Nuovo piano golpista contro il Venezuela

conferme, dati concreti e fattore geopolitico

Mision Verdad  http://aurorasito.altervista.org

Il Presidente Nicolás Maduro rivelava il piano che il consigliere della sicurezza nazionale degli Stati Uniti, John Bolton, dirige col supporto logistico dei governi di Brasile e Colombia, cercando di creare falsi nelle aree di confine per generare confusione e propiziare un conflitto dove le forze militari di tali Paesi possano essere direttamente coinvolte. Anche il suo omicidio sarebbe stato pianificato.

I dettagli dell’operazione erano in preparazione nel comune di Tona (Colombia), dove 734 membri di un gruppo paramilitare chiamato G8 venivano addestrati ad effettuare attacchi contro unità militari negli Stati di confine di Zulia, Tachira, Apure e Amazonas. Il sito dei test si trova molto vicino alla città di Chinácota, dove furono fatti i preparativi per il golpe sventato di agosto. Nel centro-ovest della Colombia furono denunciati altri mercenari addestrati nella base aerea di Tolemaida, che sarebbero stati utilizzati in attacchi irregolari. Nella conferenza stampa, Maduro specificava l’esistenza di un commando che aveva l’obiettivo di attaccare la base aerea di Libertador (Aragua) e Barcellona (Anzoátegui) e la base navale Agustín Armario (Carabobo). Maduro sottolineava il contributo del Brasile nella preparazione degli attacchi, riferendo che la delegazione di Bolton ricevuta da Hamilton Mourao, il vicepresidente brasiliano, l’incaricava di incoraggiare gli scontri al confine col Venezuela. Per tali compiti, 120 milioni di dollari furono destinati a un’azione segreta dello Stato nordamericano includendo reclutamento di figure militari delle FANB (possibili candidati a tradire le istituzioni venezuelane) e cercare maggiore supporto tecnico nel piano per rovesciare il governo venezuelano. Alla conferenza stampa fu anche menzionato l’ex-colonnello Oswaldo García Palomo, che si trova in Colombia a riprendere la cospirazione per formare cellule armate mercenarie. Il Presidente della Repubblica l’accusava di “offrire enormi somme in dollari ad ufficiali, e abbiamo ricevuto dozzine di informazioni dalle nostre truppe che avvertivano su questo”. Recentemente, García Palomo aveva ammesso di perseguire l’insubordinazione per riprendere la fallita Operazione Costituzione e confermava la sua relazione coi gruppi incaricati del tentato assassinio di Nicolás Maduro alla manifestazione del 4 agosto. Queste denunce dall’Esecutivo Nazionale confermano dati che la stampa nordamericana diffuse sull’implicazione di alti funzionari nordamericani nei tentativi di colpo di Stato nel 2018. Uno è il rapporto elaborato dal media finanziario Bloomberg e uno fu pubblicato da The New York Times (NYT).
Il primo indica l’alleanza di Stati Uniti e Colombia per coordinare un colpo di Stato che interrompesse le elezioni presidenziali del 20 maggio sulla base di un rapporto giudiziario. Il piano noto come Operazione Costituzione coinvolse dei cospiratori militari venezuelani e fu smantellato dall’intelligence di Stato arrestando una dozzina di militari e civili. Successivamente, tale conglomerato avrebbe fornito le prove per le indagini sull’attacco dei droni, trasmettendo sull’incontro tra un gruppo che cercava di assassinare il Presidente della Repubblica e chiedeva la cooperazione dei militari dissidenti. Fu mostrato un video di droni guidati da una fattoria in Colombia, informazioni che già divulgate dal Ministro delle Comunicazioni Jorge Rodríguez. Da parte sua, il NYT indicava il presidente Donald Trump rivelando che funzionari della sua amministrazione avvicinarono dei ribelli nell’esercito venezuelano col presunto scopo di ottenere informazioni sui piani del colpo di Stato e avere l’opportunità di risultati positivi.

