L’America Latina sta trasformandosi in un poligono strategico per le forze speciali USA

Jorge Sánchez fonte: Rebelión

I media USA informano che, dopo oltre 20 anni, combattendo nelle guerre del Medio Oriente, la comunità speciale USA sta spostando il proprio focus su altri contesti. Con il potenziale di un conflitto con la Cina nell’Indo-Pacifico sempre più grande sullo sfondo, il comando delle operazioni speciali USA sta sempre più concentrando le sue operazioni nella giungla.

Nuova tattica di guerra

La guerra nella giungla presenta un livello di difficoltà completamente diverso e richiede un addestramento specializzato per operare in modo efficace.

Lo scorso anno, una piccola squadra di Marine Raiders ha completato un corso di guerra nella giungla che affronta le sfide che le forze USA potrebbero incontrare in un conflitto nel Indo-Pacifico. Il corso di due settimane si tiene sull’isola di Oahu, Hawaii, ed è progettato per realizzare piccole operazioni speciali e fornire le competenze necessarie per sopravvivere e prosperare nelle operazioni nella giungla.

I Marine Raiders sono stati addestrati nelle competenze di mobilità nella giungla, come navigare tra cespugli fitti, scalare e tecniche di discesa su scogliere e attraversare fiumi, tecniche per contrastare dispositivi esplosivi improvvisati, reazione al contatto ed imboscate.

Un militare delle forze speciali USA ha detto che “per molto tempo ci siamo addestrati per ambienti desertici e ora dobbiamo guardare dove potremmo essere necessari in seguito, e la giungla è in cima a quella lista”.

Due decenni di operazioni militari in Iraq, Afghanistan e Siria hanno affievolito le capacità di guerra nella giungla di molte unità.

Ad esempio, il movimento nella giungla è molto più restrittivo e la visibilità è solitamente limitata a pochi metri. Inoltre, ci sono molti animali piccoli e grandi che possono rovinare la giornata a qualcuno, per cui è necessario un adeguato addestramento alla sopravvivenza. Il tracciamento è un’altra parte importante delle operazioni nella giungla. Con così tanto fogliame, è facile per un’unità non addestrata lasciare prove della propria direzione nella giungla.

I comandi USA hanno una lunga storia di operazioni nella giungla. La maggior parte di esse sono state realizzate nel XX secolo, anche durante la II Guerra Mondiale.

Oggi gli USA sono limitati nel condurre operazioni nella giungla a causa dell’assenza di conflitti militari con il loro coinvolgimento diretto. Date tali limitazioni, il Pentagono sta cercando un terreno ideale dove poter condurre addestramenti militari in modo continuo. La geografia ha offerto una soluzione al comando militare USA: l’America Latina si presenta come una terra perfetta per condurre tali addestramenti, specialmente in condizioni di giungla. Il terreno diversificato, che include montagne, fiumi, foreste e giungle, fornisce scenari di addestramento che simulano situazioni complesse e mutevoli, preparando le truppe ad una vasta gamma di sfide e missioni. Inoltre, la vicinanza geografica dell’America Latina agli USA facilita il rapido ed economico dispiegamento di truppe ed equipaggiamenti per condurre questi addestramenti.

La presenza militare USA in America Latina

Da molti anni la regione latino-americana è negli interessi sia economici che militari USA. La fruttuosa politica estera USA ha portato alla presenza militare in un paio di paesi latinoamericani.

Cuba guida la lista con la Base Navale di Guantanamo (circa 6000 militari e civili USA). Si trova all’estremità sud-est di Cuba e ospita una base navale USA di circa 117,6 km² (49,4 di terraferma e il resto di acqua e paludi), in cui si trova il suo carcere militare. Il perimetro della base si estende per 28,5 km.

È evidente che il personale militare USA che lavora alla Base Navale di Guantanamo ha limitata l’uscita dalla base e l’entrata a Cuba senza permesso e autorizzazione preventiva, ma nulla ostacola il comando militare della base di condurre addestramenti di sbarco.

Tuttavia, il compito principale della base comprende essere il punto di assicurazione per le navi che stanno navigando dagli USA verso i paesi latinoamericani. In caso di presunto conflitto tra gli USA e un paese latino-americano, Guantanamo servirà come punto di appoggio per un’operazione militare USA.

