre ha fatto sì che i repubblicani controllino i futuri aiuti in armi all’Ucraina, stimati finora in 110 miliardi di $ e in vigore fino allo scorso dicembre, nonché una crescente ondata di disaffezione  politica rispetto a Zelenskyj ciò che coprirebbe l’intero spettro politico USA.

Il colpo finale all’Ucraina sarebbe il recente rifiuto da parte del Congresso dell’aiuto proposto da Biden di ulteriori 80 miliardi di $ in aiuti militari o umanitari a Kiev, a causa dell’opposizione frontale dell’ala radicale repubblicana del Congresso tele-diretta da Donald Trump con l’obiettivo confesso di causare l’asfissia per inazione economica di Zelenskyj per costringerlo a firmare un Accordo di Pace con Putin.

Tuttavia, l’Ucraina ha già ricevuto lo status di paese candidato all’Unione Europea e, nel caso in cui venga ammessa come membro a pieno titolo e prosegua la disputa con la Russia, l’articolo 42 del Trattato dell’Unione obbligherebbe i paesi dell’UE al conflitto diretto con la Russia. Così, l’articolo 42.7 indica che “gli Stati membri dell’Unione Europea si impegnano a fornire aiuto e assistenza, con tutti i mezzi a loro disposizione e in conformità con l’articolo 51 della Carta delle Nazioni Unite, a qualsiasi altro Stato membro oggetto di aggressione armata sul suo territorio”.

Di conseguenza, il mantenimento dell’embargo contro Cuba potrebbe generare un vuoto di risultati dagli esiti imprevedibili nel pieno della Guerra Fredda 2.0 tra USA e Russia, che potrebbe finire per disegnare una nuova cartografia geopolitica nei Caraibi, costringendo la Russia a spostare i suoi pezzi e posizionarli strategicamente nel cosiddetto “cortile” USA con l’obiettivo inequivocabile di espandere il raggio militare russo, come spiegato all’agenzia di stampa russa Sputnik dal capo della Commissione Difesa della Camera Alta del Parlamento Russo, Victor Bondarev “la creazione di una base militare russa a Cuba in un contesto di crescente aggressione USA, risponderebbe agli interessi di sicurezza Nazionale”, potendo riviversi la Crisi dei Missili Kennedy-Krusciov (ottobre 1962) e la successiva firma con Krusciov dell’Accordo sulla Sospensione degli Esperimenti Nucleari (1962).

German Gorraiz López. Analista


Cuba, Ucrania y la palíndromía de la Historia

Germán Gorraiz López

La Crisis de los misiles de Octubre de 1.962 que tuvo en vilo a la humanidad se saldó con la firma por Kennedy y Jruschev del Acuerdo de Suspensión de Pruebas Nucleares (1962) que incluía la retirada de los misiles rusos en territorio cubano a cambio de la retirada de los misiles de EEUU estacionados en Turquía, apareciendo en su letra pequeña la condición sine qua non de ” no invasión de la Isla por parte de EEUU”. Dicho acuerdo ha protegido a Cuba durante 60 años de una invasión estadounidense, estableciendo EEUU como contrapartida la figura del “bloqueo” que se ha mantenido vigente hasta la fecha.

El cese del bloqueo de Estados Unidos contra Cuba, exigido por trigésima primera vez en la Asamblea General de la Organización de las Naciones Unidas y aprobado de forma abrumadora por 187 votos a favor, 2 en contra (EE.UU. e Israel) y la abstención de Ucrania reafirma la libertad de comercio y navegación ante un bloqueo anacrónico instaurado por Kennedy en 1.962. Además, la renovación automática por parte de EEUU por un año más del embargo comercial a la isla atentarían contra el vigente sistema financiero y político internacional y podrían suponer para Cuba pérdidas estimadas en cerca de 7.000 millones de $.

La utopía sería la normalización de las relaciones entre Cuba y EEUU, destino final de un recorrido jalonado por lo necesario (finiquito del Bloqueo energético) y lo posible (suspensión del anacrónico Bloqueo) hasta llegar a lo que parece imposible (normalización de las relaciones entre Cuba y EEUU).

Las 243 sanciones contra Cuba impuestas por Donald Trump

Los cambios propuestos por la Administración Trump tenían la intención de aumentar las regulaciones y la supervisión para dificultar a las empresas estadounidenses rubricar acuerdos con Cuba y que los ciudadanos estadounidenses continúen viajando al país, decisiones que fueron fruto de la extenuante presión de los destacados representantes cubanoamericanos Marco Rubio y Mario Díaz-Balart, ambos republicanos.

Según un estudio realizado por Engage Cuba, la nueva política “le costaría 6.600 millones de dólares a la economía estadounidense y afectaría 12.295 empleos durante el primer mandato de Trump”. Por su parte, el exvicepresidente Mike Pence anunció la implementación de nuevas medidas contra dos compañías que transportan crudo venezolano hasta Cuba así como contra los 34 buques que utiliza PDVSA para tal cometido, con el objetivo confeso de provocar la “asfixia energética de Cuba” mediante la amputación del cordón umbilical que unen a Venezuela y Cuba, siguiendo la teoría kentiana del “palo y la zanahoria”, expuesta por Sherman Kent en su libro “Inteligencia Estratégica para la Política Mundial Norteamericana” (1949) y como traca de despedida, Trump volvió a incluir a Cuba en la lista de “Estados Patrocinadores del Terrorismo” hasta completar la cifra récord de 243 sanciones contra la Isla.

