Il muro che va abbattuto

bloqueo-wallAculei di ragioni hanno puntualizzato la mattina di lunedì 17, nella giornata *Un Vespaio contro il Blocco* quando gli universitari della capitale del paese hanno dialogato con  direttrice generale della Direzione degli Stati Uniti della Cancelleria cubana.


“Il blocco danneggia il popolo di Cuba, danneggia il funzionamento dell’ economia, le relazioni con terzi paesi e anche quelle che potremmo avere con gli USA”, ha detto all’inizio del suo intervento.

Riferendosi alla direttiva presidenziale annunciata pochi giorni fa, sulla normalizzazione delle relazioni tra i due paesi, ha detto che è la prima approvata ed emessa dal presidente Barck Obama e che è la seconda volta che un mandatario della nazione – il primo è stato Carter nel 1977 – emette una direttiva con indicazioni per iniziare e condurre questo processo.

“Senza dubbio, al di là d’ergersi come una guida, il documento è elaborato con l’ottica e la visione del governo degli Stati Uniti, ha insistito Josefina Vidal, e quindi non si può spogliare d’una visione d’ingerenza che storicamente ha marcato la proiezione degli Stati Uniti verso Cuba”.

“Il fatto che appare in maniera ufficiale per la prima volta, è un punto a suo favore, come il riconoscimento dell’indipendenza, la sovranità e l’auto determinazione del nostro paese, così come la legittimità del governo cubano e i benefici che porterebbe alle due nazioni e ai popoli l’ottenimento di una relazione di convivenza civile, pur tra  le grandi differenze che esistono”.

Inoltre propone di continuare a sviluppare i vincoli con il governo cubano e la cooperazione in aree d’interesse reciproco e reitera che il Presidente Obama ha detto in varie occasioni che il blocco è obsoleto e va eliminato, e incita nuovamente il Congresso a lavorare in questa direzione.

Ciò nonostante, il documento non nasconde che l’obiettivo della politica di questo paese è realizzare passi avanti nei suoi interessi in Cuba, basati sulla promozione di cambi nell’ordinamento politico, economico e sociale.

A sua volta riflette un interesse molto marcato nello sviluppo del settore privato e questiona profondamente il sistema politico cubano.

Un altro elemento che rivela la tendenza ingerente della politica, ha detto Vidal Ferreiro, consiste nell’espressione chiara che gli USA non hanno intenzione di modificare il trattato che ha dato luogo all’occupazione nel territorio cubano della base navale di  Guantánamo.

“In definitiva, si riafferma che c’è un cambio nella politica, ma non nell’obiettivo strategico che continueranno a perseguire, e ammette anche che si ricorrerà a vecchi metodi e strumenti come i programmi sovversivi e le trasmissioni illegali di radio e televisione”.

“Si reitera il richiamo al Congresso, perchè cancelli il blocco, ma si dice anche chiaramente che è importante che si elimini il blocco perchè impedisce agli Stati Uniti d’avanzare nei suoi interessi all’interno di Cuba”.

Vidal Ferreiro ha anche parlato del nuovo pacchetto di misure emesso dai Dipartimenti del Tesoro e del Commercio per modificare l’applicazione di alcuni aspetti dell’assedio economico e le ha definite “d’una portata molto limitata”.

In maggioranza le misure sono indirizzate ad ampliare le transazioni già approvate precedentemente e che in generale sono state molto laboriose da implementare.

“Tra i limiti fondamentali, ha sottolineato, c’è la proibizione degli investimenti in Cuba al di fuori della sfera delle telecomunicazioni.  Non c’è nemmeno un’espansione delle esportazioni della nazione de nord verso l’Isola, con l’eccezione di limitatissime vendite che sono state approvate in pacchetti precedenti e che non includono prodotti degli Stati Uniti che si possano destinate a programmi essenziali dell’economia cubana”.

“Come eccezione e dopo molti reclami di compagnie statunitensi interessate è stata approvata la possibilità di esportare prodotti farmaceutici – notizia molto benvenuta – ma si mantengono in senso generale tutte le proibizioni per le importazioni di prodotti cubani” ha precisato.

“Non sono state annunciate nuove misure nell’area finanziaria, nella quale è sempre molto ristretto lo spazio di manovra del nostro paese” ha denunciato.

“ Anche se è stato autorizzato l’utilizzo del dollaro nelle transazioni internazionali, vi reitero che sino ad oggi non è stato possibile realizzare depositi in contanti in questa moneta, nè realizzare pagamenti a terzi, e quindi resta una misura pendente d’implementazione”.

“Ugualmente si è mantenuta senza cambi la proibizione per far  sì che Cuba possa aprire conti correnti in istituzioni bancarie nordamericane”.

“Per questo, ha considerato, le nuove misure adottate che sono appena entrate in vigore, apportano più benefici agli Stati Uniti che a Cuba e al suo popolo. Tra tre mesi il presidente degli Stati Uniti concluderà il suo mandato. Ma il Blocco rimane!”