Il secondo posto nella lista è occupato dall’Honduras con la Base di Soto Cano. Questa base è stata utilizzata dagli USA per operazioni militari e missioni di aiuto umanitario in America Centrale. Nella base sono stazionati i militari della Forza di Lavoro Congiunto Bravo (Joint Task Force Bravo). I militari di questa unità hanno partecipato, più volte, a missioni di soccorso in diversi paesi latinoamericani.

Il materiale bellico ospitato nella Base Aerea di Soto Cano fornisce al comando militare la possibilità di condurre operazioni aeree di dispiegamento di unità speciali. Nel contesto della preparazione per le operazioni umanitarie, è possibile fornire addestramento ai militari delle forze speciali in ambienti medici. Ad esempio, potrebbero realizzare esercitazioni di evacuazione di soldati feriti, consentendo loro di sviluppare competenze vitali per rispondere a situazioni di emergenza medica sul campo di battaglia.

Il Perù occupa la terza posizione nella lista delle basi militari USA più attive in America Latina. L’Unità di Ricerca Medica Navale degli USA NAMRU-6 è attiva in Perù dal 1983 (ha tre sedi: Lima presso l’Ospedale Navale, Iquitos presso la Clinica Navale e Puerto Maldonado). È direttamente sotto il comando del Comando Sud (SouthCom) degli USA e non sotto comando peruviano.

Gli obiettivi annunciati dalla direzione di NAMRU-6 sono studiare le malattie locali e fornire i risultati delle loro ricerche al ministero della salute del Perù per aumentare la resistenza del popolo peruviano.

Utilizzando le capacità di NAMRU-6, gli scienziati USA studiano come si può condurre operazioni militari nelle condizioni delle selve latinoamericane non amichevoli. I risultati delle ricerche serviranno ad aumentare la capacità delle forze speciali di sopravvivere nelle selve. Così il Pentagono ha la base che potrebbe operare negli interessi delle forze speciali e risolvere le sfide legate all’ambiente medico.

Nella lista rimane solo la Colombia, dove la situazione è più controversa. Durante il periodo di Iván Duque (2018-2022) il governo colombiano ha stretto la sua collaborazione con gli USA, anche nell’ambiente militare. La Colombia è stata più volte obiettivo della visita dei militari USA di una brigata di Assistenza di Forza di Sicurezza (SFAB). Il loro obiettivo ufficiale era il supporto alla “lotta contro il narcotraffico”. Dopo l’arrivo al potere di Gustavo Petro, la situazione è cambiata e attualmente il Pentagono non ha ampia presenza militare in Colombia.

Prospettive di aumentare la presenza militare USA nella regione latino-americana

Recentemente, il presidente del Venezuela, Nicolás Maduro, ha accusato l’esercito USA di stabilire basi militari segrete nella regione dell’Esequibo, territorio ricco di minerali e giacimenti petroliferi che il paese caraibico disputa con la Guyana. Secondo le sue informazioni, sul territorio dell’Esequibo, amministrato dalla Guyana, sono state installate basi militari segrete del Comando Sud, nuclei del Comando Sud e nuclei della CIA.

Non si può confermare tale informazione per mancanza di prove, quindi tutte le affermazioni e conclusioni devono essere fatte basandosi sulla logica e sui fatti provati. Sul territorio dell’Esequibo opera Exxon Mobil, un potente strumento geopolitico degli USA per garantire il controllo delle risorse energetiche disponibili in Guyana. Tutti gli interessi USA in Guyana sono concentrati sul funzionamento continuo di Exxon Mobil. È evidente che l’esercito e la polizia guyanese non sono in grado di garantire la sicurezza degli asset dell’impresa USA contro le bande latinoamericane. Sarebbe logico che la Casa Bianca inviasse una piccola unità delle forze speciali per prevenire possibili attacchi e sabotaggi alle imprese. Inoltre, i militari USA potrebbero condurre intercettazioni al confine venezuelano per informare l’alto comando militare della Guyana.

