La battaglia per Cuba, in chiave di comunicazione

Il Presidente Díaz-Canel ha esortato a chiudere il passo alla sciatteria, alla banalità e alla volgarità nei media e a difendere la cubanità delle nostre produzioni senza negare, per questo, l’universale.

«Facciamo la comunicazione necessaria a questi tempi, è stato detto nelle parole finali dell’intervento sulla relazione del bilancio dell’Istituto d’Informazione e Comunicazione Sociale, realizzato nel Palazzo della Rivoluzione, con la presenza di Miguel Díaz-Canel Bermúdez, Primo Segretario del Comitato Centrale del Partito Comunista di Cuba e Presidente della Repubblica, dei membri del Burò Politico Manuel Marrero Cruz, primo ministro, e di Roberto Morales Ojeda, segretario dell’ Organizzazione del Comitato Centrale e di altri dirigenti.


Questa è stata l’essenza delle parole che il Presidente Díaz- Canel, ha pronunciato a modo di conclusione, a questo gruppo di quadri e lavoratori che fa parte della forza umana del giovane istituto che, nel 2023, ha affrontato una sfida doppia: l’entrata in funzione del nuovo organismo dell’ Amministrazione Centrale dello Stato, e sostenere la vitalità della radio e la televisione dal suo incarico di servizio pubblico.

«Sono questioni centrali che hanno relazione con la comunicazione sociale in ogni senso», ha sostenuto il Presidente cubano davanti a un auditorio che ha seguito ogni sua specificazione e in varie occasioni ha applaudito le sue parole.

Appena sentite le note alterne e variate per le quali il ICS è avanzato – dato che conta tra le più significative del periodo – con l’approvazione della Legge di Comunicazione Sociale e l’elaborazione delle sue disposizioni normative regolamentari, così come il sostegno dell’attività di un centinaio di emittenti e 42 canali – Díaz-Canel ha commentato che nel paese siamo di fronte a un momento distinto della Comunicazione Sociale, perché ci sono strutture, staff di lavoro, strategie di comunicazione, e anche se alcune sono più coerenti di altre, i progetti hanno almeno una messa a fuoco dalla comunicazione.

Il Capo di Stato, partendo dagli stessi interventi dei partecipanti, si è riferito alla necessità di parlare anche di una comunicazione politica e ha considerato, cosi com’è stato difeso nel dibattito, che è di grande importanza educare per la comunicazione sia i dirigenti che la popolazione.

«Credo che sia un tema trasversale. E dobbiamo educare tutti, perché tutto il mondo sta partecipando alla comunicazione.

Le reti sociali fanno sì che tutti siano clienti, ma che siano anche comunicatori. Considerando che vanno distinte, le reti sociali sono una piattaforma di colonizzazione culturale nella quale dobbiamo restare con i nostri contenuti, non per farci colonizzare ma per fermare questa colonizzazione», ha spiegato.

«Ottenere il compimento della Legge di Comunicazione e funzionare come ICS, e non come Istituto Cubano di Radio e Televisione –istituzione precedente l’attuale istituto- è vitale», ha dichiarato.

A proposito di un intervento della realizzatrice Magda González Grau, il Presidente ha elogiato il potere suggestivo e mobilitante delle storie ben raccontate e difese con qualità ed ha accennato al personale della telenovela Viceversa.

«Il ruolo che sta interpretando il giovane è uno dei messaggi migliori di questi tempi rispetto al danno delle dipendenze», ha riconosciuto e sulla drammatizzazione ha precisato che non nasconde la nostra realtà, ma trasmette valori e pondera figure della nostra società che altre volte non sono stati in questi spazi.

Il Presidente Díaz-Canel ha esortato ancora una volta a chiudere il passo alla sciatteria, alla banalità e alla volgarità nei nostri media e a difendere nelle nostre produzioni la cubania, senza per questo negare l’universale.

Ha evidenziato l’importanza di vincere nella qualità della realizzazione audiovisiva, «che oggi è il codice comunicativo con cui più possiamo giungere alla gente».

A proposito della comunicazione comunitaria, tema analizzato in vari interventi, il  mandatario ha proposto d’approfondire.

«Dobbiamo avere una visione diversa in quanto alla comunicazione comunitaria, che non è solo la comunicazione comunitaria dei media, è la comunicazione comunitaria come processo sociale», ha ragionato.

