La verità di Cuba contro la manipolazione

Lo stesso giorno in cui è iniziato l’accesso a Internet nei cellulari a Cuba, sono state implementate strategie di “informazione” rese pubbliche, di recente, nei documenti di bilancio per gli anni fiscali 2018 e 2019 dal Board of Governors of US Broadcasting.

Raúl Antonio Capote www.granma.cu

Ogni volta che una nazione potente progetta di invadere, controllare, dominare un’altra, la verità soffre un colpo. Nel rapporto tra Cuba e USA, la menzogna è stata una risorsa bellica utilizzata dall’Impero per raggiungere i suoi obiettivi di dominio sull’isola.

All’attacco razzista e manipolativo dei giornali USA The Manufactures e The Evening Post, Martí rispose con “Vindication of Cuba” il 25 marzo 1889.

Il 17 febbraio 1957 l’intervista rilasciata dal Comandante in Capo Fidel Castro a Herbert Matthews, del giornale The New York Times, nella Sierra Maestra, distruggeva la favola costruita dalla tirannia che il capo dell’Esercito Ribelli fosse morto.

Appena tre settimane dopo il trionfo della Rivoluzione cubana, il 21 e 22 gennaio 1959, si svolse, presso l’Hotel Habana Riviera, un evento che contò sulla partecipazione di circa 400 giornalisti di diverse nazionalità.

Dal territorio USA si era posta in marcia una virulenta campagna di falsità contro la nazione caraibica. I grandi media della stampa, incluse le agenzie di notizie Associated Press, United Press, l’Inter-American Press Association, riviste come Life, Newsweek, us News e World Report, s’impegnarono a mostrare al mondo una Cuba ingiusta.

Così lo avrebbe descritto Fidel: “Nei cablo c’è un’insidia permanente (…) Menzionano sempre “i rapidi processi dei sostenitori di Batista”. Lo enfatizzano. Apparentemente, sono imparziali, ma usano certe parole e sottigliezze, come maestri quali sono dell’intrigo (…) ».

I giudizi dei tribunali rivoluzionari contro un gruppo dei più noti criminali di guerra della dittatura di Batista, figure importanti dell’amministrazione Eisenhower e molti congressisti li presentarono come “atti di barbarie”.

La Rivoluzione, con il sostegno delle principali istituzioni giornalistiche cubane, lavorò rapidamente per riunire quanti più giornalisti e figure di spicco degli intellettuali di allora. Gli inviti furono inviati a giornalisti USA, dell’America Latina e dell’Europa per incontrarsi a L’Avana e vedere, con i loro occhi, la verità su ciò che stava accadendo sull’isola.

Alla convocazione accorsero personalità come Adam Clayton Powell, dirigente del movimento per i Diritti Civili e legislatore nero di Harlem; Charles O Porter, senatore di Portorico e presidente dell’Associazione dei Giornalisti di quel paese, Gabriel Garcia Marquez, Jorge Ricardo Masetti, e l’uruguaiano Carlos Maria Gutierrez, tra gli altri. Celia Sánchez svolse il ruolo di coordinatrice. Dagli USA parteciparono professionisti della stampa di 20 città. Inviarono rappresentanti a Cuba di vari media, tra cui la Broadcasting Corporation, Baltimore Sun, Cincinnati Enquirer, Washington Daily News, Miami News degli USA, London Daily Mail, di Londra; Jours de France, di Parigi; Nacional, Novedades ed Excelsior, del Messico, e El Mundo e El Imparcial, di Portorico.

Il popolo si riunì di fronte al Palazzo Presidenziale, il 21 gennaio, per ascoltare il suo dirigente, che spiegò in dettaglio la campagna che si realizzava contro la Rivoluzione e l’equità dei processi contro gli sbirri della dittatura di Fulgencio Batista.

Fidel, rivolgendosi ai giornalisti presenti all’atto, che riunì più di un milione di cubani, disse: “Immaginate una giuria di un milione di uomini e donne di tutte le classi sociali, di tutte le fedi, di tutte le idee politiche … E farò una domanda a quella giuria: quelli che sono d’accordo con la giustizia che si sta applicando, quelli che sono d’accordo che gli sbirri siano fucilati, alzino la mano”. La risposta non si fece attendere, un mare di mani si alzarono e Fidel espresse: “La giuria di un milione di cubani di tutte le idee e di tutte le classi sociali, ha votato!”.

Un altro momento trascendente dell’evento fu l’incontro, durato diverse ore, di Fidel con i giornalisti stranieri e cubani nella Sala de Copa Room dell’Habana Riviera.