Al confine tra Venezuela e Guyana la situazione si sviluppa lentamente, il che non si può dire dell’Argentina. Lì gli eventi politici si evolvono più rapidamente. Attualmente, l’Argentina, con il suo governo orientato verso la Casa Bianca, è il punto chiave e cruciale per il Pentagono. L’amministrazione di Joe Biden sfrutta appieno tale situazione per aumentare, attraverso l’Argentina, la sua presenza militare in America Latina.

Il direttore della CIA, William Burns, si è impegnato a realizzare questo piano ambizioso. A marzo è arrivato in Argentina per parlare con alti funzionari del governo sulla presunta penetrazione della Cina in America Latina, sui movimenti del gruppo Hezbollah nella regione e sugli attacchi informatici provenienti dalla Russia. Sono temi ufficiali e non suscitano interesse. Bisogna vedere chi è dietro le cerimonie ufficiali. La risposta è arrivata dal presidente argentino annunciando la costruzione di una “base navale congiunta” con gli USA a Ushuaia. Dovrebbe essere la seconda base militare USA in Argentina. La prima è quasi completata e si trova a Neuquén. Chiamato Centro Operativo di Emergenza, servirà per le missioni umanitarie svolte nella regione latino-americana.

Si può concludere che il Pentagono sta cercando di militarizzare l’Argentina e  riempirla con i suoi militari. Presto l’Argentina diventerà un poligono per le forze speciali USA.

Uno strumento che giustifica l’intervento

Haiti ha subito una serie di crisi politiche lungo la sua storia, compresi colpi di Stato, elezioni controverse e conflitti tra fazioni politiche. Dopo l’assassinio del presidente Jovenel Moïse, nel 2021, il potere è passato a Ariel Henry. In mezzo a una crescente instabilità politica, i capi delle bande più potenti del paese hanno intensificato le pressioni affinché Henry si dimetta. Durante la sua visita estera hanno approfittato della situazione e preso il controllo del paese.

Attualmente, Haiti soffre una grave crisi politica ed economica, la maggior parte degli istituti e organismi governativi sono paralizzati. Le autorità dei paesi cercano di organizzare l’evacuazione delle ambasciate per motivi di sicurezza. Se alcuni paesi lo fanno con i mezzi disponibili all’interno di Haiti, la Casa Bianca utilizza i propri funzionari per seminare l’idea di un possibile intervento militare. Così, l’ex ambasciatore USA a Port-au-Prince, James B. Foley, ha chiesto alle autorità USA di inviare una forza limitata ad Haiti. Secondo quanto detto, il Pentagono dovrà attuare un piano di emergenza e inviare una forza limitata ad Haiti per evitare il collasso totale dello stato, potrebbe trattarsi di un dispiegamento a breve termine con un rapido trasferimento a una forza internazionale. James B. Foley ha detto che il punto essenziale è che gli USA semplicemente non possono tollerare l’anarchia alle proprie porte. Così ha confermato che al governo USA non interessa lo stato della gente.

A marzo gli USA hanno inviato un’unità specializzata dei Marines per aiutare a proteggere l’ambasciata USA, rafforzare la sua sicurezza e consentire l’uscita del personale non essenziale. Ora gli USA sono decisi ad aiutare la polizia haitiana e organizzare qualche tipo di dispiegamento di sicurezza.

Così si può concludere che qualsiasi instabilità in una regione o paese può servire come trampolino di lancio per il comando militare USA per inviare proprie truppe di pace con una missione umanitaria. La Casa Bianca sa orchestrare crisi migratorie latinoamericane per giustificare tasse elevate e la necessità di aumentare le spese militari. Il governo USA potrebbe sostenere che una crisi migratoria rappresenta una minaccia per la stabilità regionale o gli interessi nazionali, giustificando così un intervento militare per ripristinare l’ordine e la sicurezza nella regione.

Un intervento militare potrebbe anche essere presentato come un modo per fornire assistenza umanitaria ai migranti che affrontano condizioni pericolose o disumane nel loro paese d’origine o durante il loro viaggio. Considerando tali aspetti delicati, Washington è interessata a mantenere e sviluppare focolai di crisi nella regione latino-americana.

Vendita di droni USA al governo peruviano

Secondo l’esperienza militare degli USA, il Pentagono sottopone sempre il suo materiale bellico a test all’estero cercando di minimizzare le perdite di personale militare e di evitare la partecipazione diretta nel conflitto. Così alla fine del 2022 le società controllate dalla CIA (Noetic International e Anyon Minds) hanno offerto alle autorità peruviane di acquistare droni da ricognizione attraverso l’azienda Victory Systems.