GLI USA E LA LORO OSSESSIONE CON UNA CUBA CHE NON AVRANNO

Non è mancata, nell’intervento del Primo Segretario del Partito, la sua denuncia dell’articolazione propagandistica e sobillatrice dei nemici della Rivoluzione nel loro affanno di generare un’esplosione sociale e la destabilizzazione del paese, esacerbata di fronte al reclamo di un gruppo di cittadini a Santiago di Cuba e a Bayamo poco tempo fa.

«Per descrivere oggi quello a cui siamo sottoposti come nazione, io dico che ci sono due elementi che si stanno combinando, dalla logica del Governo USA: da una parte l’asfissia economica, e dall’altra l’intossicazione mediatica

«L’asfissia economica: con l’indurimento del blocco e l’inclusione di Cuba nella lista dei paesi che, presumono, appoggiano il terrorismo, noi tuttavia non siamo ancora stati capaci, per quanto si sia spiegato, di portare alla popolazione cubana, in verità, quello che significa essere compresi in questa lista che è quella che limita più di tutte. E con tutta questa combinazione si vuole propiziare l’esplosione sociale», ha riferito, ed ha indicato che quello che è avvenuto poco tempo fa è un esempio di quello che è l’intossicazione mediatica.

Díaz-Canel ha dichiarato che immediatamente è apparsa un’articolazione molto grande di sobillatori, di politici ai quali è stata fatta fare una figuraccia perché hanno denunciato fatti mai avvenuti.

L’ambasciata USA ha offerto un messaggio d’ingerenza, ipocrita, prepotente, e noti terroristi hanno cominciato a dare formule su come si doveva agire in maniera aggressiva a Cuba.

Sono state inventate fake news, immagini con intelligenza artificiale, menzogne, falsi video, costruzioni, la trasmissione di presunte dirette da luoghi nei quali si supponeva che stavano avvenendo fatti, che mantenevano in linea come cose che stavano avvenendo, quando già in quei luoghi c’era una totale normalità.

«Di fronte a quello che è avvenuto realmente – ha spiegato il Presidente–, i dirigenti hanno conversato con le persone, le cose sono state chiarite e molti sono tornati a casa, mentre altri si sono fermati un po’ di più.

«Quello che c’è stato è un dialogo con i presenti, e questo è legittimo.
Noi capiamo anche che con la durezza in cui si sta vivendo nei tempi attuali, le persone manifestino insoddisfazioni, ma devono anche sapere quello che si sta facendo, perché qui non ci sono braccia conserte, qui tutti i giorni la maggior parte del tempo si  dedica a cercare soluzioni», ha segnalato.

Díaz-Canel ha detto che abbiamo problemi d’efficienza economica, di produzione nazionale, ma che siamo ben lontani dal fatto che questa sia la causa fondamentale di quello che sta succedendo.

«Erano  disperati perché volevano che avvenisse una rivolta sociale in Cuba, ma non ci sono riusciti. Non ci sono riusciti perché abbiamo lavorato con unità, abbiamo lavorato come facciamo in politica, tenendo presente la storia, considerando il Diritto, che cosa è giusto, rispettando la verità e spiegandola alla gente, affrontando con la verità i dubbi che può avere la popolazione», ha riferito il Presidente cubano.

Díaz-Canel ha inteso quello che è accaduto come «un altro momento di preparazione e d’apprendistato per articolare di più le forze rivoluzionarie e continuare ad affrontare tutto questo montaggio d’asfissia economica e d’intossicazione mediatica».

Nell’occasione si vedono ancora una volta « i propositi, le perversità, il disprezzo del Governo USA per il popolo di Cuba, il disprezzo per la Rivoluzione Cubana, il disprezzo perché noi vogliamo essere liberi, sovrani, indipendenti e avere la nostra auto determinazione», ha affermato.

Il mandatario ha ratificato che, come risposta a quanto accaduto, ha scritto nel suo account in X che: «Certifico tutta la disposizione del Governo cubano, del Partito, delle nostre istituzioni, di dialogare con la nostra popolazione per spiegare, per convocare, per unire, per lavorare, per continuare a crescere con i nostri stessi sforzi e con il nostro talento, dando soluzioni alla difficile situazione che stiamo vivendo».

Allo scenario d’economia di guerra che viviamo come nazione, nel suo breve intervento il primo ministro Manuel Marrero Cruz, ha segnalato, dato il contesto attuale, l’importanza del lavoro dei comunicatori.

La direzione del paese conta anche con questo gruppo di comunicatori per andare avanti, ha detto di fronte a un pubblico che, giudicando dallo sguardo critico delle sue valutazioni, la forza delle sue proiezioni e l’impegno sostenuto, darà la battaglia per Cuba, come corrisponde.

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