Con l’Operazione Verità la Rivoluzione trionfante condusse una delle sue grandi battaglie contro la disinformazione e la manipolazione. Non sarebbe stato l’ultima, ma cerò un modello, dimostrò ancora una volta la trasparenza del processo rivoluzionario, la fede nella verità e la forza delle idee.

Il Gruppo di Lavoro di Internet per Cuba

 

La maggior parte delle operazioni mediatiche della CIA in America Latina, durante gli anni ’60, furono dirette contro la Rivoluzione cubana e contro Fidel Castro. “Non più Cube” era una politica concreta per la CIA.

Cosa è cambiato, in termini di manipolazione delle masse, dall’Operazione Verità a qui, dai primi piani d’azione segreti? Cosa è cambiato dalle bastarde Radio e tv Martí?

Essenzialmente due cose: l’irruzione di internet ed il progresso delle nuove tecnologie.

Migliaia di materiali audiovisivi, libri, enciclopedie, siti elettronici svolgono questo compito senza sosta, emettendo i loro falsi messaggi.

Le notizie false contro Cuba fabbricato e replicate dalle reti sociali e dalle popolari e potenti piattaforme tecnologiche di comunicazione, sono l’avanguardia dell’attacco contro la Rivoluzione; s’incaricano di inventare e ripetere menzogne, per distruggere le difese ideologiche e renderci vulnerabili.

Il memorandum presidenziale di sicurezza nazionale, del 16 giugno 2017, del presidente Trump, “Rafforzamento della politica USA verso Cuba », per promuovere attraverso Internet« il flusso di informazioni libere e non regolamentate a Cuba e dentro l’isola», ha portato alla creazione del Gruppo di Lavoro di Internet per Cuba (gtic).

Lo stesso giorno in cui è iniziato l’accesso a Internet nei cellulari a Cuba, sono state implementate le strategie di “informazione” rese pubbliche, recentemente, nei documenti di bilancio per gli anni fiscali 2018 e 2019 del Board of Governors of Broadcasting USA, dove si orienta ad utilizzare account cubani di Facebook “nativi” e “non marcati” per diffondere contenuti creati dal governo USA, senza informare gli utenti cubani di Facebook.

Uno degli obiettivi da raggiungere dalla Task Force è promuovere i cosiddetti siti “indipendenti” internet a Cuba, creare account e profili falsi sulle varie reti sociali, tra cui Twitter, per diffondere contenuto anti-cubano.

Più cubani nelle reti difendendo la verità

 

Qual è la risposta della Rivoluzione cubana nei tempi nuovi, di fronte alle nuove sfide?

Nonostante i limiti finanziari del nostro paese e del blocco economico, finanziario e tecnologico che il governo USA mantiene contro Cuba, continuano ad essere fatti progressi nella creazione e rafforzamento delle infrastrutture tecnologiche.

Cuba ha messo a disposizione oltre 1200 siti Wi-Fi pubblici e 670 sale di navigazione nella rete delle reti, ci sono 1900000 account permanenti di navigazione e quasi 3 milioni di account di posta Nauta, la connessione dalle case è disponibile in 67000 case, in 155 comuni dell’isola.

Esistono importanti servizi per la popolazione incorporati alla rete, in materia di salute, istruzione e documentazione pubblica, come il civile e le unità notarili. Tutte le università sono collegate da fibra ottica, consentendo l’accesso a Internet del 90% di insegnanti e studenti di istruzione superiore.1

Viene sviluppato il governo elettronico, che consentirà una maggiore interazione delle istituzioni del governo con il popolo ed una maggiore partecipazione di questo attraverso i nuovi canali di comunicazione offerti dalle nuove tecnologie.

L’incorporazione della direzione del Governo rivoluzionario nelle reti sociali, la partecipazione attiva in esse del Presidente dei Consigli di Stato e dei Ministri, Miguel Díaz-Canel, dei deputati dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare, ministri e dirigenti delle istituzioni statali, insieme al popolo, portando la verità di Cuba al mondo, affrontando la campagna di menzogne ​​e distorsioni della realtà, dà una nuova dimensione alla storica battaglia che combatte la Rivoluzione affinché la verità prevalga sull’inganno e la manipolazione.

La nostra Operazione Verità, oggi, si vince con più cubani che partecipano alle reti sociali, con più rivoluzionari che difendono Cuba, come fece Fidel nel gennaio 1959, con la verità.

1 – Rapporto del Ministero delle Comunicazioni all’ANPP, dicembre 2018.