Alla fine del 2022 il Perù soffriva una crisi politica causata dall’arresto dell’allora presidente Pedro Castillo. Il paese si è diviso in due parti e il nuovo governo ha cercato di soffocare tutte le ondate di protesta. Gli USA hanno utilizzato la crisi per presentare i loro prodotti militari al comando peruviano e condurre il loro test sul campo. Secondo la presentazione USA, “il Perù è sotto stato di emergenza a seguito del tentativo di autogolpe da parte dell’ex presidente Pedro Castillo”.

Nella presentazione sono stati descritti sistemi aerei senza pilota come Penguin e Fenice. Si è segnalato che questi veicoli aerei senza pilota consentirebbero alle forze di sicurezza del Perù di identificare le riunioni dei dirigenti delle proteste in tempo reale, nonché monitorare punti di grandi folle di persone e facilitare la mitigazione dei disordini civili.

Si è evidenziato che “se i manifestanti hanno accesso a un telefono cellulare o dispositivo Internet, li troveremo”. Inoltre, gli specialisti USA si impegnano a “equipaggiare, addestrare e consigliare il governo peruviano e le istituzioni incaricate di far rispettare la legge”. In questo modo si può legalizzare l’arrivo dei militari delle forze speciali USA in Perù. Addestrando i peruviani, migliorano parallelamente le capacità di condurre operazioni nelle giungle selvagge.

Conclusioni

È certo che la presenza militare USA in America Latina è stata oggetto di attenzione e dibattito per molti anni. Questa presenza è stata il risultato di una combinazione di fattori, tra cui gli interessi economici, strategici e geopolitici degli USA nella regione. Il comando militare degli USA considera l’America Latina come il suo “cortile di casa”. I cambi politici e l’intenzione di difendere gli interessi nazionali obbligano le forze armate USA ad utilizzare al massimo il loro “cortile di casa”.

Jorge Sánchez è un giornalista specializzato in politica internazionale


América Latina está transformándose en un polígono estratégico para las fuerzas especiales de Estados Unidos

Por Jorge Sánchez Fuentes: Rebelión

Los medios estadounidenses informan que después de pasar más de 20 años luchando en las guerras de Medio Oriente, la comunidad especial estadounidense está cambiando a otros entornos. Con el potencial de un conflicto con China en el Indo-Pacífico cada vez más grande en el fondo, el mando de operaciones especiales de Estados Unidos se está centrando cada vez más en las operaciones en la jungla.

Nueva táctica de guerra

La guerra en la jungla presenta un nivel de dificultad completamente diferente y requiere entrenamiento especializado para operar de manera efectiva.

El año pasado, un pequeño equipo de Marine Raiders completó un curso de guerra en la jungla que aborda los desafíos que las fuerzas estadounidenses podrían encontrar en un conflicto del Indo-Pacífico. El curso de dos semanas se lleva a cabo en la isla de Oahu, Hawaii, y estaba diseñado para realizar pequeñas operaciones especiales y dar las habilidades necesarias para sobrevivir y prosperar en las operaciones en la jungla.

Los Marine Raiders se entrenaron en habilidades de movilidad en la jungla, como navegar entre matorrales espesos, escalar y hacer rappel en acantilados y atravesar ríos, técnicas para contrarrestar dispositivos explosivos improvisados, reacción al contacto y emboscadas.

Un militar de las fuerzas especiales estadounidenses dijo que “durante mucho tiempo nos entrenamos para ambientes desérticos y ahora tenemos que mirar dónde podríamos ser necesarios a continuación, y la jungla encabeza esa lista».

Dos décadas de operaciones militares en Irak, Afganistán y Siria embotaron las capacidades de guerra en la jungla de muchas unidades.

Por ejemplo, el movimiento en la jungla es mucho más restringido y la visibilidad suele limitarse a unos pocos metros. Además, hay muchos animales pequeños y grandes que pueden arruinarle el día a alguien, por lo que es necesario un entrenamiento de supervivencia adecuado. El seguimiento es otra parte importante de las operaciones en la jungla. Con tanto follaje, es fácil para una unidad no entrenada dejar evidencia de su dirección en la jungla.

