Da Cuba per arginare la crisi del sistema

SANITÀ: Su The Lancet un articolo firmato dai dottori Nardo e Pata sul “caso Calabria”.

I medici caraibici segnale delle prime crepe nella sanità dei paesi ad alto reddito.

di Francesco Madeo

COSENZA – È stato pubblicato, sulla rivista di medicina più importante al mondo (The Lancet) un report, come lettera all’editore, sul contributo dei medici cubani nel fronteggiare la crisi del sistema sanitario calabrese, redatto da un gruppo di scrittura italo-cubano coordinato dal professore Bruno Nardo, docente di Chirurgia Generale presso il Corso di Laurea in Medicina e Tecnologie Digitali dell’Università della Calabria e direttore dell’Unità operativa complessa di Chirurgia Generale all’Azienda ospedaliera di Cosenza, dove ha recentemente avviato con la sua equipe il programma di Chirurgia Robotica.

Autore corrispondente il dottore Francesco Pata, Ricercatore di Chirurgia dell’Università della Calabria, aiuto del professore Nardo e già chirurgo (ora in aspettativa) presso il reparto di Chirurgia Generale dello Spoke di Corigliano-Rossano, dove nel 2020, Pata era balzato agli onori delle cronache per essere stato il coordinatore per l’Italia del primo studio internazionale, pubblicato sempre su The Lancet, che aveva descritto l’aumento di mortalità e complicanze nei pazienti Covid positivi sottoposti a intervento chirurgico, fornendo dati cruciali per l’elaborazione di linee guida e di raccomandazioni nelle fasi cruciali della pandemia.

“L’articolo – sottolinea lo stesso dottore Pata – fornisce un quadro complessivo della crisi del sistema sanitario Italiano, per poi soffermarsi sulla situazione della Calabria e di come l’arrivo dei medici cubani abbia consentito di fronteggiare alcune criticità esistenti che avrebbero, altrimenti, determinato la chiusura di alcuni servizi».

Il dottore Pata è anche stato autore del primo articolo scientifico in lingua inglese sulla figura del primo chirurgo nel Medioevo, Bruno Da Longobucco, ed è stato recentemente nominato Rappresentante regionale di 2 Società scientifiche nazionali, la Siccr (Società Italiana di Chirurgia Colorettale) e Sicads (Società Italiana di Chirurgia Ambulatoriale e Day Surgury).

Nel gruppo di scrittura anche il dottore Daniele Paglione, chirurgo in formazione specialistica dell’Annunziata e il dottore Elvis Pardo Olivares, cubano in servizio presso il reparto di Chinirgia D’Urgenza e Ernesto Casamayor Callejas.

“La Partnership della Calabria con i medici Cubani: sfide e soluzioni”. Questo il titolo del report pubblicato in lingua Inglese sulla rivista internazionale The Lancet «Analogamente agli altri sistemi sanitari dei paesi ad alto reddito – si afferma – il Sistema Sanitario Nazionale italiano sta affrontando la sua crisi più grave dall’istituzione nel 1978. Un aumento graduale dei costi e le misure di contenimento conseguenti, combinati con la decentralizzazione del sistema sanitario negli anni 2000 – che ha essenzialmente comportato la creazione di 20 sistemi sanitari distinti (uno per ogni regione) – hanno portato a frammentazione e eterogeneità nella fornitura di assistenza sanitaria, un problema che è diventato evidente nel 2020 durante la pandemia di Covid-19″.

Nel Report si affronta la storica e cresciuta disparità tra le regioni del nord e del sud dell’Italia e la scarsità di coordinamento tra i servizi ospedalieri e territoriali che hanno creato «un notevole divario nella copertura sanitaria. Numerosi posti per entrare nelle specializzazioni chirurgiche e di emergenza – si sottolinea – rimangono scoperte, principalmente a causa della qualità della vita poco attraente e del rischio di contenziosi. Attualmente, uno su quattro posti di specializzazione rischia di rimanere non assegnato».

Nel Report anche una disamina delle condizioni della Calabria, una delle regioni più povere d’Italia oon una popolazione di 2 milioni di abitanti, che sta affrontando una profonda crisi sanitaria.

Ogni anno – si afferma – vengono spesi più di 200 milioni di euro in mobilità sanitaria passiva, con un calabrese su cinque che ricerca il trattamento medico in altre regioni italiane, in particolare nel nord. Inoltre, un numero crescente di medici sta lasciando gli ospedali per lavorare nel settore privato a causa delle migliori condizioni di lavoro.

Molti posti di lavoro negli ospedali – è scritto nella lettera all’editore della rivista internazionale – rimangono vacanti, risultando in carenze di personale in vari dipartimenti.

Nel report il richiamo all’accordo stipulato nel 2022 tra il governo della Calabria con il governo cubano per assumere 497 medici cubani entro il 2021 per affrontare questo problema.

«Da gennaio 2023, 270 medici cubani sono già stati impiegati con contratti annuali e sono stati assegnati alla maggior parte dogli ospedali calabresi, principalmente nei servizi di emergenza, chirurgia e anestesiologia. La loro presenza – si afferma – ha impedito la chiusura di molti servizi e i riconoscimenti ufficiali già ricevuti dalle istituzioni locali e dalle associazioni dei pazienti dimostrano l’impatto positivo del loro lavoro sulle comunità locali», tanto che altre regioni italiane stanno esaminando soluzioni simili, dal momento che sembra solo l’inizio di una crisi sistemica dei sistemi sanitari nei paesi ad alto reddito.