Brasile e Colombia sostituiscono i responsabili dell’antipolitica locale

La realtà è che la traiettoria violenta degli attentati dei mercenari e dei colpi di Stato militari avviene all’ombra delle misure restrittive per l’habitat economico del Venezuela. La partita occulta da 120 milioni di dollari con cui Washington intende comprarsi alleati dentro e fuori le forze armate nazionali, fu provata dal 2015 coll’Operazione Gerico e la formazione di cellule terroristiche che ebbero la massima espressione mediatica nelle azioni terroristiche del primo agente di polizia Óscar Pérez. Nonostante l’intenso lobbismo dei politici dell’opposizione per l’intervento militare (da Julio Borges a María Corina Machado, inclusi capi senza valore come Antonio Ledezma) in relazione agli anni precedenti, vi è un cambio nelle responsabilità politiche dai rappresentanti interni agli interlocutori internazionali che cercano risultati positivi nei piani golpisti. Emulando il colpo di Stato militare attuato nell’Honduras dell’ex-Presidente Manuel Zelaya, il dipartimento di Stato costruisce le condizioni che minano il principale anello della difesa civile venezuelana che annulla i tentativi di rivoluzione colorata. Lo smantellamento del FANB sarebbe affidata ai militari partner brasiliani e colombiani con un’incursione interventista. Sebbene Juan Manuel Santos abbia assunto il coordinamento regionale dell’assedio negli ultimi mesi della sua amministrazione, l’ascesa del candidato di Uribe, Iván Duque, e la vittoria dell’estrema destra brasiliana di Jair Bolsonaro, rivitalizzano la collaborazione di Brasile e Colombia coi piani degli Stati Uniti per avere il controllo geopolitico dell’America Latina. Questa ragione centrale coesiste cogli interessi particolari delle nazioni partecipi: espandere le rotte del narcotraffico verso il Mar dei Caraibi, una rotta non controllata dalle mafie colombiane e riprendere il saccheggio delle risorse minerarie, tra cui oro, diamanti e bauxite, dopo che lo Stato venezuelano ha riordinato il territorio con quelle ricchezze e regolato i processi di estrazione attraverso l’Arco Minerario, collegandolo ai piani di stabilizzazione economica.

Fattore Bolton nei piani golpisti

 

Che John Bolton sia accusato di essere responsabile delle operazioni destabilizzanti nel Paese non è una sorpresa. I suoi discorsi pubblici lo mettono tra i dura neoconservatori. L’avvocato guerrafondaio della lobby israeliana, che molto tempo prima fu consigliere per la sicurezza nazionale, suggerì la conquista politica della Libia assassinando Muammar Gheddafi. Né fu da meno nella partecipazione statunitense all’invasione dell’Iraq, dove fu cruciale nel 2002 quando affermò l’uso di “armi di distruzione di massa” come pretesto per l’intervento. Tra le sue recenti uscite diplomatiche vi è la pericolosa promozione del deterioramento nei rapporti con potenze nucleari come Iran e Corea democratica. Sul Venezuela, Bolton disse lo scorso mese, durante una riunione delle lobby anti-cubana e anti-venezuelana, disse che il Paese, insieme a Cuba e Nicaragua, formava la “Troika della tirannia”. Oltre ad affermare che l’amministrazione Trump estenderà le sanzioni ai funzionari del governo venezuelano, l’impegno del Consigliere per la sicurezza nazionale in Florida è un messaggio che non va sottovalutato, tenendo conto che faceva parte della campagna elettorale per evitare di perdere distretti chiave nelle elezioni di medio termine recenti: garantva ai responsabili intellettuali e finanziari delle precedenti violenze il rafforzamento della posizione contro i “regimi dittatoriali”.

Viaggio in Russia, Cina e visita di Erdogan: ricomposizione del fronte interno?

 

La controffensiva diplomatica del Venezuela consiste in alleanze coi blocchi emergenti guidati da Cina e Russia. In questo senso, le visite ufficiali nella seconda metà del 2018 di Nicolás Maduro in quei Paesi, a prima vista riportando accordi commerciali che potrebbero contrastare gli effetti delle aggressioni finanziarie contro il Venezuela. Ma, introducendo queste movimenti diplomatici nel linguaggio della guerra, ne fa delle forti deterrenze ancor più se si evocano le esercitazioni militari coll’aviazione russa, date le ripercussioni geopolitiche che un’avventura militare degli Stati Uniti, con la partecipazione colombiana e brasiliana nel Paese avrebbe. E anche se sembra contraddittorio, questa è ragione sufficiente ad accelerare la creazione di un clima politico che consenta tale intervento prima che il Venezuela acquisisca maggiore influenza grazie al sostegno eurasiatico. È anche preoccupante che il piano di ripresa economica rovini l’atmosfera di demoralizzazione con cui attirarono certi seguaci in attività cospirative. La visita del presidente turco Recep Tayyip Erdogan e i trattati bilaterali con la Turchia per superare il blocco economico con la complementarietà, cercando di rafforzare i legami tra le nazioni che violano le consuete imposizioni unilaterali degli Stati Uniti, giocano contro le operazioni delle violenze militarizzate. Allo stesso tempo, gli alleati dell’Unione Europea continuano a piegare la politica aggressiva, delineando un gruppo di contatto per avviare conversazioni con le autorità venezuelane, declinando l’agenda interventista coll’opzione del dialogo nella regione. Funzionari come Bolton, che si capiscono attraverso le minacce di guerra (e attuandole), ora devono compensare la perdita di manovra nell’opinione pubblica dovuta alla denuncia del governo venezuelano su formazione e addestramento di paramilitari per intensificare il conflitto attraverso terze parti. Il tempo scarseggia.

Traduzione di Alessandro Lattanzio

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