Vzla: UE ed ONU sono disposte a bypassare il blocco?

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Questa settimana, organismi multilaterali come l’Unione Europea (UE) e l’Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU) hanno sostenuto il Venezuela nella sua lotta contro la propagazione del nuovo coronavirus (Covid-19), in un contesto di blocco economico e finanziario imposto, in forma unilaterale, dagli USA.

La prima organizzazione ad esprimere il proprio sostegno al Venezuela è stata la UE quando, questo lunedì 23 marzo, ha sostenuto le richieste di aiuti dell’Iran e del Venezuela al Fondo Monetario Internazionale (FMI), paesi che affrontano un’analoga situazione di criminale blocco attraverso sanzioni unilaterali coercitive.

Per Josep Borrell, alto rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, “entrambe le nazioni si trovano in una situazione molto difficile, soprattutto a causa delle sanzioni USA che impediscono loro di ottenere risorse per la vendita di petrolio”, ha riferito il ministro degli esteri venezuelano Jorge Arreaza. davanti ai media internazionali.

L’assedio finanziario unilaterale nel caso del Venezuela ha influito sull’acquisto di medicinali, forniture mediche, alimenti, tra altri beni essenziali, impedendo nel contempo l’instaurazione di relazioni commerciali con altri paesi e società che forniscono tali risorse al paese. D’altra parte, il blocco dei conti in banche internazionali impedisce il pagamento dei fornitori.

Il Venezuela ricorre al FMI in altro formato

 

Recentemente, il Venezuela ha formalmente richiesto un prestito al Fondo Monetario Internazionale (FMI) per un importo di 5 miliardi di $ per rafforzare il sistema sanitario. Questo modalità di finanziamento presentato dal Governo bolivariano ha un formato creditizio con un certo grado di flessibilità.

“Queste condizioni sono stabilite con la premessa che il paese richiedente soffra le conseguenze di una catastrofe naturale, di uno shock dei prezzi delle materie prime o problemi nella bilancia dei pagamenti, per cui viene data priorità alla consegna rapida delle risorse a fronte di una situazione urgente”, riferisce Misión Verdad in un rapporto speciale.

Il governo venezuelano è ricorso all’organismo finanziario pochi giorni dopo aver registrato i primi casi di coronavirus nel paese, una decisione che si è concatenata con altre misure radicali come l’applicazione della quarantena sociale e la chiusura parziale degli stati in cui i casi sono stati registrati.

Nonostante aver pochi casi, il Venezuela è stato il primo paese della regione ad applicare misure di questo tipo per contenere la pandemia.

A questo stesso finanziamento è ricorso l’Iran, uno dei paesi più colpiti dal Covid-19. La nazione persiana non richiedeva aiuto all’organismo multilaterale dal 1962. Le sanzioni USA e guidare la lista dei paesi per contagio e morte per Covid-19, 23049 e 1812 (al momento della richiesta), hanno portato gli iraniani a richiedere un prestito per alleviare la crisi del loro sistema sanitario, assumendo la disposizione del FMI di sostenere i paesi che lo avrebbero richiesto.

Il FMI di fronte all’avanzamento della propagazione del nuovo coronavirus, ha messo a disposizione “tutta la capacità mutuabile”, mentre la sua direttrice, Kristalina Georgieva, ha affermato di aver già ricevuto quasi 80 richieste di finanziamento.

Questa dichiarazione di Georgieva coincide con quella di Josep Borrell, che oltre a menzionare il numero di paesi che necessitano aiuto economico, ha sottolineato la particolare necessità che l’Iran ed il Venezuela hanno a causa delle sanzioni.

Data la complessità dell’attuale crisi globale generata dalla pandemia, il rappresentante della UE ha confrontato il momento con una situazione di guerra dovuta alla necessità di mobilitare grandi quantità di risorse. In questo senso, ha chiamato a realizzare i sacrifici necessari per il “bene comune”.

Ammorbidire le sanzioni

 

Un giorno dopo il sostegno della UE alla richiesta di finanziamento al FMI, l’ONU ha chiesto di alleggerire le sanzioni contro il Venezuela usando lo stesso argomento dell’organismo europeo: per facilitare la lotta contro Covid-19.