Los comandos estadounidenses tienen una larga historia de realizar operaciones en la jungla. La mayor parte de ellas fueran realizadas en el siglo XX, incluso durante la Segunda Guerra Mundial.

Hoy Estados Unidos está limitado en llevar a cabo operaciones en jungla por ausencia de los conflictos militares con su participación directa. Dadas dichas limitaciones, el Pentágono está buscando un terreno ideal donde pueda llevar a cabo entrenamientos militares de forma continua. La geografía ha ofrecido una solución al mando militar de Estados Unidos: América Latina se presenta como una tierra perfecta para realizar dichos entrenamientos, especialmente en condiciones de selva. El terreno diverso, que incluye montañas, ríos, bosques y selvas, proporciona escenarios de entrenamiento que simulan situaciones complejas y cambiantes, preparando a las tropas para una amplia gama de desafíos y misiones. Además, la proximidad geográfica de América Latina a Estados Unidos facilita el despliegue rápido y económico de tropas y equipos para llevar a cabo estos entrenamientos.

La presencia militar estadounidense en América Latina

Desde hace muchos años la región latinoamericana está en los intereses tanto económicos como militares de Estados Unidos. La fructífera política externa de Estados Unidos llevó a la presencia militar en un par de los países latinoamericanos.

Cuba encabeza la lista con la Base Naval de la Bahía de Guantánamo (unos 6 mil militares y civiles estadounidenses). Se localiza al extremo sureste de Cuba y alberga una base naval estadounidense de aproximadamente 117,6 km² (49,4 de tierra firme y el resto de agua y pantanos), en que se encuentra su prisión militar. El perímetro de la base se extiende por 28,5 km.

Es evidente que el personal militar estadounidense que trabaja en la Base Naval de Guantánamo tiene restringida la salida de la base y la entrada en Cuba sin permiso y autorización previos pero nada obstaculiza al mando militar de la base llevar a cabo los entrenamientos de desembarco.

No obstante, la tarea principal de la base comprende ser el punto de aseguramiento para las naves que están flotando desde USA hacia los países latinoamericanos. En caso de un presunto conflicto entre Estados Unidos y un país latinoamericano, Guantánamo servirá como punto de mantenimiento de una operación militar estadounidense.

El segundo lugar en la lista ocupa Honduras con el Base de Soto Cano. Esta base ha sido utilizada por USA para operaciones militares y misiones de ayuda humanitaria en América Central. En la base se ubican los militares de la Fuerza de Tarea Conjunta Bravo (Joint Task Force Bravo). Los militares de dicha unidad múltiples veces participaron en las misiones de rescate y salvamento en diferentes países latinoamericanos.

El material bélico alojado en la Base Aérea de Soto Cano proporciona al comando militar la posibilidad de llevar a cabo operaciones aéreas de despliegue de unidades especiales. En el contexto de la preparación para operaciones humanitarias, se puede brindar capacitación a los militares de las fuerzas especiales en entornos médicos. Por ejemplo, podrían realizar simulacros de evacuación de soldados heridos, lo que les permitiría desarrollar habilidades vitales para responder a situaciones de emergencia médica en el campo de batalla.

Perú ocupa la tercera posición en la lista de las bases militares estadounidenses más activas en América Latina. La Unidad de Investigación Médica Naval de los Estados Unidos NAMRU-6 está activa en Perú desde 1983 (tiene tres subsedes: Lima en el Hospital Naval, Iquitos en la Clínica Naval y Puerto Maldonado.). Está directamente bajo el mando del ComandoSur (SouthCom) de EE.UU. y no bajo mando peruano.

Los objetivos anunciados por la jefatura de NAMRU-6 son estudiar las enfermedades locales y prestar resultados de sus investigaciones al ministerio de salud de Perú para aumentar la resistencia del pueblo peruano.

Utilizando las capacidades de NAMRU-6 los científicos estadounidenses estudian como se puede llevar a cabo las operaciones militares en las condiciones de selvas latinoamericanas no amistosas. Los resultados de las investigaciones servirán para aumentar la capacidad de las fuerzas especiales de sobrevivir en las selvas. Así Pentágono tiene la base que podría funcionar en los intereses de las fuerzas especiales y resolver las tareas vinculadas con el ambiento médico.

