Venezuela: l’opposizione nel suo labirinto

La sostituzione di Machado tra tabù e suspense

misionverdad.com

Il 5 marzo è stato definito il calendario elettorale venezuelano per le elezioni presidenziali di quest’anno. Secondo quanto stabilito dal Consiglio Elettorale Nazionale (CNE), la data è stata fissata per il 28 luglio e le candidature dovranno aver luogo dal 21 al 25 marzo.

A una settimana dall’inizio del processo di iscrizione dei candidati, non sembra esserci, almeno per ora, consenso nell’opposizione su chi sarà la figura che li rappresenterà nella prossima elezione e la suspense prende spazio e corpo all’interno di un settore di questa che sembra non voler giocare d’anticipo e preferisce che María Corina Machado finisca per accettare l’irrealizzabilità della sua candidatura e, di conseguenza, della narrativa che l’accompagna.

Il panorama è il seguente:

La divisione nell’opposizione è evidente, per almeno due ragioni. La prima è che Machado continua con la storia di autoproclamarsi come leader assoluta tra loro, il che richiede di continuare con il piano di registrare la sua candidatura, anche se è legalmente inabilitata a ricoprire cariche pubbliche. Questo atteggiamento impedisce che la discussione e il dibattito sulla sua sostituzione siano assunti in modo trasparente, franco e, soprattutto, concreto, essendo questa la seconda prova della frammentazione dell’opposizione di fronte allo scenario elettorale. Sembra che parlare della sua sostituzione porti a un linciaggio mediatico al quale la dirigenza dei partiti non vuole esporsi. Nessuno vuole proporsi come possibile sostituto a un costo principalmente mediatico.

Pertanto, nonostante sia cosciente della impraticabilità della candidatura di Maria Corina Machado, nessun dirigente dell’opposizione vuole fare il passo di proporre il suo nome come sostituto. Se nei giorni scorsi Manuel Rosales e Un Nuevo Tiempo hanno preso le distanze dalla possibilità di assumere l’impegno di guidare una candidatura presidenziale il prossimo 28 luglio, il turno più recente è toccato a Gerardo Blyde, capo negoziatore della Piattaforma Unitaria (PU), che ha assicurato: “Il coordinatore della delegazione non può candidarsi, è contro natura, è irregolare; ognuno deve cominciare ad assumere il proprio ruolo”, escludendo la possibile sostituzione di Machado in attesa di una “rettifica” da parte del governo che permetta “il rispetto di quanto concordato alle Barbados e María Corina Machado possa registrarsi presso il CNE”.

La conclusione è semplice: il rapporto tra Machado e i partiti politici tradizionali della Piattaforma si deteriora nella misura in cui si avvicina la data di iscrizione e non viene definita né la strategia da seguire – “fino alla fine” versus la candidatura alternativa – né il meccanismo di scelta del sostituto – lo nominato Machado o si decide per consenso -. Il dilemma non è banale poiché per competere elettoralmente è essenziale una struttura partitica minima che permetta di collegare la dirigenza – in questo caso l’opposizione – con le aspirazioni degli elettori e, soprattutto, avere la possibilità di registrare la candidatura.

Il problema continua ad essere che, avendo accumulato tanti errori nel recente passato, quasi tutti legati alla promozione dell’astensione, l’opposizione non dispone di un veicolo politico che renda praticabile l’iscrizione di una candidatura unitaria, attraverso un simbolo di partito o coalizione debitamente autorizzata a competere. Scenario che diventa ancora più complesso con il pessimo rapporto che la suddetta intrattiene con i partiti politici che non hanno seguito le linee astensioniste, come Un Nuevo Tiempo, MAS o Fuerza Vecinal, le cui simboli sono stati autorizzati.

“Ascoltatemi bene, quelli che parlano di sostituto, ho una sorpresa per voi. Sì, qui c’è un sostituto, quello che sostituirà Nicolás Maduro, che sono io”, ha detto (Machado) recentemente a Barinas.

Per il direttore di Datanalisis, Luis Vicente León, le vere chiavi stanno nella risposta e strategia di Machado quando si approssimi la data della candidatura e si rende conto che non potrà partecipare come parte della Piattaforma Unitaria (PU) e nel modo in cui gli USA reagiscano dopo l’esito del processo.

Tuttavia, il panorama può cambiare in qualsiasi momento alla vigilia del processo di iscrizione dei candidati, quindi non si può sentenziare ancora nulla.

Fino a mercoledì scorso, 13 marzo, la squadra elettorale di Machado dichiarava che si sarebbe recata, tra il 21 e il 25 marzo, al CNE per presentare la candidatura della propria dirigente.

“Non permetteremo che questa vittoria ci venga portata via e l’impegno per il cambio durerà fino alla fine (…) Voglio chiedervi fiducia nella candidata, nelle sue decisioni”, ha detto Andrea Tavares, membro della squadra politica dell’opposizione, riferisce Infobae.

L’impressione che resta al momento è che ci sia inerzia nella PU e tutto dipenda dalla decisione della inabilitata, da cui ci si aspetta che alzi la mano a un altro candidato/a.