Martedì 24 marzo, l’Ufficio dell’Alto Commissario per i Diritti Umani, guidato da Michelle Bachelet, ha emesso un comunicato in cui chiede di rivalutare, urgentemente, le “sanzioni settoriali ad ampio spettro applicate ai paesi che affrontano la pandemia del coronavirus”.

Nel documento la Bachelet, sostiene che le sanzioni dovrebbero essere ridotte o sospendersi per evitare che collassino i sistemi sanitari e le loro conseguenze.

Come la UE, l’Ufficio per i Diritti Umani dell’ONU sottolinea la crisi ospedaliera dell’Iran causata dalle sanzioni.

Allo stesso modo, in questa linea nomina Cuba, il Venezuela, la Repubblica Popolare Democratica di Corea e lo Zimbabwe, i cui sistemi sanitari potrebbero essere ostacolati dal blocco di fronte all’arrivo della pandemia.

L’Alto Commissario per i Diritti Umani segnala che in Venezuela alcuni ospedali “sperimentano una mancanza di farmaci, attrezzature, sapone e disinfettante”. Queste carenze segnalate dall’autorità dell’ONU sono causate dalle sanzioni punitive unilaterali che, ogni anno, consumano sempre più la società venezuelana.

Davanti ad ogni tornello che gli USA utilizzano per interrompere il flusso di risorse verso il Venezuela, il governo di Nicolás Maduro ha cercato altre vie per aggirare la crisi e rispondere alla popolazione; ad ogni soluzione che si applica impongono una nuova sanzione. In questa guerra di logoramento che dura da diversi anni, il più colpito è il settore più vulnerabile, che dipende dai servizi gratuiti offerti dallo Stato.

Paradossalmente, questa è la popolazione che pretendono “salvare” con misure unilaterali coercitive.

Ricorrere al FMI è un’altra di quelle vie che il governo venezuelano ha cercato per attendere la popolazione, proprio come lo hanno fatto più di 70 nazioni di fronte alla diffusione accelerata del nuovo coronavirus. In questo caso, non si ricorre per mancanza di risorse, ma perché non si può disporre di esse a causa del blocco.

L’attuale crisi globale che ha generato il Covid-19 ha messo a nudo diverse realtà. Da un lato, mostra l’effetto devastante che hanno le sanzioni arbitrarie per un paese, un effetto che viene massimizzato con una pandemia, e dall’altro, viene rivelato che sono imposte per ragioni più politiche che umanitarie.


¿La Unión Europea y la ONU están dispuestas a saltarse el bloqueo contra Venezuela?

 

Esta semana, organismos multilaterales como la Unión Europea (EU) y la Organización de las Naciones Unidas (ONU) han apoyado a Venezuela en su lucha contra la propagación del nuevo coronavirus (Covid-19), en un contexto de bloqueo económico y financiero impuesto de forma unilateral por parte de Estados Unidos.

La primera organización en manifestar su apoyo a Venezuela fue la EU, cuando este lunes 23 de marzo respaldó los pedidos de ayuda por Irán y Venezuela al Fondo Monetario Internacional (FMI), países que enfrentan una situación análoga de bloqueo criminal vía sanciones unilaterales coercitivas.

Para Josep Borrell, alto representante de la Unión para Asuntos Exteriores y Política de Seguridad, “ambas naciones se encuentran en una situación muy difícil especialmente debido a las sanciones estadounidenses que le impiden obtener recursos por venta de petróleo”, reseñó el canciller venezolano Jorge Arreaza ante medios internacionales.

El cerco financiero unilateral en el caso de Venezuela ha impactado en la compra de medicamentos, insumos médicos, alimentos, entre otros bienes esenciales, en tanto que impide establecer relaciones comerciales con otros países y empresas que suministran estos recursos al país. Por otra parte, el bloqueo de cuentas en bancos internacionales impide el pago a proveedores.

Venezuela acude al FMI en otro formato

Recientemente, Venezuela solicitó formalmente un préstamo al Fondo Monetario Internacional por un monto de 5 mil millones de dólares para fortalecer el sistema de salud. Esta modalidad de financiamiento presentada por el Gobierno Bolivariano tiene un formato de crédito con cierto rango de flexibilidad.

“Estas condiciones son establecidas bajo la premisa de que el país solicitante sufre las consecuencias de una catástrofe natural, de un shock de precios en las materias primas o problemas en la balanza de pagos, por lo que se prioriza la entrega rápida de los recursos frente a una situación apremiante”, refiere Misión Verdad en un informe especial.