Non a caso in chiusura si specifica come «Altre regioni italiane stanno considerando soluzioni simili per prevenire interruzioni dei servizi.

L’esistenza di un flusso inverso di risorse sanitarie dai paesi a basso reddito ai paesi ad alto reddito rappresenta una nuova dimensione della crisi sistemica nei servizi sanitari ad alto reddito e richiede un’ulteriore analisi».

Fonte: Quotidiano del Sud

The Lancet

La partnership della Calabria con i medici cubani: sfide e soluzioni

Analogamente ai sistemi sanitari dei Paesi ad alto reddito, il Sistema Sanitario Nazionale italiano è alle prese con la crisi più grave dalla sua nascita nel 19781.

Il progressivo aumento dei costi e le conseguenti misure di contenimento, unitamente al decentramento del sistema sanitario negli anni Duemila che ha portato sostanzialmente alla creazione di 20 sistemi sanitari distinti (uno per ogni regione), ha portato a una frammentazione e a un’eterogeneità dell’offerta sanitaria, un problema che si è manifestato in modo eclatante nel 2020 durante la pandemia di COVID-19.1

La storica disparità tra regioni settentrionali e meridionali d’Italia è aumentata e la scarsità di coordinamento tra servizi ospedalieri e territoriali ha creato un sostanziale divario nella copertura sanitaria. Inoltre, numerosi posti di formazione nelle specialità chirurgiche e di emergenza rimangono scoperti, soprattutto a causa della qualità di vita poco attraente e del rischio di contenzioso. Attualmente, un posto di formazione medica su quattro è a rischio di non essere assegnato.

La Calabria, una delle regioni più povere d’Italia con una popolazione di 2 milioni di abitanti, sta affrontando una profonda crisi sanitaria. Ogni anno si spendono più di 200 milioni di euro per la mobilità sanitaria passiva, e un calabrese su cinque si fa curare in altre regioni italiane, soprattutto al nord. Inoltre, un numero crescente di medici lascia gli ospedali per lavorare nel settore privato, grazie alle migliori condizioni di lavoro. Molte posizioni lavorative in ospedale rimangono vacanti, con conseguente carenza di personale in vari reparti. Per garantire il normale funzionamento del sistema sanitario regionale sarebbero necessari circa 2.500 medici in più.

Ciò rende necessario che il personale, già sovraccarico, faccia turni supplementari o che l’ospedale ricorra a costosi medici di ruolo, che a volte sono medici già in pensione.

Per risolvere questo problema, nel 2022 il governo calabrese ha stipulato un accordo con il governo cubano per assumere 497 medici cubani entro il 2024. Dal gennaio 2023, 270 medici cubani sono già stati assunti con contratti annuali e sono stati assegnati alla maggior parte degli ospedali calabresi, principalmente nei servizi di emergenza, chirurgia e anestesiologia. La loro presenza ha evitato la chiusura di molti servizi e i riconoscimenti ufficiali già ricevuti dalle istituzioni locali e dalle associazioni di pazienti dimostrano l’impatto positivo del loro lavoro sulle comunità locali.

Anche altre regioni italiane stanno valutando soluzioni simili per evitare interruzioni dei servizi. L’esistenza di un flusso inverso di risorse sanitarie dai Paesi a basso reddito a quelli ad alto reddito rappresenta una nuova dimensione della crisi sistemica dei servizi sanitari ad alto reddito e merita ulteriori analisi.

Non dichiariamo interessi in competizione.

L’articolo in inglese

Calabria’s partnership with Cuban doctors: challenges and solutions

Analogous to health-care systems in high-income countries, the Italian National Health System (Sistema Sanitario Nazionale) is grappling with its most severe crisis since its inception in 1978.

A gradual increase in costs and the subsequent containment measures, combined with the decentralisation of the health-care system in the 2000s which essentially resulted in the creation of 20 distinct health-care systems (one for each region), has led to fragmentation and heterogeneous health-care provision— a problem that became starkly evident in 2020 during the COVID-19 pandemic.

The historical disparity between northern and southern regions of Italy has grown, and the scarcity of coordination between hospital and territorial services has created a substantial gap in health-care coverage. Moreover, numerous training positions in surgical and emergency specialties remain unfilled, primarily due to the unattractive quality of life and the risk of litigation. Currently, one in four medical training places is at risk of going unassigned.

Calabria, one of Italy’s poorest regions with a population of 2 million, is dealing with a profound health-care crisis. Each year, more than €200 million is spent on passive health-care mobility, with one in five Calabrians seeking medical treatment in other Italian regions, particularly in the north. Furthermore, an increasing number of doctors are leaving the hospitals to work in the private sector due to better working conditions. Many hospital job positions remain vacant, resulting in staffing shortages across various departments. Approximately 2500 additional doctors would be necessary to ensure the normal operations of the regional health-care system. This necessitates an already overburdened staff taking on additional shifts or the hospital using costly locum doctors, who are sometimes doctors who have already retired.

To address this issue, in 2022 the Government of Calabria entered into an agreement with the Cuban Government to hire 497 Cuban doctors by 2024. Since January, 2023, 270 Cuban doctors have already been employed with annual contracts and have been assigned to the majority of Calabrian hospitals, primarily in emergency, surgical, and anaesthesiology services. Their presence has prevented the closure of many services, and the official recognitions already received from local institutions and patient associations show the positive impact of their work on local communities.

Other Italian regions are also considering similar solutions to prevent service disruptions. The existence of a reverse flow of health-care resources from low-income countries to high-income countries represents a new dimension of the systemic crisis in high-income health-care services and warrants further analysis.

We declare no competing interests.

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