 UN VESPAIO DI DOMANDE

avisperoLa diplomatica cubana, di fronte ad interlocutori in maggioranza giovani, che sono nati ed hanno vissuto sotto gli effetti dell’assedio imposto dagli Stati Uniti,  in tono profondo e a volte anche con semplicità, ha cominciato a sciogliere dubbi e ad aprire il cammino del dibattito.

La studentessa Rachel, dell’Istituto Superiore delle Relazioni Internazionali (ISRI) ha rotto il gelo ed ha indagato su quale potrebbe essere  la posizione del governo degli Stati Uniti sulle relazioni tra i due paesi dopo le elezioni del prossimo 8 novembre.
La funzionaria del Ministero delle Relazioni  Estere  (Minrex), ha reiterato che la direttiva presidenziale emessa da Obama *in principio è valida*.

“Ma il presidente che gli succede non ha l’obbligo di darle continuità”.
“Può revocarla totalmente ed emettere una nuova direttiva. Può emendarla per introdurre cambi, può anche non toccarla e metterla in un cassetto”.

Nel caso in cui un futuro presidente di questo paese — adesso o più in là  – abbia l’interesse di dare continuità alle  relazioni con Cuba, ha detto, questo documento potrà servire come punto di riferimento”.

A una domanda di Jorge Serpa, della Facoltà di Geografia della UH, sulla vicinanza della votazione del 26 ottobre nelle Nazioni Unite e la posizione dei paesi, la diplomatica ha assicurato che Cuba ha consegnato nella ONU la relazione sulla continuità del blocco  contro l’Isola ed ha commentato che altre nazioni e organismi internazionali hanno emesso dei loro rapporti sull’impatto provocato per l’applicazione extraterritoriale.

“Per questa ragione noi speriamo di nuovo che la comunità internazionale chieda l’eliminazione del blocco”, ha insistito.

In relazione alle prerogative del presidente Obama per  fare di questa una politica vuota, una giovane del ISRI, la Direttrice Generale per gli Stati Uniti della Cancelleria cubana ha ricordato che la legge Helms Burton ha tolto al presidente la potestà di far terminare il blocco con una firma. Potestà che da allora è passata al Congresso degli USA.

Poi ha chiarito che la stessa Helms Burton, in paragrafi successivi sostiene che non sono state eliminate le prerogative del mandatario per approvare determinate transazioni con Cuba mediante licenze.

“Si devono togliere mattoni al muro del blocco”, ha spiegato Josefina Vidal, con l’uso di queste licenze. Obama lo ha fatto in maniera molto semplice all’inizio del suo mandato e in un modo continuato, dal 2015 in poi, ma può fare molto di più”, ha detto.

Precisamente, la funzionaria del Minrex ha lanciato scagliato la lancia  verso quegli aspetti che il presidente degli USA non può cambiare, come porre fine a questa politica.

Obama non può nemmeno cambiare la legge Helms Burton che impedisce la realizzazione di transazioni con proprietà statunitensi che furono nazionalizzate  in Cuba. Nè può cambiare la Torricelli, che proibisce il commercio tra sussidiarie di imprese degli Stati Uniti in terzi paesi con Cuba.

E nemmeno può autorizzare i viaggi con fini turistici a Cuba.

Resta però un enorme spazio per far sì che il presidente degli Stati Uniti possa esercitare le sue prerogative.

“Più presto che tardi il muro del blocco crollerà”, ha insistito.

La studentessa Nilexis, della Facoltà di Diritto e membro del Modello delle Nazioni Unite de L’Avana, si è interessata alla Legge del Commercio con il Nemico che è del 1917 e che, secondo la Vidal, è la madre delle leggi del blocco.

La diplomatica ha affermato che come ogni anno il presidente di turno ha dovuto giustificare perché è conveniente agli interessi del suo paese mantenere queste sanzioni, una cosa che nelle attuali circostanze risulta contradditorio.

Sulle posizioni nel Congresso per l’eliminazione dell’assedio economico, questione sulla quale ha chiesto anche una studentessa del ISRI, Josefina  Vidal ha insistito che la condanna è sempre più forte e proviene dai due partiti.

“In maniera crescente vediamo un nucleo di repubblicani e di democratici che si oppongono al blocco, in primo luogo perchè apprezzano che danneggia gli interessi economici e strategici degli USA”.

“In questo momento ci sono 20 proposte di legge per modificare aspetti del blocco,  in maggioranza promosse da repubblicani, sia nella Camera dei Rappresentanti che nel Senato”.

Al termine ha spiegato che i danni del blocco in un solo anno sono stati di 4.000 milioni di dollari e ci sono moltissimi esempi dei pregiudizi creati nelle sfere dell’alimentazione, della salute pubblica, del trasporto, della biotecnologia, tra le tante voci che dimostrano che si tratta di una politica che danneggia non solo l’ economia cubana, ma tutti i settori della società” ha concluso.

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