E questa posizione, lungi dall’aggiungere forze, le allontana; ci sono già voci nella policromia dell’opposizione che non accompagnerebbero una designazione di Machado senza voto, che renda invisibile il lavoro che, soprattutto i grandi partiti e le leadership regionali, mantengono attori all’interno di quell’ecosistema che sono le opposizioni in Venezuela.

Finora i partiti tradizionali come Copei e Azione Democratica scommettono su chi vincerà le primarie dell’opposizione, e Manuel Rosales, di Un Nuevo Tiempo, ha dichiarato martedì scorso che il simbolo del suo partito è a disposizione del PU e di Machado, anche se alcuni membri di il suo partito lo definiscono “uno dei migliori candidati disponibili per diventare presidente”.

Da parte sua, Antonio Ecarri, dirigente del partito Alianza del Lápiz, propone una terza via ed esclude che la migliore possibilità sia il consenso attorno ad un’unica candidatura. Allo stesso modo, riduce l’importanza delle primarie perché ha partecipato solo il 10% della popolazione: “Avere un unico candidato è un errore tattico e strategico. La democrazia si debilita con l’astensione e la polarizzazione. Ciò renderà qualsiasi cambio molto più complesso” ha detto.

La verità è che si va osservando che questo dilemma in relazione alla figura di Machado, alla sua impossibilità di iscriversi e, di conseguenza, la sua sostituzione, non solo divide – ulteriormente – l’opposizione bensì permea anche l’interno dei partiti politici, come si riflette nelle posizioni di Primero Justicia, dove un settore guidato da Juan Pablo Guanipa e Carlos Ocariz starebbe puntando sulla registrazione del dirigente di Vente Venezuela, e un altro gruppo guidato da Tomás Guanipa e Henrique Capriles sulla designazione di un candidato sostituto.

L’ultima ipotesi su cui si specula, secondo i media – che in realtà si sono fatti portavoce dell’opposizione – è che Machado e Omar Barboza, coordinatore generale della PU, abbiano ammesso in una riunione che lei non potrà candidarsi e che potrebbe appoggiarne un’altra per non abbandonare il percorso elettorale. Martedì 12 marzo si è appreso che la PU abbia chiesto un incontro con Machado per “valutare gli scenari” e avviare un’agenda di conversazioni per analizzare nuove “possibilità”.

Il fatto che la PU debba chiedere un incontro a Machado rivela la deriva e l’incomunicabilità in cui si trovano tutti i fattori dell’opposizione. Lo scenario sta cambiando. Tuttavia esiste un quadro condizionato dal tempo e da ciò che è stato stabilito come regola per le elezioni del 28 luglio, che non si potrà evitare.


LA OPOSICIÓN EN SU LABERINTO

LA SUSTITUCIÓN DE MACHADO ENTRE EL TABÚ Y EL SUSPENSO

 

El pasado 5 de marzo se definió el cronograma electoral venezolano de cara a los comicios presidenciales de este año. De acuerdo con lo establecido por el Consejo Nacional Electoral (CNE), la fecha quedó fijada para el 28 de julio y las postulaciones de candidatos se programaron para realizarse del 21 al 25 de marzo.

A una semana de que inicie el proceso de inscripción de candidatos no parece, al menos por ahora, haber un consenso en la oposición sobre quién será la figura que los represente en la próxima contienda y el suspenso toma espacio y cuerpo dentro de un sector de esta que pareciera no querer jugar adelantado y prefiere que María Corina Machado termine aceptando la inviabilidad de su candidatura y, en consecuencia, la narrativa que la acompaña.

El panorama es el siguiente:

La división en la oposición es evidente, al menos por dos razones. La primera de ellas es que Machado sigue con el relato de autoproclamarse como líder absoluta entre ellos, lo que exige continuar con el plan de inscribir su candidatura, aun cuando está inhabilitada legalmente para ejercer cargos públicos. Esta actitud impide que la discusión y el debate sobre su sustitución puedan ser asumidos de forma trasparente, franca y sobre todo práctica, siendo esta la segunda evidencia de la fragmentación de la oposición de cara al escenario electoral. Pareciera que hablar de su suplantación conduce hacia un linchamiento mediático al que la dirigencia de los partidos no quiere exponerse. Nadie quiere proyectarse como posible reemplazo por un costo principalmente mediático.

De este modo, a pesar de estar consciente de la inviabilidad de la candidatura de Maria Corina Machado, ningún dirigente opositor quiere dar el paso de proponer su nombre como sustituto. Si en días pasados Manuel Rosales y Un Nuevo Tiempo se desmarcaban de la posibilidad de asumir el compromiso de liderar una candidatura presidencial el próximo 28 de julio, el turno más reciente le tocó a Gerardo Blyde, jefe negociador por parte de la Plataforma Unitaria, quien aseguró: “No puede el coordinador de la delegación terminar siendo un candidato, es contra natura, es irregular; cada quién debe empezar a asumir su papel”, lo que descartó la posible sustitución de Machado a la espera de una “rectificación” por parte del gobierno que permita “cumplir con lo acordado en Barbados y María Corina Machado pueda inscribirse ante el CNE”.