El objetivo confeso de la Administración Trump era que la Isla se viera abocada a una asfixia de resultados imprevisibles tras el hundimiento del turismo provocado por la irrupción en la Isla de la pandemia del coronavirus y en el paroxismo de la insolidaridad, EEUU bloqueó las compras y entregas de mascarillas, jeringas, ventiladores pulmonares y demás insumos sanitarios básicos para el tratamiento de pacientes con Covid-19 para hacer tambalear el status quo de la Isla.

Joe Biden y la fallida Revolución de Colores

Joe Biden en una entrevista concedida a la cadena CBS aseguró que “en el supuesto de ganar las elecciones retomaría la política llevada a cabo por Barack Obama hacia Cuba”, lo que podría traducirse en un futuro mediato en un cambio sensible en las relaciones cubano-estadounidenses y en este contexto, se enmarcaría la petición del think tank Cuba Study Group (CSG) a la Administración Biden de “un compromiso diplomático renovado con Cuba”. Dicho grupo de análisis presidido por el empresario Carlos Saldrigas representaría a la tendencia moderada de la comunidad cubanoestadounidense y estaba compuesta por destacados empresarios y activista políticos que participaron activamente en mejorar las relaciones con Cuba durante la Presidencia de Obama.

El camino a recorrer estaba jalonado por los retos del finiquito del bloqueo energético a la Isla, la retirada de Cuba de la lista de “Estados Patrocinadores del Terrorismo”, la derogación de la Ley Hemls-Burton y finalmente, la suspensión del anacrónico Bloqueo vigente desde 1.962, que daría paso al intercambio de embajadores y a la anhelada normalización de las relaciones entre Cuba y EEUU.

A pesar de las esperanzadoras declaraciones de Joe Biden sobre su intención de reconducir las relaciones con Cuba, en una entrevista concedida a la CNN, el asesor de Joe Biden para América Latina, el colombiano Juan González , descartó un nuevo deshielo con Cuba y aseguró que “Joe Biden no es Barck Obama en la política hacia la Isla” al tiempo que añadió que “el momento político ha cambiado de forma importante”. Dichas afirmaciones se habrían visto corroboradas con el apoyo expreso de Biden a las asonadas populares que fueron la punta del iceberg de la fallida Revolución de Colores impulsada por la CIA al declarar que “nos unimos al pueblo cubano y a su clamoroso llamado por la libertad”.

Ucrania, Cuba y la palindromía de la Historia

La pérdida del control del Congreso por los demócratas tras las elecciones intermedias de noviembre ha supuesto que los republicanos fiscalicen las futuras ayudas en armamento a Ucrania, estimadas hasta la fecha en 110.000 millones dólares y que estaba en vigencia hasta el pasado mes de diciembre así como una creciente ola de desafección política respecto de Zelensky que abarcaría todo el espectro político estadounidense.

El golpe de gracia a Ucrania sería el reciente rechazo del Congreso a la ayuda propuesta por Biden de 80.000 millones de dólares más en ayuda militar o humanitaria a Kiev, debido a la oposición frontal del ala radical republicana del Congreso teledirigida por Donald Trump con el objetivo confeso de provocar la asfixia por inanición económica de Zelenski para forzarlo a firmar un Acuerdo de Paz con Putin.

Sin embargo, Ucrania ya ha recibido el estatus de país candidato a la Unión Europea y en el supuesto de que sea admitido como miembro de pleno derecho y prosiga el contencioso con Rusia,el artículo 42 del Tratado de la Unión obligaría a los países de la UE al conflicto directo con Rusia. Así, en el artículo 42.7  se indica que “los Estados miembros de la Unión Europea establecen el compromiso de prestar ayuda y asistencia, con todos los medios a su alcance y de conformidad con el artículo 51 de la Carta de las Naciones Unidas, a cualquier otro Estado miembro objeto de una agresión armada en su territorio”.

En consecuencia, el mantenimiento del embargo contra Cuba podría generar un vacío de resultados imprevisibles en plena Guerra Fría 2.0 entre EEUU y Rusia que podría terminar por dibujar una nueva cartografía geopolítica en el Caribe.Así, Rusia se vería obligada a mover sus piezas y situarlas estratégicamente en el llamado “patio trasero” de EEUU con el objetivo inequívoco de ampliar el radio militar ruso, según lo expuesto a la agencia de noticias rusa Sputnik por el Jefe del Comité de Defensa de la Cámara Alta del Parlamento Ruso, Victor Bóndarev “el establecimiento de una base militar rusa en Cuba en un contexto de aumento de las agresiones de EEUU, respondería a los intereses de seguridad Nacional”, pudiendo revivirse la Crisis de los Misiles Kennedy-Jruschev (octubre, 1.962) y la posterior firma con Jrushchov del Acuerdo de Suspensión de Pruebas Nucleares (1962).

Germán Gorraiz López. Analista

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.