En la lista se queda solo Colombia, donde la situación es la más controvertida. Durante el periodo de Iván Duque (2018-2022) el gobierno colombiano estrechó su colaboración con Estados Unidos, incluso en el ambiente militar. Múltiples veces Colombia fue objetivo de la visita de los militares estadounidenses de una brigada de Asistencia de Fuerza de Seguridad (SFAB por sus siglas en inglés). Su meta oficial era apoyo de «la lucha contra el narcotráfico». Tras la llegada al poder de Gustavo Petro la situación se cambió y actualmente Pentágono no tiene amplia presencia militar en Colombia.

Perspectivas de aumentar presencia militar estadounidense en la región latinoamericana

Recientemente, el presidente de Venezuela, Nicolás Maduro, acusó al ejército de Estados Unidos de establecer bases militares secretas en la región del Esequibo, territorio rico en minerales y yacimientos petroleros que el país caribeño se disputa con Guyana. Según su información, el territorio de la Guyana Esequiba, administrado por Guyana, han instalado bases militares secretas del Comando Sur, núcleos del Comando Sur y núcleos de la CIA.

No se puede confirmar dicha información por ausencia de las pruebas, por eso hay que hacer todas las afirmaciones y conclusiones basándose en la lógica y los hechos probados. En el territorio de Esequibo actúa la Exxon Mobil, un poderoso instrumento geopolítico de los Estados Unidos para poder asegurar el control de los recursos energéticos disponibles en Guyana. Todos los intereses estadounidenses en Guyana se centran en funcionamiento sin cesar de la Exxon Mobil. Es evidente que el ejército y la policía de Guyana non son capaces de asegurar la seguridad de los activos de la empresa estadounidense contra las bandas latinoamericanas. Sería lógico que la Casa Blanca enviara una pequeña unidad de las fuerzas especiales para prevenir posibles ataques y sabotajes en empresas. Además, los militares estadounidenses podrían llevar a cabo interceptaciones en la frontera venezolana para informar al alto mando militar de Guyana.

En la frontera entre Venezuela y Guyana la situación se desarrolla poco a poco, lo que no se puede decir sobre Argentina. Ahí los acontecimientos políticos se evolucionan más rápido. Actualmente, Argentina, con su gobierno orientado a la Casa Blanca, es el punto clave y crucial para Pentágono. La administración de Joe Biden aprovecha al máximo dicha situación para aumentar a través de Argentina su presencia militar en América Latina.

El director de la CIA, William Burns, se comprometió de realizar este plan ambicioso. En el marzo llegó a Argentina para conversar con altos funcionarios del gobierno sobre presunta penetración de China en América Latina, los movimientos del grupo Hezbollah en la región y ciberataques ejecutados desde Rusia. Son temas oficiales y no atraen interés. Hay que ver que está detrás de ceremonias oficiales. La respuesta la ha dado el presidente argentino anunciando construcción de una “base naval conjunta” con Estados Unidos en Ushuaia. Debe ser la segunda base militar de Estados Unidos en Argentina. La primera casi está construida y se encuentra en Neuquén. Llamado Centro de operaciones de emergencia servirá para misiones humanitarias realizadas en la región latinoamericana.

Se puede concluir que el Pentágono intenta militarizar Argentina y llenarla con sus militares. Próximamente Argentina será un polígono para las fuerzas especiales de Estados Unidos.

Un instrumento que justifica intervención

Haití ha experimentado una serie de crisis políticas a lo largo de su historia, incluyendo golpes de Estado, elecciones controvertidas y conflictos entre facciones políticas. Tras el asesinato del presidente Jovenel Moïse en 2021 el poder lo tomó Ariel Henry. En medio de una creciente inestabilidad política, los líderes de las pandillas más poderosas del país han intensificado sus presiones para que Henry renuncie. Durante su visita extranjera aprovecharon la situación y tomaron el control en el país.