La conclusión es sencilla: la relación entre Machado y los partidos políticos tradicionales de la Plataforma se deteriora en la medida en que se acerque la fecha de inscripción y no se defina ni la estrategia a seguir —”hasta el final” versus candidatura alterna— ni el mecanismo de escogencia del sustituto —lo designa Machado o se decide por consenso—. La disyuntiva no es trivial pues para competir electoralmente se hace indispensable una estructura mínima partidista que permita conectar el liderazgo —en este caso opositor— con las aspiraciones de los electores y, lo más importante, tener la posibilidad de inscribir candidatura.

El problema sigue siendo que, al haber acumulado tantos errores en el pasado reciente, casi todos los relacionados con la promoción de abstención, la oposición no tiene vehículo político que viabilice la inscripción de una candidatura unitaria, a través de una tarjeta de partido o coalición debidamente autorizada para competir. Escenario que se complejiza aun más con la pésima relación que la susodicha mantiene con los partidos políticos que no han seguido los lineamientos abstencionistas, como Un Nuevo Tiempo, MAS o Fuerza Vecinal, cuyas tarjetas sí están autorizadas.

“Óiganme bien, aquellos que están hablando de sustituto, les tengo una sorpresa. Sí, aquí sí hay un sustituto, el que va a sustituir a Nicolás Maduro, que soy yo”, dijo recientemente en Barinas.

Para el director de Datanálisis, Luis Vicente León, las verdaderas claves están en la respuesta y estrategia de Machado cuando se aproxime la fecha de las postulaciones y caiga en cuenta de que no podrá participar como parte de la Plataforma Unitaria (PU) y en cómo reaccione Estados Unidos tras el desenlace del proceso.

Sin embargo, el panorama puede cambiar en cualquier momento en la víspera del proceso de inscripción de candidatos, por lo que no se puede sentenciar nada aun.

Hasta el pasado miércoles 13 de marzo, el comando de campaña de Machado afirmaba que acudirían, entre el 21 y 25 de marzo, al CNE a postular la candidatura de su líder.

“No nos vamos a dejar arrebatar esa victoria y el compromiso de cambio es hasta el final (…) quiero pedirles confianza en la candidata, en sus decisiones”, dijo Andrea Tavares, miembro del equipo político de la opositora, reseña Infobae.

La impresión que queda justo en este momento es que hay una inercia en la PU y todo pasa por la decisión de la inhabilitada, de quien se espera que le levante la mano a otro candidato o candidata.

Y esta postura, lejos de sumar fuerzas, las aleja; ya hay voces dentro de la policromía opositora que no acompañarían una designación de Machado a dedo, que invisibilice el trabajo que, sobre todo los grandes partidos y liderazgos regionales, mantienen actores dentro de ese ecosistema que son las oposiciones en Venezuela.

Hasta ahora, partidos tradicionales como Copei y Acción Democrática apuestan a quien ganara las primarias de la oposición, y Manuel Rosales, de Un Nuevo Tiempo, dijo el pasado martes que la tarjeta de su partido está a disposición de la PU y de Machado, aunque algunos miembros de su partido se refieren a él como “uno de los mejores candidatos disponibles para ser presidente”.

Por su parte, Antonio Ecarri, líder del partido Alianza del Lápiz, propone una tercera vía y descarta que la mejor posibilidad sea un consenso alrededor de una sola candidatura. Asimismo, quita relevancia a las primarias por el hecho de que participó solo 10% de la población: “Tener un solo candidato es un error táctico y estratégico. La democracia se debilita con la abstención y la polarización. Eso hará mucho más complejo cualquier cambio”, refirió.

Lo cierto es que se viene observando que esa disyuntiva en relación con la figura de Machado, su imposibilidad de incribirse y, en consecuencia, su reemplazo, no solo divide —más— la oposición sino que permea a lo interno de los partidos políticos, como se refleja en las posturas de Primero Justicia, donde un sector liderado por Juan Pablo Guanipa y Carlos Ocariz estarían apostando a la inscripción de la dirigente de Vente Venezuela, y otro grupo liderado por Tomás Guanipa y Henrique Capriles a la designación de una candidatura sustituta.

Lo último que se especula, según los medios —los cuales en realidad han fungido como voceros de la oposición— es que Machado y Omar Barboza, coordinador general de la PU, admitieron en una reunión que ella no podrá inscribirse como candidata, y que podría respaldar otra con tal de no abandonar la ruta electoral. El martes 12 de marzo se supo que la PU había pedido una reunión con Machado para “evaluar escenarios” e iniciar una agenda de conversaciones para analizar nuevas “posibilidades”.

Que la PU tenga que solicitarle a Machado una reunión revela la deriva y la falta de comunicación en la que se encuentran todos los factores opositores. El escenario es cambiante. Sin embargo, existe un marco condicionado por el tiempo y lo establecido como regla de cara a las elecciones del 28 de julio, al que no podrán eludir.

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