La verdad de Cuba frente a la manipulación

El mismo día que comenzó el acceso a Internet en los móviles en Cuba, se implementaron las estrategias de «información» hechas públicas recientemente en los documentos presupuestarios para los años fiscales 2018 y 2019 de la Junta de Gobernadores de Radiodifusión de EE.UU.

Autor: Raúl Antonio Capote

Siempre que una nación poderosa planea invadir, controlar, dominar a otra, la verdad sufre quebranto. En la relación entre Cuba y Estados Unidos, la mentira ha sido un recurso bélico usado por el Imperio para alcanzar sus objetivos de dominio sobre la Isla.

Al ataque racista y manipulador de los periódicos estadounidenses The Manufactures y The Evening Post, Martí respondió con «Vindicación de Cuba» el 25 de marzo de 1889.

El 17 de febrero de 1957, la entrevista concedida por el Comandante en Jefe Fidel Castro a Herbert Matthews, del diario The New York Times, en la Sierra Maestra, destruía la fábula construida por la tiranía de que el líder del Ejército Rebelde había muerto.

Transcurridas apenas tres semanas del triunfo de la Revolución Cubana, el 21 y 22 de enero de 1959, tuvo lugar en el hotel Habana Riviera, un evento que contó con la participación de unos 400 periodistas de diferentes naciones.

Desde territorio de Estados Unidos se había puesto en marcha una virulenta campaña de falsedades contra la nación caribeña. Grandes medios de prensa, entre ellos las agencias noticiosas Associated Press, United Press, la Sociedad Interamericana de Prensa, revistas como Life, Newsweek, us News and World Report se empeñaron en mostrar al mundo una Cuba injusta.

Así lo describiría Fidel: «En los cables hay una insidia permanente (…) Siempre mencionan “los rápidos procesos de los partidarios de Batista”. Lo recalcan. Aparentemente, son imparciales, pero emplean determinadas palabras y sutilezas, como maestros que son de la intriga (…)».

Los juicios de los tribunales revolucionarios contra un grupo de los más connotados criminales de guerra de la dictadura de Batista, figuras importantes del gobierno de Eisenhower y numerosos congresistas los presentaron como «actos de barbarie».

La Revolución, con el apoyo de las principales instituciones periodísticas cubanas, trabajó de forma rápida para reunir a la mayor cantidad posible de periodistas y figuras destacadas de la intelectualidad de entonces.

Se cursaron invitaciones a periodistas de Estados Unidos, América Latina y Europa para que se reunieran en La Habana y viesen, con sus propios ojos, la verdad de lo que ocurría en la Isla.

A la convocatoria acudieron personalidades como Adan Clayton Powell, líder del movimiento de los Derechos Civiles y legislador negro de Harlem; Charles O Porter, senador puertorriqueño y presidente de la Asociación de periodistas de ese país, Gabriel García Márquez, Jorge Ricardo Masetti, y el uruguayo Carlos María Gutiérrez, entre otros. Celia Sánchez actuó como coordinadora.

De Estados Unidos asistieron profesionales de la prensa de 20 ciudades. Enviaron representantes a Cuba de varios medios, entre ellos la Broadcasting Corporation, Baltimore Sun, Cincinnati Enquirer, Washington Daily News, Miami News de Estados Unidos, London Daily Mail, de Londres; Jours de France, de París; Nacional, Novedades y Excelsior, de México, y El Mundo y El Imparcial, de Puerto Rico.

El pueblo se reunió frente al Palacio Presidencial el 21 de enero para escuchar a su líder, que explicó con detalles la campaña que se realizaba contra la Revolución y la justeza de los juicios celebrados contra los esbirros de la dictadura de Fulgencio Batista.

Fidel, dirigiéndose a los periodistas presentes en la concentración, que reunió a más de un millón de cubanos, dijo: «Imaginad un jurado de un millón de hombres y mujeres de todas las clases sociales, de todas las creencias religiosas, de todas las ideas políticas… Y voy a hacer una pregunta a ese jurado: Los que estén de acuerdo con la justicia que se está aplicando, los que estén de acuerdo con que los esbirros sean fusilados, que levanten la mano».

La respuesta no se hizo esperar, un mar de manos se alzaron y Fidel expresó: «¡El jurado de un millón de cubanos de todas las ideas y de todas las clases sociales, ha votado!».

Otro momento trascendente del evento fue el encuentro que se prolongó varias horas, de Fidel con los periodistas extranjeros y cubanos en el salón Copa Room del Habana Riviera.