El gobierno venezolano acudió al organismo financiero pocos días después de registrarse los primeros casos de coronavirus en el país, decisión que se concatenó con otras medidas radicales como la aplicación de la cuarentena social y el cierre parcial de los estados donde se registraron los casos.

A pesar de tener pocos casos, Venezuela fue el primer país en la región en aplicar medidas de este tipo para contener la pandemia.

A este mismo financiamiento acudió Irán, uno de los países más golpeados por el Covid-19. La nación persa no solicitaba ayuda al organismo multilateral desde 1962. Las sanciones de Estados Unidos y encabezar la lista de países por contagio y muerte por el Covid-19, 23 mil 49 y 1 mil 812 respectivamente (hasta el momento del pedido), llevaron a los iraníes a solicitar un préstamo para apalear la crisis en su sistema de salud, asumiendo la disposición del FMI de apoyar a los países que así lo requirieran.

El Fondo Monetario Internacional, ante el avance de la propagación del nuevo coronavirus, puso a disposición “la totalidad de capacidad prestable”, al tiempo que su directora Kristalina Georgieva afirmó que ya han recibido cerca de 80 solicitudes de financiamiento.

Esta afirmación de Georgieva coincide con la de Josep Borrell, quien además de mencionar la cantidad de países que necesitan ayuda económica, hizo énfasis en la necesidad especial que tienen Irán y Venezuela debido a las sanciones.

Ante la complejidad de la actual crisis global generada por la pandemia, el representante de la Unión Europea comparó el momento con una situación de guerra por la necesidad de movilizar grandes cantidades de recursos. En este sentido, llamó a realizar los sacrificios necesarios por el “bien común”.

Suavizar las sanciones

Un día después del apoyo de la UE a la solicitud de financiamiento al FMI, la Organización de las Naciones Unidas pidió atenuar las sanciones a Venezuela usando el mismo argumento del organismo europeo: para facilitar la lucha contra el Covid-19.

El martes 24 de marzo, la Oficina del Alto Comisionado para los Derechos Humanos dirigida por Michelle Bachelet emitió un comunicado donde pide revaluar de manera urgente las “sanciones sectoriales de amplio espectro que se aplican a países que enfrentan la pandemia del coronavirus”.

En el documento Bachelet argumenta que las sanciones deberían atenuarse o suspenderse para evitar que colapsen los sistemas de salud y sus consecuencias.

Al igual que la Unión Europea, la Oficina de los Derechos Humanos de la ONU hace énfasis en la crisis hospitalaria de Irán, causada por las sanciones.

Asimismo, en esa línea nombra a Cuba, Venezuela, la República Popular Democrática de Corea y Zimbabwe, cuyos sistemas sanitarios podrían obstaculizarse por el bloqueo ante la llegada de la pandemia.

La Alta Comisionada de los Derechos Humanos señala que en Venezuela algunos hospitales “experimentan carencia de medicamentos, equipos, jabón y desinfectante”. Estas deficiencias que refiere la autoridad de la ONU son causadas por las sanciones punitivas unilaterales que cada año exprimen más a la sociedad venezolana.

Ante cada torniquete que pone Estados Unidos para cortar el flujo de recursos a Venezuela, el gobierno de Nicolás Maduro ha buscado otras vías para sortear la crisis y responder a la población; a cada solución que se aplica imponen una nueva sanción. En esta guerra de desgaste que lleva varios años el más afectado es el sector más vulnerable, que depende de los servicios gratuitos que ofrece el Estado.

Paradójicamente, esa es la población que pretenden “salvar” con las medidas coercitivas unilaterales.

Recurrir al Fondo Monetario Internacional es otra de esas vías que ha buscado el gobierno venezolano para atender a la población, así como lo han hecho más de 70 naciones ante la propagación acelerada del nuevo coronavirus. En este caso no se recurre por falta de recursos, sino porque no se puede disponer de ellos por el bloqueo.

La actual crisis global que ha generado el Covid-19 ha desnudado varias realidades. Por una parte, muestra el efecto devastador que tienen las sanciones arbitrarias para un país, efecto que se maximizan con una pandemia, y por otra, se revela que las mismas se imponen por más razones políticas que humanitarias.

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