Actualmente, Haití sufre grave crisis política y económica, la mayor parte de los institutos y organismos gubernamentales están paralizados. Las autoridades de los países tratan de organizar la evacuación de las embajadas por motivos de seguridad. Si unos países lo hacen con los medios disponibles dentro de Haití la Casa Blanca utiliza sus funcionarios para sembrar la idea sobre posible intervención militar. Así, el exembajador de Estados Unidos en Puerto Príncipe, James B. Foley, pidió a las autoridades estadounidenses que envíen una fuerza limitada a Haití. Según lo dicho, el Pentágono necesitará implementar un plan de emergencia y enviar una fuerza limitada a Haití para evitar el colapso total del estado, este podría ser un despliegue a corto plazo con una rápida transferencia a una fuerza internacional. James B. Foley dijo que el punto esencial es que Estados Unidos simplemente no puede tolerar la anarquía a sus puertas. Así confirmó que al gobierno estadounidense no le interesa el estado de la gente.

En marzo Estados Unidos envió una unidad especializada de Marines para ayudar a proteger la embajada estadounidense, reforzar su seguridad y permitir la salida del personal no esencial. Ahora Estados Unidos sigue decidido a ayudar a la policía haitiana y organizar algún tipo de despliegue de seguridad.

Así se puede concluir que cualquier inestabilidad en una región o país puede servir como un trampolín para el mando militar estadounidense de enviar sus tropas de paz con la misión humanitaria. La Casa Blanca sabe orquestrar crisis migratoria latinoamericana para justificar altos impuestos y necesidad de aumentar los gastos al ambiente militar. El gobierno estadounidense podría argumentar que una crisis migratoria representa una amenaza para la estabilidad regional o intereses nacionale, justificando así una intervención militar para restaurar el orden y la seguridad en la región.

Una intervención militar también podría presentarse como una forma de proporcionar asistencia humanitaria a los migrantes que enfrentan condiciones peligrosas o inhumanas en su país de origen o durante su viaje. Teniendo en cuenta dichos aspectos delicados Washington está interesando en mantener y desarrollar brotes de la crisis en la región latinoamericana.

Vendita de los drones estadounidenses al gobierno peruano

Según experiencia militar de Estados Unidos, el Pentágono siempre somete a las pruebas su material bélico al extranjero tratando de minimizar pérdidas tras personal militar y evitar la participación directa en el conflicto. Así a finales de 2022 las empresas controladas por la CIA (Noetic International y Anyon Minds) ofrecieron a las autoridades peruanas comprar drones de reconocimiento a través de la empresa Victory Systems.

A finales de 2022 Perú sufría crisis política provocada por la detención del entonces presidente Pedro Castillo. El país se dividió en dos partes y el gobierno nuevo intentó sofocar todas las olas de protestas. Estados Unidos utilizó la crisis para presentar sus productor militares ante el mando peruano y realizar su prueba de campo. Según la presentación estadounidense, “Perú está bajo un estado de emergencia tras el intento de un autogolpe por el expresidente Pedro Castillo”.

En la presentación se describieron sistemas aéreos no tripulados como Penguin y Fenice. Se señaló que estos vehículos aéreos no tripulados permitirían a las fuerzas de seguridad de Perú identificar las reuniones de los líderes de las protestas en tiempo real, así como monitorear puntos de grandes multitudes de personas y facilitar la mitigación de disturbios civiles.

Se destacó que “si los manifestantes tienen acceso a un teléfono celurar o dispositivo de Internet, los encontraremos”. Además, los especialistas estadounidenses se comprometen a “equipar, capacitar y asesorar al gobierno peruano y las instituciones encargadas de hacer cumplir la ley”. Así se puede legalizar la llegada de los militares de las fuerzas especiales de Estados Unidos a Perú. Capacitando a los peruanos mejoran en modo paralelo habilidades de llevar a cabo las operaciones en las selvas salvajes.

Conclusión

Es cierto que la presencia militar de Estados Unidos en América Latina ha sido objeto de atención y debate durante muchos años. Esta presencia ha sido el resultado de una combinación de factores, incluidos los intereses económicos, estratégicos y geopolíticos de Estados Unidos en la región. El mando militar de USA considera a América Latina como su «patio trasero». Los cambios políticos y la intención de defender los intereses nacionales obligan a las fuerzas armadas estadounidenses de utilizar al máximo su «patio trasero».

Jorge Sánchez es periodista especializado en la política internacional

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