Con la Operación Verdad la Revolución triunfante libró una de sus grandes batallas contra la desinformación y la manipulación. No sería la última, pero sentó pauta, demostró una vez más la transparencia del proceso revolucionario, la fe en la verdad y en la fuerza de las ideas.

El Grupo de Trabajo de Internet para Cuba

La mayor parte de las operaciones mediáticas de la cia en América Latina durante los años 60 estuvieron dirigidas contra la Revolución Cubana y contra Fidel Castro. «No más Cubas» era una política concreta para la CIA.

¿Qué es lo que ha cambiado, en materia de manipulación de masas, desde la Operación Verdad para acá, desde los primeros planes de acción encubierta? ¿Qué ha cambiado desde las bastardas Radio y tv Martí?

Esencialmente dos cosas: la irrupción de internet y el avance de las nuevas tecnologías.

Miles de materiales audiovisuales, libros, enciclopedias, sitios electrónicos realizan esta tarea sin descanso, emitiendo sus mensajes falsos.

Las fake news contra Cuba fabricadas y replicadas por las redes sociales y las populares y poderosas plataformas tecnológicas de la comunicación, son la vanguardia del ataque contra la Revolución, se encargan de inventar y reiterar mentiras, para destruir las defensas ideológicas y hacernos vulnerables.

El memorándum presidencial de seguridad nacional del 16 de junio de 2017 del Presidente Trump, «Fortalecimiento de la política de los ee. uu. hacia Cuba», para promover a través de internet «el flujo de información libre y sin regulaciones hacia Cuba y dentro de la Isla», resultó en la creación del Grupo de trabajo de internet para Cuba (gtic).

El mismo día que comenzó el acceso a internet en los móviles en Cuba, se implementaron las estrategias de «información» hechas públicas

recientemente en los documentos presupuestarios para los años fiscales 2018 y 2019 de la Junta de Gobernadores de Radiodifusión de ee. uu., donde se orienta usar cuentas cubanas de Facebook «nativas» y «sin marca» para difundir contenido creado por el Gobierno de ee. uu., sin informar a los usuarios cubanos de Facebook.

Uno de los objetivos a cumplir por la Task Force es promover a los llamados sitios «independientes» de la internet en Cuba, crear cuentas y perfiles falsos en diferentes redes sociales, entre ellos Twitter, para difundir contenido anticubano.

Más cubanos en las redes defendiendo la verdad

¿Cuál es la respuesta de la Revolución Cubana en los nuevos tiempos, ante los nuevos retos?

A pesar de las limitaciones financieras de nuestro país, y del bloqueo económico, financiero y tecnológico que el Gobierno de Estados Unidos mantiene contra Cuba, se continúa avanzando en la creación y fortalecimiento de la infraestructura tecnológica.

Cuba tiene disponibles más de 1 200 sitios públicos wifi y 670 salas de navegación en la red de redes, existen un millón 900 000 cuentas permanentes de navegación y casi tres millones de cuentas de correo nauta, la conexión desde las casas está disponible en 67000 hogares, en 155 municipios de la Isla.

Hay importantes servicios para la población incorporados a la red, en materia de salud, educación y registros públicos, como el civil y las unidades notariales. Todas las universidades están conectadas por fibra óptica, permitiendo el acceso a internet del 90 % de los profesores y estudiantes de la enseñanza superior.1

Se desarrolla el Gobierno electrónico, que permitirá una mayor interacción de las instituciones del Gobierno con el pueblo y una mayor participación de este a través de los nuevos canales de comunicación que brindan las nuevas tecnologías.

La incorporación de la dirección del Gobierno revolucionario a las redes sociales, la participación activa en las mismas del Presidente de los Consejos de Estado y de Ministros Miguel Díaz-Canel, de los diputados de la Asamblea Nacional del Poder Popular, ministros y directivos de las instituciones estatales, junto al pueblo, llevando la verdad de Cuba al mundo, enfrentando la campaña de mentiras y tergiversaciones de la realidad, confiere una nueva dimensión a la batalla histórica que libra la Revolución por que la verdad prevalezca sobre el engaño y la manipulación.

Nuestra Operación Verdad, la de hoy, se gana con más cubanos participando en las redes sociales, con más revolucionarios defendiendo a Cuba, como lo hizo Fidel en enero de 1959, con la verdad.

1

Informe del Ministerio de Comunicaciones a la ANPP, diciembre de 2018.

Share Button

Leave a Reply

Your email address will not be published. Required fields